Il nostro ordinamento conosce diverse ipotesi di confisca senza condanna, alcune inserite all'interno del codice penale – si pensi alla confisca ex artt. 240 co. 2 c.p. e 322 – ter c.p., all'indomani della sentenza delle Sezioni Unite Lucci –, altre nella normativa complementare – si pensi alla confisca misura di prevenzione antimafia, alla confisca allargata di cui all'art. 12 – sexies D.L. 306/1992, alla confisca lottizzatoria, a quella prevista in materia di contrabbando e nel caso di responsabilità amministrativa degli enti di cui al D.Lgs. n. 231/2001 –. Tale molteplicità ha comportato che a ciascuna di queste figure fosse assegnato un diverso nomen iuris, una diversa natura giuridica e una diversa disciplina, con evidenti ripercussioni in punto di compatibilità costituzionale e convenzionale. Le differenti qualificazioni e disomogeneità di disciplina, tuttavia, non corrispondono ai reali effetti della misura che sono, in ogni caso, quelli di comportare un'ablazione perpetua e definitiva a favore dello Stato di un bene connesso a vario titolo con un fatto di reato. Al fine di risolvere la contrapposizione fra l'asserito carattere proteiforme della confisca e l'identità degli effetti dalla stessa prodotti si è provato a ricostruire sistematicamente la misura in un'ottica unitaria, pensando all'introduzione di un procedimento patrimoniale separato e indipendente dal processo penale, nella forma dell'actio in rem, che potrebbe affiancare il recente istituto della confisca in assenza di condanna di cui all'art. 578 – bis c.p.p. . Il ripensamento in tal senso della confisca senza condanna permette l'applicazione di principi, non più di matrice penalistica, bensì maggiormente “civilistici”, quali la tutela del patrimonio, della proprietà e il principio giusto processo, che consentono, nel rispetto delle indicazioni sovranazionali, una maggiore efficacia ed effettività della misura.
LA CONFISCA SENZA CONDANNA: DA ISTITUTO PROTEIFORME ALL'UNICITÁ DELL'ACTIO IN REM. PROFILI RICOSTRUTTIVO SISTEMATICI E PROSPETTIVE DI RIFORMA
Castagna, Lisa
2018
Abstract
Il nostro ordinamento conosce diverse ipotesi di confisca senza condanna, alcune inserite all'interno del codice penale – si pensi alla confisca ex artt. 240 co. 2 c.p. e 322 – ter c.p., all'indomani della sentenza delle Sezioni Unite Lucci –, altre nella normativa complementare – si pensi alla confisca misura di prevenzione antimafia, alla confisca allargata di cui all'art. 12 – sexies D.L. 306/1992, alla confisca lottizzatoria, a quella prevista in materia di contrabbando e nel caso di responsabilità amministrativa degli enti di cui al D.Lgs. n. 231/2001 –. Tale molteplicità ha comportato che a ciascuna di queste figure fosse assegnato un diverso nomen iuris, una diversa natura giuridica e una diversa disciplina, con evidenti ripercussioni in punto di compatibilità costituzionale e convenzionale. Le differenti qualificazioni e disomogeneità di disciplina, tuttavia, non corrispondono ai reali effetti della misura che sono, in ogni caso, quelli di comportare un'ablazione perpetua e definitiva a favore dello Stato di un bene connesso a vario titolo con un fatto di reato. Al fine di risolvere la contrapposizione fra l'asserito carattere proteiforme della confisca e l'identità degli effetti dalla stessa prodotti si è provato a ricostruire sistematicamente la misura in un'ottica unitaria, pensando all'introduzione di un procedimento patrimoniale separato e indipendente dal processo penale, nella forma dell'actio in rem, che potrebbe affiancare il recente istituto della confisca in assenza di condanna di cui all'art. 578 – bis c.p.p. . Il ripensamento in tal senso della confisca senza condanna permette l'applicazione di principi, non più di matrice penalistica, bensì maggiormente “civilistici”, quali la tutela del patrimonio, della proprietà e il principio giusto processo, che consentono, nel rispetto delle indicazioni sovranazionali, una maggiore efficacia ed effettività della misura.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/182110
URN:NBN:IT:UNIVR-182110