L’obbiettivo iniziale della ricerca è stato quello di descrivere la storia prescrittiva di tutti i farmaci nell’anno 2010. Tramite l’analisi dei dati di prescrizione provenienti dall’Assistenza Farmaceutica Territoriale di Padova è stato possibile descrivere l’utilizzo di questi farmaci nella popolazione generale. Sono risultati maggiormente utilizzati: gli antibiotici (con 39% M vs 46 % F con almeno un antibiotico prescritto, p<0,001), gli antiulcera( 13,20% M vs 16,68 % F, p<0,001), gli antireumatici (10,84% M vs 16,70 % F, p<0,001), gli antidepressivi (con 3,74% M vs 8,09 % F, p<0,001) etc., con una prevalenza di trattati del genere femminile. Una prevalenza di trattati del genere maschile è stata osservata invece per gli antitrombotici (con 12,11% M vs 11,33% F, p<0,025), gli antidiabetici di cui insulino-trattati 1,26% M vs 1,03 % F, p<0,05 ed i trattati con ipoglicemizzanti 3,73% M vs 2,83 % F, p<0,05) ed i dislipidemici (8,93%M vs 8,08%F, p<0,025) etc. Tutti questi dati riportati sono statisticamente significativi. Questa analisi indica anche che il genere femminile è in assoluto il maggior consumatore di farmaci antidolorifici, risultato che porta a dedurre che le donne soffrono maggiormente di dolore acuto e cronico, ma può essere anche un indicatore di una maggiore propensione della donna alla ricerca di una visita medica rispetto all’uomo, il quale forse preferisce rimedi autogestibili (OTC oppure a fumo e alcool). L’alto numero di donne fra i trattati con farmaci del sistema nervoso (antipsicotici, antidepressivi) fa pensare a questi “giorni moderni” in cui la donna è ancora vittima di violenza non solo fisica, ma anche psichica, e si trova spesso sottoposta a stress, come risultato dell’emancipazione. La moglie-madre-donna in carriera è esposta ad una vita frenetica e le tante responsabilità accumulate negli anni tendono a portarla alla parità col genere maschile. Una analisi più approfondita è stata fatta nello specifico per i farmaci cardiovascolari. La maggior parte dei farmaci cardiovascolari è stato dispensato prevalentemente al genere maschile, ma bisogna sottolineare che le malattie cardiovascolari erano la causa principale di morte in entrambi i sessi. Non si è verificata alcuna differenza di genere nella prevalenza di trattati per i sottogruppi dei betabloccanti non associati, calcio antagonisti con effetto cardio-diretto e antagonisti dell’angiotensina II, mentre per gli antitrombotici, gli antiaritmici di classe sia I che III, gli ipocolesterolemizzanti e ipotrigliceridemizzanti si è osservato un utilizzo maggiore nel genere maschile. Per quanto riguarda le malattie trombotiche, le femmine risultavano meno trattate dei maschi, in accordo con il fatto che il maschio adulto, a parità di età, è più propenso alla trombosi rispetto alla femmina adulta, perché con l’avanzare dell’età ha una maggiore aggregazione piastrinica rispetto alla femmina. Infine, l’attenzione è stata focalizzata sull’evento della sindrome coronarica acuta (SCA) per analizzare la presenza di eventuali differenze di genere in pazienti ospedalizzati per SCA in relazione ai seguenti indicatori: prevalenza di ricoveri per SCA, mortalità intra- ed extra-ospedaliera, tipologia di interventi di rivascolarizzazione, trattamento farmacologico alla dimissione, aderenza alla terapia e sopravivvenza. Nel corso dell’anno 2008, sono stati ricoverati per SCA 1.204 pazienti (760 maschi e 444 femmine). La prevalenza dei ricoveri è stata significativamente superiore negli uomini (3,26‰ ) rispetto alle donne (0,92‰) con OR = 1,7 (IC 95% = 1,4-2,0). Dei 1.204 pazienti arruolati 142, ovvero 11,8%, sono andati incontro a decesso intraospedaliero. Sono state analizzate le recidive a breve e lungo termine. Le donne in entrambi i casi andavano in contro a recidive più frequentemente degli uomini (nel 2009 il 17,9% delle donne vs. 12,6% degli uomini e nel 2012 32% donne vs. 24% degli uomini, p<0,05). Una fotografia della terapia nei 12 mesi precedenti l’evento evidenziava un trattamento con antiipertensivi e antidepressivi maggiore nelle donne. Per quanto riguarda il trattamento del diabete e delle dislipidemie non si evidenzia nessuna differenza di genere nell’utilizzo dei farmaci riguardanti queste patologie. E‘ stata fatta una analisi degli interventi di rivascolarizzazione per rilevare eventuali differenze di genere e differenze di età. Il 40,12% della popolazione è andata incontro a rivascolarizzazione invece il 48,1% non è stata rivascolarizzata. Nella fascia di età 65-79 anni il 73,4% dei maschi ha subito un intervento di rivascolarizzazione contro il 26,6% delle donne (OR=1,7 con IC 95% =1,2-2,5). Negli over 80, gli uomini sono sempre maggiormente rivascolarizzati (71,2%M vs 28,8F OR= 4,1 con IC 95% = 2,2-7,6). Questi dati hanno confermato che in generale gli uomini vengono sottoposti a questo tipo di interventi più delle donne. Per quanto riguarda l'aderenza alla terapia, i pazienti di sesso maschile sono stati più aderenti alla terapia limitatamente all’aspirina (92% M vs 82% F, OR = 2,4 IC 95% 1,2-4,6). L'analisi di sopravvivenza ha mostrato una prognosi migliore del genere maschile, con una mortalità più alta del genere femminile
Gender differences in therapies and outcome in cardiovascular disease
DARAGJATI, JULIA
2014
Abstract
L’obbiettivo iniziale della ricerca è stato quello di descrivere la storia prescrittiva di tutti i farmaci nell’anno 2010. Tramite l’analisi dei dati di prescrizione provenienti dall’Assistenza Farmaceutica Territoriale di Padova è stato possibile descrivere l’utilizzo di questi farmaci nella popolazione generale. Sono risultati maggiormente utilizzati: gli antibiotici (con 39% M vs 46 % F con almeno un antibiotico prescritto, p<0,001), gli antiulcera( 13,20% M vs 16,68 % F, p<0,001), gli antireumatici (10,84% M vs 16,70 % F, p<0,001), gli antidepressivi (con 3,74% M vs 8,09 % F, p<0,001) etc., con una prevalenza di trattati del genere femminile. Una prevalenza di trattati del genere maschile è stata osservata invece per gli antitrombotici (con 12,11% M vs 11,33% F, p<0,025), gli antidiabetici di cui insulino-trattati 1,26% M vs 1,03 % F, p<0,05 ed i trattati con ipoglicemizzanti 3,73% M vs 2,83 % F, p<0,05) ed i dislipidemici (8,93%M vs 8,08%F, p<0,025) etc. Tutti questi dati riportati sono statisticamente significativi. Questa analisi indica anche che il genere femminile è in assoluto il maggior consumatore di farmaci antidolorifici, risultato che porta a dedurre che le donne soffrono maggiormente di dolore acuto e cronico, ma può essere anche un indicatore di una maggiore propensione della donna alla ricerca di una visita medica rispetto all’uomo, il quale forse preferisce rimedi autogestibili (OTC oppure a fumo e alcool). L’alto numero di donne fra i trattati con farmaci del sistema nervoso (antipsicotici, antidepressivi) fa pensare a questi “giorni moderni” in cui la donna è ancora vittima di violenza non solo fisica, ma anche psichica, e si trova spesso sottoposta a stress, come risultato dell’emancipazione. La moglie-madre-donna in carriera è esposta ad una vita frenetica e le tante responsabilità accumulate negli anni tendono a portarla alla parità col genere maschile. Una analisi più approfondita è stata fatta nello specifico per i farmaci cardiovascolari. La maggior parte dei farmaci cardiovascolari è stato dispensato prevalentemente al genere maschile, ma bisogna sottolineare che le malattie cardiovascolari erano la causa principale di morte in entrambi i sessi. Non si è verificata alcuna differenza di genere nella prevalenza di trattati per i sottogruppi dei betabloccanti non associati, calcio antagonisti con effetto cardio-diretto e antagonisti dell’angiotensina II, mentre per gli antitrombotici, gli antiaritmici di classe sia I che III, gli ipocolesterolemizzanti e ipotrigliceridemizzanti si è osservato un utilizzo maggiore nel genere maschile. Per quanto riguarda le malattie trombotiche, le femmine risultavano meno trattate dei maschi, in accordo con il fatto che il maschio adulto, a parità di età, è più propenso alla trombosi rispetto alla femmina adulta, perché con l’avanzare dell’età ha una maggiore aggregazione piastrinica rispetto alla femmina. Infine, l’attenzione è stata focalizzata sull’evento della sindrome coronarica acuta (SCA) per analizzare la presenza di eventuali differenze di genere in pazienti ospedalizzati per SCA in relazione ai seguenti indicatori: prevalenza di ricoveri per SCA, mortalità intra- ed extra-ospedaliera, tipologia di interventi di rivascolarizzazione, trattamento farmacologico alla dimissione, aderenza alla terapia e sopravivvenza. Nel corso dell’anno 2008, sono stati ricoverati per SCA 1.204 pazienti (760 maschi e 444 femmine). La prevalenza dei ricoveri è stata significativamente superiore negli uomini (3,26‰ ) rispetto alle donne (0,92‰) con OR = 1,7 (IC 95% = 1,4-2,0). Dei 1.204 pazienti arruolati 142, ovvero 11,8%, sono andati incontro a decesso intraospedaliero. Sono state analizzate le recidive a breve e lungo termine. Le donne in entrambi i casi andavano in contro a recidive più frequentemente degli uomini (nel 2009 il 17,9% delle donne vs. 12,6% degli uomini e nel 2012 32% donne vs. 24% degli uomini, p<0,05). Una fotografia della terapia nei 12 mesi precedenti l’evento evidenziava un trattamento con antiipertensivi e antidepressivi maggiore nelle donne. Per quanto riguarda il trattamento del diabete e delle dislipidemie non si evidenzia nessuna differenza di genere nell’utilizzo dei farmaci riguardanti queste patologie. E‘ stata fatta una analisi degli interventi di rivascolarizzazione per rilevare eventuali differenze di genere e differenze di età. Il 40,12% della popolazione è andata incontro a rivascolarizzazione invece il 48,1% non è stata rivascolarizzata. Nella fascia di età 65-79 anni il 73,4% dei maschi ha subito un intervento di rivascolarizzazione contro il 26,6% delle donne (OR=1,7 con IC 95% =1,2-2,5). Negli over 80, gli uomini sono sempre maggiormente rivascolarizzati (71,2%M vs 28,8F OR= 4,1 con IC 95% = 2,2-7,6). Questi dati hanno confermato che in generale gli uomini vengono sottoposti a questo tipo di interventi più delle donne. Per quanto riguarda l'aderenza alla terapia, i pazienti di sesso maschile sono stati più aderenti alla terapia limitatamente all’aspirina (92% M vs 82% F, OR = 2,4 IC 95% 1,2-4,6). L'analisi di sopravvivenza ha mostrato una prognosi migliore del genere maschile, con una mortalità più alta del genere femminileFile | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/175903
URN:NBN:IT:UNIPD-175903