Gli ambienti fluviali sono caratterizzati naturalmente dal susseguirsi di eventi di piena che svolgono un ruolo fondamentale nel mantenere il "dinamico equilibrio" di questi sistemi, integrando un gran numero di processi. Flussi idrologici, trasferimento di sedimento, interferenza di legname vivo o morto, impatto di opere antropiche ed altri fattori ancora, contribuiscono a ridisegnare la morfologia di un corso d'acqua, in un continuo cambiamento strutturale (Tockner et al., 2000). Sebbene l'effetto di piene provochi una naturale evoluzione delle forme fluviali, a partire dal secolo scorso si è registrata una consistente accelerazione del grado di impatto di questi eventi nella maggior parte dei sistemi fluviali dei "paesi occidentali" (Europa, America, Australia, ecc). Questi effetti, sempre più irregolari ed imprevedibili, oltre ad alterare le dinamiche evolutive di molti corsi d’acqua, rappresentano fattori di rischio che possono provocare ingenti danni in luoghi caratterizzati da centri abitati od opere infrastrutturali. Anche se le cause di questi cambiamenti imprevisti si pensa siano da ricollegare in gran parte all'influenza di opere antropiche, il ruolo di elementi naturali, come la vegetazione riparia, è sempre più dibattuto nell’ambito di interventi per proteggere le sponde da fenomeni erosivi e ridurre situazioni di rischio. Infatti, sebbene gli apparati radicali delle piante situate lungo le sponde aumentino la coesione del terreno, aumentando la resistenza allo scavo ed asportazione da parte dei deflussi (Hubble et al., 2010), la loro presenza in alveo e rimozione può portare a situazioni di pericolo, come per esempio blocchi a ridosso di ponti o infrastrutture. Strutture o azioni perpetrate a varia scala, di bacino, di corridoio o di alveo attivo, per scopi di protezione, regimazione, produzione di energia elettrica o prelievo di inerti, hanno compromesso per decenni direttamente o indirettamente le dinamiche evolutive di gran parte dei corsi d’acqua, creando ingenti problemi di riqualificazione ora che una nuova politica di salvaguardia naturale è in continua affermazione (Kondolf et al., 2007; Gurnell et al., 2009). Infatti, le modificazioni ai processi fluviali messe in atto negli ultimi decenni hanno così mutato le dinamiche evolutive di questi ambienti, che la volontà di ripristinare queste aree ad una condizione naturale antecedente a questi impatti è pressoché impossibile, dato che questa non si può più identificare (Wohl, 2005). In ambito italiano, questi impatti hanno provocato, in gran parte degli ambienti fluviali, fasi prolungate di restringimento ed incisione dell’alveo attivo, apportando cambiamenti anche a livello di forme planimetriche (da canali intrecciati a canale singolo). Un esempio è il fiume Piave che ha registrato un restringimento pari al 50% ed un’incisone fino a 10 m dell’alveo attivo e le cui cause sono state ricondotte ad un’alterazione abnorme del regime di sedimento dovuto al passato prelievo intensivo di inerti e alla presenza di alcune dighe (Comiti et al., 2011). Recentemente, grazie all’accresciuta attenzione ambientale e all’esigenza di raggiungere obbiettivi designati da nuove direttive nazionali ed europee (per esempio, Water Framework Directive), molti corsi d’acqua stanno sperimentando una nuova fase sviluppo verso un ritrovato equilibrio di funzionamento. In questo quadro, la disponibilità di strumenti accurati per valutare efficacemente gli effetti di eventi di piena ed una maggiore comprensione del ruolo della vegetazione riparia nei processi morfologici all’interno dell’alveo attivo, con particolare attenzione all’erosione spondale, svolgono un ruolo fondamentale nell’identificazione e spiegazione di dinamiche fluviali chiave per azioni di riqualificazione. Questo studio si propone di quantificare in modo preciso gli effetti geomorfologici provocati da eventi di piena al di sotto della portata bankfull che nel 2010 hanno interessato due fiumi italiani caratterizzati da un diverso impatto antropico, il Piave ed il Tagliamento. Oltre ad isolare volumi e tendenze morfologiche dominanti nei tratti di studio, verranno valutati i processi di riconfigurazione planimetrica del canale principale e le dinamiche di erosione spondale riguardanti porzioni di vegetazione stabile per comprendere meglio le conseguenze delle piene sui diversi settori del corridoio fluviale. Inoltre, il ruolo della vegetazione riparia nell’evoluzione delle dinamiche di erosione spondale, verrà approfondito in un ambiente fluviale caratterizzato da sedimento coesivo e profili spondali fortemente modificati dalla resistenza all’erosione da parte di piante adiacenti al canale attivo: il fiume King (Australia). La ricerca di relazioni che spieghino la progressione di processi di erosione laterale in sponde caratterizzate da vegetazione riparia a diversa densità avrà come obbiettivo finale la creazione di un modello onnicomprensivo che spieghi l'evoluzione dell'erosione spondale lungo anse fluviali vegetate. Un ulteriore confronto con il fiume Piave, grazie alle numerose differenze fisiche ed idrologiche (in particolare il substrato composto da materiale non coesivo), offrirà spunti di discussione interessanti per la riconsiderazione della funzione della vegetazione riparia nelle strategie di protezione e riqualificazione fluviale. La prima parte, riguardante la stima accurata degli effetti geomorfologici provocati dagli eventi di piena del 2010, è stata sviluppata grazie alla disponibilità di modelli digitali del terreno (Digital Elevation Model – DEM) che, integrando rilievi GPS, LiDAR e provenienti da batimetria da colore, hanno permesso di riprodurre in modo puntuale la superficie complessiva (aree bagnate e non bagnate) dei tratti fluviali analizzati prima e dopo gli eventi. Attraverso un processo, modificato ad hoc, di produzione di modelli digitali di input collegati fra loro da script linguistici creati in MatLab (Fuzzy Inference System files), si è stati in grado, utilizzando l’applicazione Geomorphic Change Detection, di elaborare modelli digitali differenziali (DEM od Difference – DoD), che hanno permesso di valutare accuratamente gli impatti delle piene analizzate. I volumi ottenuti da questi modelli sono stati associati ad un calcolo preciso dell’errore che, contribuendo a fornire risultati quanto più vicini alla realtà possibile, ha permesso di estrapolare processi e tendenze evolutive dei due fiumi e di valutare la loro situazione rispetto ad una condizione di equilibrio. In seguito, la nostra attenzione si è focalizzata sul comportamento dei collettori fluviali principali che, attraverso una digitalizzazione e conseguente quantificazione dei processi erosivi e di deposizione, hanno dimostrato di aver subito una riconfigurazione morfologica pressoché completa in tutti i tratti analizzati. Infine, la stima dell’impatto di queste piene su erosioni localizzate di aree spondali caratterizzate da vegetazione stabile ed opere antropiche (fiume Piave), ha mostrato il potenziale di questi flussi idrologici nell’asportare porzioni di superficie teoricamente più resistenti grazie all’effetto stabilizzante degli apparati radicali, ipotizzando una possibile interferenza degli interventi di sistemazione idraulica. I risultati degli effetti geomorfologici a varia scala prodotti dagli eventi di piena hanno sottolineato il fatto, peraltro ribadito da altri studi (Chappell et al., 2003; Bertoldi et al., 2010), che anche eventi al di sotto della portata bankfull possono essere in grado di influenzare e riconfigurare in modo pronunciato lo sviluppo morfologico degli ambienti fluviali, oltre che aumentare talvolta il grado di rischio quando opere antropiche interferiscono con essi. I riscontri volumetrici hanno mostrato una predominanza complessiva di processi erosivi nei sottotratti analizzati, alludendo ad un deficit di sedimento ancora presente e da colmare per ottenere una condizione di equilibrio. Lo spostamento pressoché totale dell’asta fluviale principale ha infine confermato l’imprevedibilità degli effetti di piena che inoltre, asportando importanti quantitativi di aree vegetate stabili, hanno aperto nuovi interrogativi sul ruolo della vegetazione riparia nell’evoluzione dell’erosione spondale. Questo ruolo è stato approfondito nel bacino del fiume King (Australia) che, offrendo particolari processi di interazione fra vegetazione riparia e profilo spondale, ha permesso di indagare e comprendere le dinamiche evolutive dell’erosione spondale. Il tratto studiato del suddetto fiume presenta infatti profili spondali caratterizzati dal susseguirsi di piante di diversa grandezza e densità, intervallate da concavità prevalentemente erosive, che isolano progressivamente gli appartati radicali delle piante stesse fino a farle cadere nel collettore principale. L’analisi dei parametri associati alla vegetazione riparia e a queste concavità ha permesso di trovare varie relazioni che spiegano l’avanzamento dell’erosione spondale in ambienti caratterizzati da effetti di resistenza e stabilizzazione prodotti da piante e radici. In particolare, risultati sull’importanza della densità vegetativa hanno sottolineato l’influenza di piante poco spaziate sul profilo longitudinale della sponda nel ridurre l’ampiezza delle concavità erosive. Queste incoraggianti conclusioni hanno portato alla creazione di un modello concettuale di evoluzione di profili spondali caratterizzati da sedimento coesivo e vegetazione riparia. Questi esiti sono stati poi confrontati con i tratti analizzati del fiume Piave, portando all’individuazione di alcune dinamiche simili e altre moderatamente diverse. Alcune caratteristiche di sviluppo dei profili spondali erosivi hanno dimostrato di essere comuni nei due sistemi fluviali, come ad esempio il ruolo della densità della vegetazione riparia attiva sulla sponda, che promuoverebbe una limitazione dell’avanzamento dell'erosione laterale. Al contrario altri aspetti, fisici e di scala di processo, hanno riportato profonde differenze, probabilmente date dalle diverse caratteristiche climatiche, di portata, di funzionamento e, non da meno, di substrato (coesivo contro non coesivo) dei due ambienti fluviali. Concludendo, il presente studio ha indagato con successo le ripercussioni geomorfologiche causate da eventi di piena moderati, ottenendo stime verosimili di processi erosivi e di deposizione che hanno altresì permesso di valutare la condizione attuale degli ambienti fluviali analizzati. Piene anche al di sotto della portata bankfull hanno avuto effetti su tutte le componenti geomorfologiche a livello di tratto, includendo la riconfigurazione dell’asse fluviale principale e l’erosione laterale di aree vegetate stabili. L’approfondimento del ruolo della vegetazione riparia nel ridurre i processi di migrazione erosiva e il successivo confronto fra ambienti fluviali diversi, ha incrementato la nostra conoscenza su queste dinamiche che sono alla base di azioni di protezione e riqualificazione fluviale. I significativi risultati raggiunti da questa ricerca possono infine rappresentare un importante arricchimento per gli esperti del settore che, a fronte delle tendenze emerse, potranno usufruire di un ulteriore base su cui progettare nuove e più efficaci strategie di gestione degli ambienti fluviali.

Exploring short-term geomorphic changes and bank retreat evolution in fluvial systems

DELAI, FABIO
2015

Abstract

Gli ambienti fluviali sono caratterizzati naturalmente dal susseguirsi di eventi di piena che svolgono un ruolo fondamentale nel mantenere il "dinamico equilibrio" di questi sistemi, integrando un gran numero di processi. Flussi idrologici, trasferimento di sedimento, interferenza di legname vivo o morto, impatto di opere antropiche ed altri fattori ancora, contribuiscono a ridisegnare la morfologia di un corso d'acqua, in un continuo cambiamento strutturale (Tockner et al., 2000). Sebbene l'effetto di piene provochi una naturale evoluzione delle forme fluviali, a partire dal secolo scorso si è registrata una consistente accelerazione del grado di impatto di questi eventi nella maggior parte dei sistemi fluviali dei "paesi occidentali" (Europa, America, Australia, ecc). Questi effetti, sempre più irregolari ed imprevedibili, oltre ad alterare le dinamiche evolutive di molti corsi d’acqua, rappresentano fattori di rischio che possono provocare ingenti danni in luoghi caratterizzati da centri abitati od opere infrastrutturali. Anche se le cause di questi cambiamenti imprevisti si pensa siano da ricollegare in gran parte all'influenza di opere antropiche, il ruolo di elementi naturali, come la vegetazione riparia, è sempre più dibattuto nell’ambito di interventi per proteggere le sponde da fenomeni erosivi e ridurre situazioni di rischio. Infatti, sebbene gli apparati radicali delle piante situate lungo le sponde aumentino la coesione del terreno, aumentando la resistenza allo scavo ed asportazione da parte dei deflussi (Hubble et al., 2010), la loro presenza in alveo e rimozione può portare a situazioni di pericolo, come per esempio blocchi a ridosso di ponti o infrastrutture. Strutture o azioni perpetrate a varia scala, di bacino, di corridoio o di alveo attivo, per scopi di protezione, regimazione, produzione di energia elettrica o prelievo di inerti, hanno compromesso per decenni direttamente o indirettamente le dinamiche evolutive di gran parte dei corsi d’acqua, creando ingenti problemi di riqualificazione ora che una nuova politica di salvaguardia naturale è in continua affermazione (Kondolf et al., 2007; Gurnell et al., 2009). Infatti, le modificazioni ai processi fluviali messe in atto negli ultimi decenni hanno così mutato le dinamiche evolutive di questi ambienti, che la volontà di ripristinare queste aree ad una condizione naturale antecedente a questi impatti è pressoché impossibile, dato che questa non si può più identificare (Wohl, 2005). In ambito italiano, questi impatti hanno provocato, in gran parte degli ambienti fluviali, fasi prolungate di restringimento ed incisione dell’alveo attivo, apportando cambiamenti anche a livello di forme planimetriche (da canali intrecciati a canale singolo). Un esempio è il fiume Piave che ha registrato un restringimento pari al 50% ed un’incisone fino a 10 m dell’alveo attivo e le cui cause sono state ricondotte ad un’alterazione abnorme del regime di sedimento dovuto al passato prelievo intensivo di inerti e alla presenza di alcune dighe (Comiti et al., 2011). Recentemente, grazie all’accresciuta attenzione ambientale e all’esigenza di raggiungere obbiettivi designati da nuove direttive nazionali ed europee (per esempio, Water Framework Directive), molti corsi d’acqua stanno sperimentando una nuova fase sviluppo verso un ritrovato equilibrio di funzionamento. In questo quadro, la disponibilità di strumenti accurati per valutare efficacemente gli effetti di eventi di piena ed una maggiore comprensione del ruolo della vegetazione riparia nei processi morfologici all’interno dell’alveo attivo, con particolare attenzione all’erosione spondale, svolgono un ruolo fondamentale nell’identificazione e spiegazione di dinamiche fluviali chiave per azioni di riqualificazione. Questo studio si propone di quantificare in modo preciso gli effetti geomorfologici provocati da eventi di piena al di sotto della portata bankfull che nel 2010 hanno interessato due fiumi italiani caratterizzati da un diverso impatto antropico, il Piave ed il Tagliamento. Oltre ad isolare volumi e tendenze morfologiche dominanti nei tratti di studio, verranno valutati i processi di riconfigurazione planimetrica del canale principale e le dinamiche di erosione spondale riguardanti porzioni di vegetazione stabile per comprendere meglio le conseguenze delle piene sui diversi settori del corridoio fluviale. Inoltre, il ruolo della vegetazione riparia nell’evoluzione delle dinamiche di erosione spondale, verrà approfondito in un ambiente fluviale caratterizzato da sedimento coesivo e profili spondali fortemente modificati dalla resistenza all’erosione da parte di piante adiacenti al canale attivo: il fiume King (Australia). La ricerca di relazioni che spieghino la progressione di processi di erosione laterale in sponde caratterizzate da vegetazione riparia a diversa densità avrà come obbiettivo finale la creazione di un modello onnicomprensivo che spieghi l'evoluzione dell'erosione spondale lungo anse fluviali vegetate. Un ulteriore confronto con il fiume Piave, grazie alle numerose differenze fisiche ed idrologiche (in particolare il substrato composto da materiale non coesivo), offrirà spunti di discussione interessanti per la riconsiderazione della funzione della vegetazione riparia nelle strategie di protezione e riqualificazione fluviale. La prima parte, riguardante la stima accurata degli effetti geomorfologici provocati dagli eventi di piena del 2010, è stata sviluppata grazie alla disponibilità di modelli digitali del terreno (Digital Elevation Model – DEM) che, integrando rilievi GPS, LiDAR e provenienti da batimetria da colore, hanno permesso di riprodurre in modo puntuale la superficie complessiva (aree bagnate e non bagnate) dei tratti fluviali analizzati prima e dopo gli eventi. Attraverso un processo, modificato ad hoc, di produzione di modelli digitali di input collegati fra loro da script linguistici creati in MatLab (Fuzzy Inference System files), si è stati in grado, utilizzando l’applicazione Geomorphic Change Detection, di elaborare modelli digitali differenziali (DEM od Difference – DoD), che hanno permesso di valutare accuratamente gli impatti delle piene analizzate. I volumi ottenuti da questi modelli sono stati associati ad un calcolo preciso dell’errore che, contribuendo a fornire risultati quanto più vicini alla realtà possibile, ha permesso di estrapolare processi e tendenze evolutive dei due fiumi e di valutare la loro situazione rispetto ad una condizione di equilibrio. In seguito, la nostra attenzione si è focalizzata sul comportamento dei collettori fluviali principali che, attraverso una digitalizzazione e conseguente quantificazione dei processi erosivi e di deposizione, hanno dimostrato di aver subito una riconfigurazione morfologica pressoché completa in tutti i tratti analizzati. Infine, la stima dell’impatto di queste piene su erosioni localizzate di aree spondali caratterizzate da vegetazione stabile ed opere antropiche (fiume Piave), ha mostrato il potenziale di questi flussi idrologici nell’asportare porzioni di superficie teoricamente più resistenti grazie all’effetto stabilizzante degli apparati radicali, ipotizzando una possibile interferenza degli interventi di sistemazione idraulica. I risultati degli effetti geomorfologici a varia scala prodotti dagli eventi di piena hanno sottolineato il fatto, peraltro ribadito da altri studi (Chappell et al., 2003; Bertoldi et al., 2010), che anche eventi al di sotto della portata bankfull possono essere in grado di influenzare e riconfigurare in modo pronunciato lo sviluppo morfologico degli ambienti fluviali, oltre che aumentare talvolta il grado di rischio quando opere antropiche interferiscono con essi. I riscontri volumetrici hanno mostrato una predominanza complessiva di processi erosivi nei sottotratti analizzati, alludendo ad un deficit di sedimento ancora presente e da colmare per ottenere una condizione di equilibrio. Lo spostamento pressoché totale dell’asta fluviale principale ha infine confermato l’imprevedibilità degli effetti di piena che inoltre, asportando importanti quantitativi di aree vegetate stabili, hanno aperto nuovi interrogativi sul ruolo della vegetazione riparia nell’evoluzione dell’erosione spondale. Questo ruolo è stato approfondito nel bacino del fiume King (Australia) che, offrendo particolari processi di interazione fra vegetazione riparia e profilo spondale, ha permesso di indagare e comprendere le dinamiche evolutive dell’erosione spondale. Il tratto studiato del suddetto fiume presenta infatti profili spondali caratterizzati dal susseguirsi di piante di diversa grandezza e densità, intervallate da concavità prevalentemente erosive, che isolano progressivamente gli appartati radicali delle piante stesse fino a farle cadere nel collettore principale. L’analisi dei parametri associati alla vegetazione riparia e a queste concavità ha permesso di trovare varie relazioni che spiegano l’avanzamento dell’erosione spondale in ambienti caratterizzati da effetti di resistenza e stabilizzazione prodotti da piante e radici. In particolare, risultati sull’importanza della densità vegetativa hanno sottolineato l’influenza di piante poco spaziate sul profilo longitudinale della sponda nel ridurre l’ampiezza delle concavità erosive. Queste incoraggianti conclusioni hanno portato alla creazione di un modello concettuale di evoluzione di profili spondali caratterizzati da sedimento coesivo e vegetazione riparia. Questi esiti sono stati poi confrontati con i tratti analizzati del fiume Piave, portando all’individuazione di alcune dinamiche simili e altre moderatamente diverse. Alcune caratteristiche di sviluppo dei profili spondali erosivi hanno dimostrato di essere comuni nei due sistemi fluviali, come ad esempio il ruolo della densità della vegetazione riparia attiva sulla sponda, che promuoverebbe una limitazione dell’avanzamento dell'erosione laterale. Al contrario altri aspetti, fisici e di scala di processo, hanno riportato profonde differenze, probabilmente date dalle diverse caratteristiche climatiche, di portata, di funzionamento e, non da meno, di substrato (coesivo contro non coesivo) dei due ambienti fluviali. Concludendo, il presente studio ha indagato con successo le ripercussioni geomorfologiche causate da eventi di piena moderati, ottenendo stime verosimili di processi erosivi e di deposizione che hanno altresì permesso di valutare la condizione attuale degli ambienti fluviali analizzati. Piene anche al di sotto della portata bankfull hanno avuto effetti su tutte le componenti geomorfologiche a livello di tratto, includendo la riconfigurazione dell’asse fluviale principale e l’erosione laterale di aree vegetate stabili. L’approfondimento del ruolo della vegetazione riparia nel ridurre i processi di migrazione erosiva e il successivo confronto fra ambienti fluviali diversi, ha incrementato la nostra conoscenza su queste dinamiche che sono alla base di azioni di protezione e riqualificazione fluviale. I significativi risultati raggiunti da questa ricerca possono infine rappresentare un importante arricchimento per gli esperti del settore che, a fronte delle tendenze emerse, potranno usufruire di un ulteriore base su cui progettare nuove e più efficaci strategie di gestione degli ambienti fluviali.
30-gen-2015
Inglese
Floods, geomorphic changes, DoD, Bank erosion, riparian vegetation
LENZI, MARIO ARISTIDE
LENZI, MARIO ARISTIDE
Università degli studi di Padova
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