Questa tesi di dottorato offre un contributo alla sempre più crescente letteratura economica che studia gli effetti delle variabili di tipo sociale e culturale sul comportamento economico degli adulti anziani in Europa. Landes, citato in Guiso et al. (2006), afferma che “se possiamo apprendere qualcosa dalla storia dello sviluppo economico, è che la cultura fa tutta la differenza” (pag. 29). In effetti, in questi ultimi anni gli economisti stanno cercando di applicare i loro quadri teorici di analisi e i rispettivi strumenti empirici per studiare il ruolo della cultura sugli effetti economici (Guiso et al., 2006). Molti studi hanno già direttamente collegato gli effetti economici alle differenze culturali. Nei miei paper utilizzo il termine cultura così come viene definito da Guiso et al. (2006). Questa definizione si sofferma solo su quegli aspetti della cultura (credenze, valori o capacità) che vengono ereditati da un individuo dalle generazioni precedenti (“trasmessi in modo relativamente immutato di generazione in generazione”) del proprio gruppo sociale (pag. 23). La persistenza di queste componenti “rallentate” della cultura ci permette di utilizzare variabili come l'origine etnica o la cultura ereditata dalla famiglia di origine come elementi predittori di natura esogena degli effetti economici, evitando così la questione della causalità inversa. Nel mio studio mi affido in particolare all’ipotesi di Bisin e Verdier (2000), che sostengono che i genitori hanno una naturale tendenza ad insegnare ai loro figli ciò che hanno imparato dai propri genitori, di solito senza un’adeguata valutazione dell’adeguatezza di questa educazione. Riferendosi a Cunha e Heckman, Mazzonna (2011) afferma che una vasta letteratura teoretica ed empirica ha già dimostrato che la formazione di abilità cognitive e socio-emotive dipende dalle eredità della famiglia di origine (ad esempio, le abilità cognitive, l’aspetto fisico, le abitudini, i legami familiari, nonché i tratti culturali e genetici). Nel successivo sviluppo di queste tesi, è stato già dimostrato che queste eredità sono un fattore determinante del successo economico e sociale dei bambini quando arrivano all’età adulta (Mazzonna 2014: 26). Questi tre paper fanno fare a questa affermazione un ulteriore passo avanti, poiché dimostrano che il risultato di queste eredità va ben oltre l’effetto sull’età adulta, arrivando ad influenzare il comportamento economico degli adulti anziani. Questi paper, quindi, potrebbero essere considerati come un contributo agli studi che utilizzano un approccio mirato all’intero ciclo di vita, in cui attraverso il controllo delle variabili sociali ed economiche contemporanee, si guarda agli effetti della cultura ereditata sul comportamento economico degli adulti più anziani. Per studiare questo processo, utilizzo l’Indagine su Salute, Invecchiamento e Pensioni in Europa (SHARE - Survey on Health, Aging and Retirement in Europe). SHARE è una banca dati multidisciplinare e multipaese che raccoglie dati individuali su salute, status socio-economico e relazioni sociali e familiari di più di 85.000 individui ultracinquantenni (raccolti approssimativamente attraverso 150.000 interviste) di 20 paesi europei (più Israele). Al momento di scrivere la mia tesi, 4 serie di questa ricerca longitudinale erano disponibili. Queste serie vanno ora dal 2004 al 2012 e sono integrate dalle storie di vita che sono state raccolte durante la terza rilevazione (denominata SHARELIFE), che forniscono informazioni retrospettive che risalgono alla salute e allo status economico nel periodo dell'infanzia. Insieme, SHARE e SHARELIFE rappresentano un importante patrimonio di dati per poter affrontare le mie questioni di ricerca (vedi Börsch-Supan et al., 2013). Ad esempio, è per me possibile studiare se le disparità nei mezzi a disposizione nei primi anni di vita siano correlate con la propensione degli anziani di impegnarsi in “attività produttive” (come, ad esempio, il volontariato o l’aiuto di natura informale). Se le norme trasmesse all’interno delle famiglie aiutino i genitori anziani (che procurano un reddito ai propri figli ormai adulti) a stimare il rischio che il figlio si sottrarrà alla restituzione di questo “debito non garantito”. In ultima analisi, se l’appartenenza ad una comunità linguistica in Europa sia importante nel determinare la partecipazione degli adulti anziani al mercato finanziario. Relativamente a quest’ultima domanda, mi baso sul presupposto che “la lingua e la cultura si compongono l’una dell’altra, poiché la lingua è il fattore costante che vincola lo sviluppo di norme culturali” (Licht et al, 2007: 661). “Condizioni personali nelle fasi iniziali della vita e la partecipazione in attività produttive non remunerate dai 65 anni in poi”. Il primo articolo studia le relazioni tra le disparità esistenti nelle fasi iniziali della vita di una persona e l'entità e l'intensità di un suo successivo coinvolgimento in attività produttive non remunerate dai 65 anni in poi. Si suggeriscono le seguenti misure delle condizioni personali di vita durante le sue prime fasi: il “capitale culturale” della famiglia di origine, le capacità matematiche dell'individuo e le circostanze storiche e istituzionali in cui egli si trova a vivere , come ad esempio la sua reazione ad un evento traumatico istituzionalmente causato durante l'infanzia. Questo articolo utilizza i dati del "Survey on Health, Aging and Retirement" per l'Europa (SHARE) e la sua indagine retrospettiva (SHARELIFE) in cui si raccolgono informazioni sul "background" familiare degli intervistati durante la loro infanzia in 13 paesi europei. I risultati confermano che, anche dopo aver considerato molte altre variabili a livello individuale, esistono correlazioni di lunga durata tra alcune delle condizioni delle prime fasi di vita di una persona e il suo coinvolgimento in attività produttive non retribuite durante vecchiaia. “Incertezza nei trasferimenti intergenerazionali privati di tempo e denaro”. Il secondo articolo intende offrire un contributo alla fiorente letteratura sui trasferimenti intergenerazionali "verso il basso" di tempo e denaro, ossia dagli adulti ai giovani, nei paesi occidentali. Sulla base della ricerca preesistente che supporta motivazioni di scambio tra le vecchie e le nuove generazioni, questo studio intende indagare ulteriormente sulle determinanti della decisione dei genitori di trasferire denaro ai propri figli. L'analisi empirica si basa sulle variabili delle tre ondate di indagine del "Survey of Health, Ageing and Retirement in Europe" (SHARE, 14.889 diadi di genitori-figli di 12 paesi europei). Dopo aver discusso la natura rischiosa dello scambio intergenerazionale, si trova evidenza empirica che questa decisione dipende dalle misure dello status sociale corrente e dell'infanzia dei genitori. Questo risultato è congruente con i risultati della letteratura esistente secondo cui la gente di alto status sociale ha fiducia di avere meno probabilità di essere truffata e secondo cui la gente che si aspetta meno di essere truffata è più disposta a partecipare a operazioni rischiose. Tale scoperta suggerisce che la decisione dei genitori di trasferire denaro ai figli sia determinata dalla stima dell'incertezza circa la possibilità che il trasferimento finanziario sia da loro ricambiato, in quanto ci si aspetta che siano i figli a dover fornire dei servizi ai propri genitori durante la vecchiaia. Inoltre questo studio fornisce supporto empirico all'idea che tale decisione dei genitori è consapevolmente determinata dalle norme culturali che caratterizzano la propria famiglia. “Comunità linguistiche e comportamento finanziario degli adulti più anziani in Europa”. Infine il terzo articolo confronta il comportamento finanziario (possesso di azioni, obbligazioni, fondi comuni di investimento e / o conti pensionistici individuali (IRA, ossia "Individual Retirement Accounts")) degli adulti più anziani appartenenti a 10 diverse comunità linguistiche europee. Si prendono in considerazione le comunità di lingua tedesca in Germania meridionale, in Austria e in Svizzera; quelle Italofone nel Nord Italia e in Svizzera; quelle Francofone nella Francia orientale, in Belgio e in Svizzera; ed infine quelle di lingua olandese nei Paesi Bassi e di lingua fiamminga in Belgio. Le ricerche precedenti hanno evidenziato profonde differenze nel comportamento finanziario degli adulti più anziani nei diversi paesi europei. Tuttavia tali studi hanno trascurato di considerare l'appartenenza a diversi gruppi linguistici in uno stesso paese; o allo stesso gruppo linguistico in diversi paesi, come possibile variabile previsiva del comportamento finanziario degli individui. Recentemente altre ricerche hanno individuato molti altri fattori non economici rilevanti nel determinare il comportamento finanziario familiare degli adulti più anziani, come l'influenza che su di loro hanno le istituzioni sociali e la cultura. Tuttavia in letteratura non si è considerato il fatto che l'appartenenza a diverse comunità linguistiche in Europa potrebbe essere assunta come variabile "proxy" di un fattore latente, quale potrebbe essere il possedere o meno le capacità e le competenze per detenere azioni, obbligazioni, fondi comuni di investimento e / o conti pensionistici individuali. In questo lavoro si trova, dopo aver effettuato un controllo per tutte le possibili determinanti della partecipazione privata nei mercati finanziari, che per tre tipi di strumenti finanziari (azioni, attività rischiose e attività rischiose aggiunte agli "IRA"), il comportamento delle tre comunità linguistiche in Svizzera e delle due comunità in Belgio non è lo stesso, nonostante ciascuna di esse abbia a che fare con istituzioni identiche. In secondo luogo, in alcuni casi (specialmente per quanto riguarda i francofoni), le modalità della partecipazione ai mercati finanziari di chi parla la stessa lingua possono essere identiche anche quando il contesto finanziario è eterogeneo, in altri termini si ha un comportamento finanziario identico da parte di chi appartiene alla stessa comunità linguistica ma vive in paesi diversi. Risulta quindi evidente da questa analisi empirica che la lingua parlata, anche dopo aver controllato per una vasta gamma di variabili adeguate, è rilevante per le decisioni finanziarie private almeno per alcuni dei principali gruppi linguistici europei.
Social Determinants of Economic Behavior of Older Adults in Europe
YOUSSIM, IAROSLAV
2015
Abstract
Questa tesi di dottorato offre un contributo alla sempre più crescente letteratura economica che studia gli effetti delle variabili di tipo sociale e culturale sul comportamento economico degli adulti anziani in Europa. Landes, citato in Guiso et al. (2006), afferma che “se possiamo apprendere qualcosa dalla storia dello sviluppo economico, è che la cultura fa tutta la differenza” (pag. 29). In effetti, in questi ultimi anni gli economisti stanno cercando di applicare i loro quadri teorici di analisi e i rispettivi strumenti empirici per studiare il ruolo della cultura sugli effetti economici (Guiso et al., 2006). Molti studi hanno già direttamente collegato gli effetti economici alle differenze culturali. Nei miei paper utilizzo il termine cultura così come viene definito da Guiso et al. (2006). Questa definizione si sofferma solo su quegli aspetti della cultura (credenze, valori o capacità) che vengono ereditati da un individuo dalle generazioni precedenti (“trasmessi in modo relativamente immutato di generazione in generazione”) del proprio gruppo sociale (pag. 23). La persistenza di queste componenti “rallentate” della cultura ci permette di utilizzare variabili come l'origine etnica o la cultura ereditata dalla famiglia di origine come elementi predittori di natura esogena degli effetti economici, evitando così la questione della causalità inversa. Nel mio studio mi affido in particolare all’ipotesi di Bisin e Verdier (2000), che sostengono che i genitori hanno una naturale tendenza ad insegnare ai loro figli ciò che hanno imparato dai propri genitori, di solito senza un’adeguata valutazione dell’adeguatezza di questa educazione. Riferendosi a Cunha e Heckman, Mazzonna (2011) afferma che una vasta letteratura teoretica ed empirica ha già dimostrato che la formazione di abilità cognitive e socio-emotive dipende dalle eredità della famiglia di origine (ad esempio, le abilità cognitive, l’aspetto fisico, le abitudini, i legami familiari, nonché i tratti culturali e genetici). Nel successivo sviluppo di queste tesi, è stato già dimostrato che queste eredità sono un fattore determinante del successo economico e sociale dei bambini quando arrivano all’età adulta (Mazzonna 2014: 26). Questi tre paper fanno fare a questa affermazione un ulteriore passo avanti, poiché dimostrano che il risultato di queste eredità va ben oltre l’effetto sull’età adulta, arrivando ad influenzare il comportamento economico degli adulti anziani. Questi paper, quindi, potrebbero essere considerati come un contributo agli studi che utilizzano un approccio mirato all’intero ciclo di vita, in cui attraverso il controllo delle variabili sociali ed economiche contemporanee, si guarda agli effetti della cultura ereditata sul comportamento economico degli adulti più anziani. Per studiare questo processo, utilizzo l’Indagine su Salute, Invecchiamento e Pensioni in Europa (SHARE - Survey on Health, Aging and Retirement in Europe). SHARE è una banca dati multidisciplinare e multipaese che raccoglie dati individuali su salute, status socio-economico e relazioni sociali e familiari di più di 85.000 individui ultracinquantenni (raccolti approssimativamente attraverso 150.000 interviste) di 20 paesi europei (più Israele). Al momento di scrivere la mia tesi, 4 serie di questa ricerca longitudinale erano disponibili. Queste serie vanno ora dal 2004 al 2012 e sono integrate dalle storie di vita che sono state raccolte durante la terza rilevazione (denominata SHARELIFE), che forniscono informazioni retrospettive che risalgono alla salute e allo status economico nel periodo dell'infanzia. Insieme, SHARE e SHARELIFE rappresentano un importante patrimonio di dati per poter affrontare le mie questioni di ricerca (vedi Börsch-Supan et al., 2013). Ad esempio, è per me possibile studiare se le disparità nei mezzi a disposizione nei primi anni di vita siano correlate con la propensione degli anziani di impegnarsi in “attività produttive” (come, ad esempio, il volontariato o l’aiuto di natura informale). Se le norme trasmesse all’interno delle famiglie aiutino i genitori anziani (che procurano un reddito ai propri figli ormai adulti) a stimare il rischio che il figlio si sottrarrà alla restituzione di questo “debito non garantito”. In ultima analisi, se l’appartenenza ad una comunità linguistica in Europa sia importante nel determinare la partecipazione degli adulti anziani al mercato finanziario. Relativamente a quest’ultima domanda, mi baso sul presupposto che “la lingua e la cultura si compongono l’una dell’altra, poiché la lingua è il fattore costante che vincola lo sviluppo di norme culturali” (Licht et al, 2007: 661). “Condizioni personali nelle fasi iniziali della vita e la partecipazione in attività produttive non remunerate dai 65 anni in poi”. Il primo articolo studia le relazioni tra le disparità esistenti nelle fasi iniziali della vita di una persona e l'entità e l'intensità di un suo successivo coinvolgimento in attività produttive non remunerate dai 65 anni in poi. Si suggeriscono le seguenti misure delle condizioni personali di vita durante le sue prime fasi: il “capitale culturale” della famiglia di origine, le capacità matematiche dell'individuo e le circostanze storiche e istituzionali in cui egli si trova a vivere , come ad esempio la sua reazione ad un evento traumatico istituzionalmente causato durante l'infanzia. Questo articolo utilizza i dati del "Survey on Health, Aging and Retirement" per l'Europa (SHARE) e la sua indagine retrospettiva (SHARELIFE) in cui si raccolgono informazioni sul "background" familiare degli intervistati durante la loro infanzia in 13 paesi europei. I risultati confermano che, anche dopo aver considerato molte altre variabili a livello individuale, esistono correlazioni di lunga durata tra alcune delle condizioni delle prime fasi di vita di una persona e il suo coinvolgimento in attività produttive non retribuite durante vecchiaia. “Incertezza nei trasferimenti intergenerazionali privati di tempo e denaro”. Il secondo articolo intende offrire un contributo alla fiorente letteratura sui trasferimenti intergenerazionali "verso il basso" di tempo e denaro, ossia dagli adulti ai giovani, nei paesi occidentali. Sulla base della ricerca preesistente che supporta motivazioni di scambio tra le vecchie e le nuove generazioni, questo studio intende indagare ulteriormente sulle determinanti della decisione dei genitori di trasferire denaro ai propri figli. L'analisi empirica si basa sulle variabili delle tre ondate di indagine del "Survey of Health, Ageing and Retirement in Europe" (SHARE, 14.889 diadi di genitori-figli di 12 paesi europei). Dopo aver discusso la natura rischiosa dello scambio intergenerazionale, si trova evidenza empirica che questa decisione dipende dalle misure dello status sociale corrente e dell'infanzia dei genitori. Questo risultato è congruente con i risultati della letteratura esistente secondo cui la gente di alto status sociale ha fiducia di avere meno probabilità di essere truffata e secondo cui la gente che si aspetta meno di essere truffata è più disposta a partecipare a operazioni rischiose. Tale scoperta suggerisce che la decisione dei genitori di trasferire denaro ai figli sia determinata dalla stima dell'incertezza circa la possibilità che il trasferimento finanziario sia da loro ricambiato, in quanto ci si aspetta che siano i figli a dover fornire dei servizi ai propri genitori durante la vecchiaia. Inoltre questo studio fornisce supporto empirico all'idea che tale decisione dei genitori è consapevolmente determinata dalle norme culturali che caratterizzano la propria famiglia. “Comunità linguistiche e comportamento finanziario degli adulti più anziani in Europa”. Infine il terzo articolo confronta il comportamento finanziario (possesso di azioni, obbligazioni, fondi comuni di investimento e / o conti pensionistici individuali (IRA, ossia "Individual Retirement Accounts")) degli adulti più anziani appartenenti a 10 diverse comunità linguistiche europee. Si prendono in considerazione le comunità di lingua tedesca in Germania meridionale, in Austria e in Svizzera; quelle Italofone nel Nord Italia e in Svizzera; quelle Francofone nella Francia orientale, in Belgio e in Svizzera; ed infine quelle di lingua olandese nei Paesi Bassi e di lingua fiamminga in Belgio. Le ricerche precedenti hanno evidenziato profonde differenze nel comportamento finanziario degli adulti più anziani nei diversi paesi europei. Tuttavia tali studi hanno trascurato di considerare l'appartenenza a diversi gruppi linguistici in uno stesso paese; o allo stesso gruppo linguistico in diversi paesi, come possibile variabile previsiva del comportamento finanziario degli individui. Recentemente altre ricerche hanno individuato molti altri fattori non economici rilevanti nel determinare il comportamento finanziario familiare degli adulti più anziani, come l'influenza che su di loro hanno le istituzioni sociali e la cultura. Tuttavia in letteratura non si è considerato il fatto che l'appartenenza a diverse comunità linguistiche in Europa potrebbe essere assunta come variabile "proxy" di un fattore latente, quale potrebbe essere il possedere o meno le capacità e le competenze per detenere azioni, obbligazioni, fondi comuni di investimento e / o conti pensionistici individuali. In questo lavoro si trova, dopo aver effettuato un controllo per tutte le possibili determinanti della partecipazione privata nei mercati finanziari, che per tre tipi di strumenti finanziari (azioni, attività rischiose e attività rischiose aggiunte agli "IRA"), il comportamento delle tre comunità linguistiche in Svizzera e delle due comunità in Belgio non è lo stesso, nonostante ciascuna di esse abbia a che fare con istituzioni identiche. In secondo luogo, in alcuni casi (specialmente per quanto riguarda i francofoni), le modalità della partecipazione ai mercati finanziari di chi parla la stessa lingua possono essere identiche anche quando il contesto finanziario è eterogeneo, in altri termini si ha un comportamento finanziario identico da parte di chi appartiene alla stessa comunità linguistica ma vive in paesi diversi. Risulta quindi evidente da questa analisi empirica che la lingua parlata, anche dopo aver controllato per una vasta gamma di variabili adeguate, è rilevante per le decisioni finanziarie private almeno per alcuni dei principali gruppi linguistici europei.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/175785
URN:NBN:IT:UNIPD-175785