There is an increasing political and economic debate about the role of companies in the current historical context, characterized by social inequality and growing environmental risks. Legal doctrine has also long questioned the notion of the corporate purpose. The search for a definition appears to be primarily driven by the need to move away from the traditional business approach focused on maximizing shareholder interest. This approach is considered by many as responsible for justifying behaviors that create inequality, environmental damage, and social fragmentation. In addition, national and European legislators are increasingly interested in identifying ways to make companies more responsible and sustainable. France has been a pioneer in adopting hard law regulations for CSR. In 2019, Loi 486/2019 reformed Articles 1833 paragraph 2 and 1835 of the Civil Code and introduced the legal qualification of the société à mission. As in many other jurisdictions, France adopted the société à mission to promote a model of a company that pursues one or more common benefit goals along with the usual subjective profit purpose, i.e., the shareholder’s interest in getting the dividends. A similar reform had already concerned Italy in 2016, which introduced the legal qualification of società benefit into the legal system with l. 208/2015. The goal of lawmakers was to overcome the logic of the only corporate purpose bound to the distribution of profits among shareholders and to open, instead, “legally and factually the way to stakeholder economy” by binding the companies' directors to governance balanced among multiple objectives. The present research aims to assess the usefulness of such legal qualifications introduced in the Italian and French national legal systems to make companies more socially and environmentally responsible, as desired by lawmakers. To achieve the purpose of the research, two intermediate questions were examined, the first concerning the suitability from the legal point of view of adopting and maintaining the two qualifications within the two jurisdictions, based on the state of corporate legislation and its evolution. The other refers to the specialty of the legal regime predisposed by the two lawmakers for companies that obtain the legal qualification, and its innovativeness concerning several issues that have been questioning doctrine for years, such as the management and liability profiles of directors in considering non-directly financial interests; the role of stakeholders within the corporation; and the need to use enforcement and sanction mechanisms to increase the level of accountability of corporations to the community and the environment. This study compares the Italian and French legislations to highlight differences and similarities in formulating reform proposals. From the analysis carried out, it was understood that there are several critical issues related to the legislations having introduced the società benefit and the société à mission, which seriously question the usefulness of maintaining the two qualifications within the two national legislations. Essentially, the problematic aspects could be grouped into two categories: the first series is related to the reasons and methods chosen by the two legislators to introduce the examined qualifications, which have had significant consequences from the point of view of coordination and systematization with the other provisions of the legal system. A second series, on the other hand, is related to the legal regime established for the società benefit and société à mission by the national legislators as several legal issues might arise concerning the commitment concretely assumed by the corporation with the acquisition of the legal status. The analysis of the specific legal framework would have revealed that the two lawmakers did not elaborate on a legal system that could provide consistency and efficiency to a company serving two purposes. They also did not adequately justify the advantages that companies could derive from adopting this legal status. The study concludes that legal instruments cannot be the main driver for promoting a new, more responsible, and sustainable model of company. These two qualifications must be maintained in the legal systems where lawmakers act on two sides. On one hand, lawmakers should enhance the special regime to ensure that benefit companies take their obligations more seriously. This will boost the credibility of the legal qualifications and make their commitment more efficient and reliable. On the other hand, it seems necessary for the benefit companies to be organized within a legal framework that imposes mandatory obligations for all companies to implement their accountability to the community and the environment. This would allow legal qualifications to be used as an auxiliary tool, exploited by the most socially and environmentally devoted companies that intend to pursue benefit purposes, in addition to being compliant with the requirements set by legislators.

Nell’attuale contesto storico, caratterizzato da disuguaglianze sociali e crescenti rischi ambientali è sempre più acceso il dibattito politico ed economico riguardo a quale debba essere il ruolo delle società. Anche la dottrina giuridica si è interrogata a lungo sulla nozione dello scopo della società e di come possa adattarsi per servire le esigenze dei tempi odierni. La ricerca di una definizione sembra essere perlopiù legata al bisogno di superare l’approccio imprenditoriale classico, basato sulla supposta necessità di massimizzazione dello scopo di lucro, poiché è ritenuto da alcuni come uno dei principali responsabili dei disastri dell’era contemporanea. Inoltre, i legislatori nazionali ed europei sono sempre più interessarsi ad individuare delle modalità per responsabilizzare maggiormente i comportamenti delle società di fronte alle sfide sociali e ambientali. La Francia è stata pioniera nell’adozioni d’interventi normativi definiti di hard law per regolamentare la Responsabilité Sociale et Environnementale (RSE). Nel 2019, il legislatore francese con la Loi 486/2019 ha riformato gli artt. 1833 comma 2 e 1835 del Code civil ed introdotto la qualifica giuridica della société à mission. L’introduzione della société à mission sarebbe da ascrivere ad una serie di riforme che hanno interessato numerosi ordinamenti nel Mondo che hanno provveduto ad introdurre un modello di società – sia esso un nuovo tipo sociale o una semplice qualifica giuridica – che persegue uno o più obiettivi (senza mettere in discussione lo scopo di lucro soggettivo) volti a creare un impatto positivo concreto sulla società e sull'ambiente, ampliando i doveri fiduciari degli amministratori al fine di considerare gli interessi non finanziari. Una simile riforma aveva già nel 2016 interessato l’Italia, che aveva deciso di introdurre la società benefit nell’ordinamento con la l. 208/2015. L’obiettivo del legislatore era quello di superare la logica dell’unico scopo sociale vincolato alla distribuzione degli utili tra i soci, e aprire, invece, «giuridicamente e fattivamente la strada alla stakeholder economy» , vincolando gli amministratori delle società stessa a una governance bilanciata tra molteplici obiettivi. La presente ricerca ha voluto verificare l'adeguatezza e l’utilità di tali qualifiche giuridiche di société à mission e società benefit per perseguire gli obiettivi dichiarati dai due legislatori, e cioè rendere le società più responsabili a livello sociale e ambientale, ripristinando la fiducia nelle società da parte della comunità, e se non altro attenuando le logiche massimizzatrici dell’approccio imprenditoriale classico. Per poter riuscire a rispondere a una simile questione al termine del lavoro di ricerca si è proceduto ad esaminare due quesiti intermedi che riguardano, il primo, l’opportunità dal punto di vista giuridico d’adottare e mantenere le due qualifiche all’interno dei due ordinamenti, in base allo stato delle legislazioni in materia societaria e alla loro evoluzione; l’altro, invece, si riferisce alla specialità del regime giuridico predisposto dai due legislatori per le società che ottengono la qualifica giuridica, e la sua innovatività rispetto ad una serie di questioni che interrogano la dottrina da anni, quali ad esempio: la gestione e i profili di responsabilità degli amministratori nel considerare gli interessi non direttamente finanziari; il ruolo degli stakeholder all’interno della società; e la necessità di ricorrere a meccanismi di enforcement e sanzionatori per aumentare il livello responsabilità delle società nei confronti della comunità e dell’ambiente. Per condurre la ricerca, si è deciso di comparare le due esperienze in modo da poter estendere talune riflessioni e critiche dottrinali proprie di una delle due legislazioni all’altra, oltre che formulare talune proposte d’intervento ai due legislatori, suggerendo all’uno ipotesi di modifica normativa basate su linee d’intervento seguite dall’altro, quando queste sono apparse preferibili. Dall’analisi svolta si è compreso che esistono una serie di criticità connesse alle legislazioni aventi introdotto la società benefit e la société à mission, che mettono seriamente in discussione l’utilità di mantenere le due qualifiche giuridiche all’interno dei due ordinamenti nazionali. Essenzialmente gli aspetti problematici si potrebbero racchiudere in due categorie: una prima serie è legata alle ragioni e alle modalità scelte dai due legislatori per introdurre gli istituti esaminati, le quali avrebbero avuto importanti conseguenze dal punto di vista della coordinazione e della sistematizzazione con le altre disposizioni dell’ordinamento. Una seconda serie di criticità, invece, è legata al regime giuridico predisposto per le società benefit e à mission dai legislatori nazionali, poiché esisterebbero numerosi aspetti problematici in grado di mettere in discussione l’impegno concretamente assunto dalla società con l’acquisizione dello status, con conseguenze sull’affidabilità delle qualifiche giuridiche. Dall’analisi della disciplina speciale si crede che i due legislatori non siano riusciti ad elaborare un regime giuridico in grado di dare coerenza ed efficienza a tale società con duplice scopo, e soprattutto in grado di giustificare i benefici che la società potrebbe trarre dall’adozione dello status. Si è concluso nel ritenere che tali strumenti giuridici non possano essere il veicolo principale per promuovere un nuovo modello di impresa più responsabile e sostenibile. Si crede che queste due qualifiche abbiano ragione di essere mantenute nei due ordinamenti, solo ove si decida d’interviene su un duplice fronte. Da una parte, i legislatori dovrebbero rafforzare il loro regime speciale per far in modo che si contraddistinguano da una maggiore serietà riguardo agli impegni assunti, accrescendo la credibilità delle qualifiche in modo che queste diventino sinonimo di garanzia ed efficienza dell’impegno assunto. Sull’altro fronte, risulta invece necessario che le società benefit e à mission vengano sistematizzate all’interno di un panorama legislativo che preveda una serie di obblighi e di adempimenti a carico di tutte le società per implementare la loro responsabilità verso la comunità e l’ambiente, cosicché le qualifiche diventino uno strumento accessorio, sfruttato dalle società più devote alle istanze sociali e ambientali che intendono perseguire delle finalità benefiche, oltre ad essere complainte con gli obblighi imposti dai legislatori.

Un nuovo ruolo per le società lucrative? La società benefit italiana e la société à mission francese

CODONI, ELENA
2024

Abstract

There is an increasing political and economic debate about the role of companies in the current historical context, characterized by social inequality and growing environmental risks. Legal doctrine has also long questioned the notion of the corporate purpose. The search for a definition appears to be primarily driven by the need to move away from the traditional business approach focused on maximizing shareholder interest. This approach is considered by many as responsible for justifying behaviors that create inequality, environmental damage, and social fragmentation. In addition, national and European legislators are increasingly interested in identifying ways to make companies more responsible and sustainable. France has been a pioneer in adopting hard law regulations for CSR. In 2019, Loi 486/2019 reformed Articles 1833 paragraph 2 and 1835 of the Civil Code and introduced the legal qualification of the société à mission. As in many other jurisdictions, France adopted the société à mission to promote a model of a company that pursues one or more common benefit goals along with the usual subjective profit purpose, i.e., the shareholder’s interest in getting the dividends. A similar reform had already concerned Italy in 2016, which introduced the legal qualification of società benefit into the legal system with l. 208/2015. The goal of lawmakers was to overcome the logic of the only corporate purpose bound to the distribution of profits among shareholders and to open, instead, “legally and factually the way to stakeholder economy” by binding the companies' directors to governance balanced among multiple objectives. The present research aims to assess the usefulness of such legal qualifications introduced in the Italian and French national legal systems to make companies more socially and environmentally responsible, as desired by lawmakers. To achieve the purpose of the research, two intermediate questions were examined, the first concerning the suitability from the legal point of view of adopting and maintaining the two qualifications within the two jurisdictions, based on the state of corporate legislation and its evolution. The other refers to the specialty of the legal regime predisposed by the two lawmakers for companies that obtain the legal qualification, and its innovativeness concerning several issues that have been questioning doctrine for years, such as the management and liability profiles of directors in considering non-directly financial interests; the role of stakeholders within the corporation; and the need to use enforcement and sanction mechanisms to increase the level of accountability of corporations to the community and the environment. This study compares the Italian and French legislations to highlight differences and similarities in formulating reform proposals. From the analysis carried out, it was understood that there are several critical issues related to the legislations having introduced the società benefit and the société à mission, which seriously question the usefulness of maintaining the two qualifications within the two national legislations. Essentially, the problematic aspects could be grouped into two categories: the first series is related to the reasons and methods chosen by the two legislators to introduce the examined qualifications, which have had significant consequences from the point of view of coordination and systematization with the other provisions of the legal system. A second series, on the other hand, is related to the legal regime established for the società benefit and société à mission by the national legislators as several legal issues might arise concerning the commitment concretely assumed by the corporation with the acquisition of the legal status. The analysis of the specific legal framework would have revealed that the two lawmakers did not elaborate on a legal system that could provide consistency and efficiency to a company serving two purposes. They also did not adequately justify the advantages that companies could derive from adopting this legal status. The study concludes that legal instruments cannot be the main driver for promoting a new, more responsible, and sustainable model of company. These two qualifications must be maintained in the legal systems where lawmakers act on two sides. On one hand, lawmakers should enhance the special regime to ensure that benefit companies take their obligations more seriously. This will boost the credibility of the legal qualifications and make their commitment more efficient and reliable. On the other hand, it seems necessary for the benefit companies to be organized within a legal framework that imposes mandatory obligations for all companies to implement their accountability to the community and the environment. This would allow legal qualifications to be used as an auxiliary tool, exploited by the most socially and environmentally devoted companies that intend to pursue benefit purposes, in addition to being compliant with the requirements set by legislators.
2024
Italiano
Nell’attuale contesto storico, caratterizzato da disuguaglianze sociali e crescenti rischi ambientali è sempre più acceso il dibattito politico ed economico riguardo a quale debba essere il ruolo delle società. Anche la dottrina giuridica si è interrogata a lungo sulla nozione dello scopo della società e di come possa adattarsi per servire le esigenze dei tempi odierni. La ricerca di una definizione sembra essere perlopiù legata al bisogno di superare l’approccio imprenditoriale classico, basato sulla supposta necessità di massimizzazione dello scopo di lucro, poiché è ritenuto da alcuni come uno dei principali responsabili dei disastri dell’era contemporanea. Inoltre, i legislatori nazionali ed europei sono sempre più interessarsi ad individuare delle modalità per responsabilizzare maggiormente i comportamenti delle società di fronte alle sfide sociali e ambientali. La Francia è stata pioniera nell’adozioni d’interventi normativi definiti di hard law per regolamentare la Responsabilité Sociale et Environnementale (RSE). Nel 2019, il legislatore francese con la Loi 486/2019 ha riformato gli artt. 1833 comma 2 e 1835 del Code civil ed introdotto la qualifica giuridica della société à mission. L’introduzione della société à mission sarebbe da ascrivere ad una serie di riforme che hanno interessato numerosi ordinamenti nel Mondo che hanno provveduto ad introdurre un modello di società – sia esso un nuovo tipo sociale o una semplice qualifica giuridica – che persegue uno o più obiettivi (senza mettere in discussione lo scopo di lucro soggettivo) volti a creare un impatto positivo concreto sulla società e sull'ambiente, ampliando i doveri fiduciari degli amministratori al fine di considerare gli interessi non finanziari. Una simile riforma aveva già nel 2016 interessato l’Italia, che aveva deciso di introdurre la società benefit nell’ordinamento con la l. 208/2015. L’obiettivo del legislatore era quello di superare la logica dell’unico scopo sociale vincolato alla distribuzione degli utili tra i soci, e aprire, invece, «giuridicamente e fattivamente la strada alla stakeholder economy» , vincolando gli amministratori delle società stessa a una governance bilanciata tra molteplici obiettivi. La presente ricerca ha voluto verificare l'adeguatezza e l’utilità di tali qualifiche giuridiche di société à mission e società benefit per perseguire gli obiettivi dichiarati dai due legislatori, e cioè rendere le società più responsabili a livello sociale e ambientale, ripristinando la fiducia nelle società da parte della comunità, e se non altro attenuando le logiche massimizzatrici dell’approccio imprenditoriale classico. Per poter riuscire a rispondere a una simile questione al termine del lavoro di ricerca si è proceduto ad esaminare due quesiti intermedi che riguardano, il primo, l’opportunità dal punto di vista giuridico d’adottare e mantenere le due qualifiche all’interno dei due ordinamenti, in base allo stato delle legislazioni in materia societaria e alla loro evoluzione; l’altro, invece, si riferisce alla specialità del regime giuridico predisposto dai due legislatori per le società che ottengono la qualifica giuridica, e la sua innovatività rispetto ad una serie di questioni che interrogano la dottrina da anni, quali ad esempio: la gestione e i profili di responsabilità degli amministratori nel considerare gli interessi non direttamente finanziari; il ruolo degli stakeholder all’interno della società; e la necessità di ricorrere a meccanismi di enforcement e sanzionatori per aumentare il livello responsabilità delle società nei confronti della comunità e dell’ambiente. Per condurre la ricerca, si è deciso di comparare le due esperienze in modo da poter estendere talune riflessioni e critiche dottrinali proprie di una delle due legislazioni all’altra, oltre che formulare talune proposte d’intervento ai due legislatori, suggerendo all’uno ipotesi di modifica normativa basate su linee d’intervento seguite dall’altro, quando queste sono apparse preferibili. Dall’analisi svolta si è compreso che esistono una serie di criticità connesse alle legislazioni aventi introdotto la società benefit e la société à mission, che mettono seriamente in discussione l’utilità di mantenere le due qualifiche giuridiche all’interno dei due ordinamenti nazionali. Essenzialmente gli aspetti problematici si potrebbero racchiudere in due categorie: una prima serie è legata alle ragioni e alle modalità scelte dai due legislatori per introdurre gli istituti esaminati, le quali avrebbero avuto importanti conseguenze dal punto di vista della coordinazione e della sistematizzazione con le altre disposizioni dell’ordinamento. Una seconda serie di criticità, invece, è legata al regime giuridico predisposto per le società benefit e à mission dai legislatori nazionali, poiché esisterebbero numerosi aspetti problematici in grado di mettere in discussione l’impegno concretamente assunto dalla società con l’acquisizione dello status, con conseguenze sull’affidabilità delle qualifiche giuridiche. Dall’analisi della disciplina speciale si crede che i due legislatori non siano riusciti ad elaborare un regime giuridico in grado di dare coerenza ed efficienza a tale società con duplice scopo, e soprattutto in grado di giustificare i benefici che la società potrebbe trarre dall’adozione dello status. Si è concluso nel ritenere che tali strumenti giuridici non possano essere il veicolo principale per promuovere un nuovo modello di impresa più responsabile e sostenibile. Si crede che queste due qualifiche abbiano ragione di essere mantenute nei due ordinamenti, solo ove si decida d’interviene su un duplice fronte. Da una parte, i legislatori dovrebbero rafforzare il loro regime speciale per far in modo che si contraddistinguano da una maggiore serietà riguardo agli impegni assunti, accrescendo la credibilità delle qualifiche in modo che queste diventino sinonimo di garanzia ed efficienza dell’impegno assunto. Sull’altro fronte, risulta invece necessario che le società benefit e à mission vengano sistematizzate all’interno di un panorama legislativo che preveda una serie di obblighi e di adempimenti a carico di tutte le società per implementare la loro responsabilità verso la comunità e l’ambiente, cosicché le qualifiche diventino uno strumento accessorio, sfruttato dalle società più devote alle istanze sociali e ambientali che intendono perseguire delle finalità benefiche, oltre ad essere complainte con gli obblighi imposti dai legislatori.
BARTOLACELLI, Alessio
Università degli Studi di Macerata
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Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIMC-194488