Riassunto Il presente lavoro, pur concentrandosi innanzitutto sulla questione del processo d'integrazione in Africa, è dedicato alla problematica del sistema di sicurezza collettiva regionale attualmente messa in opera nel continente africano, nell’ambito dell’Unione Africana. Per quanto riguarda il processo d’integrazione africano, un’analisi approfondita e puntuale dimostra che il continente "culla" dell’umanità, dopo circa 50 anni dall' indipendenza, è ancora alla ricerca della propria unità. Il processo d’integrazione in atto nel continente rappresenta, infatti, il perseguimento del concetto panafricano. Nato nel continente americano, il panafricanismo è tornato in Africa alla ricerca di maggiori fonti d’inspirazione e, soprattutto, della propria nobiltà. Quest'ultimo rimane un movimento il cui ideale era quello di raggruppare, di creare la solidarietà tra i popoli africani e di condurli alla liberazione dal giogo coloniale. Così, in seguito ad un compromesso storico tra sostenitori e avversari di un’organizzazione panafricana, nacque a Addis Abeba, in Etiopia, il 15 maggio 1963, l’Organizzazione dell’Unità Africana (OUA). Inizialmente concepita per realizzare l’unità africana, l’OUA non era un’organizzazione dell’unità, né, sia nei testi che nei fatti, uno strumento finalizzato all’ideale panafricano, ma, piuttosto, un’organizzazione finalizzata alla lotta contro il colonialismo. E ciò era chiaro sin dall'inizio perché tale organizzazione promuoveva, quali propri principi cardinali, il rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale di ogni Stato membro. Si trattava dunque di un’organizzazione di Stati sovrani in seno alla quale era presente una volontà di cooperazione e di solidarietà senza che vi fosse alcuna volontà reale d’unificazione, né di abbandono della sovranità di ciascuno Stato membro. L’Organizzazione non ha, pertanto, prodotto grossi risultati relativamente all’integrazione dell’Africa e i risultati deludenti in tal senso si devono ascrivere all’assenza di una reale volontà politica e al rifiuto di abbandono delle sovranità statali, delle disparità culturali, dell’ineguale sviluppo e, infine, alla permanenza dei conflitti. Considerando obsoleta la Carta dell’OUA, giacché "sacralizza" le frontiere ereditate dalla colonizzazione, la guida della rivoluzione libica Muammar Gheddafi, invitò gli altri capi di Stato ad una revisione della Carta dell’OUA in modo da adattarla alle esigenze del nuovo millennio e al fine di realizzare, il prima possibile, l’integrazione africana. Secondo Gheddafi occorreva attuare una trasformazione dell’OUA in “Stati Uniti d’Africa”. Pur partendo dalla Carta di Addis Abeba, l’Atto Costitutivo dell’Unione Africana che subentrò a quella dell’OUA, ha comportato un vasto e profondo aggiornamento degli obiettivi e delle sfide, sforzandosi di prendere in considerazione tutti gli aspetti e tutte le dimensioni che si collegano al processo di costruzione continentale. Così si nota una sorta di distacco e di serenità che l’Africa manifesta nell’apprezzare la propria storia, e nel considerare le proprie relazioni internazionali le quali sono da sempre caratterizzate da continue forme di dominazione che minacciano il benessere del continente la cui stabilità rimane tutt’oggi la sfida maggiore dell’Organizzazione. Ne discende che, senza ignorare o sottovalutare l'importanza delle relazioni internazionali, l’Organizzazione ritiene che l’essenziale del lavoro da svolgere sia concentrato all’interno del continente e che occorra avere uno "sguardo" endogeno e introspettivo al fine di meglio individuare gli ostacoli che si oppongono alla strategia d’integrazione del continente specificamente adottata. L’Unione Africana inaugura una nuova dimensione relativamente al mantenimento della pace e della sicurezza regionale, rimettendo in discussione la norma vestfaliana del non-intervento negli affari interni degli Stati. Tale norma fu recepita a Addis Abeba nel 1963 e rappresentò, insieme al rispetto della sovranità degli Stati, all’intangibilità delle frontiere, all’anticolonialismo e al non allineamento, uno dei principi fondamentali dell’ordine internazionale africano. La rivalutazione del paradigma di sicurezza di Addis Abeba, attraverso, non solo l’enfasi sulla salvaguardia della pace tra Stati, ma anche al loro interno, si iscrive in un’agenda realistica della costruzione della sicurezza e costituisce una prova per difetto dell’inefficacia degli approcci idealisti preconizzati dall’OUA. Le risposte africane alle sfide della pace e della sicurezza nel nuovo contesto dell'UA sono elaborate tenendo conto delle trasformazioni profonde che caratterizzano la sicurezza nazionale e internazionale. L’agenda della sicurezza richiede un rinnovo ed un'espansione delle frontiere della pace e della sicurezza collettiva. Per raggiungere tale obiettivo di pace e di sicurezza nel continente africano e conformarsi ai principi su cui intende basarsi, l’Unione Africana si è dotata di nuovi strumenti giuridici e istituzionali. I primi appaiono nell’Atto Costitutivo dell'UA e, i secondi, hanno comportato la creazione di un organo decisionale e operativo volto alla gestione e alla risoluzione dei conflitti, denominato Consiglio di Pace e di Sicurezza. Le innovazioni dell’Organizzazione che marcano la distanza dall’OUA sono dunque evidenti sulla carta, ma la loro effettività dipenderà dalla loro interpretazione e, soprattutto, dalla loro applicazione. Tra queste innovazioni, vale la pena evidenziare la possibilità d’imporre delle sanzioni agli Stati membri in caso di colpi di stato o in caso di mancato rispetto delle decisioni e politiche dell’UA, il capovolgimento del principio vestfaliano della non ingerenza negli affari interni degli Stati operato attraverso il riconoscimento del diritto d’intervento riconosciuto all’Unione. Si deve però precisare che, anche se i suindicati progressi appaiono scontati sul piano fattuale, l'effettività degli stessi è ancora da verificare. Nonostante tutti questi sforzi, l’affermazione di uno dei padri fondatori dell’OUA, l’imperatore Hailé Sélassié, secondo cui “il futuro di questo continente sta prima di tutto in un’unità politica, ma gli ostacoli da superare sono molti e difficili”, rimane attuale. Infatti, il sistema di sicurezza collettiva dell’UA, nonostante la sua affidabilità non è esente da debolezze, tra cui, si evidenziano, il limitato margine di manovra dell’Organizzazione che dipende dalla volontà politica dei capi di Stati africani, nonché la carenza di autonomia operativa, ciò che lega l’Organizzazione all’Unione Europea. A tali elementi si aggiungono il carattere evanescente o sfumato dell’obiettivo finale dell' Unione Africana (natura, potere e mandato), la forma e il modello di federazione degli Stati del continente, nonché la situazione delle forze armate africane. Il sistema intrattiene però una stretta collaborazione con le Nazioni Unite, a cui spetta per primis la responsabilità della pace e della sicurezza internazionali, e con l’Unione Europea che rimane il principale sostenitore dell’Organizzazione soprattutto per quanto riguarda la sicurezza. Léon Dié Kassabo

LE SYSTEME AFRICAIN DE SECURITE COLLECTIVE REGIONALE A L'ERE DE L'UNION AFRICAINE

KASSABO, LEON DIE
2009

Abstract

Riassunto Il presente lavoro, pur concentrandosi innanzitutto sulla questione del processo d'integrazione in Africa, è dedicato alla problematica del sistema di sicurezza collettiva regionale attualmente messa in opera nel continente africano, nell’ambito dell’Unione Africana. Per quanto riguarda il processo d’integrazione africano, un’analisi approfondita e puntuale dimostra che il continente "culla" dell’umanità, dopo circa 50 anni dall' indipendenza, è ancora alla ricerca della propria unità. Il processo d’integrazione in atto nel continente rappresenta, infatti, il perseguimento del concetto panafricano. Nato nel continente americano, il panafricanismo è tornato in Africa alla ricerca di maggiori fonti d’inspirazione e, soprattutto, della propria nobiltà. Quest'ultimo rimane un movimento il cui ideale era quello di raggruppare, di creare la solidarietà tra i popoli africani e di condurli alla liberazione dal giogo coloniale. Così, in seguito ad un compromesso storico tra sostenitori e avversari di un’organizzazione panafricana, nacque a Addis Abeba, in Etiopia, il 15 maggio 1963, l’Organizzazione dell’Unità Africana (OUA). Inizialmente concepita per realizzare l’unità africana, l’OUA non era un’organizzazione dell’unità, né, sia nei testi che nei fatti, uno strumento finalizzato all’ideale panafricano, ma, piuttosto, un’organizzazione finalizzata alla lotta contro il colonialismo. E ciò era chiaro sin dall'inizio perché tale organizzazione promuoveva, quali propri principi cardinali, il rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale di ogni Stato membro. Si trattava dunque di un’organizzazione di Stati sovrani in seno alla quale era presente una volontà di cooperazione e di solidarietà senza che vi fosse alcuna volontà reale d’unificazione, né di abbandono della sovranità di ciascuno Stato membro. L’Organizzazione non ha, pertanto, prodotto grossi risultati relativamente all’integrazione dell’Africa e i risultati deludenti in tal senso si devono ascrivere all’assenza di una reale volontà politica e al rifiuto di abbandono delle sovranità statali, delle disparità culturali, dell’ineguale sviluppo e, infine, alla permanenza dei conflitti. Considerando obsoleta la Carta dell’OUA, giacché "sacralizza" le frontiere ereditate dalla colonizzazione, la guida della rivoluzione libica Muammar Gheddafi, invitò gli altri capi di Stato ad una revisione della Carta dell’OUA in modo da adattarla alle esigenze del nuovo millennio e al fine di realizzare, il prima possibile, l’integrazione africana. Secondo Gheddafi occorreva attuare una trasformazione dell’OUA in “Stati Uniti d’Africa”. Pur partendo dalla Carta di Addis Abeba, l’Atto Costitutivo dell’Unione Africana che subentrò a quella dell’OUA, ha comportato un vasto e profondo aggiornamento degli obiettivi e delle sfide, sforzandosi di prendere in considerazione tutti gli aspetti e tutte le dimensioni che si collegano al processo di costruzione continentale. Così si nota una sorta di distacco e di serenità che l’Africa manifesta nell’apprezzare la propria storia, e nel considerare le proprie relazioni internazionali le quali sono da sempre caratterizzate da continue forme di dominazione che minacciano il benessere del continente la cui stabilità rimane tutt’oggi la sfida maggiore dell’Organizzazione. Ne discende che, senza ignorare o sottovalutare l'importanza delle relazioni internazionali, l’Organizzazione ritiene che l’essenziale del lavoro da svolgere sia concentrato all’interno del continente e che occorra avere uno "sguardo" endogeno e introspettivo al fine di meglio individuare gli ostacoli che si oppongono alla strategia d’integrazione del continente specificamente adottata. L’Unione Africana inaugura una nuova dimensione relativamente al mantenimento della pace e della sicurezza regionale, rimettendo in discussione la norma vestfaliana del non-intervento negli affari interni degli Stati. Tale norma fu recepita a Addis Abeba nel 1963 e rappresentò, insieme al rispetto della sovranità degli Stati, all’intangibilità delle frontiere, all’anticolonialismo e al non allineamento, uno dei principi fondamentali dell’ordine internazionale africano. La rivalutazione del paradigma di sicurezza di Addis Abeba, attraverso, non solo l’enfasi sulla salvaguardia della pace tra Stati, ma anche al loro interno, si iscrive in un’agenda realistica della costruzione della sicurezza e costituisce una prova per difetto dell’inefficacia degli approcci idealisti preconizzati dall’OUA. Le risposte africane alle sfide della pace e della sicurezza nel nuovo contesto dell'UA sono elaborate tenendo conto delle trasformazioni profonde che caratterizzano la sicurezza nazionale e internazionale. L’agenda della sicurezza richiede un rinnovo ed un'espansione delle frontiere della pace e della sicurezza collettiva. Per raggiungere tale obiettivo di pace e di sicurezza nel continente africano e conformarsi ai principi su cui intende basarsi, l’Unione Africana si è dotata di nuovi strumenti giuridici e istituzionali. I primi appaiono nell’Atto Costitutivo dell'UA e, i secondi, hanno comportato la creazione di un organo decisionale e operativo volto alla gestione e alla risoluzione dei conflitti, denominato Consiglio di Pace e di Sicurezza. Le innovazioni dell’Organizzazione che marcano la distanza dall’OUA sono dunque evidenti sulla carta, ma la loro effettività dipenderà dalla loro interpretazione e, soprattutto, dalla loro applicazione. Tra queste innovazioni, vale la pena evidenziare la possibilità d’imporre delle sanzioni agli Stati membri in caso di colpi di stato o in caso di mancato rispetto delle decisioni e politiche dell’UA, il capovolgimento del principio vestfaliano della non ingerenza negli affari interni degli Stati operato attraverso il riconoscimento del diritto d’intervento riconosciuto all’Unione. Si deve però precisare che, anche se i suindicati progressi appaiono scontati sul piano fattuale, l'effettività degli stessi è ancora da verificare. Nonostante tutti questi sforzi, l’affermazione di uno dei padri fondatori dell’OUA, l’imperatore Hailé Sélassié, secondo cui “il futuro di questo continente sta prima di tutto in un’unità politica, ma gli ostacoli da superare sono molti e difficili”, rimane attuale. Infatti, il sistema di sicurezza collettiva dell’UA, nonostante la sua affidabilità non è esente da debolezze, tra cui, si evidenziano, il limitato margine di manovra dell’Organizzazione che dipende dalla volontà politica dei capi di Stati africani, nonché la carenza di autonomia operativa, ciò che lega l’Organizzazione all’Unione Europea. A tali elementi si aggiungono il carattere evanescente o sfumato dell’obiettivo finale dell' Unione Africana (natura, potere e mandato), la forma e il modello di federazione degli Stati del continente, nonché la situazione delle forze armate africane. Il sistema intrattiene però una stretta collaborazione con le Nazioni Unite, a cui spetta per primis la responsabilità della pace e della sicurezza internazionali, e con l’Unione Europea che rimane il principale sostenitore dell’Organizzazione soprattutto per quanto riguarda la sicurezza. Léon Dié Kassabo
29-dic-2009
SECURITE COLLECTIVE, INTEGRATION AFRICAINE, DROIT INTERNATIONAL AFRICAIN, USAGE DE LA FORCE.
Università degli studi di Padova
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Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-174430