La ricerca intende mostrare l’esistenza di un’indissolubile interazione tra valori culturali, mente e storytelling. Negli ultimi decenni, gli studi condotti dalle neuroscienze e dalla psicologia sociale hanno riscontrato che gli stili cognitivi sarebbero influenzati da fattori bioculturali, dai quali dipenderebbero anche i diversi modi di concepire il singolo individuo e di correlare il Self al contesto in cui assume consistenza la sua identità. Nello specifico, la natura collettiva delle società asiatiche promuoverebbe una concezione interdipendente del Sé e sarebbe compatibile con una visione del mondo focalizzata sul contesto e la convinzione che gli eventi siano determinati da fattori complessi e molteplici; mentre quella individualista delle società occidentali enfatizzerebbe una concezione indipendente del Sé e comporterebbe una visione focalizzata su singole entità isolate dal loro contesto e la convinzione che sia possibile conoscere le leggi che regolano le singole entità, potendone dunque controllare il comportamento. La tesi di dottorato dimostra come tutto questo abbia delle conseguenze a livello di formattazione del racconto, in quanto gli individui redigono la propria storia esistenziale (life narrative account) secondo intrecci culturalmente pre-formattati in grado di dare un significato a ciò di cui hanno fatto e faranno esperienza. Di qui l'enucleazione delle differenze morfologiche sussistenti tra due macro aree geo narratologiche del mondo: Occidente e Estremo Oriente. Analizzando i temi, il ruolo delle emozioni e delle azioni, le forme d'intreccio, la posizione dei narratori e il configurarsi dei personaggi, le costanti spazio-temporali, l'orientamento allo showing o al telling, la ricerca mette in evidenza le costanti strutturali di diversi tipi di narrazione (life narratives, autobiografie, conversazioni genitore-figlio, romanzi, graphic novel ecc.) diffuse a Est (Cina, Corea e Giappone) e Ovest (USA, Europa, Canada e Australia), allo scopo di porre le basi metodologiche per uno studio comparato di geonarratologia.
Storytelling: un confronto interculturale
2019
Abstract
La ricerca intende mostrare l’esistenza di un’indissolubile interazione tra valori culturali, mente e storytelling. Negli ultimi decenni, gli studi condotti dalle neuroscienze e dalla psicologia sociale hanno riscontrato che gli stili cognitivi sarebbero influenzati da fattori bioculturali, dai quali dipenderebbero anche i diversi modi di concepire il singolo individuo e di correlare il Self al contesto in cui assume consistenza la sua identità. Nello specifico, la natura collettiva delle società asiatiche promuoverebbe una concezione interdipendente del Sé e sarebbe compatibile con una visione del mondo focalizzata sul contesto e la convinzione che gli eventi siano determinati da fattori complessi e molteplici; mentre quella individualista delle società occidentali enfatizzerebbe una concezione indipendente del Sé e comporterebbe una visione focalizzata su singole entità isolate dal loro contesto e la convinzione che sia possibile conoscere le leggi che regolano le singole entità, potendone dunque controllare il comportamento. La tesi di dottorato dimostra come tutto questo abbia delle conseguenze a livello di formattazione del racconto, in quanto gli individui redigono la propria storia esistenziale (life narrative account) secondo intrecci culturalmente pre-formattati in grado di dare un significato a ciò di cui hanno fatto e faranno esperienza. Di qui l'enucleazione delle differenze morfologiche sussistenti tra due macro aree geo narratologiche del mondo: Occidente e Estremo Oriente. Analizzando i temi, il ruolo delle emozioni e delle azioni, le forme d'intreccio, la posizione dei narratori e il configurarsi dei personaggi, le costanti spazio-temporali, l'orientamento allo showing o al telling, la ricerca mette in evidenza le costanti strutturali di diversi tipi di narrazione (life narratives, autobiografie, conversazioni genitore-figlio, romanzi, graphic novel ecc.) diffuse a Est (Cina, Corea e Giappone) e Ovest (USA, Europa, Canada e Australia), allo scopo di porre le basi metodologiche per uno studio comparato di geonarratologia.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/147980
URN:NBN:IT:UNIMORE-147980