La ricerca approfondisce un argomento poco studiato nell’ambito della storiografia nazionale e internazionale. L’inedita documentazione dello Stato Maggiore dell’Esercito e quella dell’intelligence (Servizio Informazioni Militare) ha permesso al dott. Battaglia di ricostruire, in maniera puntuale, le complesse vicende legate al separatismo siciliano in uno dei momenti più delicati della storia nazionale: 1943-1947, gli anni della guerra civile, dei violenti scontri delle linee Gustav e Gotica, il dopoguerra e la ricostruzione del paese. Particolare rilievo è dato alle operazioni militari stricto sensu e alle indagini di spionaggio, controspionaggio e alle varie e articolate reti di collegamento separatiste. Il separatismo siciliano, seppur diverse volte evocato nel corso della storia dai moti insurrezionali (1282, 1647, 1820, 1848, 1860, 1866), ebbe vasta diffusione e inquietanti sviluppi tra il 1943 e il 1950. Nell’estate del 1943, alla vigilia dell’operazione Husky, venne fondato il Comitato provvisorio per l’Indipendenza, sedicente portavoce dei sentimenti del popolo siciliano. Gli Alleati, al fine di ottenere l’appoggio della popolazione locale – oltre ad aver raggiunto accordi con le principali cosche mafiose – sostennero inizialmente l’iniziativa separatista. In un secondo momento, fecero leva sulla carica disgregatrice dell’unità nazionale per accelerare l’epilogo del regime fascista e dopo il 25 luglio, il separatismo venne ulteriormente strumentalizzato come elemento di ricatto destabilizzatore nei confronti del Regno del Sud, al fine di affrettarne l’armistizio. Grazie al vuoto politico e all’assenza di alternative, il nuovo movimento si pose come corrente antifascista di rinnovamento, ottenendo il consenso di una popolazione affamata e stremata dalla guerra. Nel febbraio del ’44, la riconsegna dell’amministrazione dell’Isola alle autorità italiane e la successiva partenza della Commissione Alleata, deluse le aspettative dei separatisti che agognavano la nascita di una repubblica indipendente. Finocchiaro Aprile, leader del movimento, fece appello alle potenze internazionali, inviando lettere in cui – in base alla contingenza e all’interlocutore – proponeva alternative diverse che andavano dalla completa indipendenza, alla federazione, al protettorato inglese o al baluardo capitalista mediterraneo degli Stati Uniti d’America. La nomina di Salvatore Aldisio – rappresentante degli interessi unitari del CLN – ad Alto Commissario per la Sicilia, inasprì i termini della lotta. Stante la decisa risposta dello Stato e dopo aver constatato l’isolamento internazionale, iniziò l’affermazione dell’ala eversiva del MIS (Canepa, Gallo, Castrogiovanni, Carcaci, Tasca) che condusse, nel febbraio del 1945, alla fondazione dell’EVIS, Esercito Volontario per l’Indipendenza Siciliana. L’uccisione del comandante dell’esercito, Canepa e dei suoi uomini, avvenuta 17 giugno 1945 e l’arresto dei moderati Finocchiaro Aprile, Varvaro e Restuccia, diede un’ulteriore svolta alla lotta armata. Il nuovo leader militare, Concetto Gallo, inaugurò una nuova fase di violenta guerriglia grazie all’intesa con i mafiosi locali tra cui Salvatore Giuliano, Rosario Avila e Calogero Vizzini che condividevano col MIS la spiccata carica antistatale e non divenne più chiaro e ben delineato il confine tra il separatismo e banditismo. I frequenti e violenti attacchi alle forze dell’ordine, costrinsero il Governo a un massiccio intervento armato tramite il rafforzamento delle unità dell’Arma e della polizia e l’intervento dell’esercito con le divisioni Aosta e Sabauda (poi Reggio) e del reggimento Garibaldi della Folgore. La battaglia di Monte S. Mauro di Caltagirone, le operazioni di polizia in grande stile, il rastrellamento delle aree palermitana e niscemese, l’arresto di Gallo e la morte di Avila ridimensionarono l’esercito separatista e ridussero notevolmente l’iniziativa dell’ala eversiva. A ciò si aggiunse la riorganizzazione politica del Paese, l’affermazione del PCI come partito di massa e della DC – come partito nel quale confluivano le simpatie dei ceti medi e medio-alti di diverso orientamento – sottraevano progressivamente spazio al MIS, le cui aspirazioni indipendentistiche venivano ridimensionate dall’affermazione dell’autonomismo, compromesso più realistico e condiviso. Stante la grave situazione in cui versava, i vertici del separatismo accettarono la proposta dello Stato di porre fine al conflitto armato e negoziare i termini della pacificazione. L’amnistia per i reati politici, la scarcerazione dei leader dei guerriglieri, la rimozione di Aldisio, l’allentamento della reazione militare e soprattutto il riconoscimento legale del MIS, avevano avuto un alto costo: il definitivo abbandono delle aspirazioni indipendentistiche e l’accettazione dell’autonomia siciliana. Di fatto, il MIS si svuotò dei suoi contenuti. Il consenso dell’elettorato indipendentista scemò, mentre il Movimento iniziò a spaccarsi in base alle tre correnti principali: quella finocchiariana di centro, quella varvariana di sinistra e quella nobiliare, Tasca-Carcaci, di destra. Il III Congresso di Taormina d’inizio ‘47, ufficializzò la definitiva frattura dei separatisti, mentre la fine degli anni Quaranta ne aveva sancì il definitivo declino. Otto anni di grandi sconvolgimenti militari, politici, economici e sociali in cui gli eventi storici e le contingenze coagularono il malcontento siciliano e le aspirazioni per un futuro migliore, nell’ibrido e variegato movimento separatista.

Il separatismo siciliano dalle carte del Servizio Informazioni Militare

BATTAGLIA, Antonello
2013

Abstract

La ricerca approfondisce un argomento poco studiato nell’ambito della storiografia nazionale e internazionale. L’inedita documentazione dello Stato Maggiore dell’Esercito e quella dell’intelligence (Servizio Informazioni Militare) ha permesso al dott. Battaglia di ricostruire, in maniera puntuale, le complesse vicende legate al separatismo siciliano in uno dei momenti più delicati della storia nazionale: 1943-1947, gli anni della guerra civile, dei violenti scontri delle linee Gustav e Gotica, il dopoguerra e la ricostruzione del paese. Particolare rilievo è dato alle operazioni militari stricto sensu e alle indagini di spionaggio, controspionaggio e alle varie e articolate reti di collegamento separatiste. Il separatismo siciliano, seppur diverse volte evocato nel corso della storia dai moti insurrezionali (1282, 1647, 1820, 1848, 1860, 1866), ebbe vasta diffusione e inquietanti sviluppi tra il 1943 e il 1950. Nell’estate del 1943, alla vigilia dell’operazione Husky, venne fondato il Comitato provvisorio per l’Indipendenza, sedicente portavoce dei sentimenti del popolo siciliano. Gli Alleati, al fine di ottenere l’appoggio della popolazione locale – oltre ad aver raggiunto accordi con le principali cosche mafiose – sostennero inizialmente l’iniziativa separatista. In un secondo momento, fecero leva sulla carica disgregatrice dell’unità nazionale per accelerare l’epilogo del regime fascista e dopo il 25 luglio, il separatismo venne ulteriormente strumentalizzato come elemento di ricatto destabilizzatore nei confronti del Regno del Sud, al fine di affrettarne l’armistizio. Grazie al vuoto politico e all’assenza di alternative, il nuovo movimento si pose come corrente antifascista di rinnovamento, ottenendo il consenso di una popolazione affamata e stremata dalla guerra. Nel febbraio del ’44, la riconsegna dell’amministrazione dell’Isola alle autorità italiane e la successiva partenza della Commissione Alleata, deluse le aspettative dei separatisti che agognavano la nascita di una repubblica indipendente. Finocchiaro Aprile, leader del movimento, fece appello alle potenze internazionali, inviando lettere in cui – in base alla contingenza e all’interlocutore – proponeva alternative diverse che andavano dalla completa indipendenza, alla federazione, al protettorato inglese o al baluardo capitalista mediterraneo degli Stati Uniti d’America. La nomina di Salvatore Aldisio – rappresentante degli interessi unitari del CLN – ad Alto Commissario per la Sicilia, inasprì i termini della lotta. Stante la decisa risposta dello Stato e dopo aver constatato l’isolamento internazionale, iniziò l’affermazione dell’ala eversiva del MIS (Canepa, Gallo, Castrogiovanni, Carcaci, Tasca) che condusse, nel febbraio del 1945, alla fondazione dell’EVIS, Esercito Volontario per l’Indipendenza Siciliana. L’uccisione del comandante dell’esercito, Canepa e dei suoi uomini, avvenuta 17 giugno 1945 e l’arresto dei moderati Finocchiaro Aprile, Varvaro e Restuccia, diede un’ulteriore svolta alla lotta armata. Il nuovo leader militare, Concetto Gallo, inaugurò una nuova fase di violenta guerriglia grazie all’intesa con i mafiosi locali tra cui Salvatore Giuliano, Rosario Avila e Calogero Vizzini che condividevano col MIS la spiccata carica antistatale e non divenne più chiaro e ben delineato il confine tra il separatismo e banditismo. I frequenti e violenti attacchi alle forze dell’ordine, costrinsero il Governo a un massiccio intervento armato tramite il rafforzamento delle unità dell’Arma e della polizia e l’intervento dell’esercito con le divisioni Aosta e Sabauda (poi Reggio) e del reggimento Garibaldi della Folgore. La battaglia di Monte S. Mauro di Caltagirone, le operazioni di polizia in grande stile, il rastrellamento delle aree palermitana e niscemese, l’arresto di Gallo e la morte di Avila ridimensionarono l’esercito separatista e ridussero notevolmente l’iniziativa dell’ala eversiva. A ciò si aggiunse la riorganizzazione politica del Paese, l’affermazione del PCI come partito di massa e della DC – come partito nel quale confluivano le simpatie dei ceti medi e medio-alti di diverso orientamento – sottraevano progressivamente spazio al MIS, le cui aspirazioni indipendentistiche venivano ridimensionate dall’affermazione dell’autonomismo, compromesso più realistico e condiviso. Stante la grave situazione in cui versava, i vertici del separatismo accettarono la proposta dello Stato di porre fine al conflitto armato e negoziare i termini della pacificazione. L’amnistia per i reati politici, la scarcerazione dei leader dei guerriglieri, la rimozione di Aldisio, l’allentamento della reazione militare e soprattutto il riconoscimento legale del MIS, avevano avuto un alto costo: il definitivo abbandono delle aspirazioni indipendentistiche e l’accettazione dell’autonomia siciliana. Di fatto, il MIS si svuotò dei suoi contenuti. Il consenso dell’elettorato indipendentista scemò, mentre il Movimento iniziò a spaccarsi in base alle tre correnti principali: quella finocchiariana di centro, quella varvariana di sinistra e quella nobiliare, Tasca-Carcaci, di destra. Il III Congresso di Taormina d’inizio ‘47, ufficializzò la definitiva frattura dei separatisti, mentre la fine degli anni Quaranta ne aveva sancì il definitivo declino. Otto anni di grandi sconvolgimenti militari, politici, economici e sociali in cui gli eventi storici e le contingenze coagularono il malcontento siciliano e le aspirazioni per un futuro migliore, nell’ibrido e variegato movimento separatista.
22-dic-2013
Italiano
separatismo siciliano; Sicilia; separatismo; secessionismo; SIM; servizi segreti; mafia; Finocchiaro Aprile; Canepa; EVIS; GRIS
BIAGINI, Antonello Folco
MOTTA, GIOVANNA
Università degli Studi di Roma "La Sapienza"
315
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/175856
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA1-175856