L’attività di ricerca si è rivolta allo studio delle politiche ambientali inerenti il settore dell’allevamento zootecnico nella Regione Veneto, andando ad approfondire il tema della gestione degli effluenti di allevamento (EA), con particolare interesse verso modalità che prevedono una valorizzazione energetica delle stesse. Date le dinamiche in atto in questi anni nel settore del trattamento delle biomasse, anche in relazione agli incentivi statali rivolti ai produttori di energia da fonte rinnovabile, il settore zootecnico potrebbe essere in grado di rivestire un ruolo di prim’ordine verso un sistema agricolo multifunzionale sempre più attento all’ambiente e alla qualità dei prodotti. In Veneto questo problema, legato al recepimento della Direttiva Nitrati (91/676/CEE), è molto sentito, vista la presenza di un forte settore zootecnico che può contare su diverse filiere di produzione specializzate come bovini da carne, bovini da latte, suini da ingrasso, avicoli da carne e ovaiole. Allo stesso tempo la vulnerabilità di alcuni suoli dovuta alla presenza di numerosi corpi idrici, impone al mondo agricolo l’adozione di standard ambientali e sistemi di gestione degli EA più idonei alle buone pratiche agricole e più rispettosi dell’ambiente. Dopo aver eseguito un profondo inquadramento normativo e bibliografico generale del problema, si è dapprima svolta un’indagine su casi reali, somministrando opportuni questionari, mirati a rilevare l’attuale contesto in cui operano le realtà più dinamiche e attive, inoltre si sono svolte interviste faccia a faccia a testimoni privilegiati rappresentativi della sfera economica, scientifica e politica. Si è in seguito fatto un lavoro di analisi dei dati sul patrimonio zootecnico regionale rivolto alla stima della produzione di azoto e all’individuazione di comprensori critici, dove potenzialmente sarebbe auspicabile una più oculata gestione degli EA. Dalla stessa base dati si è stimato un potenziale energetico derivante dai reflui prodotti dalle aziende zootecniche a livello di unità produttiva, si sono poi aggregati a livello comunale e provinciale, differenziando anche il potenziale per specie animale. Un’altra parte dello studio si è focalizzata sui modelli di gestione integrata degli EA, partendo dai casi studio sono state costituite delle mappe concettuali mirate all’individuazione dei flussi inerenti ai principali processi tecnologici. Tali flussi sono stati caratterizzati per forma organizzativa individuando gli input nei processi, le modalità di conferimento, i trattamenti primari e secondari effettuati, le tipologie di output ottenute e la destinazione dei prodotti finali. Si sono inoltre individuati i principali “ombrelli giuridici” sotto cui gli effluenti di allevamento vengono trattati e movimentati, dalle aziende agricole verso le superfici per lo spandimento o verso strutture di trattamento, agricole o industriali. Si sono evidenziate le due principali modalità di gestione che hanno approcci diversi, uno di abbattimento e distruzione del valore fertilizzante, un altro di valorizzazione rivolta ad un successivo recupero e riutilizzo. In seguito, si è cercato di capire come la regolamentazione ambientale influisca sulle performance economiche delle aziende zootecniche interessate, se l’adozione di soluzioni tecnologiche rivolte all’adeguamento agli standard sia un costo per le aziende o possa rivelarsi un vantaggio competitivo e quali sono i fattori che influenzano queste scelte. In particolare lo studio ha proposto alcuni modelli di gestione, anche alla luce delle novità apportate dal nuovo conto energia, approvato con Decreto Ministeriale del 6 luglio 2012. È stato definito un modello di valutazione con l’obiettivo di testare le performance economico-finanziarie derivanti dagli impianti di trattamento interaziendali. Con la logica del sistema di filiera integrata si sono proposte due principali linee di trattamento, entrambe presentano un primo stadio di valorizzazione energetica attraverso la digestione anaerobica, mentre a valle è stato previsto un processo di trattamento rivolto alla distruzione della componente azotata nel primo caso e di valorizzazione nel secondo. Si sono considerate varie taglie di cogenerazione elettrica e si è simulato un approccio interaziendale, con la presenza quindi di più allevatori con differenti specie allevate. I dati della potenzialità energetica aggregata, ottenuta dall’analisi della consistenza del patrimonio zootecnico, sono stati inseriti nella prima parte del modello di valutazione economico-finanziaria, da dove si ottiene una serie di risultati come costi di investimento, ricavi e costi totali. Nella seconda parte del modello si è poi approfondito il problema della giusta allocazione dei costi e dei ricavi della struttura interaziendale tra i diversi allevatori aderenti, infine si sono comparati i risultati economici che si possono ottenere dall’adozione dei modelli innovativi, con una situazione di gestione ordinaria degli EA, senza rispettare gli standard ambientali imposti dalla Direttiva e una situazione di gestione ordinaria degli EA nel rispetto nel rispetto dei limiti imposti.

Analisi dei margini di convenienza aziendali-distrettuali in alcuni modelli organizzativi di gestione degli effluenti di allevamento (EA). Un confronto tra casi di riferimento in Veneto

BRIGHENTI, ALBERTO
2013

Abstract

L’attività di ricerca si è rivolta allo studio delle politiche ambientali inerenti il settore dell’allevamento zootecnico nella Regione Veneto, andando ad approfondire il tema della gestione degli effluenti di allevamento (EA), con particolare interesse verso modalità che prevedono una valorizzazione energetica delle stesse. Date le dinamiche in atto in questi anni nel settore del trattamento delle biomasse, anche in relazione agli incentivi statali rivolti ai produttori di energia da fonte rinnovabile, il settore zootecnico potrebbe essere in grado di rivestire un ruolo di prim’ordine verso un sistema agricolo multifunzionale sempre più attento all’ambiente e alla qualità dei prodotti. In Veneto questo problema, legato al recepimento della Direttiva Nitrati (91/676/CEE), è molto sentito, vista la presenza di un forte settore zootecnico che può contare su diverse filiere di produzione specializzate come bovini da carne, bovini da latte, suini da ingrasso, avicoli da carne e ovaiole. Allo stesso tempo la vulnerabilità di alcuni suoli dovuta alla presenza di numerosi corpi idrici, impone al mondo agricolo l’adozione di standard ambientali e sistemi di gestione degli EA più idonei alle buone pratiche agricole e più rispettosi dell’ambiente. Dopo aver eseguito un profondo inquadramento normativo e bibliografico generale del problema, si è dapprima svolta un’indagine su casi reali, somministrando opportuni questionari, mirati a rilevare l’attuale contesto in cui operano le realtà più dinamiche e attive, inoltre si sono svolte interviste faccia a faccia a testimoni privilegiati rappresentativi della sfera economica, scientifica e politica. Si è in seguito fatto un lavoro di analisi dei dati sul patrimonio zootecnico regionale rivolto alla stima della produzione di azoto e all’individuazione di comprensori critici, dove potenzialmente sarebbe auspicabile una più oculata gestione degli EA. Dalla stessa base dati si è stimato un potenziale energetico derivante dai reflui prodotti dalle aziende zootecniche a livello di unità produttiva, si sono poi aggregati a livello comunale e provinciale, differenziando anche il potenziale per specie animale. Un’altra parte dello studio si è focalizzata sui modelli di gestione integrata degli EA, partendo dai casi studio sono state costituite delle mappe concettuali mirate all’individuazione dei flussi inerenti ai principali processi tecnologici. Tali flussi sono stati caratterizzati per forma organizzativa individuando gli input nei processi, le modalità di conferimento, i trattamenti primari e secondari effettuati, le tipologie di output ottenute e la destinazione dei prodotti finali. Si sono inoltre individuati i principali “ombrelli giuridici” sotto cui gli effluenti di allevamento vengono trattati e movimentati, dalle aziende agricole verso le superfici per lo spandimento o verso strutture di trattamento, agricole o industriali. Si sono evidenziate le due principali modalità di gestione che hanno approcci diversi, uno di abbattimento e distruzione del valore fertilizzante, un altro di valorizzazione rivolta ad un successivo recupero e riutilizzo. In seguito, si è cercato di capire come la regolamentazione ambientale influisca sulle performance economiche delle aziende zootecniche interessate, se l’adozione di soluzioni tecnologiche rivolte all’adeguamento agli standard sia un costo per le aziende o possa rivelarsi un vantaggio competitivo e quali sono i fattori che influenzano queste scelte. In particolare lo studio ha proposto alcuni modelli di gestione, anche alla luce delle novità apportate dal nuovo conto energia, approvato con Decreto Ministeriale del 6 luglio 2012. È stato definito un modello di valutazione con l’obiettivo di testare le performance economico-finanziarie derivanti dagli impianti di trattamento interaziendali. Con la logica del sistema di filiera integrata si sono proposte due principali linee di trattamento, entrambe presentano un primo stadio di valorizzazione energetica attraverso la digestione anaerobica, mentre a valle è stato previsto un processo di trattamento rivolto alla distruzione della componente azotata nel primo caso e di valorizzazione nel secondo. Si sono considerate varie taglie di cogenerazione elettrica e si è simulato un approccio interaziendale, con la presenza quindi di più allevatori con differenti specie allevate. I dati della potenzialità energetica aggregata, ottenuta dall’analisi della consistenza del patrimonio zootecnico, sono stati inseriti nella prima parte del modello di valutazione economico-finanziaria, da dove si ottiene una serie di risultati come costi di investimento, ricavi e costi totali. Nella seconda parte del modello si è poi approfondito il problema della giusta allocazione dei costi e dei ricavi della struttura interaziendale tra i diversi allevatori aderenti, infine si sono comparati i risultati economici che si possono ottenere dall’adozione dei modelli innovativi, con una situazione di gestione ordinaria degli EA, senza rispettare gli standard ambientali imposti dalla Direttiva e una situazione di gestione ordinaria degli EA nel rispetto nel rispetto dei limiti imposti.
29-gen-2013
Italiano
direttiva nitrati, digestione anaerobica, impianto trattamento interaziendale, anaerobic digestion, enviromental economics, porter hypotesis
BOATTO, VASCO LADISLAO
LENZI, MARIO ARISTIDE
Università degli studi di Padova
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Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-175601