La ricerca svolta ha ad oggetto la nozione di residenza fiscale, la quale ha da sempre assunto un ruolo di primaria importanza ai fini della determinazione dell’an e del quantum del prelievo tributario. Nella maggior parte degli ordinamenti nazionali (tra cui quello italiano) sono, infatti, previsti differenti metodi di tassazione (su base mondiale o territoriale) a seconda del fatto che il soggetto che realizza la fattispecie imponibile sia o meno residente nel territorio dello Stato. Come si evince dall’analisi sviluppata nella prima parte dell’elaborato, la nozione di residenza fiscale è stata tradizionalmente studiata nella sua prospettiva “statica” al fine di determinare l’efficacia nello spazio della norma tributaria. Negli ultimi anni, si è invece affermata l’esigenza di analizzare il tema da una diversa prospettiva (appunto, “dinamica”), che tenga conto dell’elevata mobilità delle persone fisiche e dei fattori della produzione nell’attuale contesto socio-economico, nonché dei fenomeni di dematerializzazione della ricchezza e di digitalizzazione dell’economia, i quali potrebbero favorire condotte elusive/evasive dei contribuenti da realizzare mediante trasferimenti “fittizi” di residenza all’estero. Per queste ragioni, il tema è stato oggetto di un generale ripensamento a livello internazionale e si è, conseguentemente, imposta l’esigenza di procedere ad una revisione organica della disciplina della residenza fiscale anche in ambito nazionale. In tale contesto, rileva la disposizione di cui all’art. 3, comma 1, lett. c), della Legge delega per la riforma fiscale del 9 agosto 2023, n. 111, con cui è stato demandato al Governo il compito di «provvedere alla revisione della disciplina della residenza fiscale delle persone fisiche, delle società e degli enti diversi dalle società come criterio di collegamento personale all’imposizione, al fine di renderla coerente con la migliore prassi internazionale e con le convenzioni sottoscritte dall’Italia per evitare le doppie imposizioni, nonché coordinarla con la disciplina della stabile organizzazione e dei regimi speciali vigenti per i soggetti che trasferiscono la residenza in Italia anche valutando la possibilità di adeguarla all’esecuzione della prestazione lavorativa in modalità agile». Il legislatore della riforma ha, così, inteso ribadire la centralità della nozione di residenza quale «criterio di collegamento personale all’imposizione», pur dimostrandosi consapevole dei limiti e delle criticità connesse all’applicazione dei criteri di determinazione della residenza fiscale definiti dalla (ormai previgente) normativa interna, imponendone un netto riordino. In attuazione dei suddetti princìpi e criteri direttivi, il legislatore delegato è intervenuto sul disposto di cui agli artt. 2 e 73 del T.U.I.R. – per mezzo, rispettivamente, degli artt. 1 e 2 del D.lgs. 27 dicembre 2023, n. 209 – modificando le regole per l’individuazione della residenza delle persone fisiche, delle società e degli enti ai fini delle imposte sui redditi. In ragione della centralità del tema, sia da un punto di vista teorico che pratico, e della sua estrema attualità, il presente elaborato si propone di svolgere un’analisi sistematica della nuova disciplina della residenza ai fini dell’imposizione reddituale, soffermandosi sia sul regime relativo alle persone fisiche, sia su quello relativo alle società e agli enti. All’esito della disamina condotta nell’elaborato, si delinea, in conseguenza delle modifiche normative apportate in attuazione della riforma, una nuova dimensione della residenza fiscale, la quale, per molti aspetti, appare maggiormente coerente con il contesto normativo e di prassi internazionale, sebbene permangano taluni profili critici ai quali si potrà tentare di porre rimedio in via interpretativa. Nell’ultima parte dell’elaborato, viene riservata una specifica attenzione alle questioni connesse al trasferimento della residenza fiscale, le quali, negli ultimi anni, hanno assunto un’importanza sempre maggiore. Nello specifico, viene valutato l’impatto delle novità normative in tema di residenza fiscale sull’operatività delle norme preesistenti (oggetto di modesti ritocchi) volte a contrastare i trasferimenti fittizi di residenza fiscale all’estero dei contribuenti, nonché l’incidenza delle predette novità sui regimi agevolativi volti ad attrarre nuovi investimenti e capitale umano entro i confini del territorio nazionale.
La nuova dimensione della residenza nelle imposte sui redditi
CAMPANELLA, FEDERICA
2025
Abstract
La ricerca svolta ha ad oggetto la nozione di residenza fiscale, la quale ha da sempre assunto un ruolo di primaria importanza ai fini della determinazione dell’an e del quantum del prelievo tributario. Nella maggior parte degli ordinamenti nazionali (tra cui quello italiano) sono, infatti, previsti differenti metodi di tassazione (su base mondiale o territoriale) a seconda del fatto che il soggetto che realizza la fattispecie imponibile sia o meno residente nel territorio dello Stato. Come si evince dall’analisi sviluppata nella prima parte dell’elaborato, la nozione di residenza fiscale è stata tradizionalmente studiata nella sua prospettiva “statica” al fine di determinare l’efficacia nello spazio della norma tributaria. Negli ultimi anni, si è invece affermata l’esigenza di analizzare il tema da una diversa prospettiva (appunto, “dinamica”), che tenga conto dell’elevata mobilità delle persone fisiche e dei fattori della produzione nell’attuale contesto socio-economico, nonché dei fenomeni di dematerializzazione della ricchezza e di digitalizzazione dell’economia, i quali potrebbero favorire condotte elusive/evasive dei contribuenti da realizzare mediante trasferimenti “fittizi” di residenza all’estero. Per queste ragioni, il tema è stato oggetto di un generale ripensamento a livello internazionale e si è, conseguentemente, imposta l’esigenza di procedere ad una revisione organica della disciplina della residenza fiscale anche in ambito nazionale. In tale contesto, rileva la disposizione di cui all’art. 3, comma 1, lett. c), della Legge delega per la riforma fiscale del 9 agosto 2023, n. 111, con cui è stato demandato al Governo il compito di «provvedere alla revisione della disciplina della residenza fiscale delle persone fisiche, delle società e degli enti diversi dalle società come criterio di collegamento personale all’imposizione, al fine di renderla coerente con la migliore prassi internazionale e con le convenzioni sottoscritte dall’Italia per evitare le doppie imposizioni, nonché coordinarla con la disciplina della stabile organizzazione e dei regimi speciali vigenti per i soggetti che trasferiscono la residenza in Italia anche valutando la possibilità di adeguarla all’esecuzione della prestazione lavorativa in modalità agile». Il legislatore della riforma ha, così, inteso ribadire la centralità della nozione di residenza quale «criterio di collegamento personale all’imposizione», pur dimostrandosi consapevole dei limiti e delle criticità connesse all’applicazione dei criteri di determinazione della residenza fiscale definiti dalla (ormai previgente) normativa interna, imponendone un netto riordino. In attuazione dei suddetti princìpi e criteri direttivi, il legislatore delegato è intervenuto sul disposto di cui agli artt. 2 e 73 del T.U.I.R. – per mezzo, rispettivamente, degli artt. 1 e 2 del D.lgs. 27 dicembre 2023, n. 209 – modificando le regole per l’individuazione della residenza delle persone fisiche, delle società e degli enti ai fini delle imposte sui redditi. In ragione della centralità del tema, sia da un punto di vista teorico che pratico, e della sua estrema attualità, il presente elaborato si propone di svolgere un’analisi sistematica della nuova disciplina della residenza ai fini dell’imposizione reddituale, soffermandosi sia sul regime relativo alle persone fisiche, sia su quello relativo alle società e agli enti. All’esito della disamina condotta nell’elaborato, si delinea, in conseguenza delle modifiche normative apportate in attuazione della riforma, una nuova dimensione della residenza fiscale, la quale, per molti aspetti, appare maggiormente coerente con il contesto normativo e di prassi internazionale, sebbene permangano taluni profili critici ai quali si potrà tentare di porre rimedio in via interpretativa. Nell’ultima parte dell’elaborato, viene riservata una specifica attenzione alle questioni connesse al trasferimento della residenza fiscale, le quali, negli ultimi anni, hanno assunto un’importanza sempre maggiore. Nello specifico, viene valutato l’impatto delle novità normative in tema di residenza fiscale sull’operatività delle norme preesistenti (oggetto di modesti ritocchi) volte a contrastare i trasferimenti fittizi di residenza fiscale all’estero dei contribuenti, nonché l’incidenza delle predette novità sui regimi agevolativi volti ad attrarre nuovi investimenti e capitale umano entro i confini del territorio nazionale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/189212
URN:NBN:IT:UNIROMA1-189212