Lo studio è finalizzato a fornire un’analisi delle disposizioni anticipate di trattamento (DAT, più comunemente conosciute con il nome di “testamento biologico”) nell’esperienza giuridica contemporanea. Il lavoro è diviso in due parti, che corrispondono ai differenti approcci adottati nella ricerca: nella prima, si esaminano le questioni biogiuridiche connesse alle disposizioni anticipate; nella seconda, ci si sofferma sui profili più specificamente civilistici delle DAT e sulle possibilità di attuazione all’interno dell’ordinamento italiano. Il primo capitolo, che include anche un’introduzione sul biodiritto, è dedicato ad alcune precisazioni terminologiche e all’illustrazione delle principali differenze tra disposizioni anticipate e testamento mortis causa. Il secondo e il terzo capitolo trattano, rispettivamente, le tematiche relative al “diritto a morire” (in particolar modo, il suicidio assistito e l’eutanasia nell’ambito delle decisioni della CEDU e nelle legislazioni di Paesi Bassi e Belgio) e al consenso informato. Una particolare importanza viene attribuita all’analisi del Code de la santé publique francese e dei casi giudiziari (Quinlan, Cruzan, Bland) di cui si sono occupate le corti di common law. La seconda parte dell’elaborato offre una ricostruzione degli strumenti legali che possono essere impiegati per tutelare la volontà e l’identità personale del paziente. Innanzitutto, un principio fondamentale che emerge dalla giurisprudenza italiana è che le disposizioni anticipate, nonostante la mancanza di una specifica disciplina legislativa in materia, sono normalmente vincolanti. Comunque, pare che la scelta migliore per garantire l’intangibilità della sfera corporea del paziente in mancanza del suo consenso al trattamento terapeutico sia quella di ricorrere alla pianificazione condivisa delle cure, al fine di stabilire una relazione bilanciata con il medico curante. Un problema complesso, che viene considerato nell’ultimo capitolo, riguarda la possibilità di sostituzione del paziente nelle scelte riguardanti la salute, laddove la sua capacità venga meno. Questa possibilità è stata riconosciuta, negli ultimi anni, dalla Suprema Corte di Cassazione con riferimento agli istituti dell’interdizione e dell’amministrazione di sostegno. I paragrafi conclusivi sono finalizzati a dimostrare che una simile sostituzione potrebbe essere attuata, senza la necessità di un costante controllo giudiziale, attraverso l’applicazione in via analogica dei principi generali e delle disposizioni normative disciplinanti il mandato e la procura.

Le disposizioni anticipate di trattamento tra anomia legislativa, controllo giudiziale e autonomia privata

TESSERA, DAVIDE
2015

Abstract

Lo studio è finalizzato a fornire un’analisi delle disposizioni anticipate di trattamento (DAT, più comunemente conosciute con il nome di “testamento biologico”) nell’esperienza giuridica contemporanea. Il lavoro è diviso in due parti, che corrispondono ai differenti approcci adottati nella ricerca: nella prima, si esaminano le questioni biogiuridiche connesse alle disposizioni anticipate; nella seconda, ci si sofferma sui profili più specificamente civilistici delle DAT e sulle possibilità di attuazione all’interno dell’ordinamento italiano. Il primo capitolo, che include anche un’introduzione sul biodiritto, è dedicato ad alcune precisazioni terminologiche e all’illustrazione delle principali differenze tra disposizioni anticipate e testamento mortis causa. Il secondo e il terzo capitolo trattano, rispettivamente, le tematiche relative al “diritto a morire” (in particolar modo, il suicidio assistito e l’eutanasia nell’ambito delle decisioni della CEDU e nelle legislazioni di Paesi Bassi e Belgio) e al consenso informato. Una particolare importanza viene attribuita all’analisi del Code de la santé publique francese e dei casi giudiziari (Quinlan, Cruzan, Bland) di cui si sono occupate le corti di common law. La seconda parte dell’elaborato offre una ricostruzione degli strumenti legali che possono essere impiegati per tutelare la volontà e l’identità personale del paziente. Innanzitutto, un principio fondamentale che emerge dalla giurisprudenza italiana è che le disposizioni anticipate, nonostante la mancanza di una specifica disciplina legislativa in materia, sono normalmente vincolanti. Comunque, pare che la scelta migliore per garantire l’intangibilità della sfera corporea del paziente in mancanza del suo consenso al trattamento terapeutico sia quella di ricorrere alla pianificazione condivisa delle cure, al fine di stabilire una relazione bilanciata con il medico curante. Un problema complesso, che viene considerato nell’ultimo capitolo, riguarda la possibilità di sostituzione del paziente nelle scelte riguardanti la salute, laddove la sua capacità venga meno. Questa possibilità è stata riconosciuta, negli ultimi anni, dalla Suprema Corte di Cassazione con riferimento agli istituti dell’interdizione e dell’amministrazione di sostegno. I paragrafi conclusivi sono finalizzati a dimostrare che una simile sostituzione potrebbe essere attuata, senza la necessità di un costante controllo giudiziale, attraverso l’applicazione in via analogica dei principi generali e delle disposizioni normative disciplinanti il mandato e la procura.
27-lug-2015
Italiano
disposizioni anticipate di trattamento / direttive anticipate di trattamento / dichiarazioni anticipate di trattamento / testamento biologico / advance directives / living will
PICCINNI, MARIASSUNTA
MANTOVANI, MANUELA
Università degli studi di Padova
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Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-171753