Il presente progetto di ricerca si concentrerà su due questioni di rilevanza morale: la natura dell’esperienza morale degli morali ed un possibile giustificazione del concetto di supererogatorio. Anche se, ad uno stadio preliminare, queste due questioni non sembrano essere in relazione, diventerà chiaro in secondo momento come esse siano entrambe espressioni di quella complessità tipica dell’ambito morale. Come punto di partenza, seguirò l’approccio della fenomenologia morale come viene definita da Maurice Mandelbaum. Tale studio fenomenologico è quindi inteso come l’analisi, dalla prospettiva della prima persona, di cosa voglia dire fare una data azione. A questo proposito, l’esperienza morale dell’agente appare multiforme ed eterogenea. Ad un livello normativo, la miglior teoria che permette di affrontare e comprendere tale complessità sembra essere il pluralismo morale. In particolare, distinguerò due tipologie di pluralismo: un pluralismo metodologico (che riguarda i diversi modi di ragionare moralmente) ed un pluralismo assiologico (che riguarda i diversi valori a cui diamo una rilevanza assoluta). Queste due interpretazioni rappresentano due modi di comprendere la moralità in virtù della sua essenziale complessità. Come tale, l’approccio della complessità morale si fonda sul riconoscimento della struttura variegata della morale. A questo proposito, analizzerò la posizione di Charles Larmore come espressa nel suo Strutture di complessità morale. La sua identificazione di diversi principi morali egualmente validi, non solo spiegherà qualcosa di essenziale riguardo all’esperienza morale, ma diventerà particolarmente funzionale quando, nell’ultimo capitolo, farò riferimento alla sua teoria per la giustificazione degli atti supererogatori. Il supererogatorio, come evidenzierò, è un concetto morale che si fonda sull’esistenza dei diversi livelli della morale e sulle molteplici modalità di conseguire il bene. In questo modo, una chiara distinzione tra il Giusto ed il Bene fornirà lo spazio teorico per questa categoria di atti. Definirò tale operazione la necessità della complessità, ovvero, il bisogno di una struttura teorica a più livelli che ricordi la distinzione tra precetti e consigli che ha dato vita al concetto nella tradizione cristiana. Cercherò di dimostrare come la perdita di complessità morale è la prima causa delle difficoltà teoriche che le principali teorie moniste (in particolare utilitarismo ed etica kantiana) si trovano a fronteggiare nella giustificazione degli atti supererogatori. Questi approcci teorici, infatti, tendono ad essere anti-supererogazionisti per un motivo ben chiaro. Quando il livello del Giusto ed il livello del Bene si fondono nella stessa categoria, non resta alcun modo diretto di rendere conto degli atti moralmente buoni che vanno oltre il senso del dovere. Credo che l’adozione di un sistema pluralista risolverà il così detto problema del supererogatorio, ristabilendo una chiara distinzione tra le due facce della morale: il deontico e l’assiologico. Da qui il motivo per cui, nel capitolo finale, introdurrò la Multiple Sources Dynamics come una possibile spiegazione, ad un livello normativo, di come si diano le azioni supererogatorie. Un sistema che garantisca molteplici fonti del bene ha gli strumenti per fondare le nostre obbligazioni morali e, allo stesso tempo, per vedere e perseguire beni di altro genere che stanno oltre il livello degli obblighi. In questo lavoro il pluralismo morale viene inteso come una sorta di inferenza alla miglior spiegazione di diverse questioni moralmente rilevanti. Questa affermazione verrà giustificata evidenziando come il pluralismo morale possa spiegare perché la nostra esperienza morale è essenzialmente complessa (fino al punto di fronteggiare reali dilemmi morali) e dimostrando come si possa fornire una giustificazione soddisfacente del concetto di supererogatorio. Se queste due questioni (che a questo punto si danno come direttamente relazionate) sono verificate come valide, l’adozione di un sistema pluralista sarà considerata come l’opzione preferibile tra i vari sistemi normativi.
Only Through Moral Complexity: The Case of Supererogation
GRIGOLETTO, SIMONE
2016
Abstract
Il presente progetto di ricerca si concentrerà su due questioni di rilevanza morale: la natura dell’esperienza morale degli morali ed un possibile giustificazione del concetto di supererogatorio. Anche se, ad uno stadio preliminare, queste due questioni non sembrano essere in relazione, diventerà chiaro in secondo momento come esse siano entrambe espressioni di quella complessità tipica dell’ambito morale. Come punto di partenza, seguirò l’approccio della fenomenologia morale come viene definita da Maurice Mandelbaum. Tale studio fenomenologico è quindi inteso come l’analisi, dalla prospettiva della prima persona, di cosa voglia dire fare una data azione. A questo proposito, l’esperienza morale dell’agente appare multiforme ed eterogenea. Ad un livello normativo, la miglior teoria che permette di affrontare e comprendere tale complessità sembra essere il pluralismo morale. In particolare, distinguerò due tipologie di pluralismo: un pluralismo metodologico (che riguarda i diversi modi di ragionare moralmente) ed un pluralismo assiologico (che riguarda i diversi valori a cui diamo una rilevanza assoluta). Queste due interpretazioni rappresentano due modi di comprendere la moralità in virtù della sua essenziale complessità. Come tale, l’approccio della complessità morale si fonda sul riconoscimento della struttura variegata della morale. A questo proposito, analizzerò la posizione di Charles Larmore come espressa nel suo Strutture di complessità morale. La sua identificazione di diversi principi morali egualmente validi, non solo spiegherà qualcosa di essenziale riguardo all’esperienza morale, ma diventerà particolarmente funzionale quando, nell’ultimo capitolo, farò riferimento alla sua teoria per la giustificazione degli atti supererogatori. Il supererogatorio, come evidenzierò, è un concetto morale che si fonda sull’esistenza dei diversi livelli della morale e sulle molteplici modalità di conseguire il bene. In questo modo, una chiara distinzione tra il Giusto ed il Bene fornirà lo spazio teorico per questa categoria di atti. Definirò tale operazione la necessità della complessità, ovvero, il bisogno di una struttura teorica a più livelli che ricordi la distinzione tra precetti e consigli che ha dato vita al concetto nella tradizione cristiana. Cercherò di dimostrare come la perdita di complessità morale è la prima causa delle difficoltà teoriche che le principali teorie moniste (in particolare utilitarismo ed etica kantiana) si trovano a fronteggiare nella giustificazione degli atti supererogatori. Questi approcci teorici, infatti, tendono ad essere anti-supererogazionisti per un motivo ben chiaro. Quando il livello del Giusto ed il livello del Bene si fondono nella stessa categoria, non resta alcun modo diretto di rendere conto degli atti moralmente buoni che vanno oltre il senso del dovere. Credo che l’adozione di un sistema pluralista risolverà il così detto problema del supererogatorio, ristabilendo una chiara distinzione tra le due facce della morale: il deontico e l’assiologico. Da qui il motivo per cui, nel capitolo finale, introdurrò la Multiple Sources Dynamics come una possibile spiegazione, ad un livello normativo, di come si diano le azioni supererogatorie. Un sistema che garantisca molteplici fonti del bene ha gli strumenti per fondare le nostre obbligazioni morali e, allo stesso tempo, per vedere e perseguire beni di altro genere che stanno oltre il livello degli obblighi. In questo lavoro il pluralismo morale viene inteso come una sorta di inferenza alla miglior spiegazione di diverse questioni moralmente rilevanti. Questa affermazione verrà giustificata evidenziando come il pluralismo morale possa spiegare perché la nostra esperienza morale è essenzialmente complessa (fino al punto di fronteggiare reali dilemmi morali) e dimostrando come si possa fornire una giustificazione soddisfacente del concetto di supererogatorio. Se queste due questioni (che a questo punto si danno come direttamente relazionate) sono verificate come valide, l’adozione di un sistema pluralista sarà considerata come l’opzione preferibile tra i vari sistemi normativi.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/173158
URN:NBN:IT:UNIPD-173158