La psicologia positiva si occupa dello studio delle caratteristiche che possono contribuire al funzionamento ottimale dell’individuo e della società (e.g. Gable & Haidt, 2005), facilitando, per esempio, il benessere individuale o l’apertura prosociale. Una delle caratteristiche maggiormente considerate è la mindfulness, una forma di consapevolezza non giudicante rivolta all’esperienza presente, momento dopo momento (e.g. Kabat-Zinn, 1990). Più recentemente, alla mindfulness si è affiancato lo studio della self-compassion, un atteggiamento non giudicante verso le proprie inadeguatezze (Neff, 2003). Entrambe queste variabili sembrano associarsi a diversi indicatori di benessere individuale (e.g. Bernard & Curry, 2011; Keng, Smoski, & Robins, 2011). Meno chiara è invece la loro associazione con gli indicatori di apertura prosociale (e.g. Block-Lerner, Orsillo, & Plumb, 2004, Neff & Germer, 2013). Allo scopo di chiarire meglio le associazioni della consapevolezza e dell’accettazione sia con il benessere individuale sia con gli indicatori di apertura prosociale, sono stati teorizzati due nuovi costrutti. Il primo, definito “consapevolezza emotiva”, consiste in una forma di consapevolezza non giudicante rivolta verso le proprie emozioni, positive e negative, così da riuscire a provarle appieno, senza negarle o distorcerle. Il secondo costrutto, definito “self-caring”, misura da un lato la consapevolezza di avere bisogno di aiuto nei momenti di difficoltà, e dall’altro la capacità di accettarlo quando offerto. Come per la self-compassion (e.g. Birnie, Speca, & Carlson, 2010), anche per la consapevolezza emotiva e il self-caring la mindfulness è considerata essere un precursore. Scopo generale della presente tesi è indagare la relazione di mindfulness, self-compassion, consapevolezza emotiva e self-caring con diversi indicatori di benessere individuale e di prosocialità, tenendo sotto controllo gli effetti della desiderabilità sociale. In particolare, si procede a testare l’ipotesi che l’associazione tra la mindfulness e gli indicatori di benessere individuale e prosocialità sia mediata da un aumento nelle capacità disposizionali di self-compassion, consapevolezza emotiva e self-caring. Allo scopo di testare questa ipotesi, è stato innanzitutto necessario procedere alla validazione delle versioni italiane delle scale per la misurazione della mindfulness e della self-compassion, ovvero la Mindful Attention Awareness Scale (MAAS; Brown & Ryan, 2003; Studio 1), e la Self-Compassion Scale-Short Form (SCS–SF; Raes, Pommier, Neff, & Van Gucht, 2011; Studio 2). È stato inoltre necessario sviluppare due strumenti per la misurazione della consapevolezza emotiva e del self-caring e testarne le proprietà psicometriche principali (Studio 3). In seguito, attraverso un’analisi fattoriale confermativa, si è dimostrato che i costrutti indagati, pur con aree di sovrapposizione, sono distinti ed è stata controllata la loro suscettibilità alla desiderabilità sociale (Studio 4). Il quinto studio ha esplorato preliminarmente la relazione di mindfulness, self-compassion, consapevolezza emotiva e self-caring, sia con indicatori di benessere sia di prosocialità, testando per la prima volta l’ipotesi di mediazione. Infine, gli ultimi due studi hanno indagato in modo più specifico e approfondito l’ipotesi di mediazione. In particolare sono stati utilizzati rispettivamente indicatori di benessere generale, soggettivo e psicologico (Studio 6) e di rispetto incondizionato e personalità prosociale (Studio 7). In questi ultimi due studi si è testata anche un’ipotesi di mediazione a due livelli, in cui in aggiunta ai mediatori di primo livello (self-compassion, consapevolezza emotiva e self-caring), vi sono due mediatori di secondo livello, ovvero la propensione alla gratitudine, variabile che ha già dimostrato di associarsi a un maggior benessere e prosocialità, e l’inter-essere, un nuovo costrutto di derivazione orientale. In tutti gli studi, l’ipotesi di mediazione è stata testata attraverso la tecnica delle equazioni strutturali. I risultati degli studi nel complesso sembrano suggerire che la mindfulness si associ a un miglior benessere individuale e una maggior prosocialità attraverso soprattutto un aumento in consapevolezza emotiva, gratitudine e inter-essere. Vengono discussi punti di forza, limiti, implicazioni degli studi e prospettive future.
Consapevolezza, accettazione e comprensione di sé: associazioni con il benessere individuale e l'apertura prosociale
VENEZIANI, CHIARA ANNUNCIATA
2015
Abstract
La psicologia positiva si occupa dello studio delle caratteristiche che possono contribuire al funzionamento ottimale dell’individuo e della società (e.g. Gable & Haidt, 2005), facilitando, per esempio, il benessere individuale o l’apertura prosociale. Una delle caratteristiche maggiormente considerate è la mindfulness, una forma di consapevolezza non giudicante rivolta all’esperienza presente, momento dopo momento (e.g. Kabat-Zinn, 1990). Più recentemente, alla mindfulness si è affiancato lo studio della self-compassion, un atteggiamento non giudicante verso le proprie inadeguatezze (Neff, 2003). Entrambe queste variabili sembrano associarsi a diversi indicatori di benessere individuale (e.g. Bernard & Curry, 2011; Keng, Smoski, & Robins, 2011). Meno chiara è invece la loro associazione con gli indicatori di apertura prosociale (e.g. Block-Lerner, Orsillo, & Plumb, 2004, Neff & Germer, 2013). Allo scopo di chiarire meglio le associazioni della consapevolezza e dell’accettazione sia con il benessere individuale sia con gli indicatori di apertura prosociale, sono stati teorizzati due nuovi costrutti. Il primo, definito “consapevolezza emotiva”, consiste in una forma di consapevolezza non giudicante rivolta verso le proprie emozioni, positive e negative, così da riuscire a provarle appieno, senza negarle o distorcerle. Il secondo costrutto, definito “self-caring”, misura da un lato la consapevolezza di avere bisogno di aiuto nei momenti di difficoltà, e dall’altro la capacità di accettarlo quando offerto. Come per la self-compassion (e.g. Birnie, Speca, & Carlson, 2010), anche per la consapevolezza emotiva e il self-caring la mindfulness è considerata essere un precursore. Scopo generale della presente tesi è indagare la relazione di mindfulness, self-compassion, consapevolezza emotiva e self-caring con diversi indicatori di benessere individuale e di prosocialità, tenendo sotto controllo gli effetti della desiderabilità sociale. In particolare, si procede a testare l’ipotesi che l’associazione tra la mindfulness e gli indicatori di benessere individuale e prosocialità sia mediata da un aumento nelle capacità disposizionali di self-compassion, consapevolezza emotiva e self-caring. Allo scopo di testare questa ipotesi, è stato innanzitutto necessario procedere alla validazione delle versioni italiane delle scale per la misurazione della mindfulness e della self-compassion, ovvero la Mindful Attention Awareness Scale (MAAS; Brown & Ryan, 2003; Studio 1), e la Self-Compassion Scale-Short Form (SCS–SF; Raes, Pommier, Neff, & Van Gucht, 2011; Studio 2). È stato inoltre necessario sviluppare due strumenti per la misurazione della consapevolezza emotiva e del self-caring e testarne le proprietà psicometriche principali (Studio 3). In seguito, attraverso un’analisi fattoriale confermativa, si è dimostrato che i costrutti indagati, pur con aree di sovrapposizione, sono distinti ed è stata controllata la loro suscettibilità alla desiderabilità sociale (Studio 4). Il quinto studio ha esplorato preliminarmente la relazione di mindfulness, self-compassion, consapevolezza emotiva e self-caring, sia con indicatori di benessere sia di prosocialità, testando per la prima volta l’ipotesi di mediazione. Infine, gli ultimi due studi hanno indagato in modo più specifico e approfondito l’ipotesi di mediazione. In particolare sono stati utilizzati rispettivamente indicatori di benessere generale, soggettivo e psicologico (Studio 6) e di rispetto incondizionato e personalità prosociale (Studio 7). In questi ultimi due studi si è testata anche un’ipotesi di mediazione a due livelli, in cui in aggiunta ai mediatori di primo livello (self-compassion, consapevolezza emotiva e self-caring), vi sono due mediatori di secondo livello, ovvero la propensione alla gratitudine, variabile che ha già dimostrato di associarsi a un maggior benessere e prosocialità, e l’inter-essere, un nuovo costrutto di derivazione orientale. In tutti gli studi, l’ipotesi di mediazione è stata testata attraverso la tecnica delle equazioni strutturali. I risultati degli studi nel complesso sembrano suggerire che la mindfulness si associ a un miglior benessere individuale e una maggior prosocialità attraverso soprattutto un aumento in consapevolezza emotiva, gratitudine e inter-essere. Vengono discussi punti di forza, limiti, implicazioni degli studi e prospettive future.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/176968
URN:NBN:IT:UNIPD-176968