La ricerca mira a verificare se esiste un modello italiano di promozione dell’occupazione e a valutarne il livello di compatibilità con le politiche sociali europee. A tal fine viene prioritariamente esaminata l’evoluzione della politica sociale dell’Unione europea (dalla SEO, alla Strategia di Lisbona fino a giungere al varo della Strategia Europa 2020) attraverso l’analisi degli strumenti appositamente previsti, ovvero degli orientamenti integrati in materia di occupazione emanati nel corso del tempo, e del metodo di coordinamento aperto (MAC). Attraverso tali documenti vengono impartite agli Stati membri le direttive alle quali gli stessi devono ispirarsi nell’elaborazione delle normative in materia di occupazione e di mercato del lavoro. Dall’analisi è emerso che uno dei principali obiettivi degli orientamenti in materia di occupazione è stato l’armonizzazione delle politiche del lavoro dei vari Paesi membri, onde creare migliori e maggiori posti di lavoro. Parte rilevante delle politiche del lavoro sono le politiche attive [Active Labour Market Policy (Almp)] ovvero tutti quei servizi o misure utili ad adattare le caratteristiche dell’offerta di lavoro alla domanda di lavoro con l’obiettivo di promuovere l’occupazione attraverso il miglioramento dell’occupabilità dei lavoratori e dei disoccupati. Proprio con riferimento al nostro Paese può sostenersi che ad un iniziale periodo di particolare attenzione verso l’occupabilità, ne è seguito un secondo nel quale l’attenzione si è spostata sull’adattabilità (puntando sulla moltiplicazione degli strumenti di ingresso nel mercato del lavoro), fino ad arrivare all’ultima riforma del mercato del lavoro (attuata con la l. 92/2012) che ha voluto recuperare ed incrementare il ruolo dei servizi per l’impiego ritenuti i principali attori in grado di favorire l’occupabilità dei soggetti che devono essere inseriti o reinseriti nel mercato del lavoro, modificando decisamente l’impostazione del rapporto che si crea tra questi ultimi e gli utenti, specie se percettori di trattamenti di disoccupazione. Nell’articolato legislativo sono individuabili tre macro aree di intervento: la prima riguarda i servizi per l’impiego e la politica attiva del lavoro; la seconda ricomprende la formazione professionale (rectius apprendimento permanente) e i tirocini di formazione e di orientamento; la terza ed ultima afferisce agli incentivi alle assunzioni Muovendosi lungo le coordinate fissate dalla Riforma Fornero, si è proceduto ad una rilettura della normativa regionale in tema di mercato del lavoro, per la gran parte antecedente al 2012, onde verificarne la perdurante idoneità a disciplinare la politica attiva. Oggetto di analisi sono stati gli strumenti di politica attiva quali la ‘condizionalità’, la nozione di offerta di lavoro ‘congrua’, la sospensione dello stato di disoccupazione, le tipologie di prestazioni che i Servizi per l’impiego devono offrire ai disoccupati. Come si vede la Riforma Fornero si è occupata del profilo strumentale, rinviando ad un intervento del legislatore delegato la riforma del sistema dei servizi per l’impiego fissando un termine breve (di sei mesi) già scaduto. La riflessione si è poi spostata sulla formazione professionale, con uno specifico approfondimento dell’istituto dei tirocini formativi e di orientamento, ormai divenuto lo strumento di politica attiva per eccellenza. La seconda gamba sulla quale cammina il sistema italiano di promozione dell’occupazione è la politica per l’occupazione che incide sul versante della offerta di lavoro. Attraverso l’analisi del materiale normativo ed amministrativo in materia si è cercato di individuare un modello di sviluppo delle misure di incentivo adeguato ai modelli europei a fronte della frammentarietà dell’intervento del nostro legislatore. Alla luce dell’indagine svolta può affermarsi con buona dose di ottimismo che il nostro Paese è a metà strada del percorso, mancando all’appello le preannunciate, ma non ancora realizzate, riforme dei servizi per l’impiego, del sistema di formazione professionale e di quello degli incentivi all’occupazione. Le ragioni del ritardo sono anche, ma non solo, finanziarie

La promozione dell'occupazione

GAROFALO, CARMELA
2014

Abstract

La ricerca mira a verificare se esiste un modello italiano di promozione dell’occupazione e a valutarne il livello di compatibilità con le politiche sociali europee. A tal fine viene prioritariamente esaminata l’evoluzione della politica sociale dell’Unione europea (dalla SEO, alla Strategia di Lisbona fino a giungere al varo della Strategia Europa 2020) attraverso l’analisi degli strumenti appositamente previsti, ovvero degli orientamenti integrati in materia di occupazione emanati nel corso del tempo, e del metodo di coordinamento aperto (MAC). Attraverso tali documenti vengono impartite agli Stati membri le direttive alle quali gli stessi devono ispirarsi nell’elaborazione delle normative in materia di occupazione e di mercato del lavoro. Dall’analisi è emerso che uno dei principali obiettivi degli orientamenti in materia di occupazione è stato l’armonizzazione delle politiche del lavoro dei vari Paesi membri, onde creare migliori e maggiori posti di lavoro. Parte rilevante delle politiche del lavoro sono le politiche attive [Active Labour Market Policy (Almp)] ovvero tutti quei servizi o misure utili ad adattare le caratteristiche dell’offerta di lavoro alla domanda di lavoro con l’obiettivo di promuovere l’occupazione attraverso il miglioramento dell’occupabilità dei lavoratori e dei disoccupati. Proprio con riferimento al nostro Paese può sostenersi che ad un iniziale periodo di particolare attenzione verso l’occupabilità, ne è seguito un secondo nel quale l’attenzione si è spostata sull’adattabilità (puntando sulla moltiplicazione degli strumenti di ingresso nel mercato del lavoro), fino ad arrivare all’ultima riforma del mercato del lavoro (attuata con la l. 92/2012) che ha voluto recuperare ed incrementare il ruolo dei servizi per l’impiego ritenuti i principali attori in grado di favorire l’occupabilità dei soggetti che devono essere inseriti o reinseriti nel mercato del lavoro, modificando decisamente l’impostazione del rapporto che si crea tra questi ultimi e gli utenti, specie se percettori di trattamenti di disoccupazione. Nell’articolato legislativo sono individuabili tre macro aree di intervento: la prima riguarda i servizi per l’impiego e la politica attiva del lavoro; la seconda ricomprende la formazione professionale (rectius apprendimento permanente) e i tirocini di formazione e di orientamento; la terza ed ultima afferisce agli incentivi alle assunzioni Muovendosi lungo le coordinate fissate dalla Riforma Fornero, si è proceduto ad una rilettura della normativa regionale in tema di mercato del lavoro, per la gran parte antecedente al 2012, onde verificarne la perdurante idoneità a disciplinare la politica attiva. Oggetto di analisi sono stati gli strumenti di politica attiva quali la ‘condizionalità’, la nozione di offerta di lavoro ‘congrua’, la sospensione dello stato di disoccupazione, le tipologie di prestazioni che i Servizi per l’impiego devono offrire ai disoccupati. Come si vede la Riforma Fornero si è occupata del profilo strumentale, rinviando ad un intervento del legislatore delegato la riforma del sistema dei servizi per l’impiego fissando un termine breve (di sei mesi) già scaduto. La riflessione si è poi spostata sulla formazione professionale, con uno specifico approfondimento dell’istituto dei tirocini formativi e di orientamento, ormai divenuto lo strumento di politica attiva per eccellenza. La seconda gamba sulla quale cammina il sistema italiano di promozione dell’occupazione è la politica per l’occupazione che incide sul versante della offerta di lavoro. Attraverso l’analisi del materiale normativo ed amministrativo in materia si è cercato di individuare un modello di sviluppo delle misure di incentivo adeguato ai modelli europei a fronte della frammentarietà dell’intervento del nostro legislatore. Alla luce dell’indagine svolta può affermarsi con buona dose di ottimismo che il nostro Paese è a metà strada del percorso, mancando all’appello le preannunciate, ma non ancora realizzate, riforme dei servizi per l’impiego, del sistema di formazione professionale e di quello degli incentivi all’occupazione. Le ragioni del ritardo sono anche, ma non solo, finanziarie
26-gen-2014
Italiano
promozione dell’occupazione/occupation promotion; politica sociale dell’Unione europea/EC social policy; politiche del lavoro/labour policy; politiche attive/Active Labour Market Policy;servizi per l’impiego/employment services; politica per l’occupazione/job offer market; misure di incentivo/incentive measures;
BROLLO, MARINA
MANTOVANI, MANUELA
Università degli studi di Padova
425
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/174833
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-174833