I Poemi conviviali rappresentano un momento estremamente significativo della produzione poetica del Pascoli: da un lato, infatti, risulta evidente la loro vicinanza al vasto settore della produzione accademica e saggistica dell’autore, dall’altro lato, quando si guardi alle differenti raccolte poetiche pascoliane, parrà di rilievo la posizione mediana assunta dai Conviviali entro i due ambiti della lirica italiana e latina. La specificità del rapporto che i Poemi intrattengono con l’“antico” è l’aspetto che da subito e senza quasi soluzione di continuità risultò centrale nella ricezione del libro: nello scarto tra il “racconto” tramandato dai tempi più remoti e il “racconto” che ci propone il Pascoli sta l’innovazione e la conquista di questa poesia che ripercorre la classicità e i suoi miti fondativi portando a una sostanziale ridefinizione di essi e sancendo, in ultima analisi, una sostanziale irrecuperabilità del mito, con un approccio che presenta tratti affatto differenti da quelli di due autori coevi quali il Carducci e D’Annunzio, rivelando piuttosto consonanze significative con i traguardi poetico-filosofici del Leopardi. A dispetto della centralità di cui sopra, i Conviviali non ebbero una fortuna né immediata né assoluta: nella prima parte del presente lavoro si delineeranno gli sviluppi e le vicende della critica pascoliana pertinente, evidenziando le analisi più interessanti e le chiavi interpretative più valide ai fini dell’esegesi del testo. Quindi, nella seconda parte, l’approccio al volume dei Conviviali intende illustrare taluni almeno dei connotati peculiari della raccolta, sulla scorta degli strumenti messi a punto nella prima parte ed arricchiti dalla ricca bibliografia critica oramai disponibile, oltre che valendosi di cursori, ma significativi, attraversamenti delle carte autografe in ordine alla messa in evidenza delle complesse dinamiche compositive soggiacenti ai testi.
Sul Pascoli "greco". I "Poemi Conviviali" fra storia della critica ed esegesi del testo
PELLEGRINI, MATTEO
2011
Abstract
I Poemi conviviali rappresentano un momento estremamente significativo della produzione poetica del Pascoli: da un lato, infatti, risulta evidente la loro vicinanza al vasto settore della produzione accademica e saggistica dell’autore, dall’altro lato, quando si guardi alle differenti raccolte poetiche pascoliane, parrà di rilievo la posizione mediana assunta dai Conviviali entro i due ambiti della lirica italiana e latina. La specificità del rapporto che i Poemi intrattengono con l’“antico” è l’aspetto che da subito e senza quasi soluzione di continuità risultò centrale nella ricezione del libro: nello scarto tra il “racconto” tramandato dai tempi più remoti e il “racconto” che ci propone il Pascoli sta l’innovazione e la conquista di questa poesia che ripercorre la classicità e i suoi miti fondativi portando a una sostanziale ridefinizione di essi e sancendo, in ultima analisi, una sostanziale irrecuperabilità del mito, con un approccio che presenta tratti affatto differenti da quelli di due autori coevi quali il Carducci e D’Annunzio, rivelando piuttosto consonanze significative con i traguardi poetico-filosofici del Leopardi. A dispetto della centralità di cui sopra, i Conviviali non ebbero una fortuna né immediata né assoluta: nella prima parte del presente lavoro si delineeranno gli sviluppi e le vicende della critica pascoliana pertinente, evidenziando le analisi più interessanti e le chiavi interpretative più valide ai fini dell’esegesi del testo. Quindi, nella seconda parte, l’approccio al volume dei Conviviali intende illustrare taluni almeno dei connotati peculiari della raccolta, sulla scorta degli strumenti messi a punto nella prima parte ed arricchiti dalla ricca bibliografia critica oramai disponibile, oltre che valendosi di cursori, ma significativi, attraversamenti delle carte autografe in ordine alla messa in evidenza delle complesse dinamiche compositive soggiacenti ai testi.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/173414
URN:NBN:IT:UNIPD-173414