La tesi indaga il problema della figura di spalle nella pittura italiana del Cinquecento attraverso la selezione e l'analisi di alcuni casi studio. Abbiamo affidato al primo capitolo il compito di assolvere l’incombenza di ripercorrere le domande che sono state sin qui formulate in seno agli studi dedicati al tema della figura di spalle, le prospettive da cui è stata già osservata, le narrazioni a cui ha dato vita. Tale operazione preliminare risulta necessaria per affrontare le Rückenfiguren nella pittura italiana del Cinquecento dimostrando come, nonostante certi pregiudizi, questo indirizzo di ricerca si riveli particolarmente fertile. Il secondo capitolo è invece dedicato all’analisi di una serie di ritratti e autoritratti, accomunati dalla presenza di un medesimo dettaglio: una figura di spalle dipinta dietro l’effigiato, in secondo piano. Le opere di Tintoretto e dei Carracci sono le protagoniste del terzo capitolo. Attraverso l’analisi di alcuni significativi lavori condotti da questi artisti, si è cercato di far emergere l’anima dicotomica della figura di spalle: essa può, infatti, porsi al servizio di un’idea di pittura intesa come pura rappresentazione, dichiarandone la natura artificiale, ma anche di una pittura finalizzata ad affermare la realtà del mondo rappresentato, agendo quindi come testimone del vero. La tesi si chiude con un capitolo dedicato allo spettatore, colui a cui vengono voltate le spalle. Sebbene i riferimenti a quest’ultimo ricorrano spesso nel corso del nostro studio, abbiamo sentito la necessità di dedicargli un apposito spazio in ragione del complesso rapporto che si stabilisce tra esso e la Rückenfigur. Per approfondire questa tematica sono state analizzate alcune opere di Girolamo Romani, detto Romanino, artista che, nell’ambito della pittura italiana del Cinquecento (ma non solo), ha interpretato la figura di spalle con una sorprendete modernità.
Ai limiti del visibile. La figura di spalle nella pittura italiana del Cinquecento
ESPOSITO, LUCA
2021
Abstract
La tesi indaga il problema della figura di spalle nella pittura italiana del Cinquecento attraverso la selezione e l'analisi di alcuni casi studio. Abbiamo affidato al primo capitolo il compito di assolvere l’incombenza di ripercorrere le domande che sono state sin qui formulate in seno agli studi dedicati al tema della figura di spalle, le prospettive da cui è stata già osservata, le narrazioni a cui ha dato vita. Tale operazione preliminare risulta necessaria per affrontare le Rückenfiguren nella pittura italiana del Cinquecento dimostrando come, nonostante certi pregiudizi, questo indirizzo di ricerca si riveli particolarmente fertile. Il secondo capitolo è invece dedicato all’analisi di una serie di ritratti e autoritratti, accomunati dalla presenza di un medesimo dettaglio: una figura di spalle dipinta dietro l’effigiato, in secondo piano. Le opere di Tintoretto e dei Carracci sono le protagoniste del terzo capitolo. Attraverso l’analisi di alcuni significativi lavori condotti da questi artisti, si è cercato di far emergere l’anima dicotomica della figura di spalle: essa può, infatti, porsi al servizio di un’idea di pittura intesa come pura rappresentazione, dichiarandone la natura artificiale, ma anche di una pittura finalizzata ad affermare la realtà del mondo rappresentato, agendo quindi come testimone del vero. La tesi si chiude con un capitolo dedicato allo spettatore, colui a cui vengono voltate le spalle. Sebbene i riferimenti a quest’ultimo ricorrano spesso nel corso del nostro studio, abbiamo sentito la necessità di dedicargli un apposito spazio in ragione del complesso rapporto che si stabilisce tra esso e la Rückenfigur. Per approfondire questa tematica sono state analizzate alcune opere di Girolamo Romani, detto Romanino, artista che, nell’ambito della pittura italiana del Cinquecento (ma non solo), ha interpretato la figura di spalle con una sorprendete modernità.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/178185
URN:NBN:IT:UNIROMA1-178185