Oggetto della presente tesi di dottorato è il diritto di autodeterminazione nel suo aspetto di diritto individuale a decidere per sé circa la propria vita e la propria salute. Più precisamente, ci si propone di indagare quali ricadute giusfilosofiche abbia comportato l’avvento delle biotecnologie sull’endoxon ‘autodeterminazione’. In particolare, si intende chiarire quale concezione di autonomia individuale e quale visione antropologica siano sottese all’appello al diritto di autodeterminazione così come speso nel recente dibattito biogiuridico italiano, specialmente dalla cd. biogiurisprudenza. A tal fine vengono affrontate sia questioni etico-giuridiche inerenti la fase iniziale della vita umana, che questioni inerenti la sua fase terminale. Quanto al primo ambito, vengono approfonditi i controversi temi della diagnosi genetica embrionale preimpianto, del cd. diritto a non nascere se non sani e del prelievo di cellule embrionali; quanto al secondo, vengono approfonditi il tema del diritto al rifiuto delle cure e quello delle direttive anticipate di trattamento sanitario, con uno studio dei casi Welby (relativo all’autodeterminazione del paziente cosciente) ed Englaro (relativo all’autodeterminazione del paziente incosciente). Dapprima viene effettuata una analisi della giurisprudenza rilevante o di rilevanti pareri del Comitato Nazionale per la Bioetica. Tale esame viene condotto alla luce del quadro normativo vigente in Italia, con qualche accenno alle soluzioni offerte a problemi simili dagli ordinamenti stranieri. In seguito si accede a una ri-flessione critica di ordine giusfilosofico, con un percorso argomentativo che conduce, quindi, dai fatti (i casi), attraverso le norme, alle idee: dal biodiritto alla bioetica. Sul piano bioetico, ciò che viene posto in evidenza è l’emergere, nei casi esaminati, di una declinazione dell’autonomia nei termini individualistici, volontaristici e razionalistici tipici della mentalità moderna. Tale declinazione risulta influenzare profondamente la concezione del diritto alla autodeterminazione. Si sostiene, allora, che il diritto alla autodeterminazione cui si fa appello nel dibattito biogiuridico è il prodotto di una evoluzione del volontarismo moderno. Si espone, inoltre, che un esito coerente di questa evoluzione consiste nella metamorfosi dell’autodeterminazione in eterodeterminazione, un fenomeno rintracciabile in tutte le questioni bioetiche esaminate: dal caso del diritto a non nascere, ad esempio, che cela la decisione abortiva dei genitori dietro una impossibile, per quanto invocata, autodeterminazione del feto, al caso della ricostruzione della volontà sulle cure del paziente incosciente, con l’intervento di un rappresentante terapeutico che, in assenza di previe esplicite indicazioni del paziente, si trasforma in vero e proprio decisore surrogato. Il carattere di assolutezza comunemente attribuito alla volontà individuale non risulta in grado di porre l’autodeterminazione al riparo dall’innescarsi di dinamiche eterodeterminative, che, anzi, contribuisce surrettiziamente ad alimentare. Ecco come il diritto individuale alla autodeterminazione può nascondere il diritto di altri a determinare la vita o la salute dell’individuo: un diritto alla (auto)determinazione.

Il diritto di (auto)determinazione: idee, norme, fatti

MINGARDO, LETIZIA
2010

Abstract

Oggetto della presente tesi di dottorato è il diritto di autodeterminazione nel suo aspetto di diritto individuale a decidere per sé circa la propria vita e la propria salute. Più precisamente, ci si propone di indagare quali ricadute giusfilosofiche abbia comportato l’avvento delle biotecnologie sull’endoxon ‘autodeterminazione’. In particolare, si intende chiarire quale concezione di autonomia individuale e quale visione antropologica siano sottese all’appello al diritto di autodeterminazione così come speso nel recente dibattito biogiuridico italiano, specialmente dalla cd. biogiurisprudenza. A tal fine vengono affrontate sia questioni etico-giuridiche inerenti la fase iniziale della vita umana, che questioni inerenti la sua fase terminale. Quanto al primo ambito, vengono approfonditi i controversi temi della diagnosi genetica embrionale preimpianto, del cd. diritto a non nascere se non sani e del prelievo di cellule embrionali; quanto al secondo, vengono approfonditi il tema del diritto al rifiuto delle cure e quello delle direttive anticipate di trattamento sanitario, con uno studio dei casi Welby (relativo all’autodeterminazione del paziente cosciente) ed Englaro (relativo all’autodeterminazione del paziente incosciente). Dapprima viene effettuata una analisi della giurisprudenza rilevante o di rilevanti pareri del Comitato Nazionale per la Bioetica. Tale esame viene condotto alla luce del quadro normativo vigente in Italia, con qualche accenno alle soluzioni offerte a problemi simili dagli ordinamenti stranieri. In seguito si accede a una ri-flessione critica di ordine giusfilosofico, con un percorso argomentativo che conduce, quindi, dai fatti (i casi), attraverso le norme, alle idee: dal biodiritto alla bioetica. Sul piano bioetico, ciò che viene posto in evidenza è l’emergere, nei casi esaminati, di una declinazione dell’autonomia nei termini individualistici, volontaristici e razionalistici tipici della mentalità moderna. Tale declinazione risulta influenzare profondamente la concezione del diritto alla autodeterminazione. Si sostiene, allora, che il diritto alla autodeterminazione cui si fa appello nel dibattito biogiuridico è il prodotto di una evoluzione del volontarismo moderno. Si espone, inoltre, che un esito coerente di questa evoluzione consiste nella metamorfosi dell’autodeterminazione in eterodeterminazione, un fenomeno rintracciabile in tutte le questioni bioetiche esaminate: dal caso del diritto a non nascere, ad esempio, che cela la decisione abortiva dei genitori dietro una impossibile, per quanto invocata, autodeterminazione del feto, al caso della ricostruzione della volontà sulle cure del paziente incosciente, con l’intervento di un rappresentante terapeutico che, in assenza di previe esplicite indicazioni del paziente, si trasforma in vero e proprio decisore surrogato. Il carattere di assolutezza comunemente attribuito alla volontà individuale non risulta in grado di porre l’autodeterminazione al riparo dall’innescarsi di dinamiche eterodeterminative, che, anzi, contribuisce surrettiziamente ad alimentare. Ecco come il diritto individuale alla autodeterminazione può nascondere il diritto di altri a determinare la vita o la salute dell’individuo: un diritto alla (auto)determinazione.
27-gen-2010
Italiano
autodeterminazione autonomia volontarismo biodiritto bioetica
Università degli studi di Padova
205
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
tesi_dottorato_L.M.pdf

accesso aperto

Dimensione 1.54 MB
Formato Adobe PDF
1.54 MB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/175542
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-175542