Fin dall’antichità, attraverso il processo di domesticazione, l’influenza umana sulla popolazione vegetale ha costituito senza dubbio un notevole fattore di evoluzione e selettività delle specie. Analisi di tipo culturale combinate con analisi ambientali e paleobotaniche possono aiutare a comprendere come sia avvenuta la domesticazione e la diffusione di una specie in relazione ai gruppi umani. In questo senso la pianta dell'olivo fornisce un buon modello di studio essendo stato sfruttato dall'uomo fin dai tempi preistorici. Tra il Tardo Calcolitico e il Bronzo Antico si assiste a una “rivoluzione dei prodotti secondari” derivante dalla domesticazione di alcune specie arboricole. I primi esemplari di piante da frutto domesticate appaiono nel Levante meridionale in contesti Tardo Calcolitici del quinto millennio a.C., diversi millenni dopo la diffusione della cerealicoltura in questa stessa regione. La zona di pertinenza di questo studio, quindi, è ben delimitata nello spazio e copre principalmente le aree individuate come i primi centri di domesticazione della pianta dell’olivo e di produzione dell'olio d’oliva. Politicamente l'area presa in esame in questa tesi corrisponde alle attuali Palestina e Giordania e si estende dalle alture del Golan fino al Negev, attraverso le colline di Samaria e le zone circostanti il Mar Morto. In questa tesi, attraverso la catalogazione e l'analisi di resti e macro-resti paleobotanici rinvenuti in siti della prima Età del Bronzo, si cerca innanzitutto di illustrare come e quando l'olivo selvatico è stato manipolato e in che modo questo risulti dalle attestazioni dei campioni archeo-botanici e delle evidenze archeologiche. L’intera ricerca si articola in tre parti principali che prevedono rispettivamente un censimento di tutti i resti di Olea europaea rinvenuti nel Levante meridionale nell’Età del Bronzo, con uno studio dei contesti di rinvenimento, al fine di delineare delle mappe di distribuzione delle coltivazioni della pianta e individuare le eventuali oscillazioni della sua presenza durante l’arco dell’Età del Bronzo; la catalogazione, classificazione e comparazione delle installazioni e delle presse per la spremitura dell’olio, rurali ed urbane, rinvenute e riconosciute come tali, con una particolare attenzione ai manufatti legati al processo di spremitura ad esse connesse, al fine di riconoscere le fasi produttive dell’olio, un modello standard delle prime presse “industriali” ed eventuali differenziazioni tipologiche regionali. La terza parte della ricerca è incentrata sul tentativo di individuare alcuni utilizzi dell’olio d’oliva, in campo alimentare, cultuale e come fonte d’illuminazione e le prime modalità di commerci e scambi di olio , nel tentativo di aggiornare ed arricchire alcuni studi già effettuati sulla presenza delle giare olearie da trasporto levantine in Palestina, Siria ed Egitto e nel resto del Mediterraneo, con testimonianze scritte e pittoriche, i cui ritrovamenti possono aiutare a delineare le prime vie regionali ed internazionali del commercio dell’olio. Il metodo utilizzato per questo studio è basato sull’integrazione di dati paleobotanici e archeologici, attraverso i quali è stato possibile ricavare una ricostruzione complessiva esaustiva per un periodo di cruciale importanza per le origini della cultura dell’olio, di cui tuttavia la letteratura scientifica si è poco occupata preferendo periodi successivi di più chiara lettura. L’olivo può fornire un buon modello bio-archeologico per lo studio delle civiltà antiche, nella fattispecie di quelle vicino orientali: la storia dell'olivo risulta strettamente interconnessa con il fenomeno dell'urbanizzazione nel Levante e ne segue, sostanzialmente, l’andatura innovativa ma anche precaria. Studiando una è possibile in qualche modo riconoscere problematiche e innovazioni dell’altra.

Olea nel Levante meridionale: diffusione dell'oleicoltura, produzione dell'olio d'oliva, usi e commerci nell'Età del Bronzo

SABATINI, SHARON
2019

Abstract

Fin dall’antichità, attraverso il processo di domesticazione, l’influenza umana sulla popolazione vegetale ha costituito senza dubbio un notevole fattore di evoluzione e selettività delle specie. Analisi di tipo culturale combinate con analisi ambientali e paleobotaniche possono aiutare a comprendere come sia avvenuta la domesticazione e la diffusione di una specie in relazione ai gruppi umani. In questo senso la pianta dell'olivo fornisce un buon modello di studio essendo stato sfruttato dall'uomo fin dai tempi preistorici. Tra il Tardo Calcolitico e il Bronzo Antico si assiste a una “rivoluzione dei prodotti secondari” derivante dalla domesticazione di alcune specie arboricole. I primi esemplari di piante da frutto domesticate appaiono nel Levante meridionale in contesti Tardo Calcolitici del quinto millennio a.C., diversi millenni dopo la diffusione della cerealicoltura in questa stessa regione. La zona di pertinenza di questo studio, quindi, è ben delimitata nello spazio e copre principalmente le aree individuate come i primi centri di domesticazione della pianta dell’olivo e di produzione dell'olio d’oliva. Politicamente l'area presa in esame in questa tesi corrisponde alle attuali Palestina e Giordania e si estende dalle alture del Golan fino al Negev, attraverso le colline di Samaria e le zone circostanti il Mar Morto. In questa tesi, attraverso la catalogazione e l'analisi di resti e macro-resti paleobotanici rinvenuti in siti della prima Età del Bronzo, si cerca innanzitutto di illustrare come e quando l'olivo selvatico è stato manipolato e in che modo questo risulti dalle attestazioni dei campioni archeo-botanici e delle evidenze archeologiche. L’intera ricerca si articola in tre parti principali che prevedono rispettivamente un censimento di tutti i resti di Olea europaea rinvenuti nel Levante meridionale nell’Età del Bronzo, con uno studio dei contesti di rinvenimento, al fine di delineare delle mappe di distribuzione delle coltivazioni della pianta e individuare le eventuali oscillazioni della sua presenza durante l’arco dell’Età del Bronzo; la catalogazione, classificazione e comparazione delle installazioni e delle presse per la spremitura dell’olio, rurali ed urbane, rinvenute e riconosciute come tali, con una particolare attenzione ai manufatti legati al processo di spremitura ad esse connesse, al fine di riconoscere le fasi produttive dell’olio, un modello standard delle prime presse “industriali” ed eventuali differenziazioni tipologiche regionali. La terza parte della ricerca è incentrata sul tentativo di individuare alcuni utilizzi dell’olio d’oliva, in campo alimentare, cultuale e come fonte d’illuminazione e le prime modalità di commerci e scambi di olio , nel tentativo di aggiornare ed arricchire alcuni studi già effettuati sulla presenza delle giare olearie da trasporto levantine in Palestina, Siria ed Egitto e nel resto del Mediterraneo, con testimonianze scritte e pittoriche, i cui ritrovamenti possono aiutare a delineare le prime vie regionali ed internazionali del commercio dell’olio. Il metodo utilizzato per questo studio è basato sull’integrazione di dati paleobotanici e archeologici, attraverso i quali è stato possibile ricavare una ricostruzione complessiva esaustiva per un periodo di cruciale importanza per le origini della cultura dell’olio, di cui tuttavia la letteratura scientifica si è poco occupata preferendo periodi successivi di più chiara lettura. L’olivo può fornire un buon modello bio-archeologico per lo studio delle civiltà antiche, nella fattispecie di quelle vicino orientali: la storia dell'olivo risulta strettamente interconnessa con il fenomeno dell'urbanizzazione nel Levante e ne segue, sostanzialmente, l’andatura innovativa ma anche precaria. Studiando una è possibile in qualche modo riconoscere problematiche e innovazioni dell’altra.
6-giu-2019
Italiano
NIGRO, Lorenzo
Università degli Studi di Roma "La Sapienza"
303
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/182302
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA1-182302