Negli ultimi decenni il crescente invecchiamento della popolazione e quindi delle patologie osteoarticolari a carattere degenerativo, in particolare l'osteoartrosi, sta comportando un aumento esponenziale degli interventi chirurgici di artroprotesi di anca e ginocchio in quei pazienti ove non ci sia più margine di trattamento conservativo. Tali interventi implicano elevati impegni chirurgici, organizzativi e gestionali, con crescenti costi di ricovero, personale e materiali, lunghe liste di attesa ed elevato rischio clinico, legato anche a prolungati tempi di degenza e scarsa aderenza dei pazienti alle cure. Si è quindi creato un triplice problema: rispondere alla necessità di aumentare il numero delle prestazioni, ridurne i costi, continuare a garantire una elevata qualità di cure. Una risposta a tale complessa problematica può essere rappresentata dal modello “Fast Track Surgery” (FT) che consiste in un percorso multidisciplinare e multimodale di cure basato su evidenze scientifiche robuste, con netta riduzione dei tempi di ricovero, ma spesso attuabile solo in strutture con spazi e personale dedicati: questo comporta una limitazione nell’applicazione di tale modello e protocolli ad una tipologia ristretta di centri clinici. Scopo di questo studio è verificare se il ruolo svolto da una, relativamente nuova, figura professionale, l’Health Coach (HC) consente di ottenere, in una struttura senza spazi e personale riservati al fast track, risultati sovrapponibili a quelli di centri specificamente vocati, ampliandone così l’attività ad isorisorse. L’HC si pone anzitutto quale mediatore/facilitatore tra team di cure e paziente, che segue e motiva nell’adesione alle varie fasi del protocollo ed alla modifica di errate abitudini di vita, è strutturato nell’ambito del team di cure, in cui segue le varie fasi della patient education, sia per migliorare l’outcome che al fine di ridurre il rischio clinico. Lo studio ha dimostrato l'importanza del ruolo dell’HC nel migliorare la comprensione delle procedure e l'aderenza ai protocolli di trattamento da parte del paziente e, soprattutto, il suo grado di soddisfazione, riducendo la possibilità di rivalse medico- legali e permettendo l’attuazione dei protocolli FT anche in strutture non specificatamente dedicate.

Il fast track in chirurgia ortopedica e rischio clinico: valorizzazione dell’health coaching e della patient education per la riduzione delle complicanze e l'ottimizzazione dell'outcome.

MARIOTTINI, FABIO
2024

Abstract

Negli ultimi decenni il crescente invecchiamento della popolazione e quindi delle patologie osteoarticolari a carattere degenerativo, in particolare l'osteoartrosi, sta comportando un aumento esponenziale degli interventi chirurgici di artroprotesi di anca e ginocchio in quei pazienti ove non ci sia più margine di trattamento conservativo. Tali interventi implicano elevati impegni chirurgici, organizzativi e gestionali, con crescenti costi di ricovero, personale e materiali, lunghe liste di attesa ed elevato rischio clinico, legato anche a prolungati tempi di degenza e scarsa aderenza dei pazienti alle cure. Si è quindi creato un triplice problema: rispondere alla necessità di aumentare il numero delle prestazioni, ridurne i costi, continuare a garantire una elevata qualità di cure. Una risposta a tale complessa problematica può essere rappresentata dal modello “Fast Track Surgery” (FT) che consiste in un percorso multidisciplinare e multimodale di cure basato su evidenze scientifiche robuste, con netta riduzione dei tempi di ricovero, ma spesso attuabile solo in strutture con spazi e personale dedicati: questo comporta una limitazione nell’applicazione di tale modello e protocolli ad una tipologia ristretta di centri clinici. Scopo di questo studio è verificare se il ruolo svolto da una, relativamente nuova, figura professionale, l’Health Coach (HC) consente di ottenere, in una struttura senza spazi e personale riservati al fast track, risultati sovrapponibili a quelli di centri specificamente vocati, ampliandone così l’attività ad isorisorse. L’HC si pone anzitutto quale mediatore/facilitatore tra team di cure e paziente, che segue e motiva nell’adesione alle varie fasi del protocollo ed alla modifica di errate abitudini di vita, è strutturato nell’ambito del team di cure, in cui segue le varie fasi della patient education, sia per migliorare l’outcome che al fine di ridurre il rischio clinico. Lo studio ha dimostrato l'importanza del ruolo dell’HC nel migliorare la comprensione delle procedure e l'aderenza ai protocolli di trattamento da parte del paziente e, soprattutto, il suo grado di soddisfazione, riducendo la possibilità di rivalse medico- legali e permettendo l’attuazione dei protocolli FT anche in strutture non specificatamente dedicate.
2024
Italiano
CIPOLLONI, Luigi
Università degli Studi di Foggia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/165967
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIFG-165967