La presente tesi di dottorato analizza i processi traduttivi nelle lingue segnate, indagando la maniera di (re-)enunciare il senso in traduzione. La riflessione si costruisce come dialogo fra la linguistica delle lingue segnate e la traduttologia, a partire da presupposti teorici comuni a entrambe le discipline benché differentemente declinati, come il concetto di oralità. Lo studio, che intende definirsi come non assimilazionista (così come auspicato da C. Cuxac), tiene conto delle peculiarità proprie delle lingue segnate, fra cui le caratteristiche di multimodalità e multilinearità, e analizza le lingue dei segni sulla base del modèle sémiologique. Considerando la prospettiva dell’embodied cognition, perno della riflessione è rappresentato dalla corporeità: il concetto di corpo, in virtù del suo ruolo nella costruzione del senso, viene posto in stretta correlazione con il concetto di ritmo, inteso alla maniera di H. Meschonnic. La riflessione sul corpo conduce al riconoscimento del ruolo della sensorialità all’interno della traduzione in lingua dei segni, consentendo di ipotizzare una «costruzione sinestesica del senso». L’ipotesi viene altresì sostenuta tenendo conto della traduzione in lingua dei segni tattile, in cui il dialogo fra sensi raggiunge il suo apice. Lo studio si sofferma in prevalenza sulla traduzione letteraria, con particolare attenzione alla poesia; alla riflessione teorica corrisponde la pratica di traduzione. Il corpus su cui si lavora prevede traduzione bidirezionale: da una parte due poesie in lingua vocale (L’Infinito di G. Leopardi e Les chats di C. Baudelaire) vengono tradotte verso due differenti lingue segnate (LIS, Lingua dei Segni Italiana, e LSF, Langue des Signes Française), dall’altra una poesia in LIS (Musica di G. Giuranna) viene tradotta verso l’italiano. La sperimentazione pratica consente di osservare l’applicabilità concreta delle strategie discusse.
Senso, ritmo, multimodalità. Uno studio comparativo dei processi traduttivi nelle lingue dei segni (LIS e LSF)
RANIOLO, Erika
2021
Abstract
La presente tesi di dottorato analizza i processi traduttivi nelle lingue segnate, indagando la maniera di (re-)enunciare il senso in traduzione. La riflessione si costruisce come dialogo fra la linguistica delle lingue segnate e la traduttologia, a partire da presupposti teorici comuni a entrambe le discipline benché differentemente declinati, come il concetto di oralità. Lo studio, che intende definirsi come non assimilazionista (così come auspicato da C. Cuxac), tiene conto delle peculiarità proprie delle lingue segnate, fra cui le caratteristiche di multimodalità e multilinearità, e analizza le lingue dei segni sulla base del modèle sémiologique. Considerando la prospettiva dell’embodied cognition, perno della riflessione è rappresentato dalla corporeità: il concetto di corpo, in virtù del suo ruolo nella costruzione del senso, viene posto in stretta correlazione con il concetto di ritmo, inteso alla maniera di H. Meschonnic. La riflessione sul corpo conduce al riconoscimento del ruolo della sensorialità all’interno della traduzione in lingua dei segni, consentendo di ipotizzare una «costruzione sinestesica del senso». L’ipotesi viene altresì sostenuta tenendo conto della traduzione in lingua dei segni tattile, in cui il dialogo fra sensi raggiunge il suo apice. Lo studio si sofferma in prevalenza sulla traduzione letteraria, con particolare attenzione alla poesia; alla riflessione teorica corrisponde la pratica di traduzione. Il corpus su cui si lavora prevede traduzione bidirezionale: da una parte due poesie in lingua vocale (L’Infinito di G. Leopardi e Les chats di C. Baudelaire) vengono tradotte verso due differenti lingue segnate (LIS, Lingua dei Segni Italiana, e LSF, Langue des Signes Française), dall’altra una poesia in LIS (Musica di G. Giuranna) viene tradotta verso l’italiano. La sperimentazione pratica consente di osservare l’applicabilità concreta delle strategie discusse.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/174782
URN:NBN:IT:UNIPA-174782