Negli ultimi trent’anni, l’evoluzione delle tecnologie in campo medico-scientifico ha permesso la più profonda conoscenza dei meccanismi molecolari alla base dello sviluppo, della crescita e della diffusione del tumore. Tutto ciò ha permesso di sviluppare le cosiddette terapie mirate, identificando nuovi bersagli terapeutici. Il recettore tirosin-chinasico c-KIT è un fattore critico per la regolazione della crescita, differenziazione, migrazione e proliferazione delle cellule germinali, di quelle del sistema ematopoietico e dei melanociti. c-KIT è anche coinvolto nell’attivazione di numerosi meccanismi intracellulari implicati nella progressione tumorale e, allo stesso tempo, è uno dei proto-oncogeni più studiati ed il bersaglio di farmaci appartenenti alla famiglia degli inibitori tirosin-chinasici (TKIs). Attualmente, i TKIs sono approvati come trattamento alternativo alla chemioterapia tradizionale in tumori c-KIT dipendenti in uomo e cane tuttavia, fenomeni di resistenza a questi farmaci si verificano frequentemente. Negli ultimi anni, la scoperta di strutture secondarie del DNA chiamate G-quadruplex (G4) ha evidenziato un nuovo ruolo degli acidi nucleici nella biologia tumorale. Tali conformazioni si formano in specifiche sequenze del DNA ricche in residui di guanina, localizzate principalmente nei telomeri e nelle regioni promotoriali di alcuni oncogeni come c-KIT. Nella prima parte di questa tesi di dottorato, tre composti scelti sulla base della loro capacità di legare e stabilizzare le conformazioni G4 sono stati testati in linee cellulari stabilizzate di uomo e cane al fine di determinare la loro efficacia come potenziali agenti terapeutici. In questo senso, alcuni risultati interessanti in termini di blocco della proliferazione nonché della trascrizione e traduzione di c-KIT si sono ottenuti con un derivato della famiglia degli antrachinoni chiamato AQ1. In un altro studio proposto, il profilo mutazionale di c-KIT è stato analizzato in una coorte di campioni di mastocitoma del cane composti da tumore primitivo e relativa metastasi linfonodale. Nel cane infatti, la percentuale tra il 10 ed il 30% dei mastocitomi presenta almeno una mutazione di c-KIT nel tumore primitivo, tuttavia, poche conoscenze si hanno relativamente al profilo mutazionale nelle metastasi. Dai risultati ottenuti, tutti i cani analizzati hanno dimostrato avere una perfetta concordanza tra tumore primitivo e metastasi in termini di status mutazionale di c-KIT con rilevanti implicazioni cliniche per la scelta della miglior terapia da attuare da parte degli oncologi veterinari. Infine, nel corso del secondo anno di dottorato, è nata una collaborazione con il Dr. Patrice Dubreuil del Centre de Recherche en Cancérologie de Marseille, a Marsiglia. Nei suoi recenti articoli sulla mastocitosi dell’uomo, egli ha scoperto un set di geni che presentano mutazioni in talune percentuali di casi e cooperano con c-KIT nello sviluppo delle forme più gravi ed aggressive della malattia. Nell’ultima pubblicazione illustrata in questa dissertazione, è stato eseguito lo screening del profilo mutazionale di questi nuovi geni in campioni di mastocitoma di cane al fine di trovare analogie molecolari che possano giustificare l’uso del cane come animale modello nell’oncologia comparata.
Comparative molecular targets for anticancer chemotherapy: new insights and perspectives
ZORZAN, ELEONORA
2016
Abstract
Negli ultimi trent’anni, l’evoluzione delle tecnologie in campo medico-scientifico ha permesso la più profonda conoscenza dei meccanismi molecolari alla base dello sviluppo, della crescita e della diffusione del tumore. Tutto ciò ha permesso di sviluppare le cosiddette terapie mirate, identificando nuovi bersagli terapeutici. Il recettore tirosin-chinasico c-KIT è un fattore critico per la regolazione della crescita, differenziazione, migrazione e proliferazione delle cellule germinali, di quelle del sistema ematopoietico e dei melanociti. c-KIT è anche coinvolto nell’attivazione di numerosi meccanismi intracellulari implicati nella progressione tumorale e, allo stesso tempo, è uno dei proto-oncogeni più studiati ed il bersaglio di farmaci appartenenti alla famiglia degli inibitori tirosin-chinasici (TKIs). Attualmente, i TKIs sono approvati come trattamento alternativo alla chemioterapia tradizionale in tumori c-KIT dipendenti in uomo e cane tuttavia, fenomeni di resistenza a questi farmaci si verificano frequentemente. Negli ultimi anni, la scoperta di strutture secondarie del DNA chiamate G-quadruplex (G4) ha evidenziato un nuovo ruolo degli acidi nucleici nella biologia tumorale. Tali conformazioni si formano in specifiche sequenze del DNA ricche in residui di guanina, localizzate principalmente nei telomeri e nelle regioni promotoriali di alcuni oncogeni come c-KIT. Nella prima parte di questa tesi di dottorato, tre composti scelti sulla base della loro capacità di legare e stabilizzare le conformazioni G4 sono stati testati in linee cellulari stabilizzate di uomo e cane al fine di determinare la loro efficacia come potenziali agenti terapeutici. In questo senso, alcuni risultati interessanti in termini di blocco della proliferazione nonché della trascrizione e traduzione di c-KIT si sono ottenuti con un derivato della famiglia degli antrachinoni chiamato AQ1. In un altro studio proposto, il profilo mutazionale di c-KIT è stato analizzato in una coorte di campioni di mastocitoma del cane composti da tumore primitivo e relativa metastasi linfonodale. Nel cane infatti, la percentuale tra il 10 ed il 30% dei mastocitomi presenta almeno una mutazione di c-KIT nel tumore primitivo, tuttavia, poche conoscenze si hanno relativamente al profilo mutazionale nelle metastasi. Dai risultati ottenuti, tutti i cani analizzati hanno dimostrato avere una perfetta concordanza tra tumore primitivo e metastasi in termini di status mutazionale di c-KIT con rilevanti implicazioni cliniche per la scelta della miglior terapia da attuare da parte degli oncologi veterinari. Infine, nel corso del secondo anno di dottorato, è nata una collaborazione con il Dr. Patrice Dubreuil del Centre de Recherche en Cancérologie de Marseille, a Marsiglia. Nei suoi recenti articoli sulla mastocitosi dell’uomo, egli ha scoperto un set di geni che presentano mutazioni in talune percentuali di casi e cooperano con c-KIT nello sviluppo delle forme più gravi ed aggressive della malattia. Nell’ultima pubblicazione illustrata in questa dissertazione, è stato eseguito lo screening del profilo mutazionale di questi nuovi geni in campioni di mastocitoma di cane al fine di trovare analogie molecolari che possano giustificare l’uso del cane come animale modello nell’oncologia comparata.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/178865
URN:NBN:IT:UNIPD-178865