Negli ultimi 30 anni sono stati condotti diversi studi, motivati anche da enti quali NASA, ESA, per simulare le condizioni ambientali degli ambienti sviluppati per le missioni spaziali, noti come “Isolated and Confined, Extreme environments” (ICE), al fine di comprendere le specifiche fonti di stress e le reazioni e i fattori biopsicosociali che predispongono l’individuo a un maggior adattamento a questi ambienti. Nonostante l’elevata similitudine tra questi ambienti e la navigazione a bordo di navi mercantili, emerge una mancanza di attenzione, nella letteratura nazionale ed internazionale, verso l’adattamento dei marittimi, una delle categorie lavorative a maggior rischio di malessere fisico e psicologico. Sebbene il loro benessere sia influenzato da diversi fattori stressanti connessi allo specifico contesto di lavoro, i marittimi stessi riportano l’isolamento e la lunga separazione dalla famiglia come principale fattore di stress della vita in mare. L’importante valenza dell’isolamento ha portato, in alcuni casi, alla considerazione della nave come analogo agli ambienti ICE; tuttavia, ad oggi, non è stato effettuato alcun tentativo di studiare a tutti gli effetti l’ambiente marittimo come un ambiente ICE. L'analisi degli studi presenti in letteratura sui fattori di protezione e di rischio degli ambienti ICE mostra come questi ambienti preoccupino, soprattutto, per gli effetti che possono avere sulle prestazioni cognitive dell’individuo, laddove è, invece, necessario mantenere elevate prestazioni. Queste considerazioni sembrerebbero altrettanto necessarie nel contesto della marina mercantile, dove, per esempio, la maggior parte degli incidenti in acque nazionali e internazionali sembrerebbe connessa a fattori umani. Per questa ragione, in linea con l’approccio teorico “Person-Enviroment-Fit” (Werner et al., 2002), che considera l’adattamento come il risultato dell’interazione tra individuo e ambiente, si ritiene necessario comprendere le caratteristiche bio-psico-sociali che permettono all’individuo di adattarsi alla vita a bordo, ovvero i fattori di protezione che possono prevenire conseguenze negative sulla salute mentale e sulle prestazioni cognitive. In questo contesto, l’intelligenza emotiva può essere considerato come uno dei meccanismi primari dell’adattamento, laddove, entrambi i processi, coinvolgono la capacità di modificare e/o guidare il pensiero e le azioni, anche in condizioni particolarmente stressanti. Nonostante queste considerazioni, nessuno studio, né nei contesti ICE, né nel contesto marittimo, ha indagato il suo possibile ruolo di protezione rispetto al declino delle prestazioni cognitive. Pertanto, è stato proposto un percorso di ricerca con l’obiettivo finale di analizzare gli effetti dell’intelligenza emotiva sulle prestazioni cognitive nei marittimi partendo dall’analisi del contesto della navigazione mercantile, ovvero dalla possibilità di considerare quest’ultimo come un ambiente ICE. Questi obiettivi sono stati raggiunti attraverso quattro studi condotti in diversi contesti della marina mercantile (navi passeggeri, navi cargo, navi offshore e rimorchiatori) utilizzando una combinazione di metodologie quali-quantitative, quantitative e osservazionali. In particolare, l'approccio osservazionale ha incluso la stesura di note di campo basate su un’esperienza diretta durante una campagna scientifica a bordo della nave di ricerca oceanografica "Gaia Blu" del CNR. I risultati hanno evidenziato come alcuni contesti della navigazione mercantile, in particolare le navi cargo e offshore, presentino caratteristiche riconducibili a condizioni di isolamento, confinamento e ambiente estremo, permettendo di considerarli come ambienti ICE. Inoltre, l’intelligenza emotiva è emersa come un fattore protettivo cruciale, in grado di mitigare le conseguenze negative della vita a bordo sia sui fattori di rischio generali, quali solitudine e stress, sia sulle prestazioni cognitive, incluse l’attenzione e le funzioni esecutive. Gli studi condotti hanno contribuito a colmare le lacune esistenti in letteratura e rappresentano sia un primo tentativo di comprensione di queste dinamiche, sia un invito alla comunità scientifica a proseguire questo percorso, con l’obiettivo di comprendere più approfonditamente le sfide che caratterizzano la vita e il lavoro in ambienti ICE. In aggiunta, gli studi condotti offrono anche implicazioni pratiche per la progettazione di interventi mirati, come l’inclusione dell’intelligenza emotiva nei programmi di formazione e supporto per i marittimi quale elemento chiave per favorire il benessere e mantenere prestazioni elevate, migliorando così sia la sicurezza sia l’efficienza operativa nel settore della navigazione mercantile.
Prestazioni cognitive in ambienti “Isolati, Confinati ed Estremi” (ICE): il ruolo protettivo dell’intelligenza emotiva durante l’isolamento prolungato a bordo di navi mercantili
CRICENTI, CLARISSA
2025
Abstract
Negli ultimi 30 anni sono stati condotti diversi studi, motivati anche da enti quali NASA, ESA, per simulare le condizioni ambientali degli ambienti sviluppati per le missioni spaziali, noti come “Isolated and Confined, Extreme environments” (ICE), al fine di comprendere le specifiche fonti di stress e le reazioni e i fattori biopsicosociali che predispongono l’individuo a un maggior adattamento a questi ambienti. Nonostante l’elevata similitudine tra questi ambienti e la navigazione a bordo di navi mercantili, emerge una mancanza di attenzione, nella letteratura nazionale ed internazionale, verso l’adattamento dei marittimi, una delle categorie lavorative a maggior rischio di malessere fisico e psicologico. Sebbene il loro benessere sia influenzato da diversi fattori stressanti connessi allo specifico contesto di lavoro, i marittimi stessi riportano l’isolamento e la lunga separazione dalla famiglia come principale fattore di stress della vita in mare. L’importante valenza dell’isolamento ha portato, in alcuni casi, alla considerazione della nave come analogo agli ambienti ICE; tuttavia, ad oggi, non è stato effettuato alcun tentativo di studiare a tutti gli effetti l’ambiente marittimo come un ambiente ICE. L'analisi degli studi presenti in letteratura sui fattori di protezione e di rischio degli ambienti ICE mostra come questi ambienti preoccupino, soprattutto, per gli effetti che possono avere sulle prestazioni cognitive dell’individuo, laddove è, invece, necessario mantenere elevate prestazioni. Queste considerazioni sembrerebbero altrettanto necessarie nel contesto della marina mercantile, dove, per esempio, la maggior parte degli incidenti in acque nazionali e internazionali sembrerebbe connessa a fattori umani. Per questa ragione, in linea con l’approccio teorico “Person-Enviroment-Fit” (Werner et al., 2002), che considera l’adattamento come il risultato dell’interazione tra individuo e ambiente, si ritiene necessario comprendere le caratteristiche bio-psico-sociali che permettono all’individuo di adattarsi alla vita a bordo, ovvero i fattori di protezione che possono prevenire conseguenze negative sulla salute mentale e sulle prestazioni cognitive. In questo contesto, l’intelligenza emotiva può essere considerato come uno dei meccanismi primari dell’adattamento, laddove, entrambi i processi, coinvolgono la capacità di modificare e/o guidare il pensiero e le azioni, anche in condizioni particolarmente stressanti. Nonostante queste considerazioni, nessuno studio, né nei contesti ICE, né nel contesto marittimo, ha indagato il suo possibile ruolo di protezione rispetto al declino delle prestazioni cognitive. Pertanto, è stato proposto un percorso di ricerca con l’obiettivo finale di analizzare gli effetti dell’intelligenza emotiva sulle prestazioni cognitive nei marittimi partendo dall’analisi del contesto della navigazione mercantile, ovvero dalla possibilità di considerare quest’ultimo come un ambiente ICE. Questi obiettivi sono stati raggiunti attraverso quattro studi condotti in diversi contesti della marina mercantile (navi passeggeri, navi cargo, navi offshore e rimorchiatori) utilizzando una combinazione di metodologie quali-quantitative, quantitative e osservazionali. In particolare, l'approccio osservazionale ha incluso la stesura di note di campo basate su un’esperienza diretta durante una campagna scientifica a bordo della nave di ricerca oceanografica "Gaia Blu" del CNR. I risultati hanno evidenziato come alcuni contesti della navigazione mercantile, in particolare le navi cargo e offshore, presentino caratteristiche riconducibili a condizioni di isolamento, confinamento e ambiente estremo, permettendo di considerarli come ambienti ICE. Inoltre, l’intelligenza emotiva è emersa come un fattore protettivo cruciale, in grado di mitigare le conseguenze negative della vita a bordo sia sui fattori di rischio generali, quali solitudine e stress, sia sulle prestazioni cognitive, incluse l’attenzione e le funzioni esecutive. Gli studi condotti hanno contribuito a colmare le lacune esistenti in letteratura e rappresentano sia un primo tentativo di comprensione di queste dinamiche, sia un invito alla comunità scientifica a proseguire questo percorso, con l’obiettivo di comprendere più approfonditamente le sfide che caratterizzano la vita e il lavoro in ambienti ICE. In aggiunta, gli studi condotti offrono anche implicazioni pratiche per la progettazione di interventi mirati, come l’inclusione dell’intelligenza emotiva nei programmi di formazione e supporto per i marittimi quale elemento chiave per favorire il benessere e mantenere prestazioni elevate, migliorando così sia la sicurezza sia l’efficienza operativa nel settore della navigazione mercantile.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/188435
URN:NBN:IT:UNIROMA1-188435