L’annodamento costituisce un ambito di indubbia rilevanza per una analisi dei processi alla base dello sviluppo dell’edilizia e dell’urbanistica contemporanee, nonché nello studio della storia della tipologia edilizia e delle città. È noto il riconoscimento dell’importanza della nozione di nodo alle diverse scale e nei disparati contesti dai quali possono essere derivate differenti accezioni. Prima ancora che strumento di lettura della realtà costruita tale ricerca indaga l’idea del nodo come luogo della mente , forma simbolica nell’accezione che Ernst Cassirer assegna al termine: essenza dell’espressione, sintesi attraverso la quale si esprimono con un solo gesto, nel loro manifestarsi molte cose dell’esperienza umana. Se come per molti termini usati in architettura la fondamentale parola “nodo” non ha mai trovato una definizione stabile in letteratura, il termine annodamento, cioè l’atto di annodare, il processo formativo che ha come esito il nodo urbano è, nella nostra disciplina, quasi un neologismo. Processo appunto, più che fenomeno, l’annodamento presenta molte difficoltà nella sua enunciazione teorica, nello studio delle sue fasi formative, nell ’applicazione progettuale che sola giustifica lo sforzo definitorio e metodologico. La ricerca indaga la vitalità della nozione di nodo alla scala urbana, a una dimensione cioè intermedia tra quella edilizia e quella territoriale, che si traduce nel fatto che all’annodamento concorrano percorsi territoriali che trovano nella città più che un intreccio, una struttura densificata di tessuti organizzati da una geometria definita. Partendo da una chiave di lettura originale, sia per quanto riguarda l’architettura in senso stretto sia per quanto riguarda l’urbanistica, la teoria dell’annodamento consente un’inedita rivisitazione della storia progettuale e può offrire nuovi spunti per il futuro della disciplina.
Annodamenti. La specializzazione dei tessuti urbani nel processo formativo e nel progetto
FALSETTI, MARCO
2016
Abstract
L’annodamento costituisce un ambito di indubbia rilevanza per una analisi dei processi alla base dello sviluppo dell’edilizia e dell’urbanistica contemporanee, nonché nello studio della storia della tipologia edilizia e delle città. È noto il riconoscimento dell’importanza della nozione di nodo alle diverse scale e nei disparati contesti dai quali possono essere derivate differenti accezioni. Prima ancora che strumento di lettura della realtà costruita tale ricerca indaga l’idea del nodo come luogo della mente , forma simbolica nell’accezione che Ernst Cassirer assegna al termine: essenza dell’espressione, sintesi attraverso la quale si esprimono con un solo gesto, nel loro manifestarsi molte cose dell’esperienza umana. Se come per molti termini usati in architettura la fondamentale parola “nodo” non ha mai trovato una definizione stabile in letteratura, il termine annodamento, cioè l’atto di annodare, il processo formativo che ha come esito il nodo urbano è, nella nostra disciplina, quasi un neologismo. Processo appunto, più che fenomeno, l’annodamento presenta molte difficoltà nella sua enunciazione teorica, nello studio delle sue fasi formative, nell ’applicazione progettuale che sola giustifica lo sforzo definitorio e metodologico. La ricerca indaga la vitalità della nozione di nodo alla scala urbana, a una dimensione cioè intermedia tra quella edilizia e quella territoriale, che si traduce nel fatto che all’annodamento concorrano percorsi territoriali che trovano nella città più che un intreccio, una struttura densificata di tessuti organizzati da una geometria definita. Partendo da una chiave di lettura originale, sia per quanto riguarda l’architettura in senso stretto sia per quanto riguarda l’urbanistica, la teoria dell’annodamento consente un’inedita rivisitazione della storia progettuale e può offrire nuovi spunti per il futuro della disciplina.File | Dimensione | Formato | |
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Tesi dottorato Falsetti
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/178533
URN:NBN:IT:UNIROMA1-178533