La presente ricerca vuole presentare una visione aggiornata, rinnovata e quanto più completa possibile dell'oreficeria liturgica veneziana prodotta in uno spettro cronologico che comprende gran parte dei secoli XIV e XV: circa 1320-1475. Tale lasso temporale si potrebbe definire con espressione convenzionale - e pertanto discutibile, ma non priva di ragioni - l'epoca dell'oreficeria veneziana gotica e tardo gotica. Un periodo, dunque, ancora più esteso di quello della scultura veneziana gotica (nei termini di Wolfgang Wolters), per non parlare della pittura che - sul piano stilistico-formale - si emancipa con da decenni di anticipo rispetto all'oreficeria dai modi propri al linguaggio gotico internazionale. Per quanto riguarda l'arte orafa, invece, il secolo e mezzo preso in considerazione è caratterizzato da una propria omogeneità che, pur nella ricchezza delle variabili interne, si distingue da quanto realizzato prima e dopo. In occasione dello studio ho potuto esaminare direttamente e in maniera dettagliata la grande maggioranza degli oggetti di oreficeria sacra realizzati a Venezia o ivi conservati, prodotti nell'arco cronologico considerato. Lo studio ravvicinato dell'opera è premessa fondamentale e ineludibile a tale indagine. Non meno importante ai fini dell'indagine sono state le ricerche che ho condotto all'Archivio di Stato di Venezia e all'Archivio Storico del Patriarcato di Venezia, nonché negli archivi superstiti delle parrocchie proprietarie dei manufatti studiati. La tesi è articolata in una serie di saggi che hanno l'obiettivo non tanto di discutere ogni singolo aspetto dell'oreficeria veneziana del tardo medioevo, quanto di illuminare diversi momenti della sua storia, o aspetti di particolare rilievo, cercando comunque di delineare un quadro di fondo esaustivo che ne illustri l'evoluzione formale e tipologica. Nondimeno, ho adottato un metodo di ricerca che non fosse limitato allo strumento stilistico-formale, pur indispensabile nel momento in cui si tenta di definire l'evoluzione di un linguaggio figurativo e le relazioni tra le numerose opere prese in considerazione. Vengono così discussi problemi di carattere attributivo e cronologico, al fine di individuare e determinare di gruppi di opere, ma non ho tralasciato temi legati alla natura tecnica delle opere, come la produzione seriale, e non minore importanza hanno questioni di carattere storico e socio-culturale legate al culto e alla religiosità. A un primo capitolo introduttivo che ribadisce le ragioni dello studio e riflette sui temi affrontati, segue un capitolo basato su fonti documentarie e ricerca d'archivio , il cui scopo è di strappare i manufatti liturgici alla visione puramente storico artistica, e financo puro-visibilista, che spesso li ingabbia, per inserirli nel più ampio contesto storico-sociale. I testamenti dunque sono la prima fonte che permette di mettere in relazione cittadini laici e manufatti liturgici illustrando il loro ruolo nel fornire la chiesa dei manufatti necessari al fine di averne un ritorno per la salvezza dell'anima. Altri documenti si riferiscono ad opere ancora esistenti rivelando aspetti inediti della loro storia o del modo in cui i manufatti erano percepiti. Infine una parte è dedicata alla dimensione domestica della devozione, dimostrando come anche i manufatti liturgici, che immaginiamo appannaggio esclusivo della chiesa, potessero trovarvi spazio. I saggi seguenti, organizzati in ordine diacronico in base ai temi in essi discussi, si presentano come singoli casi di studio, in loro compiuti ma tra loro in relazione. Vengono affrontati diversi gruppi coesi di opere, discutendo anche di numerosi manufatti conservati fuori Venezia. Indicativamente, i temi affrontati sono: La prima metà del Trecento, la produzione seriale e l'esordio dello smalto traslucido a Venezia; si tratta di un periodo cruciale per l'oreficeria veneziana, che muove da una produzione fortemente caratterizzata dall'uso della filigrana a oggetti marcatamente diversi, sia nell'ornamentazione che nelle forme. La ricerca affronta un ampio gruppo di opere i cui tratti caratterizzanti sono un ben riconoscibile e distinguibile motivo a racemi sbalzati, e l'impiego dello smalto traslucido. Lo studio di questo gruppo di opere è quindi anche l'occasione per un affondo sulla tecnica e lo stile figurativo dei primi smalti traslucidi prodotti a Venezia. Inoltre, in questo capitolo prendo in considerazione la serie di opere orafe coeve alle precedenti spesso definite con l'espressione opus duplex. La seconda metà del Trecento e il primo Quattrocento; questo capitolo indaga caratteristiche e peculiarità di questi decenni di svolta nella produzione orafa veneziana, prendendo in considerazione anche importanti opere conservate fuori dal contesto lagunare della tra le cui opere queste si segnalano in particolare il Reliquiario-ostensorio Malatesta della cattedrale di Rimini, il Reliquiario di San Lorenzo ora al Museo del Bargello ma proveniente da Ravenna, e l'inedito Reliquiario della Vera Croce nelle collezioni del Victoria & Albert Museum di Londra. Il capitolo affronta la nascita di quello che lo storico dell'arte Hans R. Hahnloser definì stile a castelletto, in altre parole la nascita e sviluppo di un linguaggio orafo fortemente basato sulla facies architetturale dei manufatti, spesso concepite come vere e propri edifici in miniatura abitati da micro-sculture. La prima metà del Quattrocento e l'opera dei da Sesto. Il capitolo si propone l'analisi di tutte le opere attribuite alla bottega dei Da Sesto, passando in rassegna anche le testimonianze documentarie su questa vasta famiglia di orefici. Vengono presentate non solo le loro opere, ma anche altri importanti manufatti, come il poco studiato Reliquiario della Sacra Spina di Offida, e la croce processionale del Museo Diocesano di Chioggia. Cerco così di mostrare in quale misura il lavoro dei Da Sesto è radicato nella tradizione veneziana e quale sia la loro portato di innovazione alla luce della ricchezza e della varietà del contesto artistico di quegli anni. La seconda metà del XV secolo, la bottega di Zuane Lion e il Reliquiario di Santa Marta. Quest'ultimo saggio è dedicato alla propaggine tardogotica più avanzata dell'veneziana, presentando oggetti talora poco noti come la una croce processionale recentemente donata alla Cattedrale di Bologna, o il reliquiario in smalto dipinto del Musée de Cluny, ma affrontando soprattutto gli oggetti legati all'orefice tedesco Zuane Lion a cui spetta anche il Reliquiario di Santa Marta ora a Louvre a cui è dedicato un approfondimento. La ricerca si articola inoltre in un catalogo ragionato che include tutti i reperti d'arte dell'arco cronologico indagato ancora conservati a Venezia che è stato possibile individuare e rinvenire, tra i quali diverse opere inedite. È suddiviso in quattro sottogruppi che raccolgono, in ordine cronologico, le diverse tipologie di oggetti: reliquiari e ostensori, croci astili e d'altare, calici, e altre suppellettili liturgiche e manufatti non appartenenti alle precedenti categorie. Infine, lo studio è corredato di un'appendice in cui si presentano importanti, talvolta perfino straordinarie quanto inedite testimonianze documentarie: la parte tardo trecentesca e quattrocentesca della Mariegola degli Oresi e Zogielieri che rappresenta una testimonianza diretta delle principali del lavoro di questa categoria, integrando i già pubblicati Capitoli. Il testamento di Francesco Gritti, pievano di San Pantalon - una delle chiese con il patrimonio di oreficeria medievale più rilevante - e vescovo di Corfù. Si tratta di una testimonianza dei beni di un importante prelato e aiuta a ricostruire il suo ruolo come committente di oreficerie liturgiche. Infine la raccolta degli inventari delle parrocchie dipendenti dalla diocesi di Castello stilati negli anni 1412-1413, misconosciuta ma importantissima fonte che permette di avere un quadro vasto e articolato del patrimonio di suppellettili delle parrocchie veneziane di inizio quattrocento; permette di tracciare confronti tra diverse sedi e fornisce indicazioni cronologiche nonché consente di ricostruire l'immagine di oggetti oramai scomparsi di cui altrimenti non avremmo idea, arricchendo così il dibattito sull'oreficeria Tardo-Medievale.

Reliquaries and other liturgical vessels in late medieval and early modern Venice: circa 1320-1475

MEZZACASA, MANLIO LEO
2016

Abstract

La presente ricerca vuole presentare una visione aggiornata, rinnovata e quanto più completa possibile dell'oreficeria liturgica veneziana prodotta in uno spettro cronologico che comprende gran parte dei secoli XIV e XV: circa 1320-1475. Tale lasso temporale si potrebbe definire con espressione convenzionale - e pertanto discutibile, ma non priva di ragioni - l'epoca dell'oreficeria veneziana gotica e tardo gotica. Un periodo, dunque, ancora più esteso di quello della scultura veneziana gotica (nei termini di Wolfgang Wolters), per non parlare della pittura che - sul piano stilistico-formale - si emancipa con da decenni di anticipo rispetto all'oreficeria dai modi propri al linguaggio gotico internazionale. Per quanto riguarda l'arte orafa, invece, il secolo e mezzo preso in considerazione è caratterizzato da una propria omogeneità che, pur nella ricchezza delle variabili interne, si distingue da quanto realizzato prima e dopo. In occasione dello studio ho potuto esaminare direttamente e in maniera dettagliata la grande maggioranza degli oggetti di oreficeria sacra realizzati a Venezia o ivi conservati, prodotti nell'arco cronologico considerato. Lo studio ravvicinato dell'opera è premessa fondamentale e ineludibile a tale indagine. Non meno importante ai fini dell'indagine sono state le ricerche che ho condotto all'Archivio di Stato di Venezia e all'Archivio Storico del Patriarcato di Venezia, nonché negli archivi superstiti delle parrocchie proprietarie dei manufatti studiati. La tesi è articolata in una serie di saggi che hanno l'obiettivo non tanto di discutere ogni singolo aspetto dell'oreficeria veneziana del tardo medioevo, quanto di illuminare diversi momenti della sua storia, o aspetti di particolare rilievo, cercando comunque di delineare un quadro di fondo esaustivo che ne illustri l'evoluzione formale e tipologica. Nondimeno, ho adottato un metodo di ricerca che non fosse limitato allo strumento stilistico-formale, pur indispensabile nel momento in cui si tenta di definire l'evoluzione di un linguaggio figurativo e le relazioni tra le numerose opere prese in considerazione. Vengono così discussi problemi di carattere attributivo e cronologico, al fine di individuare e determinare di gruppi di opere, ma non ho tralasciato temi legati alla natura tecnica delle opere, come la produzione seriale, e non minore importanza hanno questioni di carattere storico e socio-culturale legate al culto e alla religiosità. A un primo capitolo introduttivo che ribadisce le ragioni dello studio e riflette sui temi affrontati, segue un capitolo basato su fonti documentarie e ricerca d'archivio , il cui scopo è di strappare i manufatti liturgici alla visione puramente storico artistica, e financo puro-visibilista, che spesso li ingabbia, per inserirli nel più ampio contesto storico-sociale. I testamenti dunque sono la prima fonte che permette di mettere in relazione cittadini laici e manufatti liturgici illustrando il loro ruolo nel fornire la chiesa dei manufatti necessari al fine di averne un ritorno per la salvezza dell'anima. Altri documenti si riferiscono ad opere ancora esistenti rivelando aspetti inediti della loro storia o del modo in cui i manufatti erano percepiti. Infine una parte è dedicata alla dimensione domestica della devozione, dimostrando come anche i manufatti liturgici, che immaginiamo appannaggio esclusivo della chiesa, potessero trovarvi spazio. I saggi seguenti, organizzati in ordine diacronico in base ai temi in essi discussi, si presentano come singoli casi di studio, in loro compiuti ma tra loro in relazione. Vengono affrontati diversi gruppi coesi di opere, discutendo anche di numerosi manufatti conservati fuori Venezia. Indicativamente, i temi affrontati sono: La prima metà del Trecento, la produzione seriale e l'esordio dello smalto traslucido a Venezia; si tratta di un periodo cruciale per l'oreficeria veneziana, che muove da una produzione fortemente caratterizzata dall'uso della filigrana a oggetti marcatamente diversi, sia nell'ornamentazione che nelle forme. La ricerca affronta un ampio gruppo di opere i cui tratti caratterizzanti sono un ben riconoscibile e distinguibile motivo a racemi sbalzati, e l'impiego dello smalto traslucido. Lo studio di questo gruppo di opere è quindi anche l'occasione per un affondo sulla tecnica e lo stile figurativo dei primi smalti traslucidi prodotti a Venezia. Inoltre, in questo capitolo prendo in considerazione la serie di opere orafe coeve alle precedenti spesso definite con l'espressione opus duplex. La seconda metà del Trecento e il primo Quattrocento; questo capitolo indaga caratteristiche e peculiarità di questi decenni di svolta nella produzione orafa veneziana, prendendo in considerazione anche importanti opere conservate fuori dal contesto lagunare della tra le cui opere queste si segnalano in particolare il Reliquiario-ostensorio Malatesta della cattedrale di Rimini, il Reliquiario di San Lorenzo ora al Museo del Bargello ma proveniente da Ravenna, e l'inedito Reliquiario della Vera Croce nelle collezioni del Victoria & Albert Museum di Londra. Il capitolo affronta la nascita di quello che lo storico dell'arte Hans R. Hahnloser definì stile a castelletto, in altre parole la nascita e sviluppo di un linguaggio orafo fortemente basato sulla facies architetturale dei manufatti, spesso concepite come vere e propri edifici in miniatura abitati da micro-sculture. La prima metà del Quattrocento e l'opera dei da Sesto. Il capitolo si propone l'analisi di tutte le opere attribuite alla bottega dei Da Sesto, passando in rassegna anche le testimonianze documentarie su questa vasta famiglia di orefici. Vengono presentate non solo le loro opere, ma anche altri importanti manufatti, come il poco studiato Reliquiario della Sacra Spina di Offida, e la croce processionale del Museo Diocesano di Chioggia. Cerco così di mostrare in quale misura il lavoro dei Da Sesto è radicato nella tradizione veneziana e quale sia la loro portato di innovazione alla luce della ricchezza e della varietà del contesto artistico di quegli anni. La seconda metà del XV secolo, la bottega di Zuane Lion e il Reliquiario di Santa Marta. Quest'ultimo saggio è dedicato alla propaggine tardogotica più avanzata dell'veneziana, presentando oggetti talora poco noti come la una croce processionale recentemente donata alla Cattedrale di Bologna, o il reliquiario in smalto dipinto del Musée de Cluny, ma affrontando soprattutto gli oggetti legati all'orefice tedesco Zuane Lion a cui spetta anche il Reliquiario di Santa Marta ora a Louvre a cui è dedicato un approfondimento. La ricerca si articola inoltre in un catalogo ragionato che include tutti i reperti d'arte dell'arco cronologico indagato ancora conservati a Venezia che è stato possibile individuare e rinvenire, tra i quali diverse opere inedite. È suddiviso in quattro sottogruppi che raccolgono, in ordine cronologico, le diverse tipologie di oggetti: reliquiari e ostensori, croci astili e d'altare, calici, e altre suppellettili liturgiche e manufatti non appartenenti alle precedenti categorie. Infine, lo studio è corredato di un'appendice in cui si presentano importanti, talvolta perfino straordinarie quanto inedite testimonianze documentarie: la parte tardo trecentesca e quattrocentesca della Mariegola degli Oresi e Zogielieri che rappresenta una testimonianza diretta delle principali del lavoro di questa categoria, integrando i già pubblicati Capitoli. Il testamento di Francesco Gritti, pievano di San Pantalon - una delle chiese con il patrimonio di oreficeria medievale più rilevante - e vescovo di Corfù. Si tratta di una testimonianza dei beni di un importante prelato e aiuta a ricostruire il suo ruolo come committente di oreficerie liturgiche. Infine la raccolta degli inventari delle parrocchie dipendenti dalla diocesi di Castello stilati negli anni 1412-1413, misconosciuta ma importantissima fonte che permette di avere un quadro vasto e articolato del patrimonio di suppellettili delle parrocchie veneziane di inizio quattrocento; permette di tracciare confronti tra diverse sedi e fornisce indicazioni cronologiche nonché consente di ricostruire l'immagine di oggetti oramai scomparsi di cui altrimenti non avremmo idea, arricchendo così il dibattito sull'oreficeria Tardo-Medievale.
27-gen-2016
Inglese
Venezia, oreficeria, reliquie, reliquiari, liturgical vessels, smalto traslucido, micro-architettura, arte medievale, arti applicate, chiesa medievale, Adriatico Venice, goldsmithery, goldsmith's art, relics, reliquaries, liturgical vessels, traslucent enamel, micro-architecture, medieval art, patronage, Medieval church, Adriatic Sea
BALDISSIN, GIOVANNA
GHEDINI, ELENA FRANCESCA
Università degli studi di Padova
610
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