Per Italo Calvino l’immagine è centrale: è al contempo origine e finalità della scrittura. Questa tesi si propone di studiare, in particolare, il rapporto dello scrittore con le arti visive (soprattutto disegno e pittura), con l’obiettivo di mettere in evidenza il ruolo che le opere d’arte, immagini da osservare e descrivere, giocano nella poetica e nella riflessione metaletteraria e teorica dell’autore. La tesi è divisa in tre capitoli che ripercorrono in ordine cronologico (dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta) il corpus di testi che lo scrittore dedica all’arte. Tale corpus (assemblato grazie a ricerche approfondite presso fondi e fondazioni, archivi, biblioteche e talvolta grazie agli artisti stessi o ai loro eredi) è analizzato puntualmente e integralmente in questa tesi per la prima volta. Per leggere questi scritti si è scelto di impiegare metodologie che permettano di studiare la scrittura ecfrastica di Calvino in una relazione parallela, reciproca e sinergica con le immagini: la semiotica dell’arte, gli studi di cultura visuale (visual studies) e l’approccio transmediale. Ciò che emerge dalla ricerca è che, nel corso degli anni, i testi sull’arte si moltiplicano, si sistematizzano e diventano progressivamente più ricchi, più densi e più complessi. L’arte visiva, inizialmente altro rispetto alla letteratura, diventa per Calvino uno specchio della propria scrittura. Le opere d’arte, che sono innanzitutto oggetti fenomenologici, sono per lo scrittore uno strumento gnoseologico di conoscenza di sé e del mondo. Sempre più interessato alla percezione e ai cinque sensi, tra i quali la vista occupa un posto privilegiato, Calvino si dedica all’ascolto del linguaggio silenzioso delle cose, degli oggetti, delle immagini e del mondo che lo circonda. È in questo senso che i suoi scritti sull’arte devono essere compresi, come punti di luce sulla sua opera e il suo pensiero.
Écrire les images. Les écrits sur l’art d’Italo Calvino
GRIBAUDO, GRETA
2024
Abstract
Per Italo Calvino l’immagine è centrale: è al contempo origine e finalità della scrittura. Questa tesi si propone di studiare, in particolare, il rapporto dello scrittore con le arti visive (soprattutto disegno e pittura), con l’obiettivo di mettere in evidenza il ruolo che le opere d’arte, immagini da osservare e descrivere, giocano nella poetica e nella riflessione metaletteraria e teorica dell’autore. La tesi è divisa in tre capitoli che ripercorrono in ordine cronologico (dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta) il corpus di testi che lo scrittore dedica all’arte. Tale corpus (assemblato grazie a ricerche approfondite presso fondi e fondazioni, archivi, biblioteche e talvolta grazie agli artisti stessi o ai loro eredi) è analizzato puntualmente e integralmente in questa tesi per la prima volta. Per leggere questi scritti si è scelto di impiegare metodologie che permettano di studiare la scrittura ecfrastica di Calvino in una relazione parallela, reciproca e sinergica con le immagini: la semiotica dell’arte, gli studi di cultura visuale (visual studies) e l’approccio transmediale. Ciò che emerge dalla ricerca è che, nel corso degli anni, i testi sull’arte si moltiplicano, si sistematizzano e diventano progressivamente più ricchi, più densi e più complessi. L’arte visiva, inizialmente altro rispetto alla letteratura, diventa per Calvino uno specchio della propria scrittura. Le opere d’arte, che sono innanzitutto oggetti fenomenologici, sono per lo scrittore uno strumento gnoseologico di conoscenza di sé e del mondo. Sempre più interessato alla percezione e ai cinque sensi, tra i quali la vista occupa un posto privilegiato, Calvino si dedica all’ascolto del linguaggio silenzioso delle cose, degli oggetti, delle immagini e del mondo che lo circonda. È in questo senso che i suoi scritti sull’arte devono essere compresi, come punti di luce sulla sua opera e il suo pensiero.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/184496
URN:NBN:IT:UNIROMA1-184496