Negli ultimi anni diversi studi, confluiti in mostre e in pubblicazioni internazionali, hanno manifestato l’interesse verso il confronto e gli scambi culturali tra le accademie del Sei-Settecento europeo attraverso l’analisi dei disegni concorsuali e dei rispettivi artefici , mentre altri contributi hanno orientato le ricerche, sempre sulla base delle testimonianze grafiche esito delle competizioni, nell’ambito di un progressivo interesse verso «l’antico» e la successiva diffusione del linguaggio “antibarocco” a cavallo tra XVIII e XIX secolo . In particolare, nell’ambito dell’internazionalità che caratterizza l’architettura europea del Settecento , la presente ricerca ha l’obiettivo di valutare il ruolo assunto da alcune significative accademie di disegno nella metà del secolo, in una fase cruciale di cambiamento di gusto e di linguaggio verso un nuovo codice privo di frontiere e «da esportare» per mezzo dei progettisti premiati ai concorsi e reduci da apprendistati romani, una volta rientrati nei territori di origine .La ricerca è strutturata in tre parti. La prima parte analizza e mette a confronto esperienze parallele di apprendistato presso tre autorevoli istituzioni accademiche del continente, inserite, nella metà del Settecento, in una rete di interessi e obiettivi comuni, tra cui la formazione di «giovani architetti d’Europa» : l’Accademia di San Luca a Roma (dal 1593), l’Académie Royale d’Architecture di Parigi (dal 1671) e la più giovane Real Academia de Bellas Artes de San Fernando a Madrid (dal 1752), quest’ultima per la prima volta oggetto di comparazione. Gli Statuti accademici e i progetti premiati ai concorsi indetti intorno alla metà del Settecento, selezionati per il presente studio - e di cui sono pervenuti tutti gli elaborati grafici utili alla comprensione dell’architettura proposta, custoditi presso gli archivi storici di pertinenza - consentono di analizzare il contesto internazionale di apprendistato, confrontare i programmi formativi e di concorso, valutare il contributo degli autori dei progetti e dei docenti, in un significativo momento di collaborazione didattica e di svolta linguistica. L’indagine è stata pertanto preliminarmente rivolta all’individuazione delle personalità coinvolte e di analizzare le strategie di costruzione del nuovo linguaggio accademico a partire dallo studio dei monumenti dell’antichità classica, la didattica e le tecniche di rappresentazione, i modelli selezionati e le fonti utilizzate per l’elaborazione dei progetti concorsuali. Va tuttavia precisato che i percorsi formativi delle istituzioni straniere non erano in realtà omogenei nella struttura e nella durata rispetto a quanto offerto dall’Accademia romana, di più antica costituzione. Per quanto riguarda Parigi e Madrid, infatti, i premiati ai concorsi al termine dell’apprendistato in patria, perfezionavano le conoscenze attraverso un ulteriore soggiorno a Roma, dove la concentrazione di esperienze formative e di studio intorno ai monumenti dell’antichità ha generato traiettorie e costruzione di repertori tra loro accostabili. Nello specifico sono state analizzate le esperienze di tre giovani architetti pressoché coetanei e accomunati dal medesimo status sociale, rispettivamente provenienti da Palermo, Parigi e Madrid. È stata approfondita la loro formazione accademica, i progetti concorsuali elaborati e i disegni di studio prodotti all’epoca della pressocché coeva permanenza a Roma. Sono stati dunque presi in esame l’architetto palermitano Giuseppe Venanzio Marvuglia (1729-1814), vincitore del secondo premio al concorso clementino indetto dall’Accademia di San Luca nel 1758, e trasferitosi presso l’istituzione nel 1755; l’architetto parigino Marie Joseph Peyre (1730 - 1785), vincitore del primo premio del Grand Prix de Rome dell’Académie Royale d’Architecture di Parigi nel 1751 e pensionnaire presso l’Accademia di Francia a Roma tra il 1753 e il 1757 e l’architetto galiziano Domingo Antonio Lois Monteagudo (1723-1786), vincitore del primo premio ex-equo della Real Academia de Bellas Artes de San Fernando nel 1756, pensionado a Roma tra il 1758 e il 1764. Nel contesto di costruzione e diffusione del nuovo linguaggio da diffondere a livello internazionale non appare una casualità che questi tre architetti abbiano elaborato proposte per una nuova sede accademica, manifesto pubblico delle nuove tendenze basate sulla rielaborazione di temi e motivi dedotti dalle antichità romane dagli stessi rilevate e testimoniate da disegni oggi conosciuti. Questi “architetti europei” avrebbero riportato in patria quanto appreso a Roma in opposizione al linguaggio barocco fino a quel momento dominante, generando un significativo scarto con i colleghi locali e avviando verosimilmente una carriera di incontrastato successo. Per verificare queste ipotesi la ricerca è stata estesa all’esistenza o meno di una immediata ricaduta professionale rilevata nei centri di provenienza e determinata dalla nuova reputazione conquistata attraverso l’iter formativo, considerato prestigioso e per di più consacrato dalla vincita di premi ambiti a livello internazionale, dalle competenze acquisite e dal dirompente linguaggio di cui sono stati a tutti gli effetti portavoce.La seconda parte della ricerca ha approfondito ulteriormente l’esperienza dell’architetto Giuseppe Venanzio Marvuglia presso l’Accademia di San Luca (1755-1759), quest’ultima, come anticipato, consacrata dalla vittoria del secondo premio di prima classe al concorso Clementino del 1758. Si tratta dell’unico architetto siciliano che può vantare un premio accademico ottenuto dopo una formazione conseguita da laico , sostenuta con mezzi familiari (Marvuglia, al pari di Monteagudo, proviene da una famiglia di mastri, costruttori-imprenditori) e con il probabile appoggio di un potente ordine religioso, quello degli Oratoriani (o Padri Filippini), di fatto suoi primi committenti al rientro a Palermo. Marvuglia è inoltre l’unico architetto siciliano che rientra nella sua città di origine per sfruttare a suo vantaggio, nell’ambito del mondo professionale locale, il titolo conseguito e la relativa reputazione riconosciuta a livello internazionale. L’approfondimento è poi consentito dall’iconografia prodotta dall’architetto a Roma, dall’intero corpus dei grafici di concorso, conservati presso l’Archivio dell’Accademia di San Luca, ai disegni oggi custoditi presso l’Archivio privato della famiglia Palazzotto a Palermo .Grazie al supporto della disciplina della rappresentazione è stato anche possibile analizzare nel dettaglio la genesi progettuale della proposta accademica e i disegni di studio delle antichità romane, tra cui alcuni eccezionalmente comparabili anche con i noti grafici prodotti in quel periodo dall’ architetto veneziano Giovan Battista Piranesi (1720-1778). Come è noto, si tratta di una personalità che ha avuto un ruolo centrale non solamente nel processo di cambiamento di gusto in atto, rilevato da tempo dalla storiografia , ma anche in riferimento alla formazione dei giovani architetti selezionati per questo studio, tra cui certamente bisogna includere anche altre figure significative, come l’architetto scozzese Robert Adam (1728-1792) di cui sono stati valutati alcuni progetti per le evidenti analogie che sono emerse, ad esempio, proprio con gli elaborati di concorso di Giuseppe Venanzio Marvuglia. La concentrazione di queste personalità a Roma per completare la formazione e studiare i monumenti dell’antichità, alcuni dei quali assunti come archetipi da rielaborare nei nuovi progetti, come le Terme di Caracalla o il Pantheon - quest’ultimo anche nella sua configurazione strutturale, emersa durante i seguitissimi restauri di metà Settecento - ha forse consentito l’instaurarsi di relazioni e contatti tra progettisti motivati dal comune obiettivo di apprendere e diffondere il nuovo linguaggio a livello europeo. Il confronto tra i disegni prodotti in questo periodo da Marvuglia, Peyre, Monteagudo ad oggi pervenuti, e le analogie individuate nella scelta dei soggetti verificano tale ipotesi e rafforzano l’idea di una ricercata selezione di giovani professionisti edotti a livello accademico e non solo. Si tratta tuttavia di personalità finora singolarmente indagate dalla storiografia, soprattutto Marvuglia e Peyre , meno attenzione è stata invece rivolta alla figura e all’attività di Monteagudo ; questi studi sono stati fonti preziose per avviare la presente ricerca. Tuttavia, in questa occasione, l’indagine contestuale dei disegni e soprattutto il confronto proposto tra gli stessi, sembra legare significativamente l’attività dei tre giovani apprendisti chiarendone e amplificandone significato e importanza in un inaspettato contesto di relazioni culturali di respiro internazionale. La terza parte della ricerca ha sfruttato le moderne tecnologie di rappresentazione digitale per creare un modello tridimensionale del progetto di Marvuglia, utile non solo per attività divulgative come mostre virtuali, ma anche per l’analisi approfondita dei disegni, che ha rivelato, come già anticipato, nuove informazioni sugli stessi e anche sulle possibili connessioni con gli altri elaborati prodotti dagli architetti attivi a Roma in quel periodo. Attraverso le moderne tecnologie digitali si vuole infatti integrare la semplice consultazione e visualizzazione di contenuti con navigazioni virtuali che permettono di esplorare e apprendere direttamente dal modello. Questo approccio trasforma il modello in uno strumento non solo di visualizzazione degli spazi, ma anche in un veicolo per trasmettere informazioni relative alla contestualizzazione storica dell’opera e al complesso iter che porta alla stesura di un progetto architettonico. Questo approccio adottato nel progetto di ricerca ha soprattutto offerto nuove opportunità per la divulgazione e la valorizzazione del patrimonio culturale, allineandosi con alcuni degli obiettivi del PNR (Piano Nazionale della Ricerca) e delle SNSI (Strategie Nazionali di Specializzazione Intelligente) inerenti al finanziamento del presente progetto di ricerca (PON R&I 2014/2020, Azione IV.4 “Dottorati e contratti di ricerca su tematiche dell'innovazione”) , quali in particolare: Per ciò che riguarda la coerenza fra il progetto proposto e le SNSI, il progetto è riconducibile all’Area tematica nazionale: 5.5.5 “Turismo, Patrimonio culturale, Industria della creatività: Traiettorie tecnologiche di sviluppo a priorità nazionale”, focalizzata sulle tecnologie e applicazioni per la gestione e valorizzazione dei beni culturali, finalizzata alla fruizione e al rafforzamento dell’attrattività degli stessi. È inoltre coerente con il PNR in relazione al settore “Cultura umanistica, creatività, trasformazioni sociali, società dell’inclusione”, con particolare riferimento ai seguenti punti: 5.2.1 Patrimonio Culturale, relativamente alle seguenti articolazioni:Articolazione 1: Digitalizzazione dei processi di tutela, conservazione e valorizzazioneArticolazione 3: Sviluppo di tecnologie a sostegno del patrimonio diffuso e meno conosciutoArticolazione 5. Approccio partecipativo al patrimonio culturale;5.2.2 Discipline storico, letterarie, artistiche, relativamente alla seguente articolazione:Articolazione 4. Interpretazione del patrimonio culturale e transizione digitale.Grazie all’interazione tra le due discipline è stato possibile approfondire l’iter progettuale della proposta accademica presentata da Marvuglia.Questo «approccio partecipativo al patrimonio culturale», rappresenta dunque un passo importante verso la diffusione di nuovi metodi di studio e di fruizione del patrimonio culturale, con particolare attenzione al coinvolgimento delle nuove generazioni. I primi risultati della ricerca sono stati presentati in occasione di una “giornata-studio”, organizzata in collaborazione con l'impresa Civita Sicilia s.r.l., alla quale hanno partecipato quattro classi del liceo. Questo evento ha rappresentato un'opportunità significativa per valutare l'impatto e l'efficacia del progetto, in linea con le tematiche di innovazione promosse dal PON. Attraverso il dialogo con gli studenti è emerso il potenziale educativo di questo approccio, che ha permesso loro di esplorare virtualmente i disegni custoditi negli archivi e di comprendere ogni fase del processo progettuale dell'architetto, sia dal punto di vista storico che tecnico. In questo modo, si è generato un maggiore interesse verso questo patrimonio, altrimenti conosciuto solo agli intendenti e alla comunità scientifica, avvicinando le nuove generazioni alla sua tutela e rendendo l’apprendimento più inclusivo, partecipativo e innovativo.
FORMAZIONE, COMPETIZIONE E RINNOVAMENTO LINGUISTICO: ACCADEMIE E ARCHITETTI “EUROPEI” NELLA METÀ DEL SETTECENTO STORIA, RAPPRESENTAZIONE DIGITALE E DIVULGAZIONE DEL PROGETTO DI GIUSEPPE VENANZIO MARVUGLIA PER IL CONCORSO CLEMENTINO DEL 1758
PATUZZO, Claudia
2025
Abstract
Negli ultimi anni diversi studi, confluiti in mostre e in pubblicazioni internazionali, hanno manifestato l’interesse verso il confronto e gli scambi culturali tra le accademie del Sei-Settecento europeo attraverso l’analisi dei disegni concorsuali e dei rispettivi artefici , mentre altri contributi hanno orientato le ricerche, sempre sulla base delle testimonianze grafiche esito delle competizioni, nell’ambito di un progressivo interesse verso «l’antico» e la successiva diffusione del linguaggio “antibarocco” a cavallo tra XVIII e XIX secolo . In particolare, nell’ambito dell’internazionalità che caratterizza l’architettura europea del Settecento , la presente ricerca ha l’obiettivo di valutare il ruolo assunto da alcune significative accademie di disegno nella metà del secolo, in una fase cruciale di cambiamento di gusto e di linguaggio verso un nuovo codice privo di frontiere e «da esportare» per mezzo dei progettisti premiati ai concorsi e reduci da apprendistati romani, una volta rientrati nei territori di origine .La ricerca è strutturata in tre parti. La prima parte analizza e mette a confronto esperienze parallele di apprendistato presso tre autorevoli istituzioni accademiche del continente, inserite, nella metà del Settecento, in una rete di interessi e obiettivi comuni, tra cui la formazione di «giovani architetti d’Europa» : l’Accademia di San Luca a Roma (dal 1593), l’Académie Royale d’Architecture di Parigi (dal 1671) e la più giovane Real Academia de Bellas Artes de San Fernando a Madrid (dal 1752), quest’ultima per la prima volta oggetto di comparazione. Gli Statuti accademici e i progetti premiati ai concorsi indetti intorno alla metà del Settecento, selezionati per il presente studio - e di cui sono pervenuti tutti gli elaborati grafici utili alla comprensione dell’architettura proposta, custoditi presso gli archivi storici di pertinenza - consentono di analizzare il contesto internazionale di apprendistato, confrontare i programmi formativi e di concorso, valutare il contributo degli autori dei progetti e dei docenti, in un significativo momento di collaborazione didattica e di svolta linguistica. L’indagine è stata pertanto preliminarmente rivolta all’individuazione delle personalità coinvolte e di analizzare le strategie di costruzione del nuovo linguaggio accademico a partire dallo studio dei monumenti dell’antichità classica, la didattica e le tecniche di rappresentazione, i modelli selezionati e le fonti utilizzate per l’elaborazione dei progetti concorsuali. Va tuttavia precisato che i percorsi formativi delle istituzioni straniere non erano in realtà omogenei nella struttura e nella durata rispetto a quanto offerto dall’Accademia romana, di più antica costituzione. Per quanto riguarda Parigi e Madrid, infatti, i premiati ai concorsi al termine dell’apprendistato in patria, perfezionavano le conoscenze attraverso un ulteriore soggiorno a Roma, dove la concentrazione di esperienze formative e di studio intorno ai monumenti dell’antichità ha generato traiettorie e costruzione di repertori tra loro accostabili. Nello specifico sono state analizzate le esperienze di tre giovani architetti pressoché coetanei e accomunati dal medesimo status sociale, rispettivamente provenienti da Palermo, Parigi e Madrid. È stata approfondita la loro formazione accademica, i progetti concorsuali elaborati e i disegni di studio prodotti all’epoca della pressocché coeva permanenza a Roma. Sono stati dunque presi in esame l’architetto palermitano Giuseppe Venanzio Marvuglia (1729-1814), vincitore del secondo premio al concorso clementino indetto dall’Accademia di San Luca nel 1758, e trasferitosi presso l’istituzione nel 1755; l’architetto parigino Marie Joseph Peyre (1730 - 1785), vincitore del primo premio del Grand Prix de Rome dell’Académie Royale d’Architecture di Parigi nel 1751 e pensionnaire presso l’Accademia di Francia a Roma tra il 1753 e il 1757 e l’architetto galiziano Domingo Antonio Lois Monteagudo (1723-1786), vincitore del primo premio ex-equo della Real Academia de Bellas Artes de San Fernando nel 1756, pensionado a Roma tra il 1758 e il 1764. Nel contesto di costruzione e diffusione del nuovo linguaggio da diffondere a livello internazionale non appare una casualità che questi tre architetti abbiano elaborato proposte per una nuova sede accademica, manifesto pubblico delle nuove tendenze basate sulla rielaborazione di temi e motivi dedotti dalle antichità romane dagli stessi rilevate e testimoniate da disegni oggi conosciuti. Questi “architetti europei” avrebbero riportato in patria quanto appreso a Roma in opposizione al linguaggio barocco fino a quel momento dominante, generando un significativo scarto con i colleghi locali e avviando verosimilmente una carriera di incontrastato successo. Per verificare queste ipotesi la ricerca è stata estesa all’esistenza o meno di una immediata ricaduta professionale rilevata nei centri di provenienza e determinata dalla nuova reputazione conquistata attraverso l’iter formativo, considerato prestigioso e per di più consacrato dalla vincita di premi ambiti a livello internazionale, dalle competenze acquisite e dal dirompente linguaggio di cui sono stati a tutti gli effetti portavoce.La seconda parte della ricerca ha approfondito ulteriormente l’esperienza dell’architetto Giuseppe Venanzio Marvuglia presso l’Accademia di San Luca (1755-1759), quest’ultima, come anticipato, consacrata dalla vittoria del secondo premio di prima classe al concorso Clementino del 1758. Si tratta dell’unico architetto siciliano che può vantare un premio accademico ottenuto dopo una formazione conseguita da laico , sostenuta con mezzi familiari (Marvuglia, al pari di Monteagudo, proviene da una famiglia di mastri, costruttori-imprenditori) e con il probabile appoggio di un potente ordine religioso, quello degli Oratoriani (o Padri Filippini), di fatto suoi primi committenti al rientro a Palermo. Marvuglia è inoltre l’unico architetto siciliano che rientra nella sua città di origine per sfruttare a suo vantaggio, nell’ambito del mondo professionale locale, il titolo conseguito e la relativa reputazione riconosciuta a livello internazionale. L’approfondimento è poi consentito dall’iconografia prodotta dall’architetto a Roma, dall’intero corpus dei grafici di concorso, conservati presso l’Archivio dell’Accademia di San Luca, ai disegni oggi custoditi presso l’Archivio privato della famiglia Palazzotto a Palermo .Grazie al supporto della disciplina della rappresentazione è stato anche possibile analizzare nel dettaglio la genesi progettuale della proposta accademica e i disegni di studio delle antichità romane, tra cui alcuni eccezionalmente comparabili anche con i noti grafici prodotti in quel periodo dall’ architetto veneziano Giovan Battista Piranesi (1720-1778). Come è noto, si tratta di una personalità che ha avuto un ruolo centrale non solamente nel processo di cambiamento di gusto in atto, rilevato da tempo dalla storiografia , ma anche in riferimento alla formazione dei giovani architetti selezionati per questo studio, tra cui certamente bisogna includere anche altre figure significative, come l’architetto scozzese Robert Adam (1728-1792) di cui sono stati valutati alcuni progetti per le evidenti analogie che sono emerse, ad esempio, proprio con gli elaborati di concorso di Giuseppe Venanzio Marvuglia. La concentrazione di queste personalità a Roma per completare la formazione e studiare i monumenti dell’antichità, alcuni dei quali assunti come archetipi da rielaborare nei nuovi progetti, come le Terme di Caracalla o il Pantheon - quest’ultimo anche nella sua configurazione strutturale, emersa durante i seguitissimi restauri di metà Settecento - ha forse consentito l’instaurarsi di relazioni e contatti tra progettisti motivati dal comune obiettivo di apprendere e diffondere il nuovo linguaggio a livello europeo. Il confronto tra i disegni prodotti in questo periodo da Marvuglia, Peyre, Monteagudo ad oggi pervenuti, e le analogie individuate nella scelta dei soggetti verificano tale ipotesi e rafforzano l’idea di una ricercata selezione di giovani professionisti edotti a livello accademico e non solo. Si tratta tuttavia di personalità finora singolarmente indagate dalla storiografia, soprattutto Marvuglia e Peyre , meno attenzione è stata invece rivolta alla figura e all’attività di Monteagudo ; questi studi sono stati fonti preziose per avviare la presente ricerca. Tuttavia, in questa occasione, l’indagine contestuale dei disegni e soprattutto il confronto proposto tra gli stessi, sembra legare significativamente l’attività dei tre giovani apprendisti chiarendone e amplificandone significato e importanza in un inaspettato contesto di relazioni culturali di respiro internazionale. La terza parte della ricerca ha sfruttato le moderne tecnologie di rappresentazione digitale per creare un modello tridimensionale del progetto di Marvuglia, utile non solo per attività divulgative come mostre virtuali, ma anche per l’analisi approfondita dei disegni, che ha rivelato, come già anticipato, nuove informazioni sugli stessi e anche sulle possibili connessioni con gli altri elaborati prodotti dagli architetti attivi a Roma in quel periodo. Attraverso le moderne tecnologie digitali si vuole infatti integrare la semplice consultazione e visualizzazione di contenuti con navigazioni virtuali che permettono di esplorare e apprendere direttamente dal modello. Questo approccio trasforma il modello in uno strumento non solo di visualizzazione degli spazi, ma anche in un veicolo per trasmettere informazioni relative alla contestualizzazione storica dell’opera e al complesso iter che porta alla stesura di un progetto architettonico. Questo approccio adottato nel progetto di ricerca ha soprattutto offerto nuove opportunità per la divulgazione e la valorizzazione del patrimonio culturale, allineandosi con alcuni degli obiettivi del PNR (Piano Nazionale della Ricerca) e delle SNSI (Strategie Nazionali di Specializzazione Intelligente) inerenti al finanziamento del presente progetto di ricerca (PON R&I 2014/2020, Azione IV.4 “Dottorati e contratti di ricerca su tematiche dell'innovazione”) , quali in particolare: Per ciò che riguarda la coerenza fra il progetto proposto e le SNSI, il progetto è riconducibile all’Area tematica nazionale: 5.5.5 “Turismo, Patrimonio culturale, Industria della creatività: Traiettorie tecnologiche di sviluppo a priorità nazionale”, focalizzata sulle tecnologie e applicazioni per la gestione e valorizzazione dei beni culturali, finalizzata alla fruizione e al rafforzamento dell’attrattività degli stessi. È inoltre coerente con il PNR in relazione al settore “Cultura umanistica, creatività, trasformazioni sociali, società dell’inclusione”, con particolare riferimento ai seguenti punti: 5.2.1 Patrimonio Culturale, relativamente alle seguenti articolazioni:Articolazione 1: Digitalizzazione dei processi di tutela, conservazione e valorizzazioneArticolazione 3: Sviluppo di tecnologie a sostegno del patrimonio diffuso e meno conosciutoArticolazione 5. Approccio partecipativo al patrimonio culturale;5.2.2 Discipline storico, letterarie, artistiche, relativamente alla seguente articolazione:Articolazione 4. Interpretazione del patrimonio culturale e transizione digitale.Grazie all’interazione tra le due discipline è stato possibile approfondire l’iter progettuale della proposta accademica presentata da Marvuglia.Questo «approccio partecipativo al patrimonio culturale», rappresenta dunque un passo importante verso la diffusione di nuovi metodi di studio e di fruizione del patrimonio culturale, con particolare attenzione al coinvolgimento delle nuove generazioni. I primi risultati della ricerca sono stati presentati in occasione di una “giornata-studio”, organizzata in collaborazione con l'impresa Civita Sicilia s.r.l., alla quale hanno partecipato quattro classi del liceo. Questo evento ha rappresentato un'opportunità significativa per valutare l'impatto e l'efficacia del progetto, in linea con le tematiche di innovazione promosse dal PON. Attraverso il dialogo con gli studenti è emerso il potenziale educativo di questo approccio, che ha permesso loro di esplorare virtualmente i disegni custoditi negli archivi e di comprendere ogni fase del processo progettuale dell'architetto, sia dal punto di vista storico che tecnico. In questo modo, si è generato un maggiore interesse verso questo patrimonio, altrimenti conosciuto solo agli intendenti e alla comunità scientifica, avvicinando le nuove generazioni alla sua tutela e rendendo l’apprendimento più inclusivo, partecipativo e innovativo.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/190443
URN:NBN:IT:UNIPA-190443