La tesi è incentrata sullo studio della pianificazione linguistica nell’Ucraina sovietica del periodo interbellico. Essa presenta e discute le idee linguistiche, le scuole, i dibattiti e i risultati della normalizzazione dell’ucraino negli anni Venti e Trenta. Scopo della tesi è capire le dinamiche dello sviluppo della lingua normativa ucraina in una fase essenziale della sua storia, e identificare le matrici epistemologiche e culturali del lavoro che hanno ispirato alcune prescrizioni e descrizioni. La tesi consta di indice, premessa, quattro capitoli, conclusioni, bibliografia e sitografia, appendice, abstract in italiano e in inglese. Il primo capitolo introduce alla problematica della pianificazione linguistica nell’Ucraina sovietica del periodo interbellico, evidenziando l’importanza del binomio lingua-nazione in Europa centro-orientale, l’influenza di idee filosofiche e linguistiche di area tedesca (romanticismo, psicologismo, Völkerpsychologie), l’evoluzione storica dell’ucraino, l’importanza della politica linguistica sovietica nell’identificare gli orientamenti della pianificazione linguistica. Sono anche fornite alcune precisazioni sulla terminologia ucraina, utili a definire dei concetti non sempre coincidenti con quelli italiani. Il secondo capitolo presenta le due principali scuole di linguisti attivi fra le due guerre mondiali: la scuola ‘etnografica’ (O. Kurylo nei suoi primi lavori, Je. Tymčenko, A. Kryms’kyj, I. Ohijenko, S. Smerečyns’kyj, V. Simovyč nei suoi primi lavori, M. Hladkyj) e la scuola ‘sintetica’ (O. Synjavs’kyj, M. Sulyma, O. Kurylo nei suoi ultimi lavori). Attraverso l’analisi delle fonti, per ogni linguista si identifica e definisce il concetto di ‘norma’. Dalla ricerca si conferma come la principale differenza fra le due scuole sia che la prima si concentra sulla lingua vernacolare, è estremamente purista e, di conseguenza, tende a rifiutare termini, elementi linguistici o strutture sintattiche troppo vicine al russo e al polacco, mentre la scuola sintetica è moderatamente purista, più aperta a influenze alloglotte e meno categorica. Il capitolo si conclude con una presentazione dei principali risultati della normalizzazione nel periodo interbellico. Nel terzo capitolo sono presentate alcune accese dispute sulla sintassi (e morfo-sintassi). Per comprendere il livello di purismo di alcune prescrizioni, si è considerata anche la prospettiva diacronica. Dall’analisi emerge che alcune posizioni della scuola etnografica rivelano una concezione secondo cui esiste una stretta connessione fra strutture sintattiche e strutture del pensiero. In altre parole, gli studiosi più puristi attribuiscono alla sintassi un carattere nazionale, mentre i rappresentanti della scuola sintetica sono meno radicali. La tesi evidenzia l’influsso degli studi psicologistici tedeschi, e più spesso dalla Völkerpsychologie, nel trattare le questioni sintattiche. Infine, nel capitolo si analizzano un pamphlet polemico scritto da Kostjantyn Nimčynov (1934) e alcuni manuali di lingua redatti dopo il 1933, per mostrare il rifiuto di gran parte delle prescrizioni elaborate dalla scuola etnografica nel corso degli anni Venti. Il quarto e ultimo capitolo tratta la complessa questione ortografica. A causa del valore simbolico e identitario attribuito alla parola scritta, l’ortografia ha rappresentato e rappresenta il più discusso ambito della normalizzazione linguistica in Ucraina. Nel capitolo si ricostruisce in modo sistematico tutto il processo che ha interessato la norma ortografica nel periodo interbellico: si presentano le Regole principali dell’ortografia ucraina (1921), il progetto ortografico del 1926, il dibattito fra normalizzatori (1926-27), la conferenza di Charkiv del 1927, l’elaborazione e le principali caratteristiche dell’ortografia del 1928-29 e di quella successiva del 1933, orientata, invece, a un avvicinamento col russo. Sono analizzati alcuni aspetti particolarmente controversi dei due codici ortografici elaborati nel periodo interbellico, e si evidenzia l’introduzione di alcune nuove norme nel quotidiano di partito Visti già prima della pubblicazione del testo ufficiale dell’ortografia del 1933. Tutti i fatti ricostruiti confermano l’elevata valenza simbolica e identitaria attribuita all’ortografia sia nel periodo interbellico sia tuttora.
La pianificazione linguistica nell'Ucraina sovietica del periodo interbellico: idee, scuole, dibattiti e risultati
ORAZI, LAURA
2018
Abstract
La tesi è incentrata sullo studio della pianificazione linguistica nell’Ucraina sovietica del periodo interbellico. Essa presenta e discute le idee linguistiche, le scuole, i dibattiti e i risultati della normalizzazione dell’ucraino negli anni Venti e Trenta. Scopo della tesi è capire le dinamiche dello sviluppo della lingua normativa ucraina in una fase essenziale della sua storia, e identificare le matrici epistemologiche e culturali del lavoro che hanno ispirato alcune prescrizioni e descrizioni. La tesi consta di indice, premessa, quattro capitoli, conclusioni, bibliografia e sitografia, appendice, abstract in italiano e in inglese. Il primo capitolo introduce alla problematica della pianificazione linguistica nell’Ucraina sovietica del periodo interbellico, evidenziando l’importanza del binomio lingua-nazione in Europa centro-orientale, l’influenza di idee filosofiche e linguistiche di area tedesca (romanticismo, psicologismo, Völkerpsychologie), l’evoluzione storica dell’ucraino, l’importanza della politica linguistica sovietica nell’identificare gli orientamenti della pianificazione linguistica. Sono anche fornite alcune precisazioni sulla terminologia ucraina, utili a definire dei concetti non sempre coincidenti con quelli italiani. Il secondo capitolo presenta le due principali scuole di linguisti attivi fra le due guerre mondiali: la scuola ‘etnografica’ (O. Kurylo nei suoi primi lavori, Je. Tymčenko, A. Kryms’kyj, I. Ohijenko, S. Smerečyns’kyj, V. Simovyč nei suoi primi lavori, M. Hladkyj) e la scuola ‘sintetica’ (O. Synjavs’kyj, M. Sulyma, O. Kurylo nei suoi ultimi lavori). Attraverso l’analisi delle fonti, per ogni linguista si identifica e definisce il concetto di ‘norma’. Dalla ricerca si conferma come la principale differenza fra le due scuole sia che la prima si concentra sulla lingua vernacolare, è estremamente purista e, di conseguenza, tende a rifiutare termini, elementi linguistici o strutture sintattiche troppo vicine al russo e al polacco, mentre la scuola sintetica è moderatamente purista, più aperta a influenze alloglotte e meno categorica. Il capitolo si conclude con una presentazione dei principali risultati della normalizzazione nel periodo interbellico. Nel terzo capitolo sono presentate alcune accese dispute sulla sintassi (e morfo-sintassi). Per comprendere il livello di purismo di alcune prescrizioni, si è considerata anche la prospettiva diacronica. Dall’analisi emerge che alcune posizioni della scuola etnografica rivelano una concezione secondo cui esiste una stretta connessione fra strutture sintattiche e strutture del pensiero. In altre parole, gli studiosi più puristi attribuiscono alla sintassi un carattere nazionale, mentre i rappresentanti della scuola sintetica sono meno radicali. La tesi evidenzia l’influsso degli studi psicologistici tedeschi, e più spesso dalla Völkerpsychologie, nel trattare le questioni sintattiche. Infine, nel capitolo si analizzano un pamphlet polemico scritto da Kostjantyn Nimčynov (1934) e alcuni manuali di lingua redatti dopo il 1933, per mostrare il rifiuto di gran parte delle prescrizioni elaborate dalla scuola etnografica nel corso degli anni Venti. Il quarto e ultimo capitolo tratta la complessa questione ortografica. A causa del valore simbolico e identitario attribuito alla parola scritta, l’ortografia ha rappresentato e rappresenta il più discusso ambito della normalizzazione linguistica in Ucraina. Nel capitolo si ricostruisce in modo sistematico tutto il processo che ha interessato la norma ortografica nel periodo interbellico: si presentano le Regole principali dell’ortografia ucraina (1921), il progetto ortografico del 1926, il dibattito fra normalizzatori (1926-27), la conferenza di Charkiv del 1927, l’elaborazione e le principali caratteristiche dell’ortografia del 1928-29 e di quella successiva del 1933, orientata, invece, a un avvicinamento col russo. Sono analizzati alcuni aspetti particolarmente controversi dei due codici ortografici elaborati nel periodo interbellico, e si evidenzia l’introduzione di alcune nuove norme nel quotidiano di partito Visti già prima della pubblicazione del testo ufficiale dell’ortografia del 1933. Tutti i fatti ricostruiti confermano l’elevata valenza simbolica e identitaria attribuita all’ortografia sia nel periodo interbellico sia tuttora.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/175273
URN:NBN:IT:UNIPD-175273