Riassunto L’obiettivo della presente tesi è quello di investigare le proprietà del sistema neurale sottostante la comprensione delle azioni nell’uomo. I miei studi si sono concentrati sull’attività cerebrale sottostante l’osservazione dell’azione e in relazione al cosiddetto sistema “mirror”, attraverso l’uso della tecnica della risonanza magnetica funzionale (fMRI). Nella prima parte sperimentale della tesi (capitoli 3-4) sono descritti alcuni studi in cui ai soggetti sperimentali veniva richiesto di osservare una persona che afferrava degli oggetti, mentre l’attività del loro cervello era registrata. Questo tipo di compito permette di studiare il cosiddetto sistema di osservazione dell’azione (AOS), un network di regioni cerebrali attivato automaticamente durante l’osservazione di azioni compiute da altre persone (Buccino et al., 2001). Nella seconda parte sperimentale della tesi (capitoli 5-6), gli studi si sono focalizzati sulla raccolta di dati di attivazione cerebrale in soggetti che dovevano portare a termine compiti sia di osservazione sia di esecuzione di movimenti di raggiungimento e prensione. In questi esperimenti, il substrato neurale investigato è il cosiddetto sistema “mirror” (Rizzolatti & Craighero, 2004). Nel primo capitolo sperimentale (capitolo 3) ho studiato l’AOS in una popolazione di pazienti affetti da Sclerosi Multipla (SM) del tipo Recidivante-Remittente. Durante l’acquisizione dei dati fMRI, i soggetti dovevano semplicemente osservare immagini statiche di mani che afferravano oggetti comuni o che erano posizionate a fianco di tali oggetti. Studi precedenti sembrano indicare un danno selettivo dell’AOS nei pazienti con SM, ma i risultati di questo studio non suggeriscono tale deterioramento in questo tipo di soggetti. Essi sembrano indicare invece un generale effetto di iperattivazione cerebrale, che potrebbe essere determinata dalla estesa demielinizzazione causata dalla SM e dai processi di riparazione messi in atto dall’organismo. Questa iperattivazione cerebrale non specifica è stata discussa nei termini di capacità residua dell’AOS per riattivare nuovamente le rappresentazioni motorie e quindi della possibilità di usare l’osservazione dell’azione come strumento di riabilitazione per tali pazienti (terapia basata sull’osservazione dell’azione, Buccino, Solodkin, & Small, 2006; Ertelt, Small, Solodkin, Dettmers, McNamara, & Buccino, 2007). Nel secondo capitolo sperimentale (capitolo 4), mi sono concentrato sullo studio di una proprietà basica dell’AOS, cioè l’elaborazione di azioni intransitive (non dirette verso oggetti). L’elaborazione di questo tipo di azioni, sembra essere una caratteristica peculiare dell’AOS umano, in quanto nelle scimmie questo tipo di azione non sembra attivare l’AOS. Il punto centrale di questo studio è la dimostrazione che la transitività fornita dalla conoscenza della presenza o assenza dietro una partizione di un oggetto, che deve essere afferrato, modula l’attività dell’AOS. Manipolando questo tipo di informazione siamo stati in grado di dimostrare che l’AOS è in grado di generare una rappresentazione dell’azione osservata basata sullo scopo di tale azione, anche nel caso in cui la parte più cruciale di tale movimento, l’interazione tra la mano e l’oggetto, era nascosta da una partizione. Precedenti studi di neuroimmagine hanno dimostrato che l’AOS umano codifica azioni di tipo intransitivo (Buccino et al., 2001; Wheaton, Thompson, Syngeniotis, Abbott, & Puce, 2004; Dinstein, Hasson, Rubin, & Heeger, 2007; Dinstein, Gardner, Jazayeri, & Heeger, 2008; Lui, Buccino, Duzzi, Benuzzi, Crisi, Baraldi, et al., 2008), suggerendo che anche quando l’oggetto, scopo dell’azione, non è presente, l’AOS è comunque attivato. Questo studio dimostra come l’AOS discrimini, e quindi possa permettere di comprendere le azioni osservate sulla base delle caratteristiche dello scopo dell’azione (in questo caso la transitività) piuttosto che da caratteristiche percettive. In questo senso, la modulazione prodotta dalla transitività nell’AOS suggerisce che almeno una sua parte sia estremamente sensibile alle proprietà astratte dello scopo di tale azione. Negli ultimi due capitoli sperimentali della tesi (capitoli 5 e 6) mi sono concentrato sull’identificazione delle possibili regioni “mirror” nel cervello umano e, se presenti, sulle caratteristiche dei processi che avvengono in tali aree. In generale, i risultati qui riportati supportano la presenza di un sistema “mirror” nell’uomo, che comprende un numero di aree maggiore rispetto a quelle che classicamente vengono considerate “mirror” (Raos, Evangeliou, & Savaki, 2007; Gazzola, Rizzolatti, Wicker, & Keysers, 2007; Gazzola & Keysers, 2009; Evangeliou, Raos, Galletti, & Savaki, 2009). I dati del presente esperimento sembrano supportare l’idea che è lo scopo dell’azione ad essere il determinante principale dell’attivazione relativa all’osservazione dell’azione. Inoltre, l’analisi dei dati di una singola area, la possibile omologa umana della regione mirror F5 nelle scimmie, sembra indicare che al contrario di questa specie (Nelissen, Luppino, Vanduffel, Rizzolatti, & Orban, 2005), nell’uomo quest’area è attivata in un modo simile indipendentemente dall’agente che compie l’azione. La stessa attivazione cerebrale è presente sia che l’agente sia un modello intero, sia che l’agente sia una mano isolata. I miei risultati sono stati discussi considerando che l’AOS e il sistema “mirror” rappresentano l’azione rispetto al suo scopo e indipendentemente dall’informazione in cui l’azione viene eseguita (Ferrari, Rozzi, & Fogassi, 2005; Gazzola et al., 2007). In particolare, la rappresentazione dell’azione osservata nella corteccia premotoria non sembra essere legata all’apparenza percettiva dell’agente, ma essa sembra essere di tipo astratto, centrata sullo scopo dell’azione e non influenzata da cosa stia compiendo l’azione, sia esso un essere umano, un robot o un attrezzo. Sulla base dei risultati di uno studio fMRI nelle scimmie simile al mio (Nelissen et al., 2005) mi aspettavo di trovare delle differenze nell’attività relativa all’osservazione dell’azione almeno in aree premotorie e prefrontali. Ma nel mio studio il tipo di agente non ha avuto nessun impatto sull’attivazione cerebrale. Questo probabilmente può essere dovuto al fatto che l’elaborazione delle proprietà di uno stimolo, che dovrebbe avvenire in aree omologhe, può essere differente in specie diverse (Sereno & Tootell, 2005; Orban, Van Essen, & Vanduffel, 2004; Nakahara, Adachi, Osada, & Miyashita, 2007). Considerando questa prospettiva, la conclusione sarebbe che nell’uomo anche l’osservazione di una mano da sola è sufficiente ad attivare la corteccia premotoria. Questo aspetto è particolarmente importante considerando che quasi tutti gli studi sull’AOS e il sistema “mirror” nell’uomo sono stati condotti con stimoli che comprendevano solo una mano che agiva. Se, come è stato dimostrato nelle scimmie (Nelissen et al., 2005), l’utilizzo di uno stimolo che comprende solamente una mano non determinasse un’attivazione delle aree “mirror”, allora la letteratura che si riferisce ad attivazione mirror nell’uomo sarebbe da considerare errata. I miei risultati dimostrano, che nell’uomo, questo non è vero, confermando la validità di molti studi riguardanti l’AOS e il sistema mirror e contribuendo alla letteratura su questo campo con nuovi e importanti dati. Referenze Buccino, G., Binkofski, F., Fink, G.R., Fadiga, L., Fogassi, L., Gallese, V., et al., (2001). Action observation activates premotor and parietal areas in a somatotopic manner: an fMRI study. European Journal of Neuroscience, 13, 400–404. Buccino, G., Solodkin, A., & Small, S. (2006). Functions of the mirror neuron system: implications for neurorehabilitation. Cognitive and behavioral neurology, 19, 55-63. Dinstein, I., Hasson, U., Rubin, N., & Heeger, D.J. (2007). Brain areas selective for both observed and executed movements. Journal of Neurophysiology, 98, 1415–1427. Dinstein, I., Gardner, J.L., Jazayeri, M., & Heeger, D.J. (2008). Executed and observed movements have different distributed representations in human aIPS. Journal of Neuroscience, 28, 11231–11239. Ertelt, D., Small, S., Solodkin, A., Dettmers, C., McNamara, A., & Buccino, G. (2007). Action observation has a positive impact on rehabilitation of motor deficits after stroke. NeuroImage, 36, T164-173. Evangeliou, M.N., Raos, V., Galletti, C., & Savaki, H.E. (2009). Functional imaging of the parietal cortex during action execution and observation. Cerebral Cortex, 19, 624–639. Ferrari, P.F., Rozzi, S., & Fogassi, L. (2005). Mirror neurons responding to observation of actions made with tools in monkey ventral premotor cortex. Journal of Cognitive Neuroscience, 17, 212-226. Gazzola, V., Rizzolatti, G., Wicker, B., & Keysers, C. (2007). The anthropomorphic brain: The mirror neuron system responds to human and robotic actions. NeuroImage, 35, 1674-1684. Gazzola, V., & Keysers, C. (2009). The observation and execution of actions share motor and somatosensory voxels in all tested subjects: single-subject analyses of unsmoothed fMRI data. Cerebral Cortex, 19, 1239-55. Lui, F., Buccino, G., Duzzi, D., Benuzzi, F., Crisi, G., Baraldi, P., et al. (2008). Neural substrates for observing and imagining non-object-directed actions. Social Neuroscience, 3, 261-75. Nakahara, K., Adachi, Y., Osada, T., & Miyashita, Y. (2007). Exploring the neural basis of cognition: multi-modal links between human fMRI and macaque neurophysiology. Trends in Cognitive Sciences, 11, 84–92. Nelissen, K., Luppino, G., Vanduffel, W., Rizzolatti, G., & Orban, G. A. (2005). Observing others: multiple action representation in the frontal lobe. Science, 310, 332-336. Orban, G.A., Van Essen, D., & Vanduffel, W. (2004). Comparative mapping of higher visual areas in monkeys and humans. Trends in Cognitive Sciences, 8, 315–324. Raos, V., Evangeliou, M.N., & Savaki, H.E. (2007). Mental simulation of action in the service of action perception. Journal of Neuroscience, 27, 12675-12683. Rizzolatti, G., Fogassi, L., & Gallese, V. (2001). Neurophysiological mechanisms underlying the understanding and imitation of action. Nature Reviews Neuroscience, 2, 661–670. Sereno, M.I. & Tootell, R.B. (2005). From monkeys to humans: what do we now know about brain homologies? Current Opinion in Neurobiology, 15, 135-144. Wheaton, K.J., Thompson, J.C., Syngeniotis, A., Abbott, D.F., & Puce, A. (2004). Viewing the motion of human body parts activates different regions of premotor, temporal, and parietal cortex. NeuroImage, 22, 277-88.
"The neural correlates of grasping actions:observation and execution"
TURELLA, LUCA
2009
Abstract
Riassunto L’obiettivo della presente tesi è quello di investigare le proprietà del sistema neurale sottostante la comprensione delle azioni nell’uomo. I miei studi si sono concentrati sull’attività cerebrale sottostante l’osservazione dell’azione e in relazione al cosiddetto sistema “mirror”, attraverso l’uso della tecnica della risonanza magnetica funzionale (fMRI). Nella prima parte sperimentale della tesi (capitoli 3-4) sono descritti alcuni studi in cui ai soggetti sperimentali veniva richiesto di osservare una persona che afferrava degli oggetti, mentre l’attività del loro cervello era registrata. Questo tipo di compito permette di studiare il cosiddetto sistema di osservazione dell’azione (AOS), un network di regioni cerebrali attivato automaticamente durante l’osservazione di azioni compiute da altre persone (Buccino et al., 2001). Nella seconda parte sperimentale della tesi (capitoli 5-6), gli studi si sono focalizzati sulla raccolta di dati di attivazione cerebrale in soggetti che dovevano portare a termine compiti sia di osservazione sia di esecuzione di movimenti di raggiungimento e prensione. In questi esperimenti, il substrato neurale investigato è il cosiddetto sistema “mirror” (Rizzolatti & Craighero, 2004). Nel primo capitolo sperimentale (capitolo 3) ho studiato l’AOS in una popolazione di pazienti affetti da Sclerosi Multipla (SM) del tipo Recidivante-Remittente. Durante l’acquisizione dei dati fMRI, i soggetti dovevano semplicemente osservare immagini statiche di mani che afferravano oggetti comuni o che erano posizionate a fianco di tali oggetti. Studi precedenti sembrano indicare un danno selettivo dell’AOS nei pazienti con SM, ma i risultati di questo studio non suggeriscono tale deterioramento in questo tipo di soggetti. Essi sembrano indicare invece un generale effetto di iperattivazione cerebrale, che potrebbe essere determinata dalla estesa demielinizzazione causata dalla SM e dai processi di riparazione messi in atto dall’organismo. Questa iperattivazione cerebrale non specifica è stata discussa nei termini di capacità residua dell’AOS per riattivare nuovamente le rappresentazioni motorie e quindi della possibilità di usare l’osservazione dell’azione come strumento di riabilitazione per tali pazienti (terapia basata sull’osservazione dell’azione, Buccino, Solodkin, & Small, 2006; Ertelt, Small, Solodkin, Dettmers, McNamara, & Buccino, 2007). Nel secondo capitolo sperimentale (capitolo 4), mi sono concentrato sullo studio di una proprietà basica dell’AOS, cioè l’elaborazione di azioni intransitive (non dirette verso oggetti). L’elaborazione di questo tipo di azioni, sembra essere una caratteristica peculiare dell’AOS umano, in quanto nelle scimmie questo tipo di azione non sembra attivare l’AOS. Il punto centrale di questo studio è la dimostrazione che la transitività fornita dalla conoscenza della presenza o assenza dietro una partizione di un oggetto, che deve essere afferrato, modula l’attività dell’AOS. Manipolando questo tipo di informazione siamo stati in grado di dimostrare che l’AOS è in grado di generare una rappresentazione dell’azione osservata basata sullo scopo di tale azione, anche nel caso in cui la parte più cruciale di tale movimento, l’interazione tra la mano e l’oggetto, era nascosta da una partizione. Precedenti studi di neuroimmagine hanno dimostrato che l’AOS umano codifica azioni di tipo intransitivo (Buccino et al., 2001; Wheaton, Thompson, Syngeniotis, Abbott, & Puce, 2004; Dinstein, Hasson, Rubin, & Heeger, 2007; Dinstein, Gardner, Jazayeri, & Heeger, 2008; Lui, Buccino, Duzzi, Benuzzi, Crisi, Baraldi, et al., 2008), suggerendo che anche quando l’oggetto, scopo dell’azione, non è presente, l’AOS è comunque attivato. Questo studio dimostra come l’AOS discrimini, e quindi possa permettere di comprendere le azioni osservate sulla base delle caratteristiche dello scopo dell’azione (in questo caso la transitività) piuttosto che da caratteristiche percettive. In questo senso, la modulazione prodotta dalla transitività nell’AOS suggerisce che almeno una sua parte sia estremamente sensibile alle proprietà astratte dello scopo di tale azione. Negli ultimi due capitoli sperimentali della tesi (capitoli 5 e 6) mi sono concentrato sull’identificazione delle possibili regioni “mirror” nel cervello umano e, se presenti, sulle caratteristiche dei processi che avvengono in tali aree. In generale, i risultati qui riportati supportano la presenza di un sistema “mirror” nell’uomo, che comprende un numero di aree maggiore rispetto a quelle che classicamente vengono considerate “mirror” (Raos, Evangeliou, & Savaki, 2007; Gazzola, Rizzolatti, Wicker, & Keysers, 2007; Gazzola & Keysers, 2009; Evangeliou, Raos, Galletti, & Savaki, 2009). I dati del presente esperimento sembrano supportare l’idea che è lo scopo dell’azione ad essere il determinante principale dell’attivazione relativa all’osservazione dell’azione. Inoltre, l’analisi dei dati di una singola area, la possibile omologa umana della regione mirror F5 nelle scimmie, sembra indicare che al contrario di questa specie (Nelissen, Luppino, Vanduffel, Rizzolatti, & Orban, 2005), nell’uomo quest’area è attivata in un modo simile indipendentemente dall’agente che compie l’azione. La stessa attivazione cerebrale è presente sia che l’agente sia un modello intero, sia che l’agente sia una mano isolata. I miei risultati sono stati discussi considerando che l’AOS e il sistema “mirror” rappresentano l’azione rispetto al suo scopo e indipendentemente dall’informazione in cui l’azione viene eseguita (Ferrari, Rozzi, & Fogassi, 2005; Gazzola et al., 2007). In particolare, la rappresentazione dell’azione osservata nella corteccia premotoria non sembra essere legata all’apparenza percettiva dell’agente, ma essa sembra essere di tipo astratto, centrata sullo scopo dell’azione e non influenzata da cosa stia compiendo l’azione, sia esso un essere umano, un robot o un attrezzo. Sulla base dei risultati di uno studio fMRI nelle scimmie simile al mio (Nelissen et al., 2005) mi aspettavo di trovare delle differenze nell’attività relativa all’osservazione dell’azione almeno in aree premotorie e prefrontali. Ma nel mio studio il tipo di agente non ha avuto nessun impatto sull’attivazione cerebrale. Questo probabilmente può essere dovuto al fatto che l’elaborazione delle proprietà di uno stimolo, che dovrebbe avvenire in aree omologhe, può essere differente in specie diverse (Sereno & Tootell, 2005; Orban, Van Essen, & Vanduffel, 2004; Nakahara, Adachi, Osada, & Miyashita, 2007). Considerando questa prospettiva, la conclusione sarebbe che nell’uomo anche l’osservazione di una mano da sola è sufficiente ad attivare la corteccia premotoria. Questo aspetto è particolarmente importante considerando che quasi tutti gli studi sull’AOS e il sistema “mirror” nell’uomo sono stati condotti con stimoli che comprendevano solo una mano che agiva. Se, come è stato dimostrato nelle scimmie (Nelissen et al., 2005), l’utilizzo di uno stimolo che comprende solamente una mano non determinasse un’attivazione delle aree “mirror”, allora la letteratura che si riferisce ad attivazione mirror nell’uomo sarebbe da considerare errata. I miei risultati dimostrano, che nell’uomo, questo non è vero, confermando la validità di molti studi riguardanti l’AOS e il sistema mirror e contribuendo alla letteratura su questo campo con nuovi e importanti dati. Referenze Buccino, G., Binkofski, F., Fink, G.R., Fadiga, L., Fogassi, L., Gallese, V., et al., (2001). Action observation activates premotor and parietal areas in a somatotopic manner: an fMRI study. European Journal of Neuroscience, 13, 400–404. Buccino, G., Solodkin, A., & Small, S. (2006). Functions of the mirror neuron system: implications for neurorehabilitation. Cognitive and behavioral neurology, 19, 55-63. Dinstein, I., Hasson, U., Rubin, N., & Heeger, D.J. (2007). Brain areas selective for both observed and executed movements. Journal of Neurophysiology, 98, 1415–1427. Dinstein, I., Gardner, J.L., Jazayeri, M., & Heeger, D.J. (2008). Executed and observed movements have different distributed representations in human aIPS. Journal of Neuroscience, 28, 11231–11239. Ertelt, D., Small, S., Solodkin, A., Dettmers, C., McNamara, A., & Buccino, G. (2007). Action observation has a positive impact on rehabilitation of motor deficits after stroke. NeuroImage, 36, T164-173. Evangeliou, M.N., Raos, V., Galletti, C., & Savaki, H.E. (2009). Functional imaging of the parietal cortex during action execution and observation. Cerebral Cortex, 19, 624–639. Ferrari, P.F., Rozzi, S., & Fogassi, L. (2005). Mirror neurons responding to observation of actions made with tools in monkey ventral premotor cortex. Journal of Cognitive Neuroscience, 17, 212-226. Gazzola, V., Rizzolatti, G., Wicker, B., & Keysers, C. (2007). The anthropomorphic brain: The mirror neuron system responds to human and robotic actions. NeuroImage, 35, 1674-1684. Gazzola, V., & Keysers, C. (2009). The observation and execution of actions share motor and somatosensory voxels in all tested subjects: single-subject analyses of unsmoothed fMRI data. Cerebral Cortex, 19, 1239-55. Lui, F., Buccino, G., Duzzi, D., Benuzzi, F., Crisi, G., Baraldi, P., et al. (2008). Neural substrates for observing and imagining non-object-directed actions. Social Neuroscience, 3, 261-75. Nakahara, K., Adachi, Y., Osada, T., & Miyashita, Y. (2007). Exploring the neural basis of cognition: multi-modal links between human fMRI and macaque neurophysiology. Trends in Cognitive Sciences, 11, 84–92. Nelissen, K., Luppino, G., Vanduffel, W., Rizzolatti, G., & Orban, G. A. (2005). Observing others: multiple action representation in the frontal lobe. Science, 310, 332-336. Orban, G.A., Van Essen, D., & Vanduffel, W. (2004). Comparative mapping of higher visual areas in monkeys and humans. Trends in Cognitive Sciences, 8, 315–324. Raos, V., Evangeliou, M.N., & Savaki, H.E. (2007). Mental simulation of action in the service of action perception. Journal of Neuroscience, 27, 12675-12683. Rizzolatti, G., Fogassi, L., & Gallese, V. (2001). Neurophysiological mechanisms underlying the understanding and imitation of action. Nature Reviews Neuroscience, 2, 661–670. Sereno, M.I. & Tootell, R.B. (2005). From monkeys to humans: what do we now know about brain homologies? Current Opinion in Neurobiology, 15, 135-144. Wheaton, K.J., Thompson, J.C., Syngeniotis, A., Abbott, D.F., & Puce, A. (2004). Viewing the motion of human body parts activates different regions of premotor, temporal, and parietal cortex. NeuroImage, 22, 277-88.File | Dimensione | Formato | |
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