ABSTRACT (ITALIANO) “Problemi di interpretazione e prassi esecutiva nelle sonate dell´autografo I-Pca 1888-1 di Giuseppe Tartini” L´obiettivo operativo del presente studio è l´edizione dell´autografo tartiniano I-Pca, 1888/1, sulla base della serie di 31 sonate proposta da Paul Brainard (1970). Questa serie di soli violinistici (in parte con il basso, in parte senza basso) è stata ottenuta proseguendo la numerazione romana scritta dal compositore per ordinare le sonate in progressione, riprendendola da dove Tartini l´aveva interrotta, ossia dalla sonata n. XXVI. Dalla sonata XXVI alla XXXI si è riusciti a ottenere una progressione di gruppi di movimenti graficamente coesi, a parte la sonata XXVI, la cui struttura è suggerita direttamente da un´annotazione autografa. Si è così giunti ad una nuova proposta editoriale, che mette in luce nuovi spunti di prassi esecutiva, inedite annotazioni autografe, usi notazionali problematici che nei precedenti studi ed edizioni (Brainard, 1959; Guglielmo, 1970; Farina, 1980) non erano stati ancora esaminati. I soli per violino non accompagnato nell´autografo padovano, sono sempre stati studiati come un unicum nella storia della musica europea, e, come tali, inconfrontabili con la grande tradizione nord europea (da Baltzar, Biber, Westhoff a Pisendel, Geminiani, Telemann, Roman, e, tra tutti, J. S. Bach). Il presente studio vuole colmare questo ´gap´ critico tra Tartini e la tradizione musicale nord europea, mettendo a fuoco la prima parte dell´autografo, dove ci sono 13 Soli con il basso. Per raggiungere tale risultato, si è considerata ogni possibile connessione tra i Soli accompagnati di Tartini e la coeva tradizione nord europea di accompagnamento del Solo. La prima connessione e più importante è il provato contatto tra Tartini e la corte di Federico il Grande, al quale egli inviò (via Francesco Algarotti) una collezione di Soli con un “basso per cerimonia”, oggi perduti, che per certo sono stati presi dall´autografo padovano (vedi: Lettera di Giuseppe Tartini al Sig. Conte Fr. Algarotti, Padova, 24 Febbraio 1750). Si sono prese in esame un buon numero di fonti sull´accompagnamento del Solo violinistico (C. P. E. Bach, Quantz, Löhlein, Kürzinger, Eisel, L. Mozart, etc…) al fine di individuare una sorta di milieu nord europeo che non fosse così lontano dalla maniera tartiniana (come riscontrata anche negli allievi diretti come Nardini, o negli allievi ´di seconda generazione´, come Campagnoli e Barbella). Questa sorta di “basso” era inteso come uno strumento melodico ad arco (probabilmente vicino alla cosiddetta “viola di spala (sic)”, “violoncello da spalla”, “basset[t]e”, o, come sinonimo, “violoncello”), e non come un basso continuo (per il clavicembalo). Questa particolare linea di basso fu usata da Tartini per accompagnare un violino (notato a corde doppie o singole), al fine di sperimentare nuovi effetti timbrici. Tutte le linee di basso nell´autografo padovano sono state analizzate, al fine di ottenere una mappa degli usi contrappuntistici tartiniani, per definire come usasse la linea del basso (continuo o seguente), in che modo cioè interpretasse l´interazione di questa con la parte violinistica. Padova, 31 gennaio 2013 Gregorio Carraro

Problemi di interpretazione e prassi esecutiva nelle sonate dell'autografo I-Pca 1888-1 di Giuseppe Tartini

CARRARO, GREGORIO
2013

Abstract

ABSTRACT (ITALIANO) “Problemi di interpretazione e prassi esecutiva nelle sonate dell´autografo I-Pca 1888-1 di Giuseppe Tartini” L´obiettivo operativo del presente studio è l´edizione dell´autografo tartiniano I-Pca, 1888/1, sulla base della serie di 31 sonate proposta da Paul Brainard (1970). Questa serie di soli violinistici (in parte con il basso, in parte senza basso) è stata ottenuta proseguendo la numerazione romana scritta dal compositore per ordinare le sonate in progressione, riprendendola da dove Tartini l´aveva interrotta, ossia dalla sonata n. XXVI. Dalla sonata XXVI alla XXXI si è riusciti a ottenere una progressione di gruppi di movimenti graficamente coesi, a parte la sonata XXVI, la cui struttura è suggerita direttamente da un´annotazione autografa. Si è così giunti ad una nuova proposta editoriale, che mette in luce nuovi spunti di prassi esecutiva, inedite annotazioni autografe, usi notazionali problematici che nei precedenti studi ed edizioni (Brainard, 1959; Guglielmo, 1970; Farina, 1980) non erano stati ancora esaminati. I soli per violino non accompagnato nell´autografo padovano, sono sempre stati studiati come un unicum nella storia della musica europea, e, come tali, inconfrontabili con la grande tradizione nord europea (da Baltzar, Biber, Westhoff a Pisendel, Geminiani, Telemann, Roman, e, tra tutti, J. S. Bach). Il presente studio vuole colmare questo ´gap´ critico tra Tartini e la tradizione musicale nord europea, mettendo a fuoco la prima parte dell´autografo, dove ci sono 13 Soli con il basso. Per raggiungere tale risultato, si è considerata ogni possibile connessione tra i Soli accompagnati di Tartini e la coeva tradizione nord europea di accompagnamento del Solo. La prima connessione e più importante è il provato contatto tra Tartini e la corte di Federico il Grande, al quale egli inviò (via Francesco Algarotti) una collezione di Soli con un “basso per cerimonia”, oggi perduti, che per certo sono stati presi dall´autografo padovano (vedi: Lettera di Giuseppe Tartini al Sig. Conte Fr. Algarotti, Padova, 24 Febbraio 1750). Si sono prese in esame un buon numero di fonti sull´accompagnamento del Solo violinistico (C. P. E. Bach, Quantz, Löhlein, Kürzinger, Eisel, L. Mozart, etc…) al fine di individuare una sorta di milieu nord europeo che non fosse così lontano dalla maniera tartiniana (come riscontrata anche negli allievi diretti come Nardini, o negli allievi ´di seconda generazione´, come Campagnoli e Barbella). Questa sorta di “basso” era inteso come uno strumento melodico ad arco (probabilmente vicino alla cosiddetta “viola di spala (sic)”, “violoncello da spalla”, “basset[t]e”, o, come sinonimo, “violoncello”), e non come un basso continuo (per il clavicembalo). Questa particolare linea di basso fu usata da Tartini per accompagnare un violino (notato a corde doppie o singole), al fine di sperimentare nuovi effetti timbrici. Tutte le linee di basso nell´autografo padovano sono state analizzate, al fine di ottenere una mappa degli usi contrappuntistici tartiniani, per definire come usasse la linea del basso (continuo o seguente), in che modo cioè interpretasse l´interazione di questa con la parte violinistica. Padova, 31 gennaio 2013 Gregorio Carraro
31-gen-2013
Italiano
Tartini Autograph I-Pca 1888-1 Solo Sonatas Bass Ornamentation Padua Edition Music Le sonate dell' autografo padovano
DURANTE, SERGIO
ROMANI, VITTORIA
Università degli studi di Padova
425
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Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-172023