La tesi analizza il rapporto tra etica e impresa nella prospettiva di individuare e di studiare le reciproche interferenze tra i due concetti e di verificare i termini di configurabilità tra le stesse nel nostro ordinamento di imprese a connotazione etica. Per far ciò, si esaminano in modo trasversale istituti presenti nel nostro ordinamento che evidenziano ipotesi di incidenza dell’etica nell’esercizio di iniziative economiche a carattere imprenditoriale. Nel primo capitolo, dopo aver indagato le differenti posizioni della dottrina sul ruolo che può essere riconosciuto alle regole etiche nella disciplina dell’esercizio di attività economiche, sono oggetto di esame la liceità dell’introduzione di precetti etici e la compatibilità degli stessi con le regole dell’impresa e delle società. Accolta l’impostazione che ritiene ammissibile un’armonizzazione tra etica e impresa, attuata su base volontaria, si valuta l’ammissibilità di imprese con connotazione etica e, scelta la soluzione in senso affermativo, si indaga l’esistenza di un modello unitario ovvero di una pluralità di schemi distinti. Si identificano poi gli strumenti offerti dal diritto positivo italiano e quelli ulteriori che consentono di orientare in senso etico l’iniziativa economica. Nel secondo capitolo, si verifica se e in che modo è possibile conformare lo schema organizzativo concretamente adottato dall’imprenditore con il sistema valoriale dal medesimo scelto. Ne emerge un quadro in cui l’adozione di regole etiche non comporta “conseguenze univoche”, ma produce effetti diversi a seconda che l’impresa sia esercitata in forma individuale o collettiva e a seconda dell’effettivo punto di incidenza dell’etica rispetto al modello tipizzato. Possono, infatti, aversi imprese con connotazione etica rispetto all’oggetto, alla struttura ovvero al metodo di gestione. Nel terzo capitolo si trae spunto dall’esperienza di alcune imprese (o tipologie di imprese), per varie ragioni definibili “etiche” e operanti nel mercato bancario e finanziario, al fine di appurare come in dette ipotesi l’etica ha concretamente improntato l’iniziativa. Nella parte conclusiva si esamina l’impresa sociale ritenendo che la stessa esprime una fattispecie normativa di impresa con connotazione etica e che il legislatore, nel disciplinarla, abbia recepito criteri etici rendendoli non derogabili. Dal confronto tra questa fattispecie e le ipotesi (precedentemente esaminate) di assunzione volontaria di principi moralmente condivisi nell’esercizio di un’attività di impresa, e in altri termini tra l’imporre ex lege scelte non meramente egoistiche e il demandare all’autonomia negoziale e statutaria il compito di connotare in senso etico l’impresa, si evidenzia che il ricorso alla seconda alternativa evita sia condizionamenti esterni, anche di tipo politico, sia eccessive e controproducenti rigidità del modello.
Le imprese con connotazione etica
ANEDDA, SARA
2011
Abstract
La tesi analizza il rapporto tra etica e impresa nella prospettiva di individuare e di studiare le reciproche interferenze tra i due concetti e di verificare i termini di configurabilità tra le stesse nel nostro ordinamento di imprese a connotazione etica. Per far ciò, si esaminano in modo trasversale istituti presenti nel nostro ordinamento che evidenziano ipotesi di incidenza dell’etica nell’esercizio di iniziative economiche a carattere imprenditoriale. Nel primo capitolo, dopo aver indagato le differenti posizioni della dottrina sul ruolo che può essere riconosciuto alle regole etiche nella disciplina dell’esercizio di attività economiche, sono oggetto di esame la liceità dell’introduzione di precetti etici e la compatibilità degli stessi con le regole dell’impresa e delle società. Accolta l’impostazione che ritiene ammissibile un’armonizzazione tra etica e impresa, attuata su base volontaria, si valuta l’ammissibilità di imprese con connotazione etica e, scelta la soluzione in senso affermativo, si indaga l’esistenza di un modello unitario ovvero di una pluralità di schemi distinti. Si identificano poi gli strumenti offerti dal diritto positivo italiano e quelli ulteriori che consentono di orientare in senso etico l’iniziativa economica. Nel secondo capitolo, si verifica se e in che modo è possibile conformare lo schema organizzativo concretamente adottato dall’imprenditore con il sistema valoriale dal medesimo scelto. Ne emerge un quadro in cui l’adozione di regole etiche non comporta “conseguenze univoche”, ma produce effetti diversi a seconda che l’impresa sia esercitata in forma individuale o collettiva e a seconda dell’effettivo punto di incidenza dell’etica rispetto al modello tipizzato. Possono, infatti, aversi imprese con connotazione etica rispetto all’oggetto, alla struttura ovvero al metodo di gestione. Nel terzo capitolo si trae spunto dall’esperienza di alcune imprese (o tipologie di imprese), per varie ragioni definibili “etiche” e operanti nel mercato bancario e finanziario, al fine di appurare come in dette ipotesi l’etica ha concretamente improntato l’iniziativa. Nella parte conclusiva si esamina l’impresa sociale ritenendo che la stessa esprime una fattispecie normativa di impresa con connotazione etica e che il legislatore, nel disciplinarla, abbia recepito criteri etici rendendoli non derogabili. Dal confronto tra questa fattispecie e le ipotesi (precedentemente esaminate) di assunzione volontaria di principi moralmente condivisi nell’esercizio di un’attività di impresa, e in altri termini tra l’imporre ex lege scelte non meramente egoistiche e il demandare all’autonomia negoziale e statutaria il compito di connotare in senso etico l’impresa, si evidenzia che il ricorso alla seconda alternativa evita sia condizionamenti esterni, anche di tipo politico, sia eccessive e controproducenti rigidità del modello.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/195649
URN:NBN:IT:UNIROMA2-195649