La presente Tesi di Dottorato verte sull’inedito volgarizzamento in pistoiese dell’«Historia destructionis Troiae» che il notaio Mazzeo Bellebuoni (ca. 1270-1348) realizzò nell’anno 1333 (si tratta della redazione tradizionalmente siglata B all’interno della compagine dei volgarizzamenti italiani da Guido Giudice). Di questo testo, per il quale propongo la denominazione – non attestata nella tradizione manoscritta ma univoca – di «Troiano Riccardiano» (= TR), s’è approntato un saggio d’edizione secondo il cod. Firenze, Biblioteca Riccardiana, 2268 (= R2), apografo databile al terzo quarto del XIV secolo, di colorito linguistico assimilabile al vernacolo proprio dell’autore; le carte edite vanno da 2r a 24v e corrispondono ai primi sei Libri della fonte volgarizzata. Il teste base è parecchio inquinato da errori di copia, che si sono cercati d’emendare, qualora possibile, attraverso il secondo testimone del TR, segnato Firenze, Biblioteca Riccardiana, 1095 (= R1; a. 1399, patina pratese: tutte le varianti di sostanza emerse dalla collazione sono registrare in Appendice); in casi d’adiaforia, a ogni buon conto, l’«edizione critica del manoscritto» (e non del testo), così come l’ha chiaramente descritta Pietro G. Beltrami, prevede la difesa del cod. «di superficie» (L. Leonardi) e l’accoglimento a testo delle sue lezioni. Una collazione sistematica in vista d’una futura edizione integrale del TR riuscirà a determinare con precisione l’ordinamento stemmatico dei due mss. Riccardiani, che a un primo esame paiono comunque collaterali e discendenti da un archetipo comune. L’interesse per questo volgarizzamento (e per il cod. R2) è soprattutto storico-linguistico, e la scelta di predisporre un’edizione critica del manoscritto va proprio nella direzione dell’esame del pistoiese letterario del Bellebuoni; una volta allestito il testo critico, s’è proceduto infatti a un’analisi della grafia e della fonomorfologia: gli spogli hanno confermato quanto Arrigo Castellani aveva ipotizzato, e cioè la caratterizzazione sostanzialmente pistoiese di R2, ciò che significa, dal punto di vista della critica del testo, l’avallo della scelta di fondo d’eleggere questo ms. (e non l’altro) a testimone di riferimento. I tratti della parlata medioevale di Pistoia, già noti specialmente attraverso l’esame dei testi pratici condotto da Paola Manni e l’expertise di Valentina Pollidori sul canzoniere P della nostra lirica delle Origini (Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Banco Rari 217 [olim Palatino 418]), ne sono usciti convalidati; tuttavia, il TR secondo la redazione R2, teste assai lungo (ca. 90 fogli vergati in una fitta scrittura notarile), fornisce allo storico della lingua una documentazione consistente che non ha eguali per numero d’allegazioni, mostrando al contempo quanto il pistoiese della prima metà del Trecento abbia perduto molti dei suoi antichi connotati più caratterizzanti, scolorendo nella varietà di Firenze (dominatrice su Pistoia già dal celebre assedio del 1305-1306). Corredano la Tesi un Glossario selettivo, comprendente tutto il lessico di non immediata intellegibilità e le voci etimologicamente incerte (ancorché semanticamente chiare), gl’Indici onomastici (degli antroponimi, dei toponimi e degli idronimi, degli asteronimi, dei teonimi e degli etnonimi) e un’Introduzione che colloca l’autore nel proprio ambiente storico e filologico-letterario.
Il «Troiano Riccardiano» di Mazzeo Bellebuoni, volgarizzamento trecentesco pistoiese dell'«Historia destructionis Troiae» di Guido delle Colonne. Saggio d'edizione critica, commento linguistico e glossario
PREGNOLATO, SIMONE
2019
Abstract
La presente Tesi di Dottorato verte sull’inedito volgarizzamento in pistoiese dell’«Historia destructionis Troiae» che il notaio Mazzeo Bellebuoni (ca. 1270-1348) realizzò nell’anno 1333 (si tratta della redazione tradizionalmente siglata B all’interno della compagine dei volgarizzamenti italiani da Guido Giudice). Di questo testo, per il quale propongo la denominazione – non attestata nella tradizione manoscritta ma univoca – di «Troiano Riccardiano» (= TR), s’è approntato un saggio d’edizione secondo il cod. Firenze, Biblioteca Riccardiana, 2268 (= R2), apografo databile al terzo quarto del XIV secolo, di colorito linguistico assimilabile al vernacolo proprio dell’autore; le carte edite vanno da 2r a 24v e corrispondono ai primi sei Libri della fonte volgarizzata. Il teste base è parecchio inquinato da errori di copia, che si sono cercati d’emendare, qualora possibile, attraverso il secondo testimone del TR, segnato Firenze, Biblioteca Riccardiana, 1095 (= R1; a. 1399, patina pratese: tutte le varianti di sostanza emerse dalla collazione sono registrare in Appendice); in casi d’adiaforia, a ogni buon conto, l’«edizione critica del manoscritto» (e non del testo), così come l’ha chiaramente descritta Pietro G. Beltrami, prevede la difesa del cod. «di superficie» (L. Leonardi) e l’accoglimento a testo delle sue lezioni. Una collazione sistematica in vista d’una futura edizione integrale del TR riuscirà a determinare con precisione l’ordinamento stemmatico dei due mss. Riccardiani, che a un primo esame paiono comunque collaterali e discendenti da un archetipo comune. L’interesse per questo volgarizzamento (e per il cod. R2) è soprattutto storico-linguistico, e la scelta di predisporre un’edizione critica del manoscritto va proprio nella direzione dell’esame del pistoiese letterario del Bellebuoni; una volta allestito il testo critico, s’è proceduto infatti a un’analisi della grafia e della fonomorfologia: gli spogli hanno confermato quanto Arrigo Castellani aveva ipotizzato, e cioè la caratterizzazione sostanzialmente pistoiese di R2, ciò che significa, dal punto di vista della critica del testo, l’avallo della scelta di fondo d’eleggere questo ms. (e non l’altro) a testimone di riferimento. I tratti della parlata medioevale di Pistoia, già noti specialmente attraverso l’esame dei testi pratici condotto da Paola Manni e l’expertise di Valentina Pollidori sul canzoniere P della nostra lirica delle Origini (Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Banco Rari 217 [olim Palatino 418]), ne sono usciti convalidati; tuttavia, il TR secondo la redazione R2, teste assai lungo (ca. 90 fogli vergati in una fitta scrittura notarile), fornisce allo storico della lingua una documentazione consistente che non ha eguali per numero d’allegazioni, mostrando al contempo quanto il pistoiese della prima metà del Trecento abbia perduto molti dei suoi antichi connotati più caratterizzanti, scolorendo nella varietà di Firenze (dominatrice su Pistoia già dal celebre assedio del 1305-1306). Corredano la Tesi un Glossario selettivo, comprendente tutto il lessico di non immediata intellegibilità e le voci etimologicamente incerte (ancorché semanticamente chiare), gl’Indici onomastici (degli antroponimi, dei toponimi e degli idronimi, degli asteronimi, dei teonimi e degli etnonimi) e un’Introduzione che colloca l’autore nel proprio ambiente storico e filologico-letterario.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/182106
URN:NBN:IT:UNIVR-182106