La ricerca indaga i processi di costruzione sociale delle appartenenze dei bambini e delle bambine a partire dalle loro narrazioni di artefatti e luoghi. Muovendo dai presupposti dei childhood studies (James, 2013b; Qvoturp, 2005; Mayall, 2002; James, Jenks, Prout, 1998; Corsaro, 1997; Prout, James, 1997), essa cerca innanzittutto di mostrare le capacità dei bambini di rielaborare le proprie biografie e appartenenze e di offrire rappresentazioni di esse che possono mettere in gioco le asimmetrie nei rapporti tra generazioni, generi e tra migranti/nativi. Per cogliere la costruzione processuale delle appartenenze, home è stato assunto come costrutto teorico guida. Le narrazioni attorno ad home sono state interpretate come racconti situati di appartenenza, costruiti attraverso un insieme di relazioni, pratiche, memorie, esperienze che hanno messo in luce le capacità di azione sociale del bambino nel costruire rappresentazioni di sé all’interno di mondi sociali multidimensionali e multisituati. Home è stato operativizzato in ogni fase della ricerca, durante la quale si è cercato costantemente di problematizzare la postura e i posizionamenti della ricercatrice, all’interno del contesto scolastico. Nella consapevolezza delle ineliminabili asimmetrie di potere, si è promossa la creazione di spazi partecipativi in cui home potesse emergere dal punto di vista dei bambini e la ricercatrice fosse in grado di riconoscerlo. Partendo dall’approccio “ogni oggetto racconta una storia” (Pahl, 2012), gli artefatti sono stati assunti come punto di partenza in grado di evocare relazioni, pratiche, esperienze, memorie vissute anche in altri tempi e luoghi e di offrire al ricercatore prospettive emiche sulla vita dei partecipanti (Pahl, 2012; Rowsell, 2011; Pahl, Rowsell, 2011; Pahl, Rowsell, 2010; Turkle, 2007; Bernardi et al., 2011). Con il fine di illuminare i processi, le strutture e gli orizzonti spaziali di home, i luoghi hanno rappresentato il secondo standpoint per la costruzione dei dati. La ricerca è stata condotta con 74 bambini e bambine frequentanti la classe IV e V di due scuole primarie situate in un contesto rurale (una piccola frazione di un paese in provincia di Vicenza) e in uno urbano (un quartiere di Padova). Seguendo un approccio a mosaico (Clark, Moss, 2001), all’interno di ciascuna classe è stato organizzato un laboratorio di 12 incontri della durata di due ore ciascuno. Durante gli incontri i bambini e le bambine hanno portato a scuola o disegnato i loro oggetti e scattato fotografie dei luoghi significativi per loro, raccontando le storie ad essi riferite sia nella forma scritta (individualmente) sia nella forma orale (nel piccolo gruppo). L’interpretazione delle narrazioni mette in luce diverse capacità di agency dei bambini narra-attori che, all’interno delle condizioni contingenti create dal contesto, sono riassumibili nella scelta di narrare, di come raccontare e di cosa raccontare. Nei racconti i bambini hanno descritto le strutture sociali e le risorse a loro disposizione per costruire le proprie biografie e i propri mondi. La scuola, la famiglia convivente, la famiglia allargata, e gli ambienti di crescita, sono stati rappresentati come strutture che controllano, limitano e influenzano i processi di costruzione delle loro soggettività. I risultati complessivi mostrano come tali strutture, rilette attraverso il costrutto guida e interpretate nell’intersezione tra generi, vissuti di mobilità e contesti di crescita, siano state rielaborate in racconti situati di appartenenza, ricomposti necessariamente dalla ricercatrice in diverse tipologie di home/homeland. La prima tipologia corrisponde a home come esperienze e pratiche di famiglia. La famiglia come struttura è stata agita, riprodotta, rifiutata, ri-composta dai bambini che, nei racconti, hanno restituito rappresentazioni di essa come famiglia convivente in casa, famiglia convivente in vacanza, famiglia allargata vicina e lontana, famiglia immaginata, trasformandola, attraverso processi di integrazione e di distinzione, in risorsa di appartenenza. All’interno di ogni figura di famiglia sono state individuate diverse rappresentazioni di sé del bambino, distinte soprattutto in relazione e nell’intersezione tra generi e differenti vissuti di mobilità. La seconda tipologia corrisponde a home come esperienze e relazioni di comunità. In essa, il vicinato e i suoi spazi istituzionalizzati, tra i quali la scuola, sono stati raccontati, manipolati, significati dai bambini. In home di comunità i bambini si sono rappresentati tra pari e tesi verso processi di individualizzazione, muovendosi in diversi orizzonti spaziali soprattutto in relazione al loro genere e contesto di crescita. Dalla sovrapposizione delle due tipologie di home è stato possibile individuare processi di radicamento nel territorio, nei suoi paesaggi e nella sua storia, descritti come racconti di homeland e rappresentati con processi analoghi, ma in orizzonti spaziali diversi da bambini nativi e bambini migranti. In sintesi, grazie all’adozione del costrutto multidimensionale home, operativizzato nella scelta di assumere artefatti e luoghi come punti di partenza, è stato possibile leggere le appartenenze come scelte soggettive dichiarate, co-costruite a partire dalla rielaborazione delle diverse risorse fornite ai bambini dalle strutture sociali preesistenti. La ricerca ha mostrato come i bambini narra-attori, restituiscano rappresentazioni multi-situate e multidimensionali di appartenenza che sono disposte lungo molteplici luoghi fisici e simbolici (forme di famiglia, di comunità, di luogo natale) e che possono, nell’intersezione tra generi, vissuti di mobilità e contesti di crescita, venir costruite attraverso processi simili o differenti. Essa ha messo in evidenza le capacità di bambini e bambine di costruire proprie immagini di home e homeland come territori del sé. I bambini sono capaci di confermare e di ridefinire i rapporti asimmetrici tra le appartenenze ascritte, che sono performate, ma anche processualmente agite e rielaborate sin dall’infanzia.

Sentirsi a casa. Bambini e bambine tra artefatti, luoghi e storie

STORATO, GIULIA
2016

Abstract

La ricerca indaga i processi di costruzione sociale delle appartenenze dei bambini e delle bambine a partire dalle loro narrazioni di artefatti e luoghi. Muovendo dai presupposti dei childhood studies (James, 2013b; Qvoturp, 2005; Mayall, 2002; James, Jenks, Prout, 1998; Corsaro, 1997; Prout, James, 1997), essa cerca innanzittutto di mostrare le capacità dei bambini di rielaborare le proprie biografie e appartenenze e di offrire rappresentazioni di esse che possono mettere in gioco le asimmetrie nei rapporti tra generazioni, generi e tra migranti/nativi. Per cogliere la costruzione processuale delle appartenenze, home è stato assunto come costrutto teorico guida. Le narrazioni attorno ad home sono state interpretate come racconti situati di appartenenza, costruiti attraverso un insieme di relazioni, pratiche, memorie, esperienze che hanno messo in luce le capacità di azione sociale del bambino nel costruire rappresentazioni di sé all’interno di mondi sociali multidimensionali e multisituati. Home è stato operativizzato in ogni fase della ricerca, durante la quale si è cercato costantemente di problematizzare la postura e i posizionamenti della ricercatrice, all’interno del contesto scolastico. Nella consapevolezza delle ineliminabili asimmetrie di potere, si è promossa la creazione di spazi partecipativi in cui home potesse emergere dal punto di vista dei bambini e la ricercatrice fosse in grado di riconoscerlo. Partendo dall’approccio “ogni oggetto racconta una storia” (Pahl, 2012), gli artefatti sono stati assunti come punto di partenza in grado di evocare relazioni, pratiche, esperienze, memorie vissute anche in altri tempi e luoghi e di offrire al ricercatore prospettive emiche sulla vita dei partecipanti (Pahl, 2012; Rowsell, 2011; Pahl, Rowsell, 2011; Pahl, Rowsell, 2010; Turkle, 2007; Bernardi et al., 2011). Con il fine di illuminare i processi, le strutture e gli orizzonti spaziali di home, i luoghi hanno rappresentato il secondo standpoint per la costruzione dei dati. La ricerca è stata condotta con 74 bambini e bambine frequentanti la classe IV e V di due scuole primarie situate in un contesto rurale (una piccola frazione di un paese in provincia di Vicenza) e in uno urbano (un quartiere di Padova). Seguendo un approccio a mosaico (Clark, Moss, 2001), all’interno di ciascuna classe è stato organizzato un laboratorio di 12 incontri della durata di due ore ciascuno. Durante gli incontri i bambini e le bambine hanno portato a scuola o disegnato i loro oggetti e scattato fotografie dei luoghi significativi per loro, raccontando le storie ad essi riferite sia nella forma scritta (individualmente) sia nella forma orale (nel piccolo gruppo). L’interpretazione delle narrazioni mette in luce diverse capacità di agency dei bambini narra-attori che, all’interno delle condizioni contingenti create dal contesto, sono riassumibili nella scelta di narrare, di come raccontare e di cosa raccontare. Nei racconti i bambini hanno descritto le strutture sociali e le risorse a loro disposizione per costruire le proprie biografie e i propri mondi. La scuola, la famiglia convivente, la famiglia allargata, e gli ambienti di crescita, sono stati rappresentati come strutture che controllano, limitano e influenzano i processi di costruzione delle loro soggettività. I risultati complessivi mostrano come tali strutture, rilette attraverso il costrutto guida e interpretate nell’intersezione tra generi, vissuti di mobilità e contesti di crescita, siano state rielaborate in racconti situati di appartenenza, ricomposti necessariamente dalla ricercatrice in diverse tipologie di home/homeland. La prima tipologia corrisponde a home come esperienze e pratiche di famiglia. La famiglia come struttura è stata agita, riprodotta, rifiutata, ri-composta dai bambini che, nei racconti, hanno restituito rappresentazioni di essa come famiglia convivente in casa, famiglia convivente in vacanza, famiglia allargata vicina e lontana, famiglia immaginata, trasformandola, attraverso processi di integrazione e di distinzione, in risorsa di appartenenza. All’interno di ogni figura di famiglia sono state individuate diverse rappresentazioni di sé del bambino, distinte soprattutto in relazione e nell’intersezione tra generi e differenti vissuti di mobilità. La seconda tipologia corrisponde a home come esperienze e relazioni di comunità. In essa, il vicinato e i suoi spazi istituzionalizzati, tra i quali la scuola, sono stati raccontati, manipolati, significati dai bambini. In home di comunità i bambini si sono rappresentati tra pari e tesi verso processi di individualizzazione, muovendosi in diversi orizzonti spaziali soprattutto in relazione al loro genere e contesto di crescita. Dalla sovrapposizione delle due tipologie di home è stato possibile individuare processi di radicamento nel territorio, nei suoi paesaggi e nella sua storia, descritti come racconti di homeland e rappresentati con processi analoghi, ma in orizzonti spaziali diversi da bambini nativi e bambini migranti. In sintesi, grazie all’adozione del costrutto multidimensionale home, operativizzato nella scelta di assumere artefatti e luoghi come punti di partenza, è stato possibile leggere le appartenenze come scelte soggettive dichiarate, co-costruite a partire dalla rielaborazione delle diverse risorse fornite ai bambini dalle strutture sociali preesistenti. La ricerca ha mostrato come i bambini narra-attori, restituiscano rappresentazioni multi-situate e multidimensionali di appartenenza che sono disposte lungo molteplici luoghi fisici e simbolici (forme di famiglia, di comunità, di luogo natale) e che possono, nell’intersezione tra generi, vissuti di mobilità e contesti di crescita, venir costruite attraverso processi simili o differenti. Essa ha messo in evidenza le capacità di bambini e bambine di costruire proprie immagini di home e homeland come territori del sé. I bambini sono capaci di confermare e di ridefinire i rapporti asimmetrici tra le appartenenze ascritte, che sono performate, ma anche processualmente agite e rielaborate sin dall’infanzia.
29-lug-2016
Italiano
bambini, appartenenze, home, artefatti, luoghi, children, belongings, home, artefacts, places
BIMBI, FRANCA
SAMBIN, MARCO
Università degli studi di Padova
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Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-172536