Nonostante una nostra caratteristica intrinseca sia quella di poter controllare e regolare il proprio comportamento, a volte agiamo in modo impulsivo (Hofmann et al., 2009). Un’azione impulsiva può derivare da processi inibitori deficitari uniti a forti impulsi ad agire: infatti, se di solito gli impulsi vengono tenuti a bada da un’efficiente capacità inibitoria, quando questa fallisce, il risultato può essere la messa in atto di comportamenti impulsivi (Bari e Robbins, 2013). Ad oggi, numerose evidenze riportano una chiara associazione tra impulsività e sviluppo di comportamenti maladattivi, come l’abuso di sostanze (Kale et al., 2018; Hogart, 2011). Recentemente, sulla base dell’ipotesi che dipendenze da sostanze e iperalimentazione condividano un substrato comune (Dawe and Loxton, 2004), alcuni ricercatori hanno ipotizzato che i tratti impulsivi che predispongono alle dipendenze, siano anche coinvolti nel discontrollo nei confronti del cibo (binge eating). Diverse ricerche hanno fornito un preliminare supporto a questa ipotesi, riportando una maggiore impulsività in individui affetti da obesità o disturbi alimentari, soprattutto quando presenti episodi di abbuffate (Waxman, 2009). Purtroppo però lo studio di persone con disturbi conclamati del peso o dell’alimentazione può fornire limitate informazioni sul motivo per cui alcune persone tendono a perdere il controllo nei confronti del cibo. Non si chiarisce cioè il ruolo dell’impulsività: è un tratto pre-estistente e di rischio per lo sviluppo delle abbuffate o è invece la risultante del perpetuarsi di questi comportamenti? Il presente elaborato intende mettere in luce il ruolo dell’impulsività alla base del binge eating. Nella prima parte, partendo dallo stato dell’arte, il Capitolo 1 si concentra sulla definizione delle diverse componenti dell’impulsività e sulle loro basi neurobiologiche. Seguendo la stessa struttura, il Capitolo 2 presenta alcuni studi che indagano l’impulsività e i suoi correlati in relazione al comportamento alimentare. Grazie all’analisi della letteratura, ho evidenziato la necessità di un’indagine del ruolo di diverse componenti dell’impulsività in individui sani, con episodi di binge eating. In particolare, visto l’impatto di disturbi alimentari e del peso sui processi cognitivi e neurobiologici (Horstmann et al., 2015; Smith et al., 2011; van den Akker et al., 2014), ho deciso di condurre lo studio considerando persone normopeso con episodi di binge eating, per comprendere il ruolo dell’impulsività come caratteristica alla base di questo comportamento, indipendentemente dalla presenza di disturbi alimentari o del peso. Inoltre, considerato che il termine impulsività racchiude in sé varie componenti, sottese da diversi substrati neurobiologici (Dalley e Robbins, 2017), ho scelto di indagare questo costrutto usando molteplici misure (questionari, compiti comportamentali, e tecniche di neuroimmagine), nella stessa popolazione, al fine di comprende il contributo di ogni dimensione nella caratterizzazione del binge eating. La parte sperimentale della tesi si compone di quattro studi, nei quali, confrontando due gruppi di persone con e senza episodi di binge eating, ho esplorato i seguenti aspetti: • Impulsività di tratto, tramite questionari autosomministrati (Cap. 3) • Capacità di inibizione della risposta motoria nei confronti del cibo, attraverso: Go/No-Go, GNG (Cap. 4) e Stop Signal Task, SST (Cap. 5) • Attività cerebrale durante l’esecuzione di GNG e SST (task-based fMRI study; Cap. 4-5) • Connettività funzionale a riposo (resting-state fMRI study; Cap. 6) • Morfometria cerebrale (Voxel-based Morphometry study; Cap. 7) In conclusione, il Capitolo 8, sulla base del cappello teorico introduttivo e dei risultati degli esperimenti, propone una discussione generale dei risultati e le loro implicazioni per future ricerche in questo campo.
The impulsive brain: new insights into the neural correlates of binge eating in normal weight population
OLIVA, ROSSELLA
2018
Abstract
Nonostante una nostra caratteristica intrinseca sia quella di poter controllare e regolare il proprio comportamento, a volte agiamo in modo impulsivo (Hofmann et al., 2009). Un’azione impulsiva può derivare da processi inibitori deficitari uniti a forti impulsi ad agire: infatti, se di solito gli impulsi vengono tenuti a bada da un’efficiente capacità inibitoria, quando questa fallisce, il risultato può essere la messa in atto di comportamenti impulsivi (Bari e Robbins, 2013). Ad oggi, numerose evidenze riportano una chiara associazione tra impulsività e sviluppo di comportamenti maladattivi, come l’abuso di sostanze (Kale et al., 2018; Hogart, 2011). Recentemente, sulla base dell’ipotesi che dipendenze da sostanze e iperalimentazione condividano un substrato comune (Dawe and Loxton, 2004), alcuni ricercatori hanno ipotizzato che i tratti impulsivi che predispongono alle dipendenze, siano anche coinvolti nel discontrollo nei confronti del cibo (binge eating). Diverse ricerche hanno fornito un preliminare supporto a questa ipotesi, riportando una maggiore impulsività in individui affetti da obesità o disturbi alimentari, soprattutto quando presenti episodi di abbuffate (Waxman, 2009). Purtroppo però lo studio di persone con disturbi conclamati del peso o dell’alimentazione può fornire limitate informazioni sul motivo per cui alcune persone tendono a perdere il controllo nei confronti del cibo. Non si chiarisce cioè il ruolo dell’impulsività: è un tratto pre-estistente e di rischio per lo sviluppo delle abbuffate o è invece la risultante del perpetuarsi di questi comportamenti? Il presente elaborato intende mettere in luce il ruolo dell’impulsività alla base del binge eating. Nella prima parte, partendo dallo stato dell’arte, il Capitolo 1 si concentra sulla definizione delle diverse componenti dell’impulsività e sulle loro basi neurobiologiche. Seguendo la stessa struttura, il Capitolo 2 presenta alcuni studi che indagano l’impulsività e i suoi correlati in relazione al comportamento alimentare. Grazie all’analisi della letteratura, ho evidenziato la necessità di un’indagine del ruolo di diverse componenti dell’impulsività in individui sani, con episodi di binge eating. In particolare, visto l’impatto di disturbi alimentari e del peso sui processi cognitivi e neurobiologici (Horstmann et al., 2015; Smith et al., 2011; van den Akker et al., 2014), ho deciso di condurre lo studio considerando persone normopeso con episodi di binge eating, per comprendere il ruolo dell’impulsività come caratteristica alla base di questo comportamento, indipendentemente dalla presenza di disturbi alimentari o del peso. Inoltre, considerato che il termine impulsività racchiude in sé varie componenti, sottese da diversi substrati neurobiologici (Dalley e Robbins, 2017), ho scelto di indagare questo costrutto usando molteplici misure (questionari, compiti comportamentali, e tecniche di neuroimmagine), nella stessa popolazione, al fine di comprende il contributo di ogni dimensione nella caratterizzazione del binge eating. La parte sperimentale della tesi si compone di quattro studi, nei quali, confrontando due gruppi di persone con e senza episodi di binge eating, ho esplorato i seguenti aspetti: • Impulsività di tratto, tramite questionari autosomministrati (Cap. 3) • Capacità di inibizione della risposta motoria nei confronti del cibo, attraverso: Go/No-Go, GNG (Cap. 4) e Stop Signal Task, SST (Cap. 5) • Attività cerebrale durante l’esecuzione di GNG e SST (task-based fMRI study; Cap. 4-5) • Connettività funzionale a riposo (resting-state fMRI study; Cap. 6) • Morfometria cerebrale (Voxel-based Morphometry study; Cap. 7) In conclusione, il Capitolo 8, sulla base del cappello teorico introduttivo e dei risultati degli esperimenti, propone una discussione generale dei risultati e le loro implicazioni per future ricerche in questo campo.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/172992
URN:NBN:IT:UNIPD-172992