Nella tesi indago le forme di coesistenza con la frontiera di una comunità di giovani a Tijuana (Messico) attraverso una pratica di cultura popolare statunitense: lo skateboard. Le svolte neoliberiste di fine millennio (NAFTA in primis) hanno reso il confine Tijuana-San Diego impermeabile all'attraversamento di persone sud-nord e sempre più 'a disposizione' degli interessi economici statunitensi. Se i giovani tijuanensi si sono trovati definitivamente esclusi dalla loro cultura popolare d'elezione, la delocalizzazione delle fabbriche di skateboard californiane nell'industria maquiladora di Tijuana ha però indirettamente fornito i supporti materiali con cui accedere e ridisegnare dal basso i contenuti di tale cultura california-centrica. Combinando antropologia economica, Border Studies e studi sulle culture popolari giovanili, per 14 mesi ho seguito intorno e attraverso il confine le 'biografie culturali' delle tavole da skateboard prodotte a Tijuana. Inizio ripercorrendo le relazioni politico-economiche opache che hanno permesso la globalizzazione di tale cultura giovanile a fine millennio, attraverso le quali gli skaters tijuanensi raccontano la liberalizzazione della frontiera. Nella seconda parte seguo le circolazioni formali e informali con cui le tavole passano dalle maquiladoras alle mani (e piedi) dei giovani costruendo una “cornice” materiale e simbolica per intervenire socialmente sulla quotidianità del confine. In ogni tappa analizzo come oggetti e soggetti si co-costruiscono socialmente a vicenda. Dagli skaters messicani che migrano a nord per lavorare in fabbrica e 'trascendere' la frontiera tramite le tavole che producono in serie, agli skaters che con esse inventano economie ‘giovani’ dell'arrangiarsi. Dai circuiti di dono in cui si muovono le tavole, alle infrastrutture transfrontaliere che esse creano dal basso. Dai collettivi locali che tentano di invertire le gerarchie di frontiera 'giocando' il ruolo di custodi della cultura del nord alle comunità femminili di skaters statunitensi che 'fuggono' in Baja California per autocostruire 'spazi sicuri'. In questo ampio quadro, orientato dalla cultura materiale, l'etnografia dipinge una realtà giovanile in quotidiana negoziazione tra desiderio per la cultura del nord e auto-affermazione locale, tra retoriche d'imprenditorialità neoliberali e sforzi di riproduzione comunitaria, tra appartenenza a una comunità immaginata globale e volontà di vivere attraverso un 'gioco' in ambienti precari.
Skatebordering. Produzione globale e consumo locale di una cultura popolare alla frontiera occidentale Messico-U.S.A.
BUCHETTI, ANDREA
2025
Abstract
Nella tesi indago le forme di coesistenza con la frontiera di una comunità di giovani a Tijuana (Messico) attraverso una pratica di cultura popolare statunitense: lo skateboard. Le svolte neoliberiste di fine millennio (NAFTA in primis) hanno reso il confine Tijuana-San Diego impermeabile all'attraversamento di persone sud-nord e sempre più 'a disposizione' degli interessi economici statunitensi. Se i giovani tijuanensi si sono trovati definitivamente esclusi dalla loro cultura popolare d'elezione, la delocalizzazione delle fabbriche di skateboard californiane nell'industria maquiladora di Tijuana ha però indirettamente fornito i supporti materiali con cui accedere e ridisegnare dal basso i contenuti di tale cultura california-centrica. Combinando antropologia economica, Border Studies e studi sulle culture popolari giovanili, per 14 mesi ho seguito intorno e attraverso il confine le 'biografie culturali' delle tavole da skateboard prodotte a Tijuana. Inizio ripercorrendo le relazioni politico-economiche opache che hanno permesso la globalizzazione di tale cultura giovanile a fine millennio, attraverso le quali gli skaters tijuanensi raccontano la liberalizzazione della frontiera. Nella seconda parte seguo le circolazioni formali e informali con cui le tavole passano dalle maquiladoras alle mani (e piedi) dei giovani costruendo una “cornice” materiale e simbolica per intervenire socialmente sulla quotidianità del confine. In ogni tappa analizzo come oggetti e soggetti si co-costruiscono socialmente a vicenda. Dagli skaters messicani che migrano a nord per lavorare in fabbrica e 'trascendere' la frontiera tramite le tavole che producono in serie, agli skaters che con esse inventano economie ‘giovani’ dell'arrangiarsi. Dai circuiti di dono in cui si muovono le tavole, alle infrastrutture transfrontaliere che esse creano dal basso. Dai collettivi locali che tentano di invertire le gerarchie di frontiera 'giocando' il ruolo di custodi della cultura del nord alle comunità femminili di skaters statunitensi che 'fuggono' in Baja California per autocostruire 'spazi sicuri'. In questo ampio quadro, orientato dalla cultura materiale, l'etnografia dipinge una realtà giovanile in quotidiana negoziazione tra desiderio per la cultura del nord e auto-affermazione locale, tra retoriche d'imprenditorialità neoliberali e sforzi di riproduzione comunitaria, tra appartenenza a una comunità immaginata globale e volontà di vivere attraverso un 'gioco' in ambienti precari.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/188615
URN:NBN:IT:UNIROMA1-188615