L’obiettivo di questa tesi è quello di indagare il ruolo dei volti e dei non volti nell’orientamento dell’attenzione visuo-spaziale, sia nei bambini che negli adulti. L’orientamento dell’attenzione visiva e il processamento del volto sono due temi che, separatamente, hanno una lunga tradizione di ricerca. Meno estesa è la letteratura che ha provato a collegare le due aree, per verificare se gli stimoli volti, per i quali siamo propensi a prestare attenzione fin dalla nascita, possano influenzare l’orientamento dell’attenzione visiva, quando confrontati con stimoli non volti. Considerando che i volti negli adulti sono processati da un specifico sistema anatomico e funzionale, che diventa progressivamente specializzato in conseguenza di una crescente esperienza, lo scopo della tesi è confrontare la performance di soggetti adulti e di bambini di diverse età. In particolare, l’ipotesi riguarda il fatto che, dato un diverso grado di esperienza con i volti nell’infanzia e nell’età adulta, diverso sia il gradi di influenza di questi stimoli sull’orientamento dell’attenzione visiva. Sulla base di queste considerazioni, la mia tesi inizia con tre capitoli teorici: il Capitolo 1 descrive i meccanismi di orientamento visivo ed i modi per studiarli negli adulti; il Capitolo 2 si riferisce allo sviluppo dell’orientamento visivo nell’infanzia, unitamente alla maturazione dei substrati neurali che sottostanno ai suoi meccanismi, e ai compiti comportamentali che si presume siano connessi a tali substrati; il Capitolo 3 descrive il processamento dei volti sia negli adulti che nei bambini in accordo ad una prospettiva dipendente dall’esperienza. Successivamente, nella seconda parte della tesi descrivo due studi tesi ad indagare il ruolo di stimoli volti e non volti nell’influenzare l’orientamento dell’attenzione, attraverso due effetti attentivi già dimostrati sia negli adulti che nei bambini. Ad adulti e bambini sono stati somministrati gli stessi paradigmi sperimentali ed i loro movimenti oculari sono stati registrati tramite un sistema di inseguimento dei movimenti oculari (ASL). In particolare nello Studio 1 (Capitolo 4) si è indagata la modulazione dell’effetto di inibizione di ritorno da parte di stimoli sociali, a discapito di stimoli non sociali, in adulti e in bambini di 4 e 7 mesi di vita. L’inibizione di ritorno si riferisce ad un bias a riportare l’attenzione verso uno stimolo visivo che compare in una posizione già esplorata. Ho ipotizzato che un volto dritto (stimolo sociale) che compariva in una posizione spaziale già esplorata, dato il suo valore biologico, poteva sottrarsi all’etichettatura spaziale, quando confrontato con un volto invertito e con una casa (stimoli non sociali). I risultati confermano un generale effetto di modulazione dell’effetto di inibizione di ritorno, che varia in base alle diverse età testate. Nello Studio 2 (Capitolo 5) si è utilizzato l’effetto gap, con l’obiettivo di verificare se il disancoraggio dell’attenzione potesse essere modulato dagli stimoli sociali a discapito di quelli non sociali, in adulti e bambini di 4 e 7 mesi di vita. L’effetto gap consiste in una riduzione delle latenze di disancoraggio verso target periferici, quando il punto di fissazione scompare un certo intervallo di tempo prima della comparsa del target (trial gap), rispetto a quando sia il punto di fissazione che il target periferico restano entrambi sul monitor (trial overlap). Ho ipotizzato (Studio 2a) che le latenze di disancoraggio sarebbero state influenzate dalla presenza di un volto dritto (stimolo sociale) come punto di fissazione o target periferico più di un volto invertito o di un non volto (stimoli non sociali). Inoltre, ho ipotizzato (Studio 2b) che le latenze di disancoraggio sarebbero state influenzate dalla presenza di espressioni emotive (stimoli sociali) come punti di fissazione o target periferici più di un non volto (stimolo non sociale). I risultati sembrano confermare un generale modulazione del disancoraggio dell’attenzione solo nei trial overlap da parte degli stimoli sociali, ma questa modulazione varia in base alle diverse età testate. Globalmente i dati confermano una modulazione dell’orientamento dell’attenzione da parte della natura degli stimoli utilizzati, ma, come ipotizzato, dato un diverso grado di esperienza con i volti nell’infanzia e nell’età adulta, diverso è il gradi di influenza di questi stimoli sull’orientamento

How face perception and visual orienting interact: a comparison between infants and adults

GHIRARDI, VALENTINA
2013

Abstract

L’obiettivo di questa tesi è quello di indagare il ruolo dei volti e dei non volti nell’orientamento dell’attenzione visuo-spaziale, sia nei bambini che negli adulti. L’orientamento dell’attenzione visiva e il processamento del volto sono due temi che, separatamente, hanno una lunga tradizione di ricerca. Meno estesa è la letteratura che ha provato a collegare le due aree, per verificare se gli stimoli volti, per i quali siamo propensi a prestare attenzione fin dalla nascita, possano influenzare l’orientamento dell’attenzione visiva, quando confrontati con stimoli non volti. Considerando che i volti negli adulti sono processati da un specifico sistema anatomico e funzionale, che diventa progressivamente specializzato in conseguenza di una crescente esperienza, lo scopo della tesi è confrontare la performance di soggetti adulti e di bambini di diverse età. In particolare, l’ipotesi riguarda il fatto che, dato un diverso grado di esperienza con i volti nell’infanzia e nell’età adulta, diverso sia il gradi di influenza di questi stimoli sull’orientamento dell’attenzione visiva. Sulla base di queste considerazioni, la mia tesi inizia con tre capitoli teorici: il Capitolo 1 descrive i meccanismi di orientamento visivo ed i modi per studiarli negli adulti; il Capitolo 2 si riferisce allo sviluppo dell’orientamento visivo nell’infanzia, unitamente alla maturazione dei substrati neurali che sottostanno ai suoi meccanismi, e ai compiti comportamentali che si presume siano connessi a tali substrati; il Capitolo 3 descrive il processamento dei volti sia negli adulti che nei bambini in accordo ad una prospettiva dipendente dall’esperienza. Successivamente, nella seconda parte della tesi descrivo due studi tesi ad indagare il ruolo di stimoli volti e non volti nell’influenzare l’orientamento dell’attenzione, attraverso due effetti attentivi già dimostrati sia negli adulti che nei bambini. Ad adulti e bambini sono stati somministrati gli stessi paradigmi sperimentali ed i loro movimenti oculari sono stati registrati tramite un sistema di inseguimento dei movimenti oculari (ASL). In particolare nello Studio 1 (Capitolo 4) si è indagata la modulazione dell’effetto di inibizione di ritorno da parte di stimoli sociali, a discapito di stimoli non sociali, in adulti e in bambini di 4 e 7 mesi di vita. L’inibizione di ritorno si riferisce ad un bias a riportare l’attenzione verso uno stimolo visivo che compare in una posizione già esplorata. Ho ipotizzato che un volto dritto (stimolo sociale) che compariva in una posizione spaziale già esplorata, dato il suo valore biologico, poteva sottrarsi all’etichettatura spaziale, quando confrontato con un volto invertito e con una casa (stimoli non sociali). I risultati confermano un generale effetto di modulazione dell’effetto di inibizione di ritorno, che varia in base alle diverse età testate. Nello Studio 2 (Capitolo 5) si è utilizzato l’effetto gap, con l’obiettivo di verificare se il disancoraggio dell’attenzione potesse essere modulato dagli stimoli sociali a discapito di quelli non sociali, in adulti e bambini di 4 e 7 mesi di vita. L’effetto gap consiste in una riduzione delle latenze di disancoraggio verso target periferici, quando il punto di fissazione scompare un certo intervallo di tempo prima della comparsa del target (trial gap), rispetto a quando sia il punto di fissazione che il target periferico restano entrambi sul monitor (trial overlap). Ho ipotizzato (Studio 2a) che le latenze di disancoraggio sarebbero state influenzate dalla presenza di un volto dritto (stimolo sociale) come punto di fissazione o target periferico più di un volto invertito o di un non volto (stimoli non sociali). Inoltre, ho ipotizzato (Studio 2b) che le latenze di disancoraggio sarebbero state influenzate dalla presenza di espressioni emotive (stimoli sociali) come punti di fissazione o target periferici più di un non volto (stimolo non sociale). I risultati sembrano confermare un generale modulazione del disancoraggio dell’attenzione solo nei trial overlap da parte degli stimoli sociali, ma questa modulazione varia in base alle diverse età testate. Globalmente i dati confermano una modulazione dell’orientamento dell’attenzione da parte della natura degli stimoli utilizzati, ma, come ipotizzato, dato un diverso grado di esperienza con i volti nell’infanzia e nell’età adulta, diverso è il gradi di influenza di questi stimoli sull’orientamento
29-gen-2013
Inglese
orientamento dell'attenzione visuo-spaziale; stimoli sociali; processamento del volto; inibizione di ritorno; gap-overlap; eye-tracker; bambini di pochi mesi; adulti/ orienting of visuo-spatial attention; social stimuli; face processing; inhibition of return; gap-overlap; eye-tracker; infants; adults
SIMION, FRANCESCA
CASCO, CLARA
Università degli studi di Padova
151
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/173901
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-173901