Questa tesi di dottorato nasce, oltreché da un personale interesse per la affascinante figura di Ligorio, soprattutto dalla straordinaria possibilità di collaborare alla fase finale della pubblicazione del Libro delle medaglie da Cesare a Commodo. Posto come obiettivo quello di mettere in luce la figura del Ligorio numismatico, oltre che antiquario, l’indagine si è concentrata, dunque, sui testi e disegni del codice 21, con l’intento di evidenziarne le peculiarità, principalmente nel confronto con le altre opere contemporanee di medesimo argomento - come quella di Enea Vico - e nella consapevolezza che per il Ligorio quella numismatica fosse la fonte considerata più attendibile, tanto da essere utilizzata, spesso, per correggere le “false” interpretazioni dei suoi contemporanei. Il codice numismatico torinese si è rivelato, fin da subito, una fonte inesauribile di informazioni e notizie, non solo sulle monete ma su tutti gli aspetti più significativi del mondo antico. Il tentativo di delimitare uno o più aspetti dell’opera ligoriana, infatti, inevitabilmente fallisce davanti ai molteplici spunti numismatici, storici, artistici, epigrafici, iconografici che si offrono quando ci si sofferma su un disegno o su una parte di testo ligoriano e sui quali è impossibile sorvolare. Meglio allora lasciarsi guidare da ciò che la lettura del codice, inevitabile punto di partenza, suggerisce, pur cercando di non snaturare una ricerca che nasce di argomento numismatico. Dopo la necessaria sintesi delle principali note biografiche sull’Autore, aggiornate con le notizie desunte dalla lettura del codice 21, si è scelto di soffermarsi sulla questione della cronologia del corpus ligoriano e, in particolare, del codice numismatico considerata prioritaria ai fini di una corretta valutazione dell’opera nel tempo e nei luoghi nei quali nasce e si sviluppa. Successivamente, si è cercato di porre in luce gli aspetti caratteristici del manoscritto, soffermandosi primariamente su quei disegni monetali non confrontabili con alcuna emissione nota, ricercando in quelle immagini di fantasia, le fonti iconografiche antiche e moderne che hanno ispirato la fervida mente dell’artista Ligorio e proponendone nuove chiavi di lettura. Il confronto fra il codice numismatico conservato a Torino e il manoscritto di analogo argomento conservato a Napoli, per le parti considerate, si è reso , infine, inevitabile e necessario, al fine di mettere in luce analogie e differenze, mancanze e punti di forza delle due opere, sempre in considerazione di una valutazione della maturazione degli studi ligoriani, ma anche della risposta agli stimoli offerti dai diversi ambienti culturali nei quali l’Autore si trova a vivere e lavorare. Per quanto concerne la metodologia di ricerca, il manoscritto ferrarese è stato analizzato partendo dall’originale ligoriano, visionato de visu presso l’Archivio di Stato di Torino e nella versione digitale consultabile in rete. Imprescindibili sono i richiami nel testo alla pubblicazione del manoscritto ligoriano di Patrizia Serafin, a cui si rimanda, soprattutto, per le note critiche e la catalogazione. Il codice di Napoli, invece, non ancora edito, è stato consultato nella copia fornita dal Centro Ligoriano. Le trascrizioni dei testi e la catalogazione dei disegni citati si devono, pertanto, a chi scrive. Tutti gli altri manoscritti ligoriani, non ancora pubblicati, citati in questa ricerca sono stati consultati nelle scansioni scaricabili in rete al sito del Census of Antique Works of Art and Architecture Known in the Renaissance di Berlino e nelle trascrizioni digitali a cura di Carmelo Occhipinti.

Pirro Ligorio numismatico, oltre che “anticario”: spunti, osservazioni e confronti dal codice numismatico Torino 21

CHIAPPINI, ALESSIA
2015

Abstract

Questa tesi di dottorato nasce, oltreché da un personale interesse per la affascinante figura di Ligorio, soprattutto dalla straordinaria possibilità di collaborare alla fase finale della pubblicazione del Libro delle medaglie da Cesare a Commodo. Posto come obiettivo quello di mettere in luce la figura del Ligorio numismatico, oltre che antiquario, l’indagine si è concentrata, dunque, sui testi e disegni del codice 21, con l’intento di evidenziarne le peculiarità, principalmente nel confronto con le altre opere contemporanee di medesimo argomento - come quella di Enea Vico - e nella consapevolezza che per il Ligorio quella numismatica fosse la fonte considerata più attendibile, tanto da essere utilizzata, spesso, per correggere le “false” interpretazioni dei suoi contemporanei. Il codice numismatico torinese si è rivelato, fin da subito, una fonte inesauribile di informazioni e notizie, non solo sulle monete ma su tutti gli aspetti più significativi del mondo antico. Il tentativo di delimitare uno o più aspetti dell’opera ligoriana, infatti, inevitabilmente fallisce davanti ai molteplici spunti numismatici, storici, artistici, epigrafici, iconografici che si offrono quando ci si sofferma su un disegno o su una parte di testo ligoriano e sui quali è impossibile sorvolare. Meglio allora lasciarsi guidare da ciò che la lettura del codice, inevitabile punto di partenza, suggerisce, pur cercando di non snaturare una ricerca che nasce di argomento numismatico. Dopo la necessaria sintesi delle principali note biografiche sull’Autore, aggiornate con le notizie desunte dalla lettura del codice 21, si è scelto di soffermarsi sulla questione della cronologia del corpus ligoriano e, in particolare, del codice numismatico considerata prioritaria ai fini di una corretta valutazione dell’opera nel tempo e nei luoghi nei quali nasce e si sviluppa. Successivamente, si è cercato di porre in luce gli aspetti caratteristici del manoscritto, soffermandosi primariamente su quei disegni monetali non confrontabili con alcuna emissione nota, ricercando in quelle immagini di fantasia, le fonti iconografiche antiche e moderne che hanno ispirato la fervida mente dell’artista Ligorio e proponendone nuove chiavi di lettura. Il confronto fra il codice numismatico conservato a Torino e il manoscritto di analogo argomento conservato a Napoli, per le parti considerate, si è reso , infine, inevitabile e necessario, al fine di mettere in luce analogie e differenze, mancanze e punti di forza delle due opere, sempre in considerazione di una valutazione della maturazione degli studi ligoriani, ma anche della risposta agli stimoli offerti dai diversi ambienti culturali nei quali l’Autore si trova a vivere e lavorare. Per quanto concerne la metodologia di ricerca, il manoscritto ferrarese è stato analizzato partendo dall’originale ligoriano, visionato de visu presso l’Archivio di Stato di Torino e nella versione digitale consultabile in rete. Imprescindibili sono i richiami nel testo alla pubblicazione del manoscritto ligoriano di Patrizia Serafin, a cui si rimanda, soprattutto, per le note critiche e la catalogazione. Il codice di Napoli, invece, non ancora edito, è stato consultato nella copia fornita dal Centro Ligoriano. Le trascrizioni dei testi e la catalogazione dei disegni citati si devono, pertanto, a chi scrive. Tutti gli altri manoscritti ligoriani, non ancora pubblicati, citati in questa ricerca sono stati consultati nelle scansioni scaricabili in rete al sito del Census of Antique Works of Art and Architecture Known in the Renaissance di Berlino e nelle trascrizioni digitali a cura di Carmelo Occhipinti.
2015
Italiano
SERAFIN, PATRIZIA
Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/196869
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA2-196869