La ricerca, che si inserisce nell’ambito disciplinare della morfologia urbana e dello studio dei fenomeni della città, tenta di comprendere le rinnovate relazioni che si possono stabilire tra i principi insediativi propri della città consolidata europea e i “vuoti” di natura che corrispondono al desiderio, o meglio alla necessità, di trovare nella città quella condizione di apertura imprescindibile affinché essa torni ad essere, per dirla à-la Sennett (Sennett, 2020), “sana ed abitabile”. È con queste premesse che si intende quindi affrontare il rapporto tra la “forma del costruito” e la “forma del vuoto”, con l’obiettivo di delineare una alternativa possibile al recente modus operandi della costruzione/ri-costruzione della città che tende a riproporre e a consolidare una indifferenziata “continuità” e la sua pervasiva internità. In altri termini, lo studio intende definire “modi alternativi” a questa postura che – nel rispetto dei valori-storico morfologici dei tessuti – siano capaci di definire una relazione tra il “costruito” e il “vuoto” che compendi e utilizzi la discontinuità dell’edificato insieme alla finitezza delle parti urbane. La trattazione si articola in quattro parti: Comprendere il vuoto, Idee di città, Casi studio e Costruire il vuoto. Le parti sono precedute da una breve Introduzione in cui si inquadra il campo di indagine, si individuano gli obiettivi e si delinea l’impostazione metodologia alla base dello studio. In chiusura, gli apparati Approfondimenti storico-morfologici sui casi studio e Conversazioni sul vuoto, cui segue la Bibliografia tematica, propongono un punto di vista più ampio sui temi esaminati. Nella prima parte, Comprendere il vuoto, si indaga sinteticamente il ruolo che il tema del “vuoto” ha rivestito nei diversi ambiti disciplinari per poi giungere a ragionare della sua rilevanza e pertinenza nel campo dell’architettura e degli studi urbani. Se la prima parte affronta, in termini generali, la forma che il “vuoto” ha assunto nel corso del tempo, la seconda, Idee di città: teorie e progetti, specifica la natura e i caratteri della porzione di realtà che la ricerca osserva, vale a dire la “città per parti”, laddove con tale locuzione si intende, riferendosi a Carlo Aymonino, una città che ha acquisito dimensioni inedite rispetto al passato e non è più riconducibile ad una unica forma urbis ma nella quale sia ancora possibile riconoscere parti diverse che si sono giustapposte nel corso del tempo. Riconosciuta l’esistenza nella “città per parti” di queste differenti matrici urbane e la necessità che esse siano rese distinte da una singolare e differente “parte”, il “vuoto”, la ricerca indaga la cosiddetta “teoria dei vuoti” di Giuseppe Samonà e l’ipotesi di “città arcipelago” di Oswald Mathias Ungers. Le “idee di città” proposte assumono una significativa rilevanza ai fini della trattazione proprio in virtù del valore conferito al “vuoto”. Qui, infatti, il vuoto diviene “figura” in relazione alla presenza del pieno e il costruito (lo “sfondo”) assume un valore diverso rispetto al “vuoto” di natura, in quanto diventa strumento di “delimitazione” e di “definizione” di parti urbane individuate nel tessuto della città. Accanto alla precisazione del campo di azione in cui la ricerca agisce, si analizzano poi alcune esemplari esperienze progettuali. La terza e la quarta parte, rispettivamente Casi studio e Costruire il vuoto, costituiscono la sezione di natura applicativo-sperimentale della ricerca, dove si applicano, a partire da pertinenti strumenti analitici, i principi teorici precedentemente enunciati a tre città europee (Napoli, Palermo, Dortmund) assunte rispettivamente come “casi studio” in virtù della singolare forma del suolo, del rapporto con l’acqua e delle mura urbane. Le rappresentazioni della morfologia e della spazialità urbana nel loro divenire diacronico consentono di individuare le differenti matrici urbane e comprendere dove è possibile intervenire con gli “spazi dell’esternità” nell’ambito dei contesti consolidati. Infine, la parte conclusiva sintetizza gli esiti dello studio rispetto al campo di indagine ed esprime considerazioni critiche e indicazioni riguardo agli ulteriori sviluppi che dallo studio potrebbero scaturire. Assumendo l’idea che la città sia una costellazione di parti, la ricerca, operando una “inversione topologica” per dirla à-la Giedion (Giedion, 1969), tenta di far emergere l’individualità delle parti urbane e di lavorare sul “vuoto” per delineare una “figura” capace di dare una “forma” allo “sfondo” della città consolidata europea.

Il vuoto tra le parti. Nuove figure naturali sullo sfondo della città consolidata europea

Di Chiara, Ermelinda
2023

Abstract

La ricerca, che si inserisce nell’ambito disciplinare della morfologia urbana e dello studio dei fenomeni della città, tenta di comprendere le rinnovate relazioni che si possono stabilire tra i principi insediativi propri della città consolidata europea e i “vuoti” di natura che corrispondono al desiderio, o meglio alla necessità, di trovare nella città quella condizione di apertura imprescindibile affinché essa torni ad essere, per dirla à-la Sennett (Sennett, 2020), “sana ed abitabile”. È con queste premesse che si intende quindi affrontare il rapporto tra la “forma del costruito” e la “forma del vuoto”, con l’obiettivo di delineare una alternativa possibile al recente modus operandi della costruzione/ri-costruzione della città che tende a riproporre e a consolidare una indifferenziata “continuità” e la sua pervasiva internità. In altri termini, lo studio intende definire “modi alternativi” a questa postura che – nel rispetto dei valori-storico morfologici dei tessuti – siano capaci di definire una relazione tra il “costruito” e il “vuoto” che compendi e utilizzi la discontinuità dell’edificato insieme alla finitezza delle parti urbane. La trattazione si articola in quattro parti: Comprendere il vuoto, Idee di città, Casi studio e Costruire il vuoto. Le parti sono precedute da una breve Introduzione in cui si inquadra il campo di indagine, si individuano gli obiettivi e si delinea l’impostazione metodologia alla base dello studio. In chiusura, gli apparati Approfondimenti storico-morfologici sui casi studio e Conversazioni sul vuoto, cui segue la Bibliografia tematica, propongono un punto di vista più ampio sui temi esaminati. Nella prima parte, Comprendere il vuoto, si indaga sinteticamente il ruolo che il tema del “vuoto” ha rivestito nei diversi ambiti disciplinari per poi giungere a ragionare della sua rilevanza e pertinenza nel campo dell’architettura e degli studi urbani. Se la prima parte affronta, in termini generali, la forma che il “vuoto” ha assunto nel corso del tempo, la seconda, Idee di città: teorie e progetti, specifica la natura e i caratteri della porzione di realtà che la ricerca osserva, vale a dire la “città per parti”, laddove con tale locuzione si intende, riferendosi a Carlo Aymonino, una città che ha acquisito dimensioni inedite rispetto al passato e non è più riconducibile ad una unica forma urbis ma nella quale sia ancora possibile riconoscere parti diverse che si sono giustapposte nel corso del tempo. Riconosciuta l’esistenza nella “città per parti” di queste differenti matrici urbane e la necessità che esse siano rese distinte da una singolare e differente “parte”, il “vuoto”, la ricerca indaga la cosiddetta “teoria dei vuoti” di Giuseppe Samonà e l’ipotesi di “città arcipelago” di Oswald Mathias Ungers. Le “idee di città” proposte assumono una significativa rilevanza ai fini della trattazione proprio in virtù del valore conferito al “vuoto”. Qui, infatti, il vuoto diviene “figura” in relazione alla presenza del pieno e il costruito (lo “sfondo”) assume un valore diverso rispetto al “vuoto” di natura, in quanto diventa strumento di “delimitazione” e di “definizione” di parti urbane individuate nel tessuto della città. Accanto alla precisazione del campo di azione in cui la ricerca agisce, si analizzano poi alcune esemplari esperienze progettuali. La terza e la quarta parte, rispettivamente Casi studio e Costruire il vuoto, costituiscono la sezione di natura applicativo-sperimentale della ricerca, dove si applicano, a partire da pertinenti strumenti analitici, i principi teorici precedentemente enunciati a tre città europee (Napoli, Palermo, Dortmund) assunte rispettivamente come “casi studio” in virtù della singolare forma del suolo, del rapporto con l’acqua e delle mura urbane. Le rappresentazioni della morfologia e della spazialità urbana nel loro divenire diacronico consentono di individuare le differenti matrici urbane e comprendere dove è possibile intervenire con gli “spazi dell’esternità” nell’ambito dei contesti consolidati. Infine, la parte conclusiva sintetizza gli esiti dello studio rispetto al campo di indagine ed esprime considerazioni critiche e indicazioni riguardo agli ulteriori sviluppi che dallo studio potrebbero scaturire. Assumendo l’idea che la città sia una costellazione di parti, la ricerca, operando una “inversione topologica” per dirla à-la Giedion (Giedion, 1969), tenta di far emergere l’individualità delle parti urbane e di lavorare sul “vuoto” per delineare una “figura” capace di dare una “forma” allo “sfondo” della città consolidata europea.
29-mag-2023
Inglese
Italiano
costruzione urbana; vuoto di natura; città per parti; figure naturali; forma urbana; spazialità urbana; Napoli; Palermo; Dortmund
CAPOZZI, RENATO
VISCONTI, FEDERICA
NENCINI, Dina
Università degli Studi di Roma "La Sapienza"
448
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/189638
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA1-189638