Introduzione etica e scientifica Quando ho intrapreso, con entusiasmo e non nascondo con qualche comprensibile preoccupazione, il presente percorso di studio, relativo al Dottorato di ricerca in Autonomia privata, impresa, lavoro e tutela dei diritti nella prospettiva europea ed internazionale presso l’Università Sapienza di Roma, mi sono chiesto, oltre al naturale apprendimento del metodo scientifico per l’analisi degli argomenti, quale fosse il fine etico e sociale di detta avventura di ricerca. La risposta è stata immediata e tranchant, far star meglio le persone oneste. Infatti ritengo che la scienza, ove l’ambito accademico rappresenta la massima espressione teorica, ha la finalità di contribuire al benessere sociale, al progresso ed al perseguimento della felicità pubblica, fornendo ai decisori le basi e le alternative utili ad indirizzare le loro scelte.1 Con riferimento all’ambito tributario, l’obiettivo principale della scienza dovrebbe essere quello di individuare i sistemi che permettono ai governanti di reperire le risorse finanziarie necessarie ad alimentare e sostenere il welfare state garantendo, al contempo, il rispetto dei principi di progressività e della capacità contributiva, quale espressione economica dei valori di solidarietà ed uguaglianza fondanti della nostra Costituzione. Entrando nel merito della motivazione scientifica, ho maturato l’idea di avventurarmi nella presente ricerca (inizialmente non senza trepidazione e con una grave inquietudine intellettuale) con un certo timore reverenziale nel mezzo di un percorso di studio volto ad analizzare, principalmente da un punto di vista normativo, il funzionamento della maggiore imposta sul consumo generale ovvero l’imposta sul valore aggiunto o come definita in ambito comunitario Value Added Tax o dall’OECD Good and Service Tax. Ho scelto di approfondire detto ambito con l’obiettivo di riaccendere un passato e sopito dibattito scientifico che proponeva una valida alternativa al metodo oggi adottato (imposta sul valore aggiunto) conscio che «L’imposta monofase sulle vendite al dettaglio è l’imposta sui consumi più perfetta, in quanto colpisce esattamente l’ammontare di reddito che il contribuente destina al consumo, cioè le vendite delle imprese alle famiglie».2 Il lavoro si propone l’arduo ed ambizioso obiettivo di porsi in continuità con i primi due Volumi di Francesco Forte intitolati Il consumo e la sua tassazione, soprattutto con il secondo Le Imposte sulle vendite e sul valore aggiunto, volendo analizzare, a distanza di oltre cinquant’anni, lo status quo del meccanismo scelto allora a livello comunitario per sottoporre ad imposizione il consumo, ovvero l’imposta sul valore aggiunto, nonché proporre concrete e scientifiche ragioni per transitare verso un sistema monofase “puro”. L’idea ha, però, provocato iniziali tensioni ed alcuni primi e naturali ripensamenti constatato un limitato e sporadico interesse del mondo scientifico e politico sulla citata quaestio3 poiché si è riscontrato, spesso, un vivo e costante interesse solo sulla possibile revisione del sistema vigente senza, però, metterlo mai in discussione. Al riguardo, una spinta decisiva a proseguire nella ricerca è dovuta all’insegnamento proposto da Cesare Cosciani sul valore della curiosità scientifica, quale base dell’attività di ricerca. Lo studioso riteneva come le tesi sostenute ovvero le scelte adottate, quando fondate su giudizi di valore, spesso puramente personali (ed aggiungo contingenti), «non devono venir sposate come un atto di fede, ma devono servire per formarsi un’opinione personale sui problemi esposti».4 Entrando nel merito della ricerca, ho cercato di raccogliere ed analizzare i risultati dei miei studi nonché quelli svolti da vari illustri Autori, disponendo gli argomenti in un certo ordine logico collegati da un filo conduttore, ovvero dimostrare come una moderna e tecnologica tassazione del consumo in ambito comunitario, magari con una connotazione federale, possa basarsi su un’imposta sulle vendite applicata alla fase finale. Ho cercato di chiarire, prima a me stesso, poi al lettore, come ad oggi, stante le modifiche apportate dalla globalizzazione, dalla Digital Economy e dalle nuove tecnologie, si possa prendere in seria considerazione una transizione verso un moderno sistema monofase di tassazione del consumo facendo proprie e non dimenticando le esperienze maturate in cinquant’anni di vigenza del sistema sul valore aggiunto. Al riguardo mi preme sottolineare come la ricerca sia stata condotta oltre che da giuristi, i quali prediligono un approccio de iure condendo, anche da economisti, abituati a ragionare su schemi teorici. Nella prima parte della ricerca è stata effettuata una ricostruzione della tassazione del consumo in generale e dei suoi possibili differenti metodi di imposizione; delle motivazioni che hanno condotto l’allora C.E.E. a scegliere l’imposta sul valore aggiunto e dell’evoluzione del suo meccanismo di funzionamento, evidenziandone criticità e prospettive di intervento; infine è stato analizzato l’impatto crescente ed i trend evolutivi che le imposte sui consumi manifestano in ambito domestico, comunitario ed internazionale. Nella seconda parte, la quale costituisce il core della ricerca, l’analisi ha proposto delle rilevazioni empiriche e statistiche, svolte a livello nazionale utilizzando per lo più dati reperiti da fonti ufficiali, sull’attuale sistema di definizione delle vendite al dettaglio evidenziando l’apporto centrale degli operatori di grandi dimensioni e delle piattaforme digitali per quanto attiene il commercio elettronico. Dimostrazione che è risultata propedeutica alla proposta contenuta nel settimo Capitolo, poi ripresa nelle Conclusioni finali con una vision sistematica, di proporre un passaggio da un’imposta comunitaria sul valore aggiunto ad un tributo monofase puro. E’ d’uopo precisare che, al fine di consentire al lettore una migliore interpretazione della ricerca, sono state previste, ove necessarie, delle Conclusioni intermedie volte a focalizzare l’attenzione su alcuni concetti ritenuti centrali nella dimostrazione della tesi. Si noterà che, in più di un caso, sono giunto a considerazioni e conclusioni personali non collimanti, a volte, con pareri altrui, anche autorevoli, soprattutto poiché ho tentato di affrontare l’indagine partendo dal massimo problema pregiudiziale ovvero quello della natura delle imposte sui consumi. In ultimo vorrei ringraziare la mia amata Nazione, l’Università Sapienza di Roma, in particolare i miei Referenti scientifici, illustri Professori di Diritto tributario Pietro Boria e Rossella Miceli, l’Agenzia delle entrate, organizzazione ove presto orgogliosamente la mia attività lavorativa, le quali mi hanno permesso di avventurarmi nel presente percorso di ricerca. Inoltre nella preparazione di questo complesso lavoro ho approfittato della cortese benevolenza e supporto di alcuni eminenti studiosi ed organizzazioni: i Professori di Scienze delle Finanze Angelo Castaldo e Mauro Maré; il Ministero dell’Economia e delle Finanze, Dipartimento delle Finanze; la Direzione studi e ricerche economico fiscali dell’Istat, Ufficio IV-Ufficio di Statistica; l’Osservatorio dell’e-commerce B2C attivato dal Politecnico di Milano; la Casaleggio Associati. Ciò non esime, comunque, dal rilevare come eventuali errori e valutazioni siano sempre imputabili esclusivamente alla mia Persona e non ad altri.

Studi per una moderna tassazione europea del consumo. Da un’imposta sul valore aggiunto ad un’imposta monofase sulle vendite al dettaglio

LIBERATORE, GABRIELE
2025

Abstract

Introduzione etica e scientifica Quando ho intrapreso, con entusiasmo e non nascondo con qualche comprensibile preoccupazione, il presente percorso di studio, relativo al Dottorato di ricerca in Autonomia privata, impresa, lavoro e tutela dei diritti nella prospettiva europea ed internazionale presso l’Università Sapienza di Roma, mi sono chiesto, oltre al naturale apprendimento del metodo scientifico per l’analisi degli argomenti, quale fosse il fine etico e sociale di detta avventura di ricerca. La risposta è stata immediata e tranchant, far star meglio le persone oneste. Infatti ritengo che la scienza, ove l’ambito accademico rappresenta la massima espressione teorica, ha la finalità di contribuire al benessere sociale, al progresso ed al perseguimento della felicità pubblica, fornendo ai decisori le basi e le alternative utili ad indirizzare le loro scelte.1 Con riferimento all’ambito tributario, l’obiettivo principale della scienza dovrebbe essere quello di individuare i sistemi che permettono ai governanti di reperire le risorse finanziarie necessarie ad alimentare e sostenere il welfare state garantendo, al contempo, il rispetto dei principi di progressività e della capacità contributiva, quale espressione economica dei valori di solidarietà ed uguaglianza fondanti della nostra Costituzione. Entrando nel merito della motivazione scientifica, ho maturato l’idea di avventurarmi nella presente ricerca (inizialmente non senza trepidazione e con una grave inquietudine intellettuale) con un certo timore reverenziale nel mezzo di un percorso di studio volto ad analizzare, principalmente da un punto di vista normativo, il funzionamento della maggiore imposta sul consumo generale ovvero l’imposta sul valore aggiunto o come definita in ambito comunitario Value Added Tax o dall’OECD Good and Service Tax. Ho scelto di approfondire detto ambito con l’obiettivo di riaccendere un passato e sopito dibattito scientifico che proponeva una valida alternativa al metodo oggi adottato (imposta sul valore aggiunto) conscio che «L’imposta monofase sulle vendite al dettaglio è l’imposta sui consumi più perfetta, in quanto colpisce esattamente l’ammontare di reddito che il contribuente destina al consumo, cioè le vendite delle imprese alle famiglie».2 Il lavoro si propone l’arduo ed ambizioso obiettivo di porsi in continuità con i primi due Volumi di Francesco Forte intitolati Il consumo e la sua tassazione, soprattutto con il secondo Le Imposte sulle vendite e sul valore aggiunto, volendo analizzare, a distanza di oltre cinquant’anni, lo status quo del meccanismo scelto allora a livello comunitario per sottoporre ad imposizione il consumo, ovvero l’imposta sul valore aggiunto, nonché proporre concrete e scientifiche ragioni per transitare verso un sistema monofase “puro”. L’idea ha, però, provocato iniziali tensioni ed alcuni primi e naturali ripensamenti constatato un limitato e sporadico interesse del mondo scientifico e politico sulla citata quaestio3 poiché si è riscontrato, spesso, un vivo e costante interesse solo sulla possibile revisione del sistema vigente senza, però, metterlo mai in discussione. Al riguardo, una spinta decisiva a proseguire nella ricerca è dovuta all’insegnamento proposto da Cesare Cosciani sul valore della curiosità scientifica, quale base dell’attività di ricerca. Lo studioso riteneva come le tesi sostenute ovvero le scelte adottate, quando fondate su giudizi di valore, spesso puramente personali (ed aggiungo contingenti), «non devono venir sposate come un atto di fede, ma devono servire per formarsi un’opinione personale sui problemi esposti».4 Entrando nel merito della ricerca, ho cercato di raccogliere ed analizzare i risultati dei miei studi nonché quelli svolti da vari illustri Autori, disponendo gli argomenti in un certo ordine logico collegati da un filo conduttore, ovvero dimostrare come una moderna e tecnologica tassazione del consumo in ambito comunitario, magari con una connotazione federale, possa basarsi su un’imposta sulle vendite applicata alla fase finale. Ho cercato di chiarire, prima a me stesso, poi al lettore, come ad oggi, stante le modifiche apportate dalla globalizzazione, dalla Digital Economy e dalle nuove tecnologie, si possa prendere in seria considerazione una transizione verso un moderno sistema monofase di tassazione del consumo facendo proprie e non dimenticando le esperienze maturate in cinquant’anni di vigenza del sistema sul valore aggiunto. Al riguardo mi preme sottolineare come la ricerca sia stata condotta oltre che da giuristi, i quali prediligono un approccio de iure condendo, anche da economisti, abituati a ragionare su schemi teorici. Nella prima parte della ricerca è stata effettuata una ricostruzione della tassazione del consumo in generale e dei suoi possibili differenti metodi di imposizione; delle motivazioni che hanno condotto l’allora C.E.E. a scegliere l’imposta sul valore aggiunto e dell’evoluzione del suo meccanismo di funzionamento, evidenziandone criticità e prospettive di intervento; infine è stato analizzato l’impatto crescente ed i trend evolutivi che le imposte sui consumi manifestano in ambito domestico, comunitario ed internazionale. Nella seconda parte, la quale costituisce il core della ricerca, l’analisi ha proposto delle rilevazioni empiriche e statistiche, svolte a livello nazionale utilizzando per lo più dati reperiti da fonti ufficiali, sull’attuale sistema di definizione delle vendite al dettaglio evidenziando l’apporto centrale degli operatori di grandi dimensioni e delle piattaforme digitali per quanto attiene il commercio elettronico. Dimostrazione che è risultata propedeutica alla proposta contenuta nel settimo Capitolo, poi ripresa nelle Conclusioni finali con una vision sistematica, di proporre un passaggio da un’imposta comunitaria sul valore aggiunto ad un tributo monofase puro. E’ d’uopo precisare che, al fine di consentire al lettore una migliore interpretazione della ricerca, sono state previste, ove necessarie, delle Conclusioni intermedie volte a focalizzare l’attenzione su alcuni concetti ritenuti centrali nella dimostrazione della tesi. Si noterà che, in più di un caso, sono giunto a considerazioni e conclusioni personali non collimanti, a volte, con pareri altrui, anche autorevoli, soprattutto poiché ho tentato di affrontare l’indagine partendo dal massimo problema pregiudiziale ovvero quello della natura delle imposte sui consumi. In ultimo vorrei ringraziare la mia amata Nazione, l’Università Sapienza di Roma, in particolare i miei Referenti scientifici, illustri Professori di Diritto tributario Pietro Boria e Rossella Miceli, l’Agenzia delle entrate, organizzazione ove presto orgogliosamente la mia attività lavorativa, le quali mi hanno permesso di avventurarmi nel presente percorso di ricerca. Inoltre nella preparazione di questo complesso lavoro ho approfittato della cortese benevolenza e supporto di alcuni eminenti studiosi ed organizzazioni: i Professori di Scienze delle Finanze Angelo Castaldo e Mauro Maré; il Ministero dell’Economia e delle Finanze, Dipartimento delle Finanze; la Direzione studi e ricerche economico fiscali dell’Istat, Ufficio IV-Ufficio di Statistica; l’Osservatorio dell’e-commerce B2C attivato dal Politecnico di Milano; la Casaleggio Associati. Ciò non esime, comunque, dal rilevare come eventuali errori e valutazioni siano sempre imputabili esclusivamente alla mia Persona e non ad altri.
27-gen-2025
Italiano
MICELI, Rossella
SOMMA, ALESSANDRO
Università degli Studi di Roma "La Sapienza"
329
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/189204
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA1-189204