La proposta di Hilary Putnam di estendere l'ambito di applicazione della sua famosa teoria semantica esternista a termini artefattuali (ad esempio, "matita", "sedia", "televisione", ecc.) e sociali (ad esempio "pediatra", "università", ecc.) ha aperto un dibattito in corso, che è l'obiettivo principale e la base del presente lavoro. Al contrario, la stessa teoria semantica applicata alle parole per specie e sostanze naturali (ad esempio "acqua", "oro", "tigre", ecc.) é diventato molto popolare e ampiamente adottato, in quanto sembra dare una spiegazione convincente di come funziona la semantica di questi termini. La prima parte del presente lavoro è dedicata a un duplice scopo: da una parte, intendo sostenere che l'argomento di Putnam sulla semantica dei termini gentili e sociali (artificiali) fallisce nel suo obiettivo; dall'altra, - sulla base delle considerazioni tratte da questa analisi - sottolineo che neppure le posizioni principali che caratterizzano il dibattito di cui sopra non sono riuscite nel loro intento. Nella seconda parte, mi concentro sull'osservare che le critiche dell'Esternismo sorgono già in merito ad alcuni dei casi di solito creduti non problematici. A questo proposito sostengo che tutti i problemi dell'esternismo semantico di Putnam - applicati non solo alle parole artefattuali e sociali, ma anche a quelle di genere naturale - sono una conseguenza del fatto che Putnam basa (implicitamente) il suo approccio semantico su una visione iper-realista della modalità. Un tale approccio modale incontra notoriamente diversi problemi. Per aggirare questi problemi, Amie Thomasson propone un approccio alternativo alla modalità: il Normativismo Modale. Dimostro quindi che l'adozione di un tale approccio normativista ci obbliga ad abbandonare l'esternismo di Putnam e ad abbracciare una teoria ibrida di riferimento. Tale teoria del riferimento, combinata con il Normativismo Modale - intendo mostrare - non solo supera le semantiche debolezze dell'Esternismo di Putnam, ma rende conto anche di quei casi controversi che emergono dal dibattito, così come di quelli citati dagli avversari della visione semantica di Putnam in generale. Questi approcci alternativi combinati costituiscono, dunque, una relazione più sostenibile e attraente della semantica dei nostri termini di genere naturale, artefattuale e sociale. Nell'ambito della prospettiva che qui sostengo i dibattiti su termini artefattuali e sociali, tanto quanto in generale qielli sui casi controversi che l'esternismo ha difficoltà a spiegare, possono essere visti - suggerisco - come negoziazioni metalinguistiche. Grazie a questa nozione - avanzata da Tim Sundell e David Plunkett e ripresa da Thomasson - si ha l'ulteriore vantaggio di rendere conto dell'importanza del dibattito, pur mantenendo i vantaggi di un approccio deflazionista.
On the semantics of artifactual and social kind terms
OLIVERO, IRENE
2017
Abstract
La proposta di Hilary Putnam di estendere l'ambito di applicazione della sua famosa teoria semantica esternista a termini artefattuali (ad esempio, "matita", "sedia", "televisione", ecc.) e sociali (ad esempio "pediatra", "università", ecc.) ha aperto un dibattito in corso, che è l'obiettivo principale e la base del presente lavoro. Al contrario, la stessa teoria semantica applicata alle parole per specie e sostanze naturali (ad esempio "acqua", "oro", "tigre", ecc.) é diventato molto popolare e ampiamente adottato, in quanto sembra dare una spiegazione convincente di come funziona la semantica di questi termini. La prima parte del presente lavoro è dedicata a un duplice scopo: da una parte, intendo sostenere che l'argomento di Putnam sulla semantica dei termini gentili e sociali (artificiali) fallisce nel suo obiettivo; dall'altra, - sulla base delle considerazioni tratte da questa analisi - sottolineo che neppure le posizioni principali che caratterizzano il dibattito di cui sopra non sono riuscite nel loro intento. Nella seconda parte, mi concentro sull'osservare che le critiche dell'Esternismo sorgono già in merito ad alcuni dei casi di solito creduti non problematici. A questo proposito sostengo che tutti i problemi dell'esternismo semantico di Putnam - applicati non solo alle parole artefattuali e sociali, ma anche a quelle di genere naturale - sono una conseguenza del fatto che Putnam basa (implicitamente) il suo approccio semantico su una visione iper-realista della modalità. Un tale approccio modale incontra notoriamente diversi problemi. Per aggirare questi problemi, Amie Thomasson propone un approccio alternativo alla modalità: il Normativismo Modale. Dimostro quindi che l'adozione di un tale approccio normativista ci obbliga ad abbandonare l'esternismo di Putnam e ad abbracciare una teoria ibrida di riferimento. Tale teoria del riferimento, combinata con il Normativismo Modale - intendo mostrare - non solo supera le semantiche debolezze dell'Esternismo di Putnam, ma rende conto anche di quei casi controversi che emergono dal dibattito, così come di quelli citati dagli avversari della visione semantica di Putnam in generale. Questi approcci alternativi combinati costituiscono, dunque, una relazione più sostenibile e attraente della semantica dei nostri termini di genere naturale, artefattuale e sociale. Nell'ambito della prospettiva che qui sostengo i dibattiti su termini artefattuali e sociali, tanto quanto in generale qielli sui casi controversi che l'esternismo ha difficoltà a spiegare, possono essere visti - suggerisco - come negoziazioni metalinguistiche. Grazie a questa nozione - avanzata da Tim Sundell e David Plunkett e ripresa da Thomasson - si ha l'ulteriore vantaggio di rendere conto dell'importanza del dibattito, pur mantenendo i vantaggi di un approccio deflazionista.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/173408
URN:NBN:IT:UNIPD-173408