I fenomeni di instabilità gravitativi sono noti per essere ampiamente diffusi negli ambienti marini, poiché essi modellando la morfologia del fondale marino, dalle zone della scarpata continentale fino alle piane abissali. Inoltre, i fenomeni di instabilità gravitativi sono una delle fonti principale di un'enorme quantità di sedimenti che dalle piattaforma continentali vengono trasportati fino alle piane abissali. Lo studio di questi processi è importante perché permette di capire le dinamiche che li regolano e perché questi fenomeni possono rappresentare potenziali rischi per le attività umane sia lungo le aree costiere che in quelle a largo dalla costa. I fenomeni di instabilità gravitativi sono stati identificati e classificati in base alle dinamiche che li regolano, alla reologia e alla loro distribuzione spaziale e temporale, ponendo particolare attenzione ai fenomeni che ne sono la causa. L'area oggetto di studio è rappresentata dal bacino di avantarco di Crotone-Spartivento (Mar Ionio, Italia), sviluppatosi in un margine tettonicamente attivo, caratterizzato dalla subduzione della placca africana contro quella europea. Lavori recenti (Ceramicola et al., 2014a, 2012; Morelli et al., 2011) avevano già dimostrato che l’area come l’area sia interessata da estesi e diversificati fenomeni di instabilità gravitativi, in particolare lungo il versante continentale del margine calabrese, attraverso studi condotti grazie ai progetti nazionali: MaGIC (Marine Geohazards Along the Italian Coasts 2007-2003) e Ritmare (2012-2016). Tuttavia, alcuni aspetti legati alla natura e allo sviluppo di questi processi gravitativi sono ancora poco chiari, da qui l'obiettivo di questo studio, che si propone la caratterizzazione dei processi di instabilità gravitativi sa che si verificano nel bacino di Crotone-Spartivento attraverso un'integrazione di dati geofisici e geologici, sia pubblici sia di recente acquisizione ed ottenuti anche grazie alla collaborazione con l’industria petrolifera. Lo studio è stato diviso in due fasi: una prima fase volta alla classificazione dei processi gravitativi attraverso una caratterizzazione morfologica e morfo metrica, e una seconda fase volta alla comprensione dei fenomeni classificati in relazione all'evoluzione geologica del margine, cercando di capire quali possano essere i fattori che hanno causato tali eventi. In base alle loro differenze in termini di caratteristiche geomorfologiche, e morfometriche i processi di instabilità gravitativi sono stati divisi in tre principali categorie: 1) frane sottomarine isolate (ISLs), 2) frane lungo le testate e i fianchi dei canyon (HHSs) , 3) strutture di creeping (GGCs). La relazione con l’evoluzione geologica del bacio di Crotone-Spartvento è stata ottenuta attraverso un'analisi sismo stratigrafica, cercando di identificare i possibili fattori che hanno causato gli eventi legati ai processi di instabilità gravitativi, al fine di suggerire un modello evolutivo che permettesse di capire anche le età e la frequenza dei processi. Le analisi condotte hanno permesso di identificare tre principali discordanze stratigrafiche e quattro unità sismiche. LE discordanze stratigrafiche sono state datate al Miocene (~ 5,3 Ma), al Pliocene medio (MPCU ~ 3,4-3,6 Ma) e al Pleistocene medio (MPSU ~ 1,1-1,2 Ma) e associate all’ evoluzione geodinamica tardo Messiniana Plio-Quaternaria dell'arco di subduzione calabro. Queste tre discordanze stratigrafiche rappresentano i limiti stratigrafici tra le quattro unità sismiche, denominate Unità A, Unità B, Unità C e Unità D. Le tre categorie di processi di instabilità gravitativi classificati sembrano essere legati al rapido sollevamento che ha colpito la Calabria nell'ultimo 1 Ma, in concomitanza ad una subsidenza generale del bacino di Crotone-Spartivento, che ha provocato un rapido aumento dell’inclinazione dei versanti sottomarini ritenuto responsabile dello sviluppo dei processi gravitativi.

Evoluzione morfodinamica di fenomeni di insabilità gravitativa nel bacino di Crotone-Spartivento, Sud Italia, attraverso integrazione di dati geofisici e geologici

2019

Abstract

I fenomeni di instabilità gravitativi sono noti per essere ampiamente diffusi negli ambienti marini, poiché essi modellando la morfologia del fondale marino, dalle zone della scarpata continentale fino alle piane abissali. Inoltre, i fenomeni di instabilità gravitativi sono una delle fonti principale di un'enorme quantità di sedimenti che dalle piattaforma continentali vengono trasportati fino alle piane abissali. Lo studio di questi processi è importante perché permette di capire le dinamiche che li regolano e perché questi fenomeni possono rappresentare potenziali rischi per le attività umane sia lungo le aree costiere che in quelle a largo dalla costa. I fenomeni di instabilità gravitativi sono stati identificati e classificati in base alle dinamiche che li regolano, alla reologia e alla loro distribuzione spaziale e temporale, ponendo particolare attenzione ai fenomeni che ne sono la causa. L'area oggetto di studio è rappresentata dal bacino di avantarco di Crotone-Spartivento (Mar Ionio, Italia), sviluppatosi in un margine tettonicamente attivo, caratterizzato dalla subduzione della placca africana contro quella europea. Lavori recenti (Ceramicola et al., 2014a, 2012; Morelli et al., 2011) avevano già dimostrato che l’area come l’area sia interessata da estesi e diversificati fenomeni di instabilità gravitativi, in particolare lungo il versante continentale del margine calabrese, attraverso studi condotti grazie ai progetti nazionali: MaGIC (Marine Geohazards Along the Italian Coasts 2007-2003) e Ritmare (2012-2016). Tuttavia, alcuni aspetti legati alla natura e allo sviluppo di questi processi gravitativi sono ancora poco chiari, da qui l'obiettivo di questo studio, che si propone la caratterizzazione dei processi di instabilità gravitativi sa che si verificano nel bacino di Crotone-Spartivento attraverso un'integrazione di dati geofisici e geologici, sia pubblici sia di recente acquisizione ed ottenuti anche grazie alla collaborazione con l’industria petrolifera. Lo studio è stato diviso in due fasi: una prima fase volta alla classificazione dei processi gravitativi attraverso una caratterizzazione morfologica e morfo metrica, e una seconda fase volta alla comprensione dei fenomeni classificati in relazione all'evoluzione geologica del margine, cercando di capire quali possano essere i fattori che hanno causato tali eventi. In base alle loro differenze in termini di caratteristiche geomorfologiche, e morfometriche i processi di instabilità gravitativi sono stati divisi in tre principali categorie: 1) frane sottomarine isolate (ISLs), 2) frane lungo le testate e i fianchi dei canyon (HHSs) , 3) strutture di creeping (GGCs). La relazione con l’evoluzione geologica del bacio di Crotone-Spartvento è stata ottenuta attraverso un'analisi sismo stratigrafica, cercando di identificare i possibili fattori che hanno causato gli eventi legati ai processi di instabilità gravitativi, al fine di suggerire un modello evolutivo che permettesse di capire anche le età e la frequenza dei processi. Le analisi condotte hanno permesso di identificare tre principali discordanze stratigrafiche e quattro unità sismiche. LE discordanze stratigrafiche sono state datate al Miocene (~ 5,3 Ma), al Pliocene medio (MPCU ~ 3,4-3,6 Ma) e al Pleistocene medio (MPSU ~ 1,1-1,2 Ma) e associate all’ evoluzione geodinamica tardo Messiniana Plio-Quaternaria dell'arco di subduzione calabro. Queste tre discordanze stratigrafiche rappresentano i limiti stratigrafici tra le quattro unità sismiche, denominate Unità A, Unità B, Unità C e Unità D. Le tre categorie di processi di instabilità gravitativi classificati sembrano essere legati al rapido sollevamento che ha colpito la Calabria nell'ultimo 1 Ma, in concomitanza ad una subsidenza generale del bacino di Crotone-Spartivento, che ha provocato un rapido aumento dell’inclinazione dei versanti sottomarini ritenuto responsabile dello sviluppo dei processi gravitativi.
20-set-2019
Inglese
CERAMICOLA SILVIA
Università degli Studi di Trieste
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/149064
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNITS-149064