All’origine di questa ricerca di dottorato c’era l’esigenza di analizzare nel dettaglio le strutture e la distribuzione degli impianti in un territorio naturalmente predisposto a questo tipo di produzioni. La fase preparatoria della ricerca ha riguardato lo studio delle fonti classiche, medievali e rinascimentali inerenti l’argomento trattato; a questo studio è stata affiancata la ricerca etnografica, al fine di avere un punto di riferimento anche per quanto concerne l’organizzazione della produzione. La prima parte della tesi riguarda essenzialmente le strutture e i resti individuati nel territorio della decima regio. Sono state analizate nel dettaglio le cave di approvvigionamento della materia prima; in particolare ne sono state riconosciute di tre diversi tipi: di collina, di pianura e di fiume. Per quanto riguarda le prime, in questo territorio non ne sono state scoperte, anche se la posizione di numerosi siti, in prossimità di zone pedemontane ricche di depositi di argilla, fa pensare che le cave di collina fossero comuni. Numerose sono invece le cave di pianura, ne sono state censite quindici di cui la maggior parte poste in aree extraurbane di bassa pianura; sono poche le aree estrattive indagate archeologicamente, la maggior parte sono state riconosciute tramite lo studio di foto aeree che hanno consentito di valutare l’organizzazione razionale delle fosse. Infine le cave di fiume sono rispetto alle altre difficilmente individuabili poiché collocate in aree golenali, soggette quindi all’esondazione dei fiumi; al momento ne è stata identificata solo una, ma dovevano essere sfruttate comunemente dagli impianti posti lungo i fiumi di montagna. Nei siti della decima regio sono state individuate anche numerose vasche per la preparazione degli impasti poste prevalentemente all’aperto. Questi bacini per la lavorazione di ceramica e di laterizi sono fra loro strutturalmente simili, tuttavia le vasche nei centri di lavorazione della ceramica erano utilizzate nel processo di decantazione, mentre quelle per la preparazione dei laterizi erano utilizzate per mescolare e impastare l’argilla con l’acqua. Le aree dei torni non sono state individuate e solo in due casi è stata proposta una localizzazione per le stesse. Gli essiccatoi invece in ambito urbano dovevano occupare spazi polifunzionali, da qui la difficoltà nel riconoscerli; mentre negli impianti di grandi dimensioni sono pochi i casi in cui sono state individuate grandi tettoie coperte. Più numerose sono poi le attestazioni di fornaci, per le quali si coglie un’evoluzione, nelle forme e dimensioni delle strutture periurbane, avvenuta tra la metà del I secolo a.C. e la metà del I d.C.; tale evoluzione sembra essere stata dettata dall’esigenza di avere strutture più capienti. Le fornaci extraurbane di grandi dimensioni rientrano pienamente nella tipologia proposta dalla Cuomo di Caprio ed erano spesso destinate a produzioni miste. Sono stati individuati cinque siti in buono stato di conservazione di cui si poteva ricostruire il percorso lavorativo dell’argilla. È emerso che il lavoro era organizzato con aree scoperte destinate all’accumulo delle materie prime, alle vasche di preparazione degli impasti e per la viabilità interna (in alcuni casi anche per le fornaci); e con aree coperte riservate alle fasi di modellazione, essiccamento e cottura. Infine dal punto di vista topografico sono documentate diverse concentrazioni di siti: com’era prevedibile la maggior parte degli impianti è posta nella bassa pianura, ricca di suoli limoso-argillosi, adatti soprattutto alla produzione di laterizi, e solcata da una fitta rete di fiumi navigabili che garantivano il facile commercio dei prodotti. Minori testimonianze sono state individuate in alta pianura e nel pedemonte, dove i siti erano collocati in prossimità delle aree di cava e lungo gli assi stradali. Infine poche sono le attestazioni di siti produttivi montani: si tratta di piccoli impianti dediti alla produzione di ceramica e laterizi; tali siti sono posti lungo le valli fluviali come quella dell’Adige, valli percorse anche dalle arterie stradali.

Impianti di produzione ceramica e laterizia in epoca romana: analisi morfologica delle strutture e relazioni territoriali nella decima regio.

MONDIN, CRISTINA
2010

Abstract

All’origine di questa ricerca di dottorato c’era l’esigenza di analizzare nel dettaglio le strutture e la distribuzione degli impianti in un territorio naturalmente predisposto a questo tipo di produzioni. La fase preparatoria della ricerca ha riguardato lo studio delle fonti classiche, medievali e rinascimentali inerenti l’argomento trattato; a questo studio è stata affiancata la ricerca etnografica, al fine di avere un punto di riferimento anche per quanto concerne l’organizzazione della produzione. La prima parte della tesi riguarda essenzialmente le strutture e i resti individuati nel territorio della decima regio. Sono state analizate nel dettaglio le cave di approvvigionamento della materia prima; in particolare ne sono state riconosciute di tre diversi tipi: di collina, di pianura e di fiume. Per quanto riguarda le prime, in questo territorio non ne sono state scoperte, anche se la posizione di numerosi siti, in prossimità di zone pedemontane ricche di depositi di argilla, fa pensare che le cave di collina fossero comuni. Numerose sono invece le cave di pianura, ne sono state censite quindici di cui la maggior parte poste in aree extraurbane di bassa pianura; sono poche le aree estrattive indagate archeologicamente, la maggior parte sono state riconosciute tramite lo studio di foto aeree che hanno consentito di valutare l’organizzazione razionale delle fosse. Infine le cave di fiume sono rispetto alle altre difficilmente individuabili poiché collocate in aree golenali, soggette quindi all’esondazione dei fiumi; al momento ne è stata identificata solo una, ma dovevano essere sfruttate comunemente dagli impianti posti lungo i fiumi di montagna. Nei siti della decima regio sono state individuate anche numerose vasche per la preparazione degli impasti poste prevalentemente all’aperto. Questi bacini per la lavorazione di ceramica e di laterizi sono fra loro strutturalmente simili, tuttavia le vasche nei centri di lavorazione della ceramica erano utilizzate nel processo di decantazione, mentre quelle per la preparazione dei laterizi erano utilizzate per mescolare e impastare l’argilla con l’acqua. Le aree dei torni non sono state individuate e solo in due casi è stata proposta una localizzazione per le stesse. Gli essiccatoi invece in ambito urbano dovevano occupare spazi polifunzionali, da qui la difficoltà nel riconoscerli; mentre negli impianti di grandi dimensioni sono pochi i casi in cui sono state individuate grandi tettoie coperte. Più numerose sono poi le attestazioni di fornaci, per le quali si coglie un’evoluzione, nelle forme e dimensioni delle strutture periurbane, avvenuta tra la metà del I secolo a.C. e la metà del I d.C.; tale evoluzione sembra essere stata dettata dall’esigenza di avere strutture più capienti. Le fornaci extraurbane di grandi dimensioni rientrano pienamente nella tipologia proposta dalla Cuomo di Caprio ed erano spesso destinate a produzioni miste. Sono stati individuati cinque siti in buono stato di conservazione di cui si poteva ricostruire il percorso lavorativo dell’argilla. È emerso che il lavoro era organizzato con aree scoperte destinate all’accumulo delle materie prime, alle vasche di preparazione degli impasti e per la viabilità interna (in alcuni casi anche per le fornaci); e con aree coperte riservate alle fasi di modellazione, essiccamento e cottura. Infine dal punto di vista topografico sono documentate diverse concentrazioni di siti: com’era prevedibile la maggior parte degli impianti è posta nella bassa pianura, ricca di suoli limoso-argillosi, adatti soprattutto alla produzione di laterizi, e solcata da una fitta rete di fiumi navigabili che garantivano il facile commercio dei prodotti. Minori testimonianze sono state individuate in alta pianura e nel pedemonte, dove i siti erano collocati in prossimità delle aree di cava e lungo gli assi stradali. Infine poche sono le attestazioni di siti produttivi montani: si tratta di piccoli impianti dediti alla produzione di ceramica e laterizi; tali siti sono posti lungo le valli fluviali come quella dell’Adige, valli percorse anche dalle arterie stradali.
28-gen-2010
Italiano
Impianti produttivi, epoca romana
Università degli studi di Padova
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/173942
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-173942