Partecipazione di migranti alle politiche pubbliche per lo sviluppo locale. I casi di Lisbona e Padova Le migrazioni contemporanee in Europa sono fenomeni strutturali che producono effetti significativi nei territori. Legati in primo luogo a variabili economiche e geopolitiche transnazionali, possono difficilmente essere governati, controllati o limitati. Tuttavia, politiche pubbliche a livello comunitario, nazionale e locale avviano misure di accompagnamento delle migliaia di persone che si muovono. Le difficoltà intrinseche incontrate per realizzare i loro obiettivi sono spiegate dall'autore applicando la teoria di Boaventura Sousa Santos (1994, 2000, 2002, 2006) relativa alla fase turbolenta di transizione paradigmatica vissuta dalla modernità occidentale. Letta nella dimensione migratoria, la crisi moderna riproduce la stessa opposizione tra principi regolativi, che danno priorità all'inclusione dei/delle migranti in un ordine sistemico (sociale, politico e territoriale), e principi emancipatori che ne valorizzano l’eterogeneo e articolato contributo alla società europea. Perché la modernità esprime questa ambivalenza nell'approccio europeo alla migrazione internazionale? Quali sono le implicazioni per le politiche pubbliche? Quali sono gli effetti sociali di queste scelte? Grazie a un approfondito lavoro di archeologia ermeneutica, l'autore fa emergere le radici moderne dei modelli egemonici di politica migratoria in Europa. Questi, anche se esprimono un generale dominio dei principi regolativi su quelli emancipatori, presentano tensioni transparadigmatiche che producono sistemi ibridi e che l'autore raggruppa in tre coppie: integrazione <-> intercultura, rappresentazione <-> partecipazione e sviluppo-senza-migranti <-> sperimentazione-con-i/le-migranti. Da questo confronto tra policies contrastanti l'autore spiega, da un punto di vista epistemologico, le diverse misure legislative prodotte da ciascun Paese membro. Permane comunque l’interrogativo: perché, a dispetto di modelli generali moderni, il trattamento legislativo verso gli/le immigrati/e è diverso da Paese a Paese? Per rispondere a questa domanda, l'autore analizza l'adozione di politiche migratorie in due paesi dell'Europa meridionale, Portogallo e Italia. Di questi contesti, sono ricostruiti i conflitti epistemologici, legati al cambiamento di paradigma, in termini di politiche nazionali e in quattro esperienze innovative di governance locale delle aree urbane e peri-urbane di Lisbona e di Padova. Per studiare i contesti nazionali e locali, l'autore ha condotto numerosi interviste, focus group e osservazioni dirette in un lavoro sul campo durato due anni che ha messo a fuoco la partecipazione dei/delle migranti in arene rappresentative per lo sviluppo locale. I risultati svelano l’esistenza di conflitti locali in cui lo scontro tra i principi egemonici e contro-egemonici ricombina forme di inferiorizzazione dei/delle migranti di origine coloniale, mentre emergono pratiche di trasformazione sociale e solidale. In tal senso, lo studio descrive la presenza di fenomeni contraddittori che spesso appaiono ibridati negli organismi comunali: da un lato, l'esistenza di condizioni di subalternità, oggettivazione dell’altro, sofferenza umana, paura e insicurezza; dall’altro, la condivisione di soluzioni innovative nella gestione della governance locale capaci di potenziare le forme di soggettivizzazione dei/delle migranti. Le conseguenze sociali di queste turbolenze comportano esclusione sociale, segregazione politica e frammentazione territoriale che, secondo l'autore, non avvengono solo nella dimensione migratoria ma, attraverso una funzione di derivazione paradigmatica, si estendono ad altri gruppi sociali (giovani, donne, anziani/e, lavoratori/trici precari/e). Che atteggiamento tenere davanti ai conflitti? Cosa può concretamente fare un dottorando per cercare di ridurli? Dopo un'attenta comparazione dei contesti (Messina, 2012), l'autore adotta apertamente l'obiettivo di contribuire a contrastare instabilità, conflitti e violenze. In conclusione, dall'interazione tra attori e attrici emergono meccanismi generici di relazioni sociali (Guerra, 2006) che permettono di individuare le più importanti pratiche di emancipazione e solidarietà locali emerse. Da questo lungo lavoro di analisi di contenuto, l'autore presenta una serie di proposte tecniche, politiche e metodologiche finalizzate alla diffusione di un clima di fiducia e di solidarietà che considera funzionale all'adozione di politiche di risoluzione dei conflitti e di rafforzamento della coesione sociale, politica e territoriale.
A participação dos/as migrantes nas políticas públicas para o desenvolvimento local. Os casos de Lisboa e Pádua
MATTIAZZI, GIULIO
2014
Abstract
Partecipazione di migranti alle politiche pubbliche per lo sviluppo locale. I casi di Lisbona e Padova Le migrazioni contemporanee in Europa sono fenomeni strutturali che producono effetti significativi nei territori. Legati in primo luogo a variabili economiche e geopolitiche transnazionali, possono difficilmente essere governati, controllati o limitati. Tuttavia, politiche pubbliche a livello comunitario, nazionale e locale avviano misure di accompagnamento delle migliaia di persone che si muovono. Le difficoltà intrinseche incontrate per realizzare i loro obiettivi sono spiegate dall'autore applicando la teoria di Boaventura Sousa Santos (1994, 2000, 2002, 2006) relativa alla fase turbolenta di transizione paradigmatica vissuta dalla modernità occidentale. Letta nella dimensione migratoria, la crisi moderna riproduce la stessa opposizione tra principi regolativi, che danno priorità all'inclusione dei/delle migranti in un ordine sistemico (sociale, politico e territoriale), e principi emancipatori che ne valorizzano l’eterogeneo e articolato contributo alla società europea. Perché la modernità esprime questa ambivalenza nell'approccio europeo alla migrazione internazionale? Quali sono le implicazioni per le politiche pubbliche? Quali sono gli effetti sociali di queste scelte? Grazie a un approfondito lavoro di archeologia ermeneutica, l'autore fa emergere le radici moderne dei modelli egemonici di politica migratoria in Europa. Questi, anche se esprimono un generale dominio dei principi regolativi su quelli emancipatori, presentano tensioni transparadigmatiche che producono sistemi ibridi e che l'autore raggruppa in tre coppie: integrazione <-> intercultura, rappresentazione <-> partecipazione e sviluppo-senza-migranti <-> sperimentazione-con-i/le-migranti. Da questo confronto tra policies contrastanti l'autore spiega, da un punto di vista epistemologico, le diverse misure legislative prodotte da ciascun Paese membro. Permane comunque l’interrogativo: perché, a dispetto di modelli generali moderni, il trattamento legislativo verso gli/le immigrati/e è diverso da Paese a Paese? Per rispondere a questa domanda, l'autore analizza l'adozione di politiche migratorie in due paesi dell'Europa meridionale, Portogallo e Italia. Di questi contesti, sono ricostruiti i conflitti epistemologici, legati al cambiamento di paradigma, in termini di politiche nazionali e in quattro esperienze innovative di governance locale delle aree urbane e peri-urbane di Lisbona e di Padova. Per studiare i contesti nazionali e locali, l'autore ha condotto numerosi interviste, focus group e osservazioni dirette in un lavoro sul campo durato due anni che ha messo a fuoco la partecipazione dei/delle migranti in arene rappresentative per lo sviluppo locale. I risultati svelano l’esistenza di conflitti locali in cui lo scontro tra i principi egemonici e contro-egemonici ricombina forme di inferiorizzazione dei/delle migranti di origine coloniale, mentre emergono pratiche di trasformazione sociale e solidale. In tal senso, lo studio descrive la presenza di fenomeni contraddittori che spesso appaiono ibridati negli organismi comunali: da un lato, l'esistenza di condizioni di subalternità, oggettivazione dell’altro, sofferenza umana, paura e insicurezza; dall’altro, la condivisione di soluzioni innovative nella gestione della governance locale capaci di potenziare le forme di soggettivizzazione dei/delle migranti. Le conseguenze sociali di queste turbolenze comportano esclusione sociale, segregazione politica e frammentazione territoriale che, secondo l'autore, non avvengono solo nella dimensione migratoria ma, attraverso una funzione di derivazione paradigmatica, si estendono ad altri gruppi sociali (giovani, donne, anziani/e, lavoratori/trici precari/e). Che atteggiamento tenere davanti ai conflitti? Cosa può concretamente fare un dottorando per cercare di ridurli? Dopo un'attenta comparazione dei contesti (Messina, 2012), l'autore adotta apertamente l'obiettivo di contribuire a contrastare instabilità, conflitti e violenze. In conclusione, dall'interazione tra attori e attrici emergono meccanismi generici di relazioni sociali (Guerra, 2006) che permettono di individuare le più importanti pratiche di emancipazione e solidarietà locali emerse. Da questo lungo lavoro di analisi di contenuto, l'autore presenta una serie di proposte tecniche, politiche e metodologiche finalizzate alla diffusione di un clima di fiducia e di solidarietà che considera funzionale all'adozione di politiche di risoluzione dei conflitti e di rafforzamento della coesione sociale, politica e territoriale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/178229
URN:NBN:IT:UNIPD-178229