Il senso del mio lavoro, strettamente legato alla mia ricerca personale, di lingua, in primo luogo, è da ricercare in un contesto “allargato” all'idea di paesaggio, che è fondamentalmente misura del nostro esistere nella storia. Mi interessava proporre le soluzioni al problema del paesaggio (e del suo trasformarsi) a partire da Zanzotto fino ad arrivare ai giorni nostri. Come si risolve nella lingua (nell'opera dei poeti) il rapporto con il mondo (fuori e dentro)? Partendo da questa domanda ho individuato le tracce di un possibile percorso: Zanzotto, Bacchini, Fiori e alcuni contemporanei. Proprio questo è il punto: quale canone, oggi? Sono dell'idea che non ci siano canoni, ma risposte individuali, talvolta somiglianze. Sondare il rapporto di un autore con l'idea di paesaggio (permanenza e degrado) può essere un modo per verificare le tendenze di un certo versante della poesia. Fermo restando, ripeto, che le risposte sono molteplici. Ho dato spazio alla poesia di ricerca, con l'eccezione di Umberto Fiori, che invece dà risposte su un versante opposto. Paesaggio, ovviamente non soltanto in termini mimetici di realtà, ma anche e soprattutto come disposizione mentale, collocazione di lingua e di pensiero. Fiori, ad esempio, è entrato nel lavoro in corso d'opera, perché mi sembrava opportuno testimoniarne l'urbanità desolata. Per ricollegarmi a quanto detto all'inizio, ho cercato di mettermi in una condizione di nuovo ascolto, senza pretese di soluzioni, ma con l'intenzione, semmai, di suscitare ulteriori interrogativi. Se la letteratura (la poesia) fa questo, è già buona cosa. Rimettere in moto le parole già scritte è un esercizio del pensiero, non gesto fatuo e inutile. Pasolini avvertiva: “Nessuno ti richiede più poesia!” (La mancanza di richiesta di poesia, in Poesia in forma di rosa, 1964). Ma la poesia c'è, e parla molto più di quanto noi pensiamo. C'è nel paesaggio dei poeti qualcosa che ci riguarda molto da vicino.
Paesaggio e degrado del paesaggio nella poesia di Andrea Zanzotto (echi e ricadute nella poesia degli anni Zero)
TONI, ALBERTO
2015
Abstract
Il senso del mio lavoro, strettamente legato alla mia ricerca personale, di lingua, in primo luogo, è da ricercare in un contesto “allargato” all'idea di paesaggio, che è fondamentalmente misura del nostro esistere nella storia. Mi interessava proporre le soluzioni al problema del paesaggio (e del suo trasformarsi) a partire da Zanzotto fino ad arrivare ai giorni nostri. Come si risolve nella lingua (nell'opera dei poeti) il rapporto con il mondo (fuori e dentro)? Partendo da questa domanda ho individuato le tracce di un possibile percorso: Zanzotto, Bacchini, Fiori e alcuni contemporanei. Proprio questo è il punto: quale canone, oggi? Sono dell'idea che non ci siano canoni, ma risposte individuali, talvolta somiglianze. Sondare il rapporto di un autore con l'idea di paesaggio (permanenza e degrado) può essere un modo per verificare le tendenze di un certo versante della poesia. Fermo restando, ripeto, che le risposte sono molteplici. Ho dato spazio alla poesia di ricerca, con l'eccezione di Umberto Fiori, che invece dà risposte su un versante opposto. Paesaggio, ovviamente non soltanto in termini mimetici di realtà, ma anche e soprattutto come disposizione mentale, collocazione di lingua e di pensiero. Fiori, ad esempio, è entrato nel lavoro in corso d'opera, perché mi sembrava opportuno testimoniarne l'urbanità desolata. Per ricollegarmi a quanto detto all'inizio, ho cercato di mettermi in una condizione di nuovo ascolto, senza pretese di soluzioni, ma con l'intenzione, semmai, di suscitare ulteriori interrogativi. Se la letteratura (la poesia) fa questo, è già buona cosa. Rimettere in moto le parole già scritte è un esercizio del pensiero, non gesto fatuo e inutile. Pasolini avvertiva: “Nessuno ti richiede più poesia!” (La mancanza di richiesta di poesia, in Poesia in forma di rosa, 1964). Ma la poesia c'è, e parla molto più di quanto noi pensiamo. C'è nel paesaggio dei poeti qualcosa che ci riguarda molto da vicino.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/195050
URN:NBN:IT:UNIROMA2-195050