Obiettivi: Lo studio approfondisce l’importanza dei sistemi di riferimento nella percezione e nell’imitazione di gesti motori, in particolare nella condizione di frontalità fra due soggetti. In questa posizione, tipica di molte interazioni canoniche tra due individui, sembrerebbero infatti fondamentali gli ancoraggi ambientali in aggiunta a quelli egocentrici ed emergerebbe il ruolo pregnante della contrarietà nel rapporto di imitazione, molto spesso sottovalutato in letteratura. Letteratura: La molta letteratura in psicologia che si è interessata di imitazione sia nel campo delle neuroscienze (soprattutto negli studi sui cosiddetti “neuroni specchio”e sulla lateralizzazione – es. Di pellegrino, Fadiga, Fogassi, Gallese & Rizzolatti, 1992; Rizzolatti, Fadiga, Gallese & Fogassi, 1996; Rizzolatti, Gallese & Fogassi, 2001; Koski, Iacoboni, Dubeau, Woods & Mazziotta, 2003 – sia nel contesto delle ricerche sulla compatibilità spaziale – es. Umiltà & Nicoletti, 1990; Heyes & Ray, 2004; Bosbach, Prinz & Kerzel, 2004 – non ha messo a fuoco specificatamente la questione della contrarietà nel movimento. Questo è vero anche per altri settori di ricerca che pure si sono occupati dell’imitazione dei gesti motori, ad esempio nella Danza (dove diversi studiosi e coreografi, uno per tutti Rudolf Von Laban, si sono cimentati nel tentativo di codifica del movimento umano al fine di trarne una notazione “universale” e ripetibile), nel Fitness (in particolare nel fitness musicale di gruppo, in cui l’imitazione degli allievi nei confronti dell’istruttore sta alla base della lezione, ma nonostante sia un aspetto così radicato, non vi sono studi specifici al riguardo se non descrizioni legate alla biomeccanica corporea) e nella Fisioterapia, nel settore ingegneristico applicato allo sviluppo delle nuove tecnologie per la codifica e riproduzione del movimento umano - e non solo - e del “motion capture” come sistema di corrispondenza fra un’immagine virtuale e un corpo reale a partire da strumenti commerciali come le consolle di gioco più diffuse fino a piattaforme estremamente raffinate (Camurri, Mazzarino, Trocca & Volpe, 2001; Camurri, Mazzarino & Volpe, 2004). La ricerca: Lo studio ha previsto l’ideazione e la conduzione di una ricerca sperimentale con l’obiettivo di verificare se i soggetti adulti quando si trovano nella condizione di frontalità (180°) e devono “fare lo stesso” o “fare il contrario” di un gesto prodotto da un modello, fanno appello al loro proprio sistema di riferimento egocentrico, basato sulle coordinate corporee (destra-sinistra, sopra-sotto, e avanti-dietro) o se prevale invece l’ancoraggio ambientale (verso est-verso ovest, verso su-verso giù, verso sud-verso nord), cioè il sistema di riferimento allocentrico. Diversi studi precedenti suggeriscono che nell’imitazione si passa evolutivamente da una risposta inizialmente allocentrica (prevalente a 6-8 anni) ad una risposta prevalentemente egocentrica - ormai affermata a 16-18 anni (Press, Ray & Heyes, 2009), benchè tracce di risposte allocentriche permangano in alcuni compiti (Avikainen, Wohlschlaeger, Liuhanen, Hanninen & Hari 2003; Chiavarino, Apperly & Humphreys, 2007; Belopolsky, Olivers & Theeuwes, 2008). Alcuni primi studi sulla contrarizzazione (Bianchi & Savardi, 2008; Bianchi, Savardi, Burro & Martelli, submitted) suggerirebbero invece che il prevalere delle risposte egocentriche coesisterebbe tuttavia con un ruolo più accentuato dello spazio allocentrico quando si tratta di fare il contrario. La ricerca ha contribuito ad approfondire la validità e generalizzabilità di questo risultato, prevedendo condizioni di imitazione e contrarizzazione (tipo di gesti, relazione temporale tra i gesti) non perlustrati prima e introducendo lo studio dei tempi di risposta per valutare l’automaticità dei movimenti – anche questo non usato nei precedenti lavori sul “fare il contrario” del gesto mostrato dal modello. Metodologia: La ricerca sperimentale ha previsto la presenza di due individui: un partecipante e uno sperimentatore che fungeva da modello. Il soggetto e il modello nella posizione di partenza si trovavano sempre l’uno di fronte all’altro (a 180°) e fra di loro vi era una distanza di 2.5m circa. Una videocamera era posizionata parallelamente al soggetto e allo sperimentatore ad una distanza di 4m circa e ad un’altezza di 1m circa in modo tale da registrare contemporaneamente sia il movimento dello sperimentatore sia quello del soggetto - ricavando sia indicazioni dei tempi di risposta che del tipo di movimento scelto dal soggetto (direzionalità, scelta dell’arto, angolo di movimento, ecc.). I soggetti dovevano “fare lo stesso” o “fare il contrario” di 5 gesti - 3 movimenti locali (sagittale, coronale, diagonale) e 2 movimenti globali (coronale, diagonale) - ripetuti per le due lateralizzazioni del corpo umano. Al termine della sessione dovevano dare una valutazione circa il loro grado di sicurezza nell’aver eseguito il compito (in una scala a 10 punti). Veniva anche data loro l’opportunità di fare delle osservazioni o delle domande libere allo sperimentatore e questi colloqui sono stati anch’essi registrati. L’esperimento prevedeva 4 condizioni sperimentali studiate tra i gruppi: imitazione simultanea, imitazione differita, contrarizzazione simultanea, contrarizzazione differita (20 soggetti per ogni condizione per un totale di 80 soggetti). Risultati: Dai risultati è emerso che il sistema di riferimento egocentrico in effetti non esaurisce tutte le risposte date dai soggetti adulti e in particolare il suo ruolo diventa più evidente quando i soggetti si trovano a fare “il contrario” più che “lo stesso”. Il tipo di gesto è risultato avere un ruolo, in interazione con altre variabili, ma diciamo che in generale sono emersi dall’analisi dei tempi di risposta due macro-risultati, interessanti rispetto all’ipotesi generale del lavoro: i tempi di risposta sono stati più lunghi per le risposte di tipo egocentrico rispetto alle risposte allocentriche (il che dà indicazione della maggior automaticità dei secondi) e sono risultati più lunghi nella condizione di identità che in quella di contrarietà. Quest’ultimo risultato in particolare conferma che la contrarietà è un aspetto importante e direttamente intelligibile da parte dei soggetti (addirittura più semplice della risposta imitativa) e incoraggia a considerare che questo aspetto vada integrato nelle un po’ troppo monolitiche analisi correnti dell’ imitazione.
Imitazione dei gesti motori: fare lo stesso o fare il contrario sulla base del sistema di riferimento
2014
Abstract
Obiettivi: Lo studio approfondisce l’importanza dei sistemi di riferimento nella percezione e nell’imitazione di gesti motori, in particolare nella condizione di frontalità fra due soggetti. In questa posizione, tipica di molte interazioni canoniche tra due individui, sembrerebbero infatti fondamentali gli ancoraggi ambientali in aggiunta a quelli egocentrici ed emergerebbe il ruolo pregnante della contrarietà nel rapporto di imitazione, molto spesso sottovalutato in letteratura. Letteratura: La molta letteratura in psicologia che si è interessata di imitazione sia nel campo delle neuroscienze (soprattutto negli studi sui cosiddetti “neuroni specchio”e sulla lateralizzazione – es. Di pellegrino, Fadiga, Fogassi, Gallese & Rizzolatti, 1992; Rizzolatti, Fadiga, Gallese & Fogassi, 1996; Rizzolatti, Gallese & Fogassi, 2001; Koski, Iacoboni, Dubeau, Woods & Mazziotta, 2003 – sia nel contesto delle ricerche sulla compatibilità spaziale – es. Umiltà & Nicoletti, 1990; Heyes & Ray, 2004; Bosbach, Prinz & Kerzel, 2004 – non ha messo a fuoco specificatamente la questione della contrarietà nel movimento. Questo è vero anche per altri settori di ricerca che pure si sono occupati dell’imitazione dei gesti motori, ad esempio nella Danza (dove diversi studiosi e coreografi, uno per tutti Rudolf Von Laban, si sono cimentati nel tentativo di codifica del movimento umano al fine di trarne una notazione “universale” e ripetibile), nel Fitness (in particolare nel fitness musicale di gruppo, in cui l’imitazione degli allievi nei confronti dell’istruttore sta alla base della lezione, ma nonostante sia un aspetto così radicato, non vi sono studi specifici al riguardo se non descrizioni legate alla biomeccanica corporea) e nella Fisioterapia, nel settore ingegneristico applicato allo sviluppo delle nuove tecnologie per la codifica e riproduzione del movimento umano - e non solo - e del “motion capture” come sistema di corrispondenza fra un’immagine virtuale e un corpo reale a partire da strumenti commerciali come le consolle di gioco più diffuse fino a piattaforme estremamente raffinate (Camurri, Mazzarino, Trocca & Volpe, 2001; Camurri, Mazzarino & Volpe, 2004). La ricerca: Lo studio ha previsto l’ideazione e la conduzione di una ricerca sperimentale con l’obiettivo di verificare se i soggetti adulti quando si trovano nella condizione di frontalità (180°) e devono “fare lo stesso” o “fare il contrario” di un gesto prodotto da un modello, fanno appello al loro proprio sistema di riferimento egocentrico, basato sulle coordinate corporee (destra-sinistra, sopra-sotto, e avanti-dietro) o se prevale invece l’ancoraggio ambientale (verso est-verso ovest, verso su-verso giù, verso sud-verso nord), cioè il sistema di riferimento allocentrico. Diversi studi precedenti suggeriscono che nell’imitazione si passa evolutivamente da una risposta inizialmente allocentrica (prevalente a 6-8 anni) ad una risposta prevalentemente egocentrica - ormai affermata a 16-18 anni (Press, Ray & Heyes, 2009), benchè tracce di risposte allocentriche permangano in alcuni compiti (Avikainen, Wohlschlaeger, Liuhanen, Hanninen & Hari 2003; Chiavarino, Apperly & Humphreys, 2007; Belopolsky, Olivers & Theeuwes, 2008). Alcuni primi studi sulla contrarizzazione (Bianchi & Savardi, 2008; Bianchi, Savardi, Burro & Martelli, submitted) suggerirebbero invece che il prevalere delle risposte egocentriche coesisterebbe tuttavia con un ruolo più accentuato dello spazio allocentrico quando si tratta di fare il contrario. La ricerca ha contribuito ad approfondire la validità e generalizzabilità di questo risultato, prevedendo condizioni di imitazione e contrarizzazione (tipo di gesti, relazione temporale tra i gesti) non perlustrati prima e introducendo lo studio dei tempi di risposta per valutare l’automaticità dei movimenti – anche questo non usato nei precedenti lavori sul “fare il contrario” del gesto mostrato dal modello. Metodologia: La ricerca sperimentale ha previsto la presenza di due individui: un partecipante e uno sperimentatore che fungeva da modello. Il soggetto e il modello nella posizione di partenza si trovavano sempre l’uno di fronte all’altro (a 180°) e fra di loro vi era una distanza di 2.5m circa. Una videocamera era posizionata parallelamente al soggetto e allo sperimentatore ad una distanza di 4m circa e ad un’altezza di 1m circa in modo tale da registrare contemporaneamente sia il movimento dello sperimentatore sia quello del soggetto - ricavando sia indicazioni dei tempi di risposta che del tipo di movimento scelto dal soggetto (direzionalità, scelta dell’arto, angolo di movimento, ecc.). I soggetti dovevano “fare lo stesso” o “fare il contrario” di 5 gesti - 3 movimenti locali (sagittale, coronale, diagonale) e 2 movimenti globali (coronale, diagonale) - ripetuti per le due lateralizzazioni del corpo umano. Al termine della sessione dovevano dare una valutazione circa il loro grado di sicurezza nell’aver eseguito il compito (in una scala a 10 punti). Veniva anche data loro l’opportunità di fare delle osservazioni o delle domande libere allo sperimentatore e questi colloqui sono stati anch’essi registrati. L’esperimento prevedeva 4 condizioni sperimentali studiate tra i gruppi: imitazione simultanea, imitazione differita, contrarizzazione simultanea, contrarizzazione differita (20 soggetti per ogni condizione per un totale di 80 soggetti). Risultati: Dai risultati è emerso che il sistema di riferimento egocentrico in effetti non esaurisce tutte le risposte date dai soggetti adulti e in particolare il suo ruolo diventa più evidente quando i soggetti si trovano a fare “il contrario” più che “lo stesso”. Il tipo di gesto è risultato avere un ruolo, in interazione con altre variabili, ma diciamo che in generale sono emersi dall’analisi dei tempi di risposta due macro-risultati, interessanti rispetto all’ipotesi generale del lavoro: i tempi di risposta sono stati più lunghi per le risposte di tipo egocentrico rispetto alle risposte allocentriche (il che dà indicazione della maggior automaticità dei secondi) e sono risultati più lunghi nella condizione di identità che in quella di contrarietà. Quest’ultimo risultato in particolare conferma che la contrarietà è un aspetto importante e direttamente intelligibile da parte dei soggetti (addirittura più semplice della risposta imitativa) e incoraggia a considerare che questo aspetto vada integrato nelle un po’ troppo monolitiche analisi correnti dell’ imitazione.I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/149979
URN:NBN:IT:UNIMC-149979