Studiosi e managers ampiamente riconoscono l'importanza dell'innovazione per sopravvivere e competere in un ambiente competitivo sempre più turbolento e caratterizzato da rapidi cambiamenti tecnologici, da un aumento della concorrenza, dal susseguirsi di eventi improvvisi e spesso imprevedibili. Gli sviluppi più recenti della letteratura sull’innovazione indicano chiaramente che l’attività innovativa è caratterizzata da una serie di tensioni, paradossi e dilemmi: gli studi pubblicati sull’argomento dimostrano come la comprensione, gestione e risoluzione di tali tensioni rappresentino punti chiave per realizzare innovazioni di successo e per garantire la sopravvivenza delle imprese nel lungo termine, in particolare delle imprese appartenenti a settori high-tech. Di conseguenza, nell’ultimo decennio, il tema della risoluzione delle tensioni sta destando sempre più interesse nella comunità scientifica, la quale ha introdotto il concetto di ambidexterity per descrivere la capacità delle imprese di gestire attività contrastanti realizzando alti livelli di entrambe in modo simultaneo. Oggi l’ambidexterity rappresenta dunque uno dei temi centrali negli studi di Management, il quale sta registrando una crescita esponenziale di contributi sia empirici che teorici provenienti da diversi filoni di ricerca quali ad esempio l’“organization design”, l’“organizational learning”, l’“innovation management”, lo “strategic management”. Ne consegue che il dibattito sul tema, inizialmente focalizzato, sta diventando oggi sempre più complesso e sconnesso. Il presente lavoro si apre quindi con una revisione sistematica degli studi realizzati sul tema dell’ambidexterity, avvalendosi anche di tecniche di analisi bibliometrica. Questa analisi ha permesso di mappare e sintetizzare i risultati raggiunti sul tema e di evidenziare alcuni importanti gap sia di natura teorica che di natura metodologica. In primo luogo emerge che gran parte degli studi esistenti, i quali utilizzano principalmente approcci quantitativi, si sono concentrati da un lato a dimostrare gli effetti positivi dell’ambidexterity e dall'altro a identificare i fattori che permettono di realizzare tale capacità. Come le aziende possono sviluppare, coltivare e sostenere capacità ambidestre rimane tuttavia una questione non ancora ben analizzata. In secondo luogo, gli studi esistenti presentano tre principali soluzioni per la risoluzione delle tensioni: la creazione di unità dedicate fisicamente separate (soluzione strutturale), la creazione di un contesto nel quale i dipendenti sono incoraggiati a perseguire contemporaneamente obiettivi contrastanti (soluzione contestuale) ed infine il ruolo critico dei managers nel sostenere e guidare l’ambidexterity. La revisione della letterature fa tuttavia emergere che gli studiosi tendono a focalizzare l’attenzione principalmente su una soltanto di queste soluzioni, mentre mancano studi che considerano la possibilità che le diverse soluzioni siano complementari e possano coesistere all’interno della stessa organizzazione. Infine, è ampiamente riconosciuto che le organizzazioni interagiscono continuamente con un ambiente competitivo in evoluzione, cui devono essere in grado di adattarsi per sopravvivere in un’ottica di co-evolution. Appare dunque improbabile che una singola configurazione organizzativa riesca a soddisfare un ambiente competitivo che cambia e le conseguenti nuove tensioni che l’organizzazione deve affrontare. Gli studi esistenti adottano tuttavia una visione statica nell’analizzare l’ambidexterity; mancano studi che utilizzino una prospettiva longitudinale, in grado di affrontare questo problema, di analizzare cioè come l’ambidexterity evolve, in modo dinamico, con l'ambiente esterno. Sulla base di queste considerazioni è emersa la necessità di ulteriori studi rivolti ad analizzare da un lato come le imprese riescono a realizzare l’ambidexterity e dall’altro come l’ambidexterity co-evolve con l'ambiente competitivo. Per rivelare la complessità del fenomeno si è deciso di utilizzare un livello di analisi più “granulare”. Diversamente da quanto fatto negli studi empirici esistenti, che adottano l'impresa o la business unit come unità di analisi, utilizzare un livello di analisi più circoscritto - un unico processo organizzativo, progetto o fase (per esempio la fase di search del processo innovativo) – permette infatti di studiare con maggior accuratezza come un fenomeno così complesso viene generato ed evolve nel tempo. Spostare il focus da un livello macro a livelli sempre più micro può inoltre aprire interessanti aree di ricerca, permettendo di delineare un’immagine dettagliata delle dinamiche e dei meccanismi che si trovano alla base dell’ambidexterity capability. Sulla base di queste considerazioni abbiamo pertanto deciso di studiare l’ambidexterity nella fase di “search” del processo innovativo (definita anche early phase). Questa fase infatti è caratterizzata dalla tensione tra la ricerca di conoscenza che approfondisce e migliora la base di conoscenza esistente in azienda (Local Search) e la simultanea ricerca di conoscenza completamente nuova e lontana dalla base di conoscenze esistente in azienda (Distant Search). Come le imprese possono affrontare e gestire questa tensione, e quindi costruire l’ambidexterity capability nella fase di search, è il focus di questa tesi. Coerentemente con la definizione di capability che vengono designate come il risultato di “everyday practices”, abbiamo inoltre deciso di focalizzare l’analisi sulle pratiche messe in atto dalle imprese per ricercare conoscenza. Adottare una prospettiva “practices-based” rappresenta infatti un approccio valido per conseguire una migliore comprensione di fenomeni complessi e multiformi come l’ambidexterity. Le domande fondamentali alla base di questa ricerca sono pertanto: 1. Esistono differenze, in termini di pratiche per il search, tra le imprese che hanno sviluppato capacità ambidestre nella fase di search ed imprese che non presentano tale capacità? Quali sono queste differenze? 2. Come possono le imprese realizzare l’ambidexterity nelle prime fasi del processo innovativo? 3. Come cambiano le soluzioni organizzative adottate dalle imprese per il raggiungimento dell’ambidexterity, co-evolvendo con l’ambiente competitivo? Al fine di rispondere alle domande di ricerca sono stati utilizzati due diversi approcci: un primo approccio considera le pratiche per il search come una “black-box” per rispondere alla prima domanda di ricerca, mentre il secondo analizza le diverse dimensioni che costituiscono la struttura interna delle pratiche, per rispondere alla seconda ed alla terza domanda di ricerca. Ai due approcci corrispondono due diverse metodologie di ricerca: studio quantitativo per l’approccio “black-box” e studio qualitativo per l’altro approccio. Per rispondere alla prima domanda di ricerca è stato creato un questionario volto ad indagare l’utilizzo di un insieme di pratiche per il search con riferimento al duplice obiettivo che queste possono avere: generare conoscenza volta a migliorare la base di conoscenze già presente in azienda - “local search” - oppure generare conoscenza completamente nuova ed in grado di ampliare la base di conoscenze esistenti in azienda – “distant search”. Il questionario comprende inoltre delle scale volte a misurare l’ambidexterity capability nella fase di search. Tale questionario, che è stato inviato ad un campione significativo di imprese italiane appartenenti a settori medium-high tech, ha dapprima permesso di ottenere un quadro sull’utilizzo delle diverse pratiche per la generazione di conoscenza. Tramite un’analisi fattoriale di tipo esplorativo, sono state inoltre identificate le dimensioni che descrivono il “local search” e “distant search”; tali dimensioni rispondono ai requisiti di attendibilità, validità e unidimensionalità. Le analisi condotte (cluster analisi e confronto dei clusters) hanno inoltre permesso di verificare che effettivamente esistono delle differenze tra imprese ambidestre e non ambidestre nel search e di identificare le caratteristiche distintive delle imprese che hanno sviluppato tale capacità, rispondendo pertanto alla prima domanda di ricerca. Per rispondere alla seconda e alla terza domanda di ricerca è stato invece adottato un approccio metodologico di tipo qualitativo. L’indagine qualitativa ha coinvolto nello specifico una impresa high-tech italiana, con la finalità di indagare in profondità come essa è riuscita a gestire le tensioni che emergono nella fase di search del processo innovativo e, di conseguenza, a realizzare l’ambidexterity. Il caso è stato condotto secondo un’ottica longitudinale, con numerose interviste al top management finalizzate a cogliere i cambiamenti che hanno interessato le attività di search e le conseguenti soluzioni organizzative adottate per la realizzazione dell’ambidexterity. Lo studio di caso contribuisce alla letteratura sull’ambidexterity capability in due modi principali. Da un lato permette di delineare il processo tramite cui l’impresa riesce a realizzare l’ambidexterity colmando uno dei gap evidenziati dall’analisi della letteratura. Dall’altro lato il caso studio chiaramente mostra come non esista un’ unica configurazione ambidestra che renda possibile sostenere tutte le condizioni ambientali che l'organizzazione deve affrontare nel corso del tempo. In altre parole, la soluzione organizzativa adottata per realizzare l’ambidexterity cambia nel corso del tempo, a seconda delle caratteristiche dell'ambiente esterno.

Analysis of ambidexterity in the search phase of innovation process: a practice-based approach

CANTARELLO, SILVIA
2011

Abstract

Studiosi e managers ampiamente riconoscono l'importanza dell'innovazione per sopravvivere e competere in un ambiente competitivo sempre più turbolento e caratterizzato da rapidi cambiamenti tecnologici, da un aumento della concorrenza, dal susseguirsi di eventi improvvisi e spesso imprevedibili. Gli sviluppi più recenti della letteratura sull’innovazione indicano chiaramente che l’attività innovativa è caratterizzata da una serie di tensioni, paradossi e dilemmi: gli studi pubblicati sull’argomento dimostrano come la comprensione, gestione e risoluzione di tali tensioni rappresentino punti chiave per realizzare innovazioni di successo e per garantire la sopravvivenza delle imprese nel lungo termine, in particolare delle imprese appartenenti a settori high-tech. Di conseguenza, nell’ultimo decennio, il tema della risoluzione delle tensioni sta destando sempre più interesse nella comunità scientifica, la quale ha introdotto il concetto di ambidexterity per descrivere la capacità delle imprese di gestire attività contrastanti realizzando alti livelli di entrambe in modo simultaneo. Oggi l’ambidexterity rappresenta dunque uno dei temi centrali negli studi di Management, il quale sta registrando una crescita esponenziale di contributi sia empirici che teorici provenienti da diversi filoni di ricerca quali ad esempio l’“organization design”, l’“organizational learning”, l’“innovation management”, lo “strategic management”. Ne consegue che il dibattito sul tema, inizialmente focalizzato, sta diventando oggi sempre più complesso e sconnesso. Il presente lavoro si apre quindi con una revisione sistematica degli studi realizzati sul tema dell’ambidexterity, avvalendosi anche di tecniche di analisi bibliometrica. Questa analisi ha permesso di mappare e sintetizzare i risultati raggiunti sul tema e di evidenziare alcuni importanti gap sia di natura teorica che di natura metodologica. In primo luogo emerge che gran parte degli studi esistenti, i quali utilizzano principalmente approcci quantitativi, si sono concentrati da un lato a dimostrare gli effetti positivi dell’ambidexterity e dall'altro a identificare i fattori che permettono di realizzare tale capacità. Come le aziende possono sviluppare, coltivare e sostenere capacità ambidestre rimane tuttavia una questione non ancora ben analizzata. In secondo luogo, gli studi esistenti presentano tre principali soluzioni per la risoluzione delle tensioni: la creazione di unità dedicate fisicamente separate (soluzione strutturale), la creazione di un contesto nel quale i dipendenti sono incoraggiati a perseguire contemporaneamente obiettivi contrastanti (soluzione contestuale) ed infine il ruolo critico dei managers nel sostenere e guidare l’ambidexterity. La revisione della letterature fa tuttavia emergere che gli studiosi tendono a focalizzare l’attenzione principalmente su una soltanto di queste soluzioni, mentre mancano studi che considerano la possibilità che le diverse soluzioni siano complementari e possano coesistere all’interno della stessa organizzazione. Infine, è ampiamente riconosciuto che le organizzazioni interagiscono continuamente con un ambiente competitivo in evoluzione, cui devono essere in grado di adattarsi per sopravvivere in un’ottica di co-evolution. Appare dunque improbabile che una singola configurazione organizzativa riesca a soddisfare un ambiente competitivo che cambia e le conseguenti nuove tensioni che l’organizzazione deve affrontare. Gli studi esistenti adottano tuttavia una visione statica nell’analizzare l’ambidexterity; mancano studi che utilizzino una prospettiva longitudinale, in grado di affrontare questo problema, di analizzare cioè come l’ambidexterity evolve, in modo dinamico, con l'ambiente esterno. Sulla base di queste considerazioni è emersa la necessità di ulteriori studi rivolti ad analizzare da un lato come le imprese riescono a realizzare l’ambidexterity e dall’altro come l’ambidexterity co-evolve con l'ambiente competitivo. Per rivelare la complessità del fenomeno si è deciso di utilizzare un livello di analisi più “granulare”. Diversamente da quanto fatto negli studi empirici esistenti, che adottano l'impresa o la business unit come unità di analisi, utilizzare un livello di analisi più circoscritto - un unico processo organizzativo, progetto o fase (per esempio la fase di search del processo innovativo) – permette infatti di studiare con maggior accuratezza come un fenomeno così complesso viene generato ed evolve nel tempo. Spostare il focus da un livello macro a livelli sempre più micro può inoltre aprire interessanti aree di ricerca, permettendo di delineare un’immagine dettagliata delle dinamiche e dei meccanismi che si trovano alla base dell’ambidexterity capability. Sulla base di queste considerazioni abbiamo pertanto deciso di studiare l’ambidexterity nella fase di “search” del processo innovativo (definita anche early phase). Questa fase infatti è caratterizzata dalla tensione tra la ricerca di conoscenza che approfondisce e migliora la base di conoscenza esistente in azienda (Local Search) e la simultanea ricerca di conoscenza completamente nuova e lontana dalla base di conoscenze esistente in azienda (Distant Search). Come le imprese possono affrontare e gestire questa tensione, e quindi costruire l’ambidexterity capability nella fase di search, è il focus di questa tesi. Coerentemente con la definizione di capability che vengono designate come il risultato di “everyday practices”, abbiamo inoltre deciso di focalizzare l’analisi sulle pratiche messe in atto dalle imprese per ricercare conoscenza. Adottare una prospettiva “practices-based” rappresenta infatti un approccio valido per conseguire una migliore comprensione di fenomeni complessi e multiformi come l’ambidexterity. Le domande fondamentali alla base di questa ricerca sono pertanto: 1. Esistono differenze, in termini di pratiche per il search, tra le imprese che hanno sviluppato capacità ambidestre nella fase di search ed imprese che non presentano tale capacità? Quali sono queste differenze? 2. Come possono le imprese realizzare l’ambidexterity nelle prime fasi del processo innovativo? 3. Come cambiano le soluzioni organizzative adottate dalle imprese per il raggiungimento dell’ambidexterity, co-evolvendo con l’ambiente competitivo? Al fine di rispondere alle domande di ricerca sono stati utilizzati due diversi approcci: un primo approccio considera le pratiche per il search come una “black-box” per rispondere alla prima domanda di ricerca, mentre il secondo analizza le diverse dimensioni che costituiscono la struttura interna delle pratiche, per rispondere alla seconda ed alla terza domanda di ricerca. Ai due approcci corrispondono due diverse metodologie di ricerca: studio quantitativo per l’approccio “black-box” e studio qualitativo per l’altro approccio. Per rispondere alla prima domanda di ricerca è stato creato un questionario volto ad indagare l’utilizzo di un insieme di pratiche per il search con riferimento al duplice obiettivo che queste possono avere: generare conoscenza volta a migliorare la base di conoscenze già presente in azienda - “local search” - oppure generare conoscenza completamente nuova ed in grado di ampliare la base di conoscenze esistenti in azienda – “distant search”. Il questionario comprende inoltre delle scale volte a misurare l’ambidexterity capability nella fase di search. Tale questionario, che è stato inviato ad un campione significativo di imprese italiane appartenenti a settori medium-high tech, ha dapprima permesso di ottenere un quadro sull’utilizzo delle diverse pratiche per la generazione di conoscenza. Tramite un’analisi fattoriale di tipo esplorativo, sono state inoltre identificate le dimensioni che descrivono il “local search” e “distant search”; tali dimensioni rispondono ai requisiti di attendibilità, validità e unidimensionalità. Le analisi condotte (cluster analisi e confronto dei clusters) hanno inoltre permesso di verificare che effettivamente esistono delle differenze tra imprese ambidestre e non ambidestre nel search e di identificare le caratteristiche distintive delle imprese che hanno sviluppato tale capacità, rispondendo pertanto alla prima domanda di ricerca. Per rispondere alla seconda e alla terza domanda di ricerca è stato invece adottato un approccio metodologico di tipo qualitativo. L’indagine qualitativa ha coinvolto nello specifico una impresa high-tech italiana, con la finalità di indagare in profondità come essa è riuscita a gestire le tensioni che emergono nella fase di search del processo innovativo e, di conseguenza, a realizzare l’ambidexterity. Il caso è stato condotto secondo un’ottica longitudinale, con numerose interviste al top management finalizzate a cogliere i cambiamenti che hanno interessato le attività di search e le conseguenti soluzioni organizzative adottate per la realizzazione dell’ambidexterity. Lo studio di caso contribuisce alla letteratura sull’ambidexterity capability in due modi principali. Da un lato permette di delineare il processo tramite cui l’impresa riesce a realizzare l’ambidexterity colmando uno dei gap evidenziati dall’analisi della letteratura. Dall’altro lato il caso studio chiaramente mostra come non esista un’ unica configurazione ambidestra che renda possibile sostenere tutte le condizioni ambientali che l'organizzazione deve affrontare nel corso del tempo. In altre parole, la soluzione organizzativa adottata per realizzare l’ambidexterity cambia nel corso del tempo, a seconda delle caratteristiche dell'ambiente esterno.
25-gen-2011
Inglese
Ambidexterity capability, search phase of innovation process, practice-based approach, co-evolution, survey, case study
Università degli studi di Padova
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/175711
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-175711