Le traduzioni italiane di Padri e figli (Otcy i deti) di Ivan S. Turgenev Il lavoro di ricerca ha per oggetto le traduzioni italiane del romanzo russo Padri e figli (titolo originale Otcy i deti) di Ivan Sergeevič Turgenev, romanzo scritto tra il 1860 e il 1861 e pubblicato nel marzo del 1862 sulla rivista «Russkij vestnik», («Messaggero russo»). Sono state reperire venti versioni italiane, che si distribuiscono su un periodo di centoventicinque anni. La prima infatti uscì a Milano nel 1879, mentre la più recente è stata pubblicata il 28 luglio 2004 come supplemento al quotidiano «La Repubblica». Lo studio si articola in due parti, precedute da una Introduzione. Alla prima parte (capp. I e II) è affidato il compito di inquadrare e delimitare l’oggetto della ricerca. Mentre il cap. I propone una breve presentazione del romanzo e delle prime traduzioni in lingue occidentali (francese, tedesco e inglese), il cap. II passa in rassegna le venti versioni italiane, presentate in ordine cronologico e messe a confronto tra di loro e con il testo russo. L’obiettivo è da un lato quello di definire il corpus da studiare, eliminando plagi, riassunti e traduzioni svolte a partire da una versione francese o tedesca del romanzo invece che dall’originale russo, dall’altro quello di fornire una descrizione complessiva di ciascun testo. La seconda parte (capp. III – XI) è dedicata allo studio delle varianti di traduzione italiana. Lo studio delle varianti si esplica a due livelli, interlinguistico, ovvero del rapporto tra il testo di partenza e i testi di arrivo, e intralinguistico, ovvero del confronto tra le varianti italiane. Al primo livello appartengono questioni riguardanti l’interpretazione del testo russo nei suoi aspetti lessicali e morfosintattici. Il secondo livello interessa invece più propriamente la storia linguistica e la grammatica dell’italiano. Le varianti di traduzione tuttavia sono legate non solo a differenze, e a volte ad errori, nell’interpretazione del testo di partenza e al contesto storico-linguistico nel quale si muovono i loro autori, ma dipendono altresì e soprattutto dall’idea di traduzione propria ad ogni singolo traduttore e dall’obiettivo che egli (o lei) si prefigge. Se l’obiettivo è quello di avvicinare il più possibile il lettore italiano all’universo linguistico e culturale del testo di origine, il traduttore tenderà infatti ad «estraniare» (foreignize) il testo italiano, ad esempio accogliendo nella sua versione un alto numero di prestiti; se viceversa l’obiettivo è quello di avvicinare il testo originale alla lingua e alla cultura dei lettori del testo tradotto, il traduttore preferirà «addomesticare» (domesticate) il testo russo, sia nella dimensione linguistica e culturale sia in quella temporale. I capp. III-VI sono dedicati ad aspetti fonomorfologici e lessicali. Nel cap. III sono studiati i sistemi di traslitterazione dall’alfabeto cirillico russo all’alfabeto latino, ricostruiti attraverso un confronto tra le varianti di prestiti mantenuti nella loro forma integrale e di nomi propri. I capp. IV e V mettono a confronto e discutono le diverse modalità di trattamento dei prestiti e dei nomi propri (antroponimi, toponimi, titoli di libri e giornali), che possono essere mantenuti integralmente, oppure parzialmente, cioè adattati ai sistemi fonologico e morfologico dell’italiano, o infine tradotti in italiano. Il cap. VI è dedicato al lessico. In questa sede vengono studiate le varianti di traduzione di oltre settanta parole russe, prevalentemente sostantivi, appartenenti a settori del lessico della vita quotidiana e della natura, quali l’abbigliamento, l’abitazione, l’alimentazione, gli animali, le piante e le malattie. Nei capp. VII e VIII sono messe a confronto le varianti di traduzione di un certo numero di proverbi e modi di dire russi, complessivamente venticinque. Nella traduzione di proverbi e modi di dire forse più che in altri settori si pone il problema della «fedeltà» della traduzione e dell’impossibilità per il traduttore di «dire la stessa cosa» in un’altra lingua, perché tradurre verbum e verbo spesso non porta affatto a sensum exprimere de sensu. Qui si intrecciano questioni legate sia al rapporto tra significante e significato, sia alle diverse funzioni del testo (in primis comunicativa e poetica), sia infine al rapporto tra lingua e cultura e più in generale tra lingua e Weltanschauung. I capp. IX-XI affrontano problemi di morfosintassi. Nel cap. IX sono studiate le varianti di traduzione dei pronomi personali soggetto anaforici e deittici, mentre i capp. X e XI sono dedicati alle varianti di traduzione di alcuni tempi e modi verbali, rispettivamente nelle parti narrative del romanzo e nei dialoghi. Nel cap. X, partendo dalla distinzione di Weinrich tra mondo narrato (erzählte Welt) e mondo commentato (besprochene Welt), viene studiato il rapporto tra tempi narrativi e tempi commentativi, evidenziando sia le diverse modalità con le quali tali rapporti vengono espressi in russo e in italiano, sia le diverse soluzioni adottate dai traduttori. Il cap. XI è infine dedicato ai verbi nei dialoghi e prende in considerazione le varianti di traduzione del futuro russo, con un futuro oppure un presente italiano, l’uso del passato prossimo come tempo narrativo in concorrenza con il passato remoto, l’uso dell’indicativo al posto del congiuntivo dopo i verbi di opinione e in alcuni altri tipi di frasi secondarie. Il lavoro è corredato da grafici che propongono un’analisi quantitativa dei fenomeni più rilevanti e permettono di seguirne l’evoluzione nel tempo e completato da un’ Appendice nella quale sono presentate, autore per autore, tutte le varianti.
Le traduzioni italiane di "Padri e figli" (Otcy i deti) di Ivan S. Turgenev
DE NICOLAO, BARBARA
2006
Abstract
Le traduzioni italiane di Padri e figli (Otcy i deti) di Ivan S. Turgenev Il lavoro di ricerca ha per oggetto le traduzioni italiane del romanzo russo Padri e figli (titolo originale Otcy i deti) di Ivan Sergeevič Turgenev, romanzo scritto tra il 1860 e il 1861 e pubblicato nel marzo del 1862 sulla rivista «Russkij vestnik», («Messaggero russo»). Sono state reperire venti versioni italiane, che si distribuiscono su un periodo di centoventicinque anni. La prima infatti uscì a Milano nel 1879, mentre la più recente è stata pubblicata il 28 luglio 2004 come supplemento al quotidiano «La Repubblica». Lo studio si articola in due parti, precedute da una Introduzione. Alla prima parte (capp. I e II) è affidato il compito di inquadrare e delimitare l’oggetto della ricerca. Mentre il cap. I propone una breve presentazione del romanzo e delle prime traduzioni in lingue occidentali (francese, tedesco e inglese), il cap. II passa in rassegna le venti versioni italiane, presentate in ordine cronologico e messe a confronto tra di loro e con il testo russo. L’obiettivo è da un lato quello di definire il corpus da studiare, eliminando plagi, riassunti e traduzioni svolte a partire da una versione francese o tedesca del romanzo invece che dall’originale russo, dall’altro quello di fornire una descrizione complessiva di ciascun testo. La seconda parte (capp. III – XI) è dedicata allo studio delle varianti di traduzione italiana. Lo studio delle varianti si esplica a due livelli, interlinguistico, ovvero del rapporto tra il testo di partenza e i testi di arrivo, e intralinguistico, ovvero del confronto tra le varianti italiane. Al primo livello appartengono questioni riguardanti l’interpretazione del testo russo nei suoi aspetti lessicali e morfosintattici. Il secondo livello interessa invece più propriamente la storia linguistica e la grammatica dell’italiano. Le varianti di traduzione tuttavia sono legate non solo a differenze, e a volte ad errori, nell’interpretazione del testo di partenza e al contesto storico-linguistico nel quale si muovono i loro autori, ma dipendono altresì e soprattutto dall’idea di traduzione propria ad ogni singolo traduttore e dall’obiettivo che egli (o lei) si prefigge. Se l’obiettivo è quello di avvicinare il più possibile il lettore italiano all’universo linguistico e culturale del testo di origine, il traduttore tenderà infatti ad «estraniare» (foreignize) il testo italiano, ad esempio accogliendo nella sua versione un alto numero di prestiti; se viceversa l’obiettivo è quello di avvicinare il testo originale alla lingua e alla cultura dei lettori del testo tradotto, il traduttore preferirà «addomesticare» (domesticate) il testo russo, sia nella dimensione linguistica e culturale sia in quella temporale. I capp. III-VI sono dedicati ad aspetti fonomorfologici e lessicali. Nel cap. III sono studiati i sistemi di traslitterazione dall’alfabeto cirillico russo all’alfabeto latino, ricostruiti attraverso un confronto tra le varianti di prestiti mantenuti nella loro forma integrale e di nomi propri. I capp. IV e V mettono a confronto e discutono le diverse modalità di trattamento dei prestiti e dei nomi propri (antroponimi, toponimi, titoli di libri e giornali), che possono essere mantenuti integralmente, oppure parzialmente, cioè adattati ai sistemi fonologico e morfologico dell’italiano, o infine tradotti in italiano. Il cap. VI è dedicato al lessico. In questa sede vengono studiate le varianti di traduzione di oltre settanta parole russe, prevalentemente sostantivi, appartenenti a settori del lessico della vita quotidiana e della natura, quali l’abbigliamento, l’abitazione, l’alimentazione, gli animali, le piante e le malattie. Nei capp. VII e VIII sono messe a confronto le varianti di traduzione di un certo numero di proverbi e modi di dire russi, complessivamente venticinque. Nella traduzione di proverbi e modi di dire forse più che in altri settori si pone il problema della «fedeltà» della traduzione e dell’impossibilità per il traduttore di «dire la stessa cosa» in un’altra lingua, perché tradurre verbum e verbo spesso non porta affatto a sensum exprimere de sensu. Qui si intrecciano questioni legate sia al rapporto tra significante e significato, sia alle diverse funzioni del testo (in primis comunicativa e poetica), sia infine al rapporto tra lingua e cultura e più in generale tra lingua e Weltanschauung. I capp. IX-XI affrontano problemi di morfosintassi. Nel cap. IX sono studiate le varianti di traduzione dei pronomi personali soggetto anaforici e deittici, mentre i capp. X e XI sono dedicati alle varianti di traduzione di alcuni tempi e modi verbali, rispettivamente nelle parti narrative del romanzo e nei dialoghi. Nel cap. X, partendo dalla distinzione di Weinrich tra mondo narrato (erzählte Welt) e mondo commentato (besprochene Welt), viene studiato il rapporto tra tempi narrativi e tempi commentativi, evidenziando sia le diverse modalità con le quali tali rapporti vengono espressi in russo e in italiano, sia le diverse soluzioni adottate dai traduttori. Il cap. XI è infine dedicato ai verbi nei dialoghi e prende in considerazione le varianti di traduzione del futuro russo, con un futuro oppure un presente italiano, l’uso del passato prossimo come tempo narrativo in concorrenza con il passato remoto, l’uso dell’indicativo al posto del congiuntivo dopo i verbi di opinione e in alcuni altri tipi di frasi secondarie. Il lavoro è corredato da grafici che propongono un’analisi quantitativa dei fenomeni più rilevanti e permettono di seguirne l’evoluzione nel tempo e completato da un’ Appendice nella quale sono presentate, autore per autore, tutte le varianti.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/173776
URN:NBN:IT:UNIPD-173776