Forte Quezzi, Rozzol Melara, Corviale. Queste architetture-città, realizzate in Italia fra la fine degli anni `50 e inizio ‘80 del XX secolo, sono state individuate come exempla dell’abitareXXtra. Attraverso un ribaltamento del punto di vista – che pone al centro dell’attenzione il vuoto tra gli oggetti piuttosto che gli oggetti stessi – la ricerca mette in ordine prima, e in discussione poi, le vicende accadute, sovvertendone la visione critico-architettonica e prediligendo una postura paesaggistico-spaziale. Tornare criticamente ai loro archivi è stata l’occasione per cercare tracce – talvolta inconsapevoli o rimaste intrappolate solo negli elaborati stessi – che fanno emergere i primi “enzimi” del “fare paesaggio” contemporaneo e che offrono nuovi spunti di riflessione sul modello insediativo proposto, sul paesaggio urbano sotteso, e sulle sue possibilità ecologiche. Oltre le contestazioni generalizzate e indipendentemente dai (pre)giudizi, la sostanza di queste opere, riletta alla luce della permacrisi contemporanea, delle questioni ambientali e delle nuove conoscenze, rivela caratteri inconsapevolmente embrionali ed estremamente attuali. Abbandonando l’utopia gestazionale, queste Moderne realizzazioni si riscoprono eutopie, macchine ecotonali possibili, e ripetibili, capaci di generare relazioni inedite nell’ambiente e per l’ambiente. Invitano a pensare un nuovo urbanesimo possibile, mo(n)di del vivere coevolutivi, capaci di accogliere e incrementare la (bio)diversità della città del XXI secolo, di soddisfare le esigenze degli esseri che la abitano e di agevolare i flussi di tutti i corpi che la attraversano.
AbitareXXtra. Ecobiografie di architetture-città pere una riflessione contemporanea
CICCALE', MICHELE
2024
Abstract
Forte Quezzi, Rozzol Melara, Corviale. Queste architetture-città, realizzate in Italia fra la fine degli anni `50 e inizio ‘80 del XX secolo, sono state individuate come exempla dell’abitareXXtra. Attraverso un ribaltamento del punto di vista – che pone al centro dell’attenzione il vuoto tra gli oggetti piuttosto che gli oggetti stessi – la ricerca mette in ordine prima, e in discussione poi, le vicende accadute, sovvertendone la visione critico-architettonica e prediligendo una postura paesaggistico-spaziale. Tornare criticamente ai loro archivi è stata l’occasione per cercare tracce – talvolta inconsapevoli o rimaste intrappolate solo negli elaborati stessi – che fanno emergere i primi “enzimi” del “fare paesaggio” contemporaneo e che offrono nuovi spunti di riflessione sul modello insediativo proposto, sul paesaggio urbano sotteso, e sulle sue possibilità ecologiche. Oltre le contestazioni generalizzate e indipendentemente dai (pre)giudizi, la sostanza di queste opere, riletta alla luce della permacrisi contemporanea, delle questioni ambientali e delle nuove conoscenze, rivela caratteri inconsapevolmente embrionali ed estremamente attuali. Abbandonando l’utopia gestazionale, queste Moderne realizzazioni si riscoprono eutopie, macchine ecotonali possibili, e ripetibili, capaci di generare relazioni inedite nell’ambiente e per l’ambiente. Invitano a pensare un nuovo urbanesimo possibile, mo(n)di del vivere coevolutivi, capaci di accogliere e incrementare la (bio)diversità della città del XXI secolo, di soddisfare le esigenze degli esseri che la abitano e di agevolare i flussi di tutti i corpi che la attraversano.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/188454
URN:NBN:IT:UNIROMA1-188454