Krastyo Peykich (1666-1730) fu uno scrittore vissuto in età moderna. Bulgaro di nascita, di formazione romana e veneziana, attivo come missionario cattolico in Europa centrale e centro-orientale negli ultimi anni del secolo XVII e nei primi decenni del secolo XVIII, fu autore di opere di teologia controversistica ricche di elementi politici e giuridici. Il presente studio disvela ed esamina il suo progetto culturale e la rilevanza storica di quest’ultimo, attraverso un’analisi delle opere del nostro autore e di fonti edite e inedite che lo concernono. Peykich nacque in una famiglia cattolica a Chiprovtsi, nell’attuale Bulgaria nord-occidentale, all’epoca ben all’interno dell’Impero Ottomano. A seguito del fallimento dell’insurrezione del 1688 dei cattolici di Chiprovtsi contro il dominio turco, Peykich fuggì in Italia. Dopo un soggiorno di alcuni mesi a Venezia, nel 1689 divenne studente nel Collegio “Urbano” della Congregazione de Propaganda Fide, in Roma. Qui rimase fino al 1698, quando lasciò il Collegio – senza però conseguire la laurea in teologia – al fine di recarsi come missionario in Transilvania e in Valacchia. Dal 1704 al 1709 fu priore della Pia Casa dei Catecumeni a Venezia. Nei venti anni che seguirono fu di nuovo missionario, parroco e canonico in Ungheria, Transilvania, Valacchia e Croazia. Alcuni dati documentali inducono a ritenere che sia morto a Vienna nel 1730. Peykich fu autore di quattro opere. Ai fini del presente studio, esse possono essere ripartite in due classi. La prima classe concerne la questione dello scisma tra la Chiesa Orientale e quella Occidentale. Essa è composta da tre testi: lo "Zarcalo istine", lo "Speculum veritatis" e la "Concordia orthodoxorum Patrum orientalium et occidentalium". Lo "Zarcalo istine" (Venezia 1716) fu la meridionale che potremmo definire “illirica”. Lo Speculum veritatis (Venezia 1725) è una versione ampliata e in lingua latina dello Zarcalo. La "Concordia" (Trnava 1730) approfondisce un aspetto della questione. Le tre opere rientrano nel genere letterario della teologia controversistica, tuttavia sono animate da uno spirito concordistico, finalizzato ad agevolare il ricongiungimento della Chiesa Orientale con quella Occidentale. La seconda classe di opere è costituita, in realtà, da una sola pubblicazione: il "Mahometanus in lege Christi, Alcorano suffragante, instructus" (Trnava 1717); una sorta di catechismo per i missionari cattolici che avessero svolto la propria attività tra i musulmani. Un primo obiettivo del presente studio consiste nell’offrire una biografia del nostro autore più accurata e documentata di quelle fino a ora disponibili. Come risultato della nostra ricerca, siamo ora in grado di ricostruire la vita e le attività di Peykich con un buon grado di precisione, soprattutto per quanto concerne la sua attività missionaria e i suoi progetti editoriali. Tra i dati che abbiamo potuto appurare vi è anche la data di nascita di Peykich: il 14 settembre 1666. Tuttavia, il nostro obiettivo principale consiste nell’esaminare il progetto culturale di Peykich. A questo scopo, abbiamo definito il quadro culturale e politico entro il quale si svolse l’attività del nostro autore, collocandola e interpretandola nel contesto di alcuni aspetti della politica degli Asburgo a cavallo tra XVII e XVIII secolo: una politica mirante all’uniformità religiosa dei sudditi e al consolidamento del cattolicesimo come religione dello stato. In questa prospettiva, i libri di Peykich avevano l’intento di favorire l’unione della Chiesa “scismatica” Ortodossa con la Chiesa Cattolica e di convertire al cattolicesimo gli “eretici”, ossia i luterani e i calvinisti, e gli “infedeli”, ossia i musulmani. Per il tramite di questo obiettivo immediato, il nostro autore mirava a uno scopo ulteriore e ultimo: la “liberazione” di tutti i popoli cristiani sottoposti al dominio Ottomano. Secondo questo progetto, le grandi potenze europee avrebbero dovuto allearsi sotto la guida dell’imperatore cattolico, ossia degli Asburgo, per creare un fronte cristiano unito contro l’Impero Ottomano. Il fine esplicito dell’attività letteraria del nostro autore fu precisamente il contribuire alla realizzazione di questo progetto fornendo alla militia christiana l’"arma spirituale" delle proprie opere polemiche. Specificamente, si trattava di un’arma “a doppia lama”. Essa aveva sia un aspetto concettuale – religioso e politico –, sia un aspetto linguistico. Nel presente studio abbiamo inteso descrivere le caratteristiche di entrambi questi aspetti. Il testo polemico di Peykich contro l’Islam e le sue opere dedicate al tema dello scisma e dell’unione delle Chiese vengono analizzati – quanto al loro contesto, fonti, contenuti e intenzioni – nel secondo e nel terzo capitolo del presente saggio. Un ulteriore e ultimo capitolo è riservato all’aspetto “linguistico” del progetto del nostro autore. Lo studio sul "Mahometanus" migliora le conoscenze fino a oggi disponibili circa le fonti dell’opera e dimostra che essa fu progettata in vista di un possibile pubblico di musulmani; se non per esser letta direttamente da essi, almeno per essere utilizzata ai fini di un’opera di proselitismo tra essi e della loro catechizzazione. È questa una differenza significativa rispetto ai trattati medievali e della prima età moderna contro l’Islam, i quali erano diretti principalmente a un pubblico già cristiano. Lo studio delle opere di Peykich dedicate allo scisma e all’unione della Chiesa porta alla luce, come già abbiamo accennato, il progetto culturale del nostro autore, volto al ricongiungimento degli ortodossi con la Chiesa cattolica, e la sua aspirazione alla costituzione di un’alleanza cristiana finalizzata al trionfo sull’impero Ottomano. Tra i risultati delle nostre ricerche possiamo menzionare la scoperta di un autografo dello "Speculum veritatis" di Peykich. Nel contesto del progetto della conversione dei slavi meridionali al cattolicesimo si colloca anche il tentativo di Peykich di raggiungere anche un pubblico di lettori o uditori non colti, o almeno non istruiti nella lingua latina: la stesura di un’opera scritta in una forma di slavo meridionale. Agli occhi del nostro autore, questa lingua avrebbe dovuto costituire uno strumento per l’unificazione religiosa, a sua volta da lui interpretata come la base necessaria per l’unificazione politica, sotto il dominio dell’imperatore cattolico, dei popoli slavi meridionali. Il frutto di questo tentativo è precisamente lo "Zarcalo istine". Si tratta del primo libro dedicato alle controversie teologiche tra cattolici e ortodossi scritto in una lingua slavo-meridionale. Al tempo in cui Peykich elaborò il testo non era disponibile alcun precedente modello per la traduzione del lessico filosofico e teologico latino in termini slavi. Sebbene il nostro autore non sia stato in grado di elaborare omologhi “illirici” per l’intera gamma della terminolgia latina relativa alla teologia trinitaria, il suo tentativo di creare un lessico teologico e filosofico in “illirico” resta tuttavia storicamente memorabile. Il nostro principale contributo allo studio di questo tema risiede nella tabella di equivalenze di lessemi e sintagmi teologici, filosofici ed ecclesiologici utilizzati nello "Zarcalo" e nello "Speculum"; tabella che mettiamo a disposizione del lettore nel quarto capitolo del presente saggio. Peykich non cessò in alcun momento di presentare le proprie opere come frutto della propria esperienza e di sottolineare che esse erano effettivamente destinate ad essere utilizzati nella pratica controversistica e catechetica. Seguendo le esplicite dichiarazioni del nostro autore, l’analisi qui condotta fornisce un’interpretazione delle sue opere polemiche nei termini di una manifestazione e di un’efficace esemplificazione sia dell’espansionismo cattolico post-tridentino in Europa orientale, sia della politica degli Asburgo nei confronti delle minoranze religiose nelle terre di confine del loro impero.

The Cultural Project of Krastyo Peykich (1666-1730): A 'Spiritual Weapon' for the Catholic Undertaking in Eighteenth-Century East Central Europe

MANOVA, IVA
2012

Abstract

Krastyo Peykich (1666-1730) fu uno scrittore vissuto in età moderna. Bulgaro di nascita, di formazione romana e veneziana, attivo come missionario cattolico in Europa centrale e centro-orientale negli ultimi anni del secolo XVII e nei primi decenni del secolo XVIII, fu autore di opere di teologia controversistica ricche di elementi politici e giuridici. Il presente studio disvela ed esamina il suo progetto culturale e la rilevanza storica di quest’ultimo, attraverso un’analisi delle opere del nostro autore e di fonti edite e inedite che lo concernono. Peykich nacque in una famiglia cattolica a Chiprovtsi, nell’attuale Bulgaria nord-occidentale, all’epoca ben all’interno dell’Impero Ottomano. A seguito del fallimento dell’insurrezione del 1688 dei cattolici di Chiprovtsi contro il dominio turco, Peykich fuggì in Italia. Dopo un soggiorno di alcuni mesi a Venezia, nel 1689 divenne studente nel Collegio “Urbano” della Congregazione de Propaganda Fide, in Roma. Qui rimase fino al 1698, quando lasciò il Collegio – senza però conseguire la laurea in teologia – al fine di recarsi come missionario in Transilvania e in Valacchia. Dal 1704 al 1709 fu priore della Pia Casa dei Catecumeni a Venezia. Nei venti anni che seguirono fu di nuovo missionario, parroco e canonico in Ungheria, Transilvania, Valacchia e Croazia. Alcuni dati documentali inducono a ritenere che sia morto a Vienna nel 1730. Peykich fu autore di quattro opere. Ai fini del presente studio, esse possono essere ripartite in due classi. La prima classe concerne la questione dello scisma tra la Chiesa Orientale e quella Occidentale. Essa è composta da tre testi: lo "Zarcalo istine", lo "Speculum veritatis" e la "Concordia orthodoxorum Patrum orientalium et occidentalium". Lo "Zarcalo istine" (Venezia 1716) fu la meridionale che potremmo definire “illirica”. Lo Speculum veritatis (Venezia 1725) è una versione ampliata e in lingua latina dello Zarcalo. La "Concordia" (Trnava 1730) approfondisce un aspetto della questione. Le tre opere rientrano nel genere letterario della teologia controversistica, tuttavia sono animate da uno spirito concordistico, finalizzato ad agevolare il ricongiungimento della Chiesa Orientale con quella Occidentale. La seconda classe di opere è costituita, in realtà, da una sola pubblicazione: il "Mahometanus in lege Christi, Alcorano suffragante, instructus" (Trnava 1717); una sorta di catechismo per i missionari cattolici che avessero svolto la propria attività tra i musulmani. Un primo obiettivo del presente studio consiste nell’offrire una biografia del nostro autore più accurata e documentata di quelle fino a ora disponibili. Come risultato della nostra ricerca, siamo ora in grado di ricostruire la vita e le attività di Peykich con un buon grado di precisione, soprattutto per quanto concerne la sua attività missionaria e i suoi progetti editoriali. Tra i dati che abbiamo potuto appurare vi è anche la data di nascita di Peykich: il 14 settembre 1666. Tuttavia, il nostro obiettivo principale consiste nell’esaminare il progetto culturale di Peykich. A questo scopo, abbiamo definito il quadro culturale e politico entro il quale si svolse l’attività del nostro autore, collocandola e interpretandola nel contesto di alcuni aspetti della politica degli Asburgo a cavallo tra XVII e XVIII secolo: una politica mirante all’uniformità religiosa dei sudditi e al consolidamento del cattolicesimo come religione dello stato. In questa prospettiva, i libri di Peykich avevano l’intento di favorire l’unione della Chiesa “scismatica” Ortodossa con la Chiesa Cattolica e di convertire al cattolicesimo gli “eretici”, ossia i luterani e i calvinisti, e gli “infedeli”, ossia i musulmani. Per il tramite di questo obiettivo immediato, il nostro autore mirava a uno scopo ulteriore e ultimo: la “liberazione” di tutti i popoli cristiani sottoposti al dominio Ottomano. Secondo questo progetto, le grandi potenze europee avrebbero dovuto allearsi sotto la guida dell’imperatore cattolico, ossia degli Asburgo, per creare un fronte cristiano unito contro l’Impero Ottomano. Il fine esplicito dell’attività letteraria del nostro autore fu precisamente il contribuire alla realizzazione di questo progetto fornendo alla militia christiana l’"arma spirituale" delle proprie opere polemiche. Specificamente, si trattava di un’arma “a doppia lama”. Essa aveva sia un aspetto concettuale – religioso e politico –, sia un aspetto linguistico. Nel presente studio abbiamo inteso descrivere le caratteristiche di entrambi questi aspetti. Il testo polemico di Peykich contro l’Islam e le sue opere dedicate al tema dello scisma e dell’unione delle Chiese vengono analizzati – quanto al loro contesto, fonti, contenuti e intenzioni – nel secondo e nel terzo capitolo del presente saggio. Un ulteriore e ultimo capitolo è riservato all’aspetto “linguistico” del progetto del nostro autore. Lo studio sul "Mahometanus" migliora le conoscenze fino a oggi disponibili circa le fonti dell’opera e dimostra che essa fu progettata in vista di un possibile pubblico di musulmani; se non per esser letta direttamente da essi, almeno per essere utilizzata ai fini di un’opera di proselitismo tra essi e della loro catechizzazione. È questa una differenza significativa rispetto ai trattati medievali e della prima età moderna contro l’Islam, i quali erano diretti principalmente a un pubblico già cristiano. Lo studio delle opere di Peykich dedicate allo scisma e all’unione della Chiesa porta alla luce, come già abbiamo accennato, il progetto culturale del nostro autore, volto al ricongiungimento degli ortodossi con la Chiesa cattolica, e la sua aspirazione alla costituzione di un’alleanza cristiana finalizzata al trionfo sull’impero Ottomano. Tra i risultati delle nostre ricerche possiamo menzionare la scoperta di un autografo dello "Speculum veritatis" di Peykich. Nel contesto del progetto della conversione dei slavi meridionali al cattolicesimo si colloca anche il tentativo di Peykich di raggiungere anche un pubblico di lettori o uditori non colti, o almeno non istruiti nella lingua latina: la stesura di un’opera scritta in una forma di slavo meridionale. Agli occhi del nostro autore, questa lingua avrebbe dovuto costituire uno strumento per l’unificazione religiosa, a sua volta da lui interpretata come la base necessaria per l’unificazione politica, sotto il dominio dell’imperatore cattolico, dei popoli slavi meridionali. Il frutto di questo tentativo è precisamente lo "Zarcalo istine". Si tratta del primo libro dedicato alle controversie teologiche tra cattolici e ortodossi scritto in una lingua slavo-meridionale. Al tempo in cui Peykich elaborò il testo non era disponibile alcun precedente modello per la traduzione del lessico filosofico e teologico latino in termini slavi. Sebbene il nostro autore non sia stato in grado di elaborare omologhi “illirici” per l’intera gamma della terminolgia latina relativa alla teologia trinitaria, il suo tentativo di creare un lessico teologico e filosofico in “illirico” resta tuttavia storicamente memorabile. Il nostro principale contributo allo studio di questo tema risiede nella tabella di equivalenze di lessemi e sintagmi teologici, filosofici ed ecclesiologici utilizzati nello "Zarcalo" e nello "Speculum"; tabella che mettiamo a disposizione del lettore nel quarto capitolo del presente saggio. Peykich non cessò in alcun momento di presentare le proprie opere come frutto della propria esperienza e di sottolineare che esse erano effettivamente destinate ad essere utilizzati nella pratica controversistica e catechetica. Seguendo le esplicite dichiarazioni del nostro autore, l’analisi qui condotta fornisce un’interpretazione delle sue opere polemiche nei termini di una manifestazione e di un’efficace esemplificazione sia dell’espansionismo cattolico post-tridentino in Europa orientale, sia della politica degli Asburgo nei confronti delle minoranze religiose nelle terre di confine del loro impero.
25-lug-2012
Inglese
Storia della Filosofia, History of Philosophy, Storia moderna, Modern History, Storia della Chiesa, History of the Church, Storia della teologia, History of Theology, Storia della letteratura, History of Literature, Slavistica, Slavistics
PIAIA, GREGORIO
GRIGENTI, FABIO
Università degli studi di Padova
203
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Tesi_Manova_PDF-A.pdf

accesso aperto

Dimensione 1.59 MB
Formato Adobe PDF
1.59 MB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/172014
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-172014