Nelle Ricerche intorno alla natura dello stile, edite a Milano nel 1770, Beccaria compie una riflessione autocritica su alcune delle posizioni sostenute nella celebre opera giuridica del 1764: Dei delitti e delle pene. A seguito di un percorso biografico e intellettuale tormentato e sofferto, il marchese delinea da un lato i lineamenti di un'antropologia della libertà, fondata sul principio materialista-vitalistico dell'attività autonoma della coscienza umana. Tratteggia inoltre gli estremi di un nuovo contratto sociale incentrato su una differente idea di 'giustizia', che si caratterizza per alcuni tratti democratici ed egualitari. La tesi ha cercato di ricostruire le svolte e i tornanti del difficile cammino compiuto dal marchese, interrogandosi sulle differenti sfumature del suo pensiero, sugli eventi più significativi della sua biografia e sui faticosi e non sempre risolutivi tentativi compiuti dall’autore per affrontare e risolvere le questioni della sua epoca. Solo nelle pagine più riuscite Beccaria arriverà all’agognata sintesi. Si dimostrerà spesso, tuttavia, tormentato ed enigmatico nel suo itinerario politico, intellettuale e biografico. Proprio da questa insopprimibile irrequietezza sembrano sgorgare tuttavia le sue riflessioni più feconde e significative. Le Ricerche appaiono come il risultato conclusivo di un’avventura dello spirito che conosce i suoi esordi nel 1758, anno in cui Beccaria iniziò a frequentare l’accademia dei Trasformati. Nel primo capitolo della tesi si è tentato di offrire un’analisi delle questioni etiche e politiche affrontate in quei primi anni di formazione, per comprenderle alla luce delle sofferte decisioni esistenziali compiute da Cesare. Il secondo capitolo è invece incentrato sulla ricostruzione del progetto politico consegnato nel 1764 nel Dei delitti e delle pene. Dialogando con il vasto dibattito storiografico sull’argomento, si è tentato di indagare il tessuto etico-politico che sorregge i progetti di riforma giuridica elaborati dal marchese. Già in quelle celebri pagine è possibile scorgere l’oscillazione dell’autore tra un modello politico integrato nella cornice dell’assolutismo illuminato e la speranza utopica di una trasformazione delle usanze e dei costumi in chiave democratica e repubblicana. Sono stati successivamente analizzati, nel terzo capitolo, i discorsi pubblicati da Beccaria ne Il Caffè. In queste pagine il marchese delinea in primo luogo una teoria psicologica incentrata sul dinamismo della coscienza umana, secondo le coordinate dell’orientamento filosofico materialista-vitalista. Si spinge, in secondo luogo, sino alla critica radicale del modello politico dell’assolutismo illuminato. Dopo la rottura del sodalizio dei Pugni, le cui vicende sono state analizzate nel quarto capitolo della tesi, Beccaria porta alle estreme conseguenze i suoi ragionamenti. Gli appare infatti necessario ideare un nuovo progetto di riforma, improntato sulla capacità di autogoverno della società, come si è cercato di mostrare nel corso del capitolo quinto. Il superamento di tale soglia viene portato a termine nelle Ricerche intorno alla natura dello stile, analizzate nei capitoli sesto e settimo. Se il taglio dell’opera giuridica è, non senza qualche esitazione, quello dell’architetto sociale, che idealizza un sistema di rapporti intersoggettivi e affida al sovrano il compito di costruirlo ‘dall’alto’, nelle Ricerche il quadro viene ribaltato. Le norme della convivenza civile vengono riconsiderate come il prodotto di un atto volontario espresso dai singoli cittadini. La civiltà, come il linguaggio, è il risultato di un atto creativo condiviso, che evolve nel corso della storia, ma che affonda le sue radici originarie in un unico principio, quello della libertà dell’individuo. Il quadro delineato contrastava tuttavia con eccessivo attrito con le condizioni della quotidiana esistenza di Beccaria, dominata da un sempre più attivo intervento della corona asburgica, nel quale il marchese era d’altronde impiegato. Posto di fronte a tale contraddizione, Beccaria scelse di non pubblicare la seconda parte delle Ricerche, quella che conteneva le dichiarazioni più esplicitamente politiche. Le due edizioni della prima parte dell’opera (a Milano nel 1770 e a Napoli nel 1771) suscitarono un breve e passeggero entusiasmo nella repubblica dei letterati italiani e una severa stroncatura dagli ambienti francesi. La mancata pubblicazione della seconda parte contribuì a spegnere l’interesse nei confronti delle Ricerche, che conobbero una fortuna opposta e contraria al Dei delitti, come si è provato a mostrare nel capitolo ottavo. Solo nel 1809, dopo il ritrovamento delle carte manoscritte di Beccaria, vennero pubblicati alcuni frammenti della seconda parte dell’opera. La riedizione suscitò un circoscritto ma vivace dibattito, nel quale vennero definite alcune linee interpretative che hanno segnato gli orientamenti storiografici sino ai tempi odierni, come si è cercato di ricostruire nel nono capitolo.

Genesi storica e fortuna delle Ricerche intorno alla natura dello stile di Cesare Beccaria

MAIMONE, MARCO
2024

Abstract

Nelle Ricerche intorno alla natura dello stile, edite a Milano nel 1770, Beccaria compie una riflessione autocritica su alcune delle posizioni sostenute nella celebre opera giuridica del 1764: Dei delitti e delle pene. A seguito di un percorso biografico e intellettuale tormentato e sofferto, il marchese delinea da un lato i lineamenti di un'antropologia della libertà, fondata sul principio materialista-vitalistico dell'attività autonoma della coscienza umana. Tratteggia inoltre gli estremi di un nuovo contratto sociale incentrato su una differente idea di 'giustizia', che si caratterizza per alcuni tratti democratici ed egualitari. La tesi ha cercato di ricostruire le svolte e i tornanti del difficile cammino compiuto dal marchese, interrogandosi sulle differenti sfumature del suo pensiero, sugli eventi più significativi della sua biografia e sui faticosi e non sempre risolutivi tentativi compiuti dall’autore per affrontare e risolvere le questioni della sua epoca. Solo nelle pagine più riuscite Beccaria arriverà all’agognata sintesi. Si dimostrerà spesso, tuttavia, tormentato ed enigmatico nel suo itinerario politico, intellettuale e biografico. Proprio da questa insopprimibile irrequietezza sembrano sgorgare tuttavia le sue riflessioni più feconde e significative. Le Ricerche appaiono come il risultato conclusivo di un’avventura dello spirito che conosce i suoi esordi nel 1758, anno in cui Beccaria iniziò a frequentare l’accademia dei Trasformati. Nel primo capitolo della tesi si è tentato di offrire un’analisi delle questioni etiche e politiche affrontate in quei primi anni di formazione, per comprenderle alla luce delle sofferte decisioni esistenziali compiute da Cesare. Il secondo capitolo è invece incentrato sulla ricostruzione del progetto politico consegnato nel 1764 nel Dei delitti e delle pene. Dialogando con il vasto dibattito storiografico sull’argomento, si è tentato di indagare il tessuto etico-politico che sorregge i progetti di riforma giuridica elaborati dal marchese. Già in quelle celebri pagine è possibile scorgere l’oscillazione dell’autore tra un modello politico integrato nella cornice dell’assolutismo illuminato e la speranza utopica di una trasformazione delle usanze e dei costumi in chiave democratica e repubblicana. Sono stati successivamente analizzati, nel terzo capitolo, i discorsi pubblicati da Beccaria ne Il Caffè. In queste pagine il marchese delinea in primo luogo una teoria psicologica incentrata sul dinamismo della coscienza umana, secondo le coordinate dell’orientamento filosofico materialista-vitalista. Si spinge, in secondo luogo, sino alla critica radicale del modello politico dell’assolutismo illuminato. Dopo la rottura del sodalizio dei Pugni, le cui vicende sono state analizzate nel quarto capitolo della tesi, Beccaria porta alle estreme conseguenze i suoi ragionamenti. Gli appare infatti necessario ideare un nuovo progetto di riforma, improntato sulla capacità di autogoverno della società, come si è cercato di mostrare nel corso del capitolo quinto. Il superamento di tale soglia viene portato a termine nelle Ricerche intorno alla natura dello stile, analizzate nei capitoli sesto e settimo. Se il taglio dell’opera giuridica è, non senza qualche esitazione, quello dell’architetto sociale, che idealizza un sistema di rapporti intersoggettivi e affida al sovrano il compito di costruirlo ‘dall’alto’, nelle Ricerche il quadro viene ribaltato. Le norme della convivenza civile vengono riconsiderate come il prodotto di un atto volontario espresso dai singoli cittadini. La civiltà, come il linguaggio, è il risultato di un atto creativo condiviso, che evolve nel corso della storia, ma che affonda le sue radici originarie in un unico principio, quello della libertà dell’individuo. Il quadro delineato contrastava tuttavia con eccessivo attrito con le condizioni della quotidiana esistenza di Beccaria, dominata da un sempre più attivo intervento della corona asburgica, nel quale il marchese era d’altronde impiegato. Posto di fronte a tale contraddizione, Beccaria scelse di non pubblicare la seconda parte delle Ricerche, quella che conteneva le dichiarazioni più esplicitamente politiche. Le due edizioni della prima parte dell’opera (a Milano nel 1770 e a Napoli nel 1771) suscitarono un breve e passeggero entusiasmo nella repubblica dei letterati italiani e una severa stroncatura dagli ambienti francesi. La mancata pubblicazione della seconda parte contribuì a spegnere l’interesse nei confronti delle Ricerche, che conobbero una fortuna opposta e contraria al Dei delitti, come si è provato a mostrare nel capitolo ottavo. Solo nel 1809, dopo il ritrovamento delle carte manoscritte di Beccaria, vennero pubblicati alcuni frammenti della seconda parte dell’opera. La riedizione suscitò un circoscritto ma vivace dibattito, nel quale vennero definite alcune linee interpretative che hanno segnato gli orientamenti storiografici sino ai tempi odierni, come si è cercato di ricostruire nel nono capitolo.
18-set-2024
Italiano
FRAJESE, VITTORIO
ARMANDO, DAVID RICCARDO
BETTA, EMANUELE
Università degli Studi di Roma "La Sapienza"
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/187897
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA1-187897