Un corretto funzionamento del processamento uditivo necessità di una sincronizzazione tra corteccia uditiva ed altre unità corticali e subcorticali, e di elaborare molti tipi di informazioni differenti. Il normale sviluppo della connettività tra sistema uditivo a altre funzioni neurocognitive è strettaemente legato all’esperienza uditiva del soggetto. In questo senso la deprivazione uditiva rende impossibile un corretto sviluppo. Scopo del lavoro è stato valutare da un punto di vista elettrofisiologico l’attività corticale in pazienti con impianto cocleare. Il campione dello studio è costituito da trenta pazienti portatori di impianto cocleare (IC), dei quali 24 con un’ipoacusia preverbale e 6 postverbale. I soggetti preverbali sono stati suddivisi in tre gruppi, sulla base di due parametri, età di impianto e tempo di utilizzo del dispositivo: gruppo A – impianto precoce e lungo utilizzo; gruppo B – impianto tardivo e lungo utilizzo; gruppo C – impianto tardivo e breve periodo di utilizzo. I pazienti postverbali costituiscono il gruppo D. Ciascun gruppo di pazienti è stato confrontato con un gruppo di soggetti normoacusici, comparabile per età. Ogni soggetto è stato sottoposto a registrazione dei potenziali evento-correlati e a registrazione elettroencefalografica. Tutti i dati sono stati analizzati mediante l’utilizzo del software Loreta (Low Resolution Electromagnetic Tomography). Le latenze dei potenziali registrati sono risultati complessivamente maggiori nei pazienti rispetto ai controlli. Per quanto riguarda l’attivazione delle sorgenti corticali durante l’elicitazione dei potenziali, tutti i controlli hanno mostrato un’attivazione corticale definita e rilevante, in corrispondenza delle aree frontali e del cingolato, sia per quanto riguarda la N200 che per la P300. Un’attivazione corticale simile si è riscontrata solo nei pazienti appartenenti al gruppo A, e in misura minore a quelli del gruppo B, mentre i pazienti del gruppo C hanno mostrato un’attivazione corticale molto bassa, e senza un pattern ciclico. Nei pazienti postverbali del gruppo D invece non sono state riscontrate differenze di attivazione rispetto ai relativi controlli. In una seconda fase dello studio è stata valutata la connettività funzionale, mediante analisi dei dati EEG, in due differenti condizioni: stato di veglia rilassata e stato di attivazione. Sono stati analizzati il Default mode network, il precuneo, la corteccia visiva. Anche in questo caso il gruppo A di pazienti non ha mostrato differenze con i controlli, in termini di connettività. I pazienti del gruppo B, e ancora di più quelli del gruppo C, hanno mostrato valori più alti di connettività, specialmente per quanto riguarda lo stato di attivazione. Anche in questa analisi i pazienti del gruppo D non hanno mostrato differenze rispetto ai controlli. L’impianto cocleare crea una nuova modalità uditiva nei pazienti preverbali, permettendo la creazione di un network funzionale che richiede del tempo per formarsi, e che coinvolge aree implicate in attività di tipo sensoriale e cognitivo. Fondamentale per un miglioramento in termini audiologici e neurofisiologici è risultato il parametro di durata di utilizzo dell’impianto cocleare. Nei pazienti postverbali invece l’impianto cocleare va a ripristinare un network corticale già formato prima dell’insorgenza dell’ipoacusia.
Restoration of auditory network after Cochlear Implant: A P300 and EEG study using LORETA (Low resolution brain electromagnetic tomography)
GHELLER, FLAVIA
2018
Abstract
Un corretto funzionamento del processamento uditivo necessità di una sincronizzazione tra corteccia uditiva ed altre unità corticali e subcorticali, e di elaborare molti tipi di informazioni differenti. Il normale sviluppo della connettività tra sistema uditivo a altre funzioni neurocognitive è strettaemente legato all’esperienza uditiva del soggetto. In questo senso la deprivazione uditiva rende impossibile un corretto sviluppo. Scopo del lavoro è stato valutare da un punto di vista elettrofisiologico l’attività corticale in pazienti con impianto cocleare. Il campione dello studio è costituito da trenta pazienti portatori di impianto cocleare (IC), dei quali 24 con un’ipoacusia preverbale e 6 postverbale. I soggetti preverbali sono stati suddivisi in tre gruppi, sulla base di due parametri, età di impianto e tempo di utilizzo del dispositivo: gruppo A – impianto precoce e lungo utilizzo; gruppo B – impianto tardivo e lungo utilizzo; gruppo C – impianto tardivo e breve periodo di utilizzo. I pazienti postverbali costituiscono il gruppo D. Ciascun gruppo di pazienti è stato confrontato con un gruppo di soggetti normoacusici, comparabile per età. Ogni soggetto è stato sottoposto a registrazione dei potenziali evento-correlati e a registrazione elettroencefalografica. Tutti i dati sono stati analizzati mediante l’utilizzo del software Loreta (Low Resolution Electromagnetic Tomography). Le latenze dei potenziali registrati sono risultati complessivamente maggiori nei pazienti rispetto ai controlli. Per quanto riguarda l’attivazione delle sorgenti corticali durante l’elicitazione dei potenziali, tutti i controlli hanno mostrato un’attivazione corticale definita e rilevante, in corrispondenza delle aree frontali e del cingolato, sia per quanto riguarda la N200 che per la P300. Un’attivazione corticale simile si è riscontrata solo nei pazienti appartenenti al gruppo A, e in misura minore a quelli del gruppo B, mentre i pazienti del gruppo C hanno mostrato un’attivazione corticale molto bassa, e senza un pattern ciclico. Nei pazienti postverbali del gruppo D invece non sono state riscontrate differenze di attivazione rispetto ai relativi controlli. In una seconda fase dello studio è stata valutata la connettività funzionale, mediante analisi dei dati EEG, in due differenti condizioni: stato di veglia rilassata e stato di attivazione. Sono stati analizzati il Default mode network, il precuneo, la corteccia visiva. Anche in questo caso il gruppo A di pazienti non ha mostrato differenze con i controlli, in termini di connettività. I pazienti del gruppo B, e ancora di più quelli del gruppo C, hanno mostrato valori più alti di connettività, specialmente per quanto riguarda lo stato di attivazione. Anche in questa analisi i pazienti del gruppo D non hanno mostrato differenze rispetto ai controlli. L’impianto cocleare crea una nuova modalità uditiva nei pazienti preverbali, permettendo la creazione di un network funzionale che richiede del tempo per formarsi, e che coinvolge aree implicate in attività di tipo sensoriale e cognitivo. Fondamentale per un miglioramento in termini audiologici e neurofisiologici è risultato il parametro di durata di utilizzo dell’impianto cocleare. Nei pazienti postverbali invece l’impianto cocleare va a ripristinare un network corticale già formato prima dell’insorgenza dell’ipoacusia.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/173618
URN:NBN:IT:UNIPD-173618